Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





venerdì 31 dicembre 2010

BENVENUTO 2011

UN AUGURIO SPECIALE PER TUTTI COLORO CHE DA DUE ANNI SEGUONO IL MIO BLOG.

martedì 28 dicembre 2010


BEAT GENERATION

« Aiuteremo a modificare le leggi che governavano i cosiddetti paesi civili di oggi: leggi che hanno coperto la Terra di polizia segreta, campi di concentramento, oppressione, schiavitù, guerra, morte »
(Allen Ginsberg)



La Beat generation fu un movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra (1947 circa) a fine anni cinquanta, negli Stati Uniti. Tra gli autori di riferimento: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer.

Origine del nome e del movimento

Il termine beat viene coniato da Jack Kerouac nel 1947, ma l'atto di nascita ufficiale è il 1952, anno di pubblicazione di Go di John Clellon Holmes, che viene considerato il primo racconto beat, e dell'articolo This is the Beat Generation («New York Times Magazine», novembre 1952), che segna l'avvio dell'esistenza pubblica del beat.
Beat è un termine che assume molteplici significati già in inglese, ed in italiano è tradotto e spiegato in varie accezioni. Beat come beatitudine (Beatitude), la salvezza ascetica ed estatica dello spiritualismo Zen, ma anche il misticismo indotto dalle droghe più svariate, dall'alcol, dall'incontro carnale e frenetico, dal parlare incessantemente, sviscerando tutto ciò che la mente racchiude. Beat come battuto, sconfitto in partenza. La sconfitta inevitabile che viene dalla società, dalle sue costrizioni, dagli schemi imposti ed inattaccabili. Beat come richiamo alla vita libera e alla consapevolezza dell'istante.
Beat come ribellione. Beat come battito. Beat come ritmo. Quello della musica jazz, che si ascolta in quegli anni, quello del be bop, quello della cadenza dei versi nelle poesie. Il jazz di Frisco, frenetico, sudato, vissuto e catartico; il jazz di Charlie Parker, "The bird", personaggio eroico e deificato da questa generazione; la poesia di Carlo Marx (Allen Ginsberg) declamata fino a tarda notte e i versi sconnessi di Mexico City Blues o della poesia "Mare suoni dell'Oceano Pacifico a Big Sur" che fa da appendice a "Big Sur" di Kerouac. Beat è la scoperta di sé stessi, della vita sulla strada, del sesso liberato dai pregiudizi, della droga, dei valori umani, della coscienza collettiva. Beat non è politica però, nonostante molti movimenti abbiano origine da questa fonte. Beat non è religione, nonostante sia forte la componente religiosa in questo gruppo. Beat è libertà di essere sconfitti, ma molto più probabilmente beat è uno dei tanti termini che solo "hipsters dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto..." possono capire, perché non ha un vero significato semantico, ma più un significato mistico, insito nell'anima battuta, beata, ritmata, ribelle di quella generazione

In principio c'erano gli hipsters. Questo gruppo di figure distaccate, rappresenta la corrente esistenzialista americana, che riconosce il rischio di una guerra atomica, e sente oppressivamente il peso della società consumistica americana del dopoguerra e dell'asfissiante standardizzazione delle masse. Gli hipsters sono distaccati, conoscono i pericoli e, perciò, si licenziano dalla società iniziando ad inseguire la loro esistenza profonda. Gli hipsters sono i tipi seri, abbottonati, misticamente in preda all'eroina che Kerouac descrive nella prima parte de I sotterranei. Accanto a questi personaggi, emergono i beat, giovani sofferenti e focosi, dediti all'alcol e alla marijuana, poeti, romanzieri, che vorrebbero condividere con l'umanità il loro amore per il tutto e, invece, si sentono incompresi. Per il loro stile di vita sono accomunati spesso alla "Lost Generation", e per stessa ammissione di molti scrittori beat, Whitman ed Hemingway sono alle origini delle loro ideazioni letterarie. Ma, in realtà, il movimento beat ebbe una portata assai più sconvolgente, grazie anche al periodo in cui emerse.

