Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 5 gennaio 2011


MIEI SCRITTI
DI MARIA SERRITIELLO

Il Presepe Vivente di Carpineto

A Carpineto, frazione di Fisciano, in provincia di Salerno la Parrocchia di San Giovanni Battista e San Nicola di Bari ha organizzato, nel palazzo gentilizio di proprietà del dott.re Gennaro Galdieri, la 4° edizione del Presepe Vivente, nei giorni 25 e 26 dicembre e 1-2-e 6 gennaio, visitabile dalle 17,30 in poi. L’intero tragitto è un percorso al coperto, che si snoda e si arrocca tutto all’interno della tenuta, messa a disposizione, per l’occasione, dal dott.re Galdieri, per i giovani della parrocchia e di quanti hanno voluto dare una mano nella realizzazione della sacra rappresentazione, che fu iniziata nel 1223 da San Francesco d’Assisi a Greccio, provincia di Rieti, nel Lazio. Il Presepe Vivente di Carpineto si lascia ammirare per la sua peculiarità e la particolare realizzazione, così differente da tutte le altre, attuate in questo periodo. Infatti, le varie scene che raccontano la magia della “notte santa” si presentano ai visitatori, nelle stanze del palazzo, come racchiuse in uno scrigno. Ogni sala contiene una scena, dove ognuno interpreta e si fa pastore, dove ognuno rappresenta, pratica gli antichi mestieri e cucina pietanze dolci e salate. L’elemento predominante che si nota, sia per il calore che emana e sia per la metafora del tangibile fervore religioso, è il fuoco, acceso in grossi bracieri e scorto ben volentieri, durante la visita, nello spazio antistante il palazzo, all’interno del cortile e nei vani dove il popolo pastorale vende, offre e invita i visitatori. I piani alti, del palazzo, poi, diventano il fondale adatto per le scene dei nobili romani, che adagiati mollemente su triclini godono di danze, di schiave e di musica soffusa, mentre giù nelle osterie si aizza il fracasso delle tammorre, delle castagnette e dei canti popolari. Poi, stazzi di pecore e di capre, avviano verso la grotta che, quasi appartata, quasi nascosta da tutto il resto, conduce a sé, come fece la stella cometa per gli antichi pastori. E là scorgiamo con stupore, ogni anno rinnovato: la Madonna, San Giuseppe ed il Bambino Gesù, che, a Carpineto, ha due mesi, si chiama Gaetano, dorme sereno tra le braccia della madre ed è vigilato con orgoglio da suo padre. I figuranti della sacra famiglia sono reali ed è questo un valore aggiunto alla divina rappresentazione della natività. Non mancano il bue e l’asinello, veri naturalmente, né gli angeli, tra questi, l’altra figlia della coppia dei santi figuranti, la paglia e l’odore del fieno che solletica le narici. A terra in un angolo tra la paglia ad aghi e i bricchi di creta, vi è raccolto del pane, simbolo di ciò che, più tardi, quando il Bambino Gesù sarà cresciuto e diventato uomo, sarà il suo corpo per noi, nell’eucarestia.

Maria Serritiello

Nessun commento:

Posta un commento