« l'hipster caldo è il folle dagli occhi scintillanti (innocente e dal cuore aperto), chiacchierone, che corre da un bar all'altro, da una casa all'altra, alla ricerca di tutti, gridando irrequieto [...] la maggior parte degli artisti della Beat Generation appartiene alla scuola hot. »
(Jack Kerouac)

Simbolo del beat è, di certo, Neal Cassady, ispirazione di molte opere di Kerouac, ma anche di Ginsberg e citato da altri autori statunitensi, quali Charles Bukowski, per l'eccezionale personalità che "l'ultimo sacro idiota d'America" riusciva a far esplodere. Il movimento beat è una corsa velocissima, ma che lascia il segno: pochi sono riusciti a fermarsi prima del punto di non ritorno. Una gioventù bruciata.

Il movimento è sostanzialmente frutto di un'utopia che nasce all'interno di un gruppo di amici, amanti della letteratura e completamente saturi della società che vivono, delle regole, dei tabù. I beat vogliono scappare, viaggiare, far l'autostop fino a dove possono arrivare, ma non per un senso di fuga dalle responsabilità, ma per trovarsi da soli nuove regole e stili di vita. Da qui viene l'avvicinamento alla spiritualità Zen, al cattolicesimo, al taoismo che tanto viene approfondito, discusso e rimodellato in un'ottica beat; ma da qui viene anche l'abuso di sostanze stupefacenti, di alcol per trovare un nuovo sistema di regole, per sedare la sofferenza e per riunire l'io e il Tutto.

Inizialmente, il movimento beat, anche grazie al successo di Sulla strada raccoglie un grande consenso e dà vita al movimento dei "figli dei fiori" e dei beatniks. Entrambi i gruppi saranno motivo di grave malcontento della società contro gli scrittori beat che, per il loro modo di vivere, non sembravano differenziarsi da questi personaggi che intendevano tutta la corrente come una rivolta contro la borghesia americana che sfocerà nella protesta contro la guerra del Vietnam. Ad un certo punto essere beat diventa scomodo sia per gli attacchi pressanti delle associazioni americane, che per le intrusioni nella sfera personale da parte di fan e giornalisti che vedevano in questi uomini dei simboli della rivolta che non avevano il coraggio di fare.

« [...] un fiume inesauribile di telegrammi, telefonate, visite, giornalisti, ficcanaso, o quella volta che il giornalista si precipitò di sopra in camera mia mentre vi sedevo in pigiama sforzandomi di trascrivere un sogno... teenagers scavalcano lo steccato alto un metro e ottanta che avevo fatto costruire intorno al giardino per restare solo... »
(Big Sur)

Inizialmente la compagine dei beat era formata dalla triade composta da Kerouac, Neal Cassady e Allen Ginsberg che si incontravano con altri ragazzi al Greenwich Village di New York, discutevano, facevano baldoria, e condividevano i propri lavori fino a tarda notte. Pur essendo più anziano anche William Burroughs è considerato un forte elemento di questa prima formazione beat, seppur la sua figura sia, per i giovanissimi Kerouac e Ginsberg, meglio definibile come quella di una guida attraverso i meandri della letteratura e della filosofia. Sarà una fase ricca di viaggi per l'America, specie verso Frisco (San Francisco), di fama, ma anche di momenti storici come il Vietnam, la paura dell'atomica, le rivendicazioni razziali e studentesche.
In seguito si aggiungeranno Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti e Gregory Corso, spesso considerato il migliore della trinità Beat (gli altri due erano Kerouac e Ginsberg) e che instaurerà proprio con Kerouac, il re dei beatniks, un rapporto di odio e amicizia in chiave beat. Quando Ginsberg si trasferì a San Francisco, mecca di tutti i beat e residenza del "santone" Henry Miller, idolo assoluto di questo movimento, iniziò una fase che molti dicono della "Scuola di San Francisco", ma sulla quale non v'è molto da aggiungere se non il fatto che Ferlinghetti, nella sua libreria City Lights Bookstore nel North Beach di San Francisco, pubblicò alcune opere beat tra cui Howl, uno dei più famosi manifesti del movimento. Il movimento andò piano piano scemando, come idea di gruppo, di pari passo con la fine delle contestazioni. Si lasciò dietro le morti premature di Cassady e Kerouac, una lunga disapprovazione sociale e tante opere che ancora oggi sono custodite presso City Lights, e che sono diffuse e stampate in molteplice lingue e stati. E, nonostante tutto, si porta dietro la leggenda di quei ragazzi che giravano sulla strada, verso l'ignoto, e che ancora oggi stimolano le fantasie di milioni di persone.

« È stato un fuorilegge il padre della nostra patria? Sì. È stato un fuorilegge Galileo per aver detto che il mondo è rotondo? Io dico che il mondo è rotondo! Non è square »
(The origins of the beat generation, Kerouac)

All'origine del movimento in America ci sono probabilmente figure più o meno vicine al movimento del Trascendentalismo ottocentesco, fra cui spiccano Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau e Walt Whitman. Fra i movimenti affini, ma storicamente troppo distanti, ci sono quelli cinici della Grecia antica.

Definizione del genere

« La Beat Generation è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo »
(Jack Kerouac)

Gli autori beat riprendono e amplificano i temi della contestazione giovanile della loro epoca che, partendo da una critica radicale alla guerra del Vietnam, si estendono all'intero sistema americano, mettendo in discussione la segregazione razziale dei neri, la condizione subordinata della donna, le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale.

Scrivono di viaggi mentali - anche mediante la sperimentazione psichedelica di droghe quali l'LSD - e fisici, in lungo e in largo attraverso le strade americane, come ad esempio Sulla strada di Kerouac, scritto viaggiando da una costa all'altra degli Stati Uniti.

Il Beat in Italia

Come molti altri fenomeni sociali e culturali, in Italia quello beat è giunto solo in maniera marginale, sebbene i grandi scrittori americani visitassero la penisola, alcuni per trovarvi ispirazione, altri invitati a rassegne come il Festival di Spoleto del 1965. Ginsberg, Corso e Ferlinghetti, ad esempio, sono stati più volte in Italia (Ferlinghetti vi trovò spunti per il suo Scene italiane).

E Jack Kerouac nell'ottobre del 1966 si reca in Italia, dove tiene una serie di conferenze in alcune città, facendosi accompagnare dal cantautore Gian Pieretti (che ha scoperto grazie alla segnalazione di Donovan).


È stata Fernanda Pivano, con le sue traduzioni, a trasferire in Italia la Beat generation. Con Fernanda Pivano l'atto del tradurre le opere straniere diviene un atto di creazione e non di pura riproduzione. Oltre ad essere amica degli autori beat, ha scritto molte prefazioni alle loro opere pubblicate in Italia. Durante gli anni Sessanta, la casa milanese della Pivano era un importante punto di riferimento per chi gravitava intorno al movimento beat. Non a caso fu lei a suggerire nell'ottobre del 1966 al poeta Vittorio Di Russo, a Melchiorre Gerbino e agli altri giovani italiani "in viaggio" che frequentavano la casa di Di Russo in via Manzoni a Milano, il titolo di "Mondo Beat" a quella che è considerata la prima rivista underground italiana e che inizia le pubblicazioni nel novembre 1966 (il n. 0 è datato 15 novembre 1966).

Ben presto, la rivista "Mondo Beat" diventa il riferimento e la voce di un movimento di "capelloni" (com'erano chiamati al tempo) che fondano una libera comunità nella periferia di Milano, con la famosa tendopoli di via Ripamonti. La stampa "benpensante" inizia una forte campagna tesa a denunciare il fenomeno Beat, accusando gli occupanti della tendopoli di contravvenire alle regole della moralità (libero amore) e di rappresentare un serio pericolo di pandemia per la città a causa delle precarie condizioni igieniche. Le squadre della polizia prendono a perquisire sistematicamente la tendopoli, alla ricerca di minorenni "scappati di casa" che trovano facile rifugio nelle tende del movimento. In seguito ad alcune perquisizioni con "modi bruschi", il 7 marzo 1967, un centinaio di "capelloni" inscena una manifestazione per protestare contro la brutalità della Polizia e viene caricata da un reparto Celere. Il 12 giugno 1967 la tendopoli di via Ripamonti viene sgomberata dalla forze di Polizia e rasa al suolo dagli operatori comunali del SID (servizio immondizia domestica), intervenuti con i lanciafiamme. Molti degli occupanti vengono fermati ed allontanati dalla città con foglio di via. Dopo l'uscita del n. 5, luglio 1967, anche "Mondo Beat" cessa le pubblicazioni.


Tra i poeti beat italiani ricordiamo Gianni Milano, attualmente ancora in attività.

Diverso è invece il discorso dal punto di vista musicale: il beat in Italia scatenò un fiorire di complessi (di cui l'Equipe 84, i Dik Dik, I Corvi, I Camaleonti sono solo alcuni tra gli esponenti), di solisti (Riki Maiocchi, Gian Pieretti, Patty Pravo, Caterina Caselli ed altri) e di case discografiche, portò alla nascita di riviste musicali nate espressamente per i giovani (Ciao amici, Giovani, Big), di locali dedicati espressamente alla musica beat (il Piper Club di Roma è il più noto, ma ne nacquero in ogni città, a Torino ad esempio La Perla), di concorsi musicali legati al beat (il più noto di tutti fu il Rapallo Davoli) ed al diffondersi in ogni città d'Italia di punti di aggregazione per i capelloni (tra cui, ad esempio, piazza Navona a Roma o piazza Castello a Torino).

Il Beat al cinema

Il film Pull My Daisy, del 1959, di Robert Frank e Alfred Leslie, è ritenuto il manifesto del cinema beat: la voce fuori campo è di Jack Kerouac e fra gli attori compaiono Peter Orlovsky, Allen Ginsberg e Gregory Corso. La breve narrazione (di 28 minuti) di una divagante chiacchierata tra amici gioca sul cortocircuito tra modi e strutture della finzione e istanze di realismo documentario.
Del 1960 è La nostra vita comincia di notte, di Herman Rhudell McDougall, del 1987 The Beat Generation: An American Dream, con Burroughs, Cassady, Corso, Kerouac, Ginsberg e Ferlinghetti e del 1991 Il pasto Nudo (Naked Lunch), di David Cronenberg, tratto dall'omonimo romanzo di William Seward Burroughs, del 1959.



lunedì 27 dicembre 2010


PRESEPE VIVENTE DI PIETRALCINA

Una manifestazione
che catalizza l'attenzione
di migliaia di visitatori
che ogni anno
sempre più numerosi accorrono
per ammirare
il suggestivo paesaggio dell'antico borgo
di Pietrelcina
trasformato
nella novella Betlemme,
culla del Redentore







Nella zona "Castello",
che ha visto nascere e crescere il futuro Padre Pio,
i Giovani dell'Azione Cattolica e della Gioventù Francescana danno vita ad uno spettacolo che non è solo pura finzione scenica,
ma sprono a riflettere sul grande amore che Dio ha voluto donare a ciascuno di noi con la venuta del suo Figlio unigenito

domenica 26 dicembre 2010



LA LEGGENDA DI SANTO STEFANO

Tra i pastori che erano accorsi ad adorare Gesù Bambino c'erano anche delle donne. Esse avevano portato con sè i loro bambini perché Gesù li benedicesse.

Tecla, una giovane sposa, non aveva figli, ma desiderava tanto averne uno, così, per non sentirsi mortificata davanti alle altre che stringevano al petto i loro bimbi, avvolse una pietra in fasce, con tanto di copricapo, proprio come se fosse stato un bebè, e si recò presso la grotta.

Quando vide Gesù, così bello e sorridente, fu presa dalla commozione e si mise a piangere, là in ginocchio, davanti alla capanna. Quando si alzò per ritornare a casa, Maria che aveva letto nel suo cuore e che aveva capito il suo innocente inganno le domandò:"Tecla, che cosa porti in braccio?"

Al che la donna rispose: “Allatto un maschietto“. Maria, a quel punto, dolcemente la esortò: “Allora scopriti il seno e allatta tuo figlio, perchè il tuo desiderio è stato esaudito, e la pietra è diventata un bimbo”. Tecla aprì lo scialle che avvolgeva la pietra e rimase meravigliata per il miracolo che era stato compiuto per lei; tra le braccia aveva il suo primo figlio.

Ma Maria proseguì con un avvertimento: “Ricordati, che questo bambino è nato da una pietra, e a colpi di pietra troverà la morte”. La profezia, naturalmente, si avverò. Questo bambino fu chiamato Stefano, divenne discepolo di Gesù e fu anche il primo cristiano a subire il martirio, proprio attraverso la lapidazione. Per questo il giorno dopo Natale noi festeggiamo questo santo, nato da una pietra, primo martire di Cristo.


I Neri per Caso sono un gruppo a cappella italiano, formatosi a Salerno nel 1995

I membri del gruppo sono i fratelli Ciro e Diego Caravano e i fratelli Gonzalo e Mimì Caravano, cugini tra loro, e Mario Crescenzo e Massimo de Divitiis.

Il nome del gruppo è nato una sera, quando Claudio Mattone assistette ad una loro performance in un locale di Roma e vedendoli tutti vestiti di nero, con jeans neri e maglia nera chiese loro se si vestissero sempre così, alla loro risposta "no, è stato un caso", Mattone scelse di farli chiamare "Neri per Caso".

Iniziano a cantare nei locali di Salerno, ed ottengono la partecipazione a Sanremo Giovani 1994 con il brano Donne di Zucchero, qualificandosi per la sezione "Nuove Proposte" del Festival di Sanremo 1995, che vincono con la canzone Le ragazze, scritta da Mattone ed eseguita a cappella.

Il loro primo disco, Le ragazze, che contiene cover di noti brani italiani e due canzoni inedite, ottiene subito successo, raggiungendo il traguardo di 6 dischi di platino.

È del 1996 il loro secondo disco, Strumenti, nel quale la voce si integrava con strumenti acustici ed elettronici e percussioni (bicchieri, cucchiaini, fodere di chitarre...) che creavano atmosfere particolari, diverse ad ogni canzone.
Con il brano Mai più sola, di Claudio Mattone, il gruppo ripeté l’esperienza del Festival, giungendo al quinto posto tra i Big.

Il loro terzo disco …And so this is Christmas è uscito nel 1996 poco prima di Natale e contiene cover di famose canzoni natalizie: White Christmas, Oh Happy Day, la canzone di John Lennon e Yoko Ono Happy Xmas (war is over) cantate a cappella e Quando canzone da loro interpretata nel lungometraggio animato della Disney, Il gobbo di Notre Dame.

Il quarto disco è uscito a fine novembre del 1997, intitolato semplicemente Neri Per Caso. L'album conteneva 12 canzoni tra le quali la cover di Jamming, di Bob Marley e 3 cover di canzoni italiane, compresa la rilettura di Centro di gravità permanente di Franco Battiato. Diverse le canzoni cantate a cappella.

Nel 1999 hanno tenuto concerti anche in Asia ed America Latina.

Nel maggio 2000 è uscito l'album Angelo blu, prodotto da Paolo e Pietro Micioni per la EMI, da cui è stato tratto il singolo estivo Sarà, cover in italiano di Heaven Must Be Missing an Angel dei Tavares.

Il 7 giugno 2002 è uscito il CD di raccolta dei loro maggiori successi, "La raccolta", arricchito dagli inediti Amore psicologico e Tu sei per me. I principali successi sono: Le ragazze,Sentimento pentimento, Mai più sola, Donne (cover da Zucchero), Improvvisando, Quello che vuoi, Quando (colonna sonora del film Disney Il gobbo di Notre Dame), Centro di gravità permanente (cover da Battiato), Sogno, Jamming (cover da Bob Marley) e Sarà.

In occasione dell'uscita della riedizione rimasterizzata e restaurata del capolavoro Disney Il Libro della Giungla, nel novembre 2007, interpretano a cappella la canzone Siamo tuoi amici, il brano cantato dai quattro avvoltoi, entrando così a far parte dei contenuti speciali di questa pubblicazione.

Seguono alcuni anni in cui hanno tenuto concerti in tutto il mondo e il 15 febbraio 2008 è uscito il loro nuovo album, intitolato Angoli Diversi, prodotto da Tullio Mattone e con la partecipazione di undici importanti nomi della musica italiana (tra cui Mango, Lucio Dalla, Luca Carboni, Samuele Bersani, i Pooh, Claudio Baglioni e Gino Paoli) che, per l’occasione, hanno reinterpretato con il gruppo una canzone del loro repertorio arrangiata «a cappella». Ad anticiparne l'uscita dell'album è il singolo What a Fool Believes realizzato insieme a Mario Biondi.

Il 28 febbraio 2008 sono stati ospiti di Mietta al Festival di Sanremo 2008 nella serata dedicata ai duetti, in cui hanno riarrangiato a cappella assieme alla grande interprete la canzone Baciami adesso, regalando un momento d'arte vocale e grande spettacolo che ha registrato il picco d'ascolto con oltre 11 milioni di telespettatori.

A marzo del 2009 Angoli diversi vince il premio di "miglior disco a cappella europeo" assegnato dall'associazione americana "CARAS" ("Contemporary A Cappella Recording Awards"). Nello stesso anno hanno cantato nell'ultimo album di Claudio Baglioni "Q.P.G.A.", nella canzone "Tortadinonna o gonnacorta".

Il 26 ottobre 2010 sarà la volta di Donne, album di duetti con sole artiste donne, tra le quali le grandi dive della canzone come Loredana Bertè, Ornella Vanoni, Mietta, nonché Mia Martini in un duetto postumo, e le giovani cantanti del momento come Dolcenera, Giusy Ferreri, Noemi e Alessandra Amoroso










sabato 25 dicembre 2010


BUON SANTO STEFANO


LEONARD COHEN

Leonard Norman Cohen (Montreal, 21 settembre 1934) è un cantautore, poeta e compositore canadese.

ALLELUIA PER TUTTI

TESTO

) Now, I've heard there was a secret chord
That David played and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do you?
It goes like this: the fourth, the fifth
The minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah
Ora, ho saputo dell'esistenza di una melodia segreta (1)
che Davide suonava e compiaceva il Signore (2)
ma tu non ti interessi veramente di musica, non è vero?
Funziona così: la quarta, la quinta
la minore, aumentata, la maggiore diminuita.
Il re turbato compose un Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Alleluia (3)
Alleluia
Alleluia
Alleluia

2) Your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew you
And she tied you to a kitchen chair
She broke your throne and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah
La tua fede era forte ma avevi bisogno di una prova
avevi visto lei mentre faceva il bagno sulla terrazza
la sua bellezza e la luce della luna ti avevano sopraffatto (4)
e lei ti ha legato ad una sedia della cucina
ha infranto il tuo trono ed ha tagliato i tuoi capelli (5)
e dalle tue labbra ha tirato fuori l'Hallelujah (6)

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Alleluia
Alleluia

2A) There was a time you let me know
What's really going on below
But now you never show it to me, do you?
And I remember when I moved in you
The holy dove she was moving too
And every breath we drew was Hallelujah
C'è stato un tempo nel quale mi hai lasciato capire
cosa accadeva veramente
ma ora non me lo mostri più, non è vero?
E mi ricordo quando mi muovevo dentro di te
e la sacra Colomba si muoveva anch'essa (7)
e ogni nostro respiro (chiamava) un Alleluia

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Alleluia
Alleluia

2B) Maybe I've been here before
I know this room, I've walked this floor
I used to live alone before I knew you
I've seen your flag on the marble arch
love is not a victory march
it's a cold and it's a broken Hallelujah
Forse sono già stato qui
conosco questa stanza, ho camminato su questo pavimento
vivevo qui da solo prima di conoscerti
ho visto la tua bandiera sull'arco di trionfo (8)
l'amore non è una marcia trionfale
è qualcosa di freddo ed è come un Alleluia che si spezza

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Alleluia
Alleluia

2C) Maybe there's a God above
And all I ever learned from love
Was how to shoot at someone who outdrew you
It's not a cry you can hear at night
It's not somebody who's seen the light
it's a cold and it's a broken Hallelujah
Forse c'è un Dio sopra di noi
e tutto quello che ho imparato dall'amore
è come far fuori qualcuno che ti ha superato (9)
Non è un pianto quello che ascolti la notte
non è qualcuno che ha visto la luce
è qualcosa di freddo ed è come un Alleluia che si spezza

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Alleluia
Alleluia

3) You say I took the name in vain
I don't even know the name
But if I did, well really, what's it to you?
There's a blaze of light
In every word
It doesn't matter which you heard
The holy or the broken Hallelujah
Tu dici che ho pronunciato il nome invano
io neanche lo conosco il Nome (10)
ma se anche (lo conoscessi), cosa cambierebbe per te?
C'è una vampata di luce
in ogni parola
non importa quale hai ascoltato
l'inno sacro o quello spezzato

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Alleluia
Alleluia

4) I did my best, it wasn't much
I couldn't feel, so I tried to touch
I've told the truth, I didn't come to fool you
And even though
It all went wrong
I'll stand before the Lord of Song
With nothing on my tongue but Hallelujah
Ho fatto del mio meglio, non era molto
non potevo sentire, così ho tentato di toccare (con mano)
ho detto la verità, non volevo ingannarti
e se nonostante questo
tutto andasse male
arriverò davanti al Signore della Musica (11)
con nient'altro nella mia voce che (questo) Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah
Alleluia
Alleluia
Alleluia
Alleluia
Alleluia

NOTA
Leonard Cohen in successive versioni dal vivo della celebre canzone ha inserito altre strofe, poi riprese in modo variabile da altri cantanti nelle loro interpretazioni.




CARI VECCHI CARTONI ANIMATI PER NATALE









BUON NATALE AL MIO BLOG

Il Canto di Natale (A Christmas Carol), noto anche come Cantico di Natale o Ballata di Natale, è una delle opere più famose e popolari di Charles Dickens (1812-1870). È il più importante della serie dei Libri di Natale (The Christmas Books), una collezione di racconti che include oltre al Canto (1843), Le Campane (The Chimes, 1845), L'uomo visitato dagli spettri (The Haunted Man, 1848), Il grillo sul caminetto (The Cricket on the Hearth), 1845 e La lotta per la vita (The Battle for Life).

Racconto fantastico sulla conversione dell'arido e tirchio Ebenezer Scrooge visitato nella notte di Natale da tre spiriti del Natale (del passato, del presente e del futuro) preceduti da un'ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley, il Canto unisce al gusto del racconto gotico l'impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l'analfabetismo: problemi esasperati apparentemente proprio dalla Poverty Law (Legge contro la povertà), comodo tappabuchi tanto inefficace quanto dannoso ideato dalle classi abbienti. Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens della società ed è anche una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo

TRAMA

Il Canto è suddiviso in 5 parti: nella prima si descrive il personaggio di Ebenezer Scrooge, un tirchio, ricco e avaro finanziere di Londra, che non spende nulla nemmeno per sé e per il quale il Natale è una perdita di tempo (rimprovera Dio stesso per il riposo domenicale che intralcia il commercio e il guadagno).

Talmente infastidito dalle festività, costringe il suo umile impiegato Bob Cratchit, al quale dà uno stipendio da fame, a presentarsi al lavoro anche il giorno prima di Natale. Per strada risponde male a tutti coloro che gli fanno gli auguri, incluso l'affettuoso nipote Fred, figlio della defunta sorella, che invano lo prega di pranzare con la sua famiglia: l'unica compagnia che conta per Scrooge è quella della sua cassaforte. Per questo accanito interessamento ai soldi è una persona poco amata da tutti i cittadini. La sera della vigilia di Natale, mentre sta rincasando, gli sembra di intravedere specchiato nel battiporta del portone il volto del defunto socio in affari Jacob Marley, morto sette anni prima, visione che lo turba profondamente.

Rinchiusosi nella sua vecchia casa, comincia a percepire dei rumori strani: ora quello di un carro funebre che si trascina invisibile sulle scale avvolte nel buio, ora un rumore di catene nella cantina, infine vede oscillare da sola una campanella collegata alla deserta camera antistante, trascinando tutte le altre della casa in un suono assordante e spaventoso.

A questo punto si apre una porta, e compare il fantasma di Marley: una visione tremenda, tanto più terrificante in quanto, scoperte le bende per mostrare il volto, cade la mascella dal viso. Intorno alla vita, una catena forgiata di lucchetti, timbri, assegni, e tutto quel materiale che, secondo l'ammissione di Marley, lo ha distolto dal fare del bene agli altri accumulando denaro tutto per sé: il rimpianto per aver vissuto chiuso nel proprio egoismo lontano dalle persone che amava e che lo amavano costituisce la sua pena eterna, una dannazione che lo costringe a vagare per il mondo senza potere vedere la luce di Dio.

Il solo sollievo è ammonire Scrooge, perché la catena che si sta forgiando è ben più lunga e pesante della sua. Se andrà avanti così, anche lui subirà la stessa sorte: Marley gli annuncia allora la visita imminente di tre spiriti: uno che incarna i Natali passati, un altro quello presente, l'ultimo il Natale futuro.

Lo spirito del Natale Passato

Un fantasma circondato da una corona di luce che si sprigiona dal capo, facendolo assomigliare a una candela e con in mano un cappello in forma di spegnitoio, lo riporta indietro nel passato a rivisitare la propria infanzia dimenticata: in una scena è bambino sui banchi di scuola, mandato a studiare in collegio dal padre, che lo ha voluto allontanare dalla famiglia: era solo, triste, senza amici, studia in un'aula buia. In un'altra scena, qualche tempo più tardi arriva la sua sorellina, tornata per riportarlo a casa, dopo avere convinto il padre a riprenderlo in famiglia.

È un momento felice, un abbraccio tra i due, stretti da un affetto immenso, con il giovane Scrooge che salta di gioia: è il momento in cui le ruvide labbra del vecchio Scrooge abbozzano un sorriso. Qualche anno dopo è ammesso a fare l'apprendista contabile presso l'anziano e benevolo Fezziwig.

Anche qui è Natale, ma Fezziwig fa chiudere l'ufficio prima del tempo e invita i ragazzi a seguirlo a casa sua dove fa una festa sontuosa: nelle piccole follie natalizie dell'allegra compagnia cadono le differenze di classe, si canta e gioca tutti quanti, bambini, giovani e anziani. Fezziwig e la moglie sono degli anfitrioni imbattibili, scherzano e fanno i pagliacci.

Durante il ballo Scrooge conosce Belle, quella che diventerà la sua ragazza. Le promette di sposarla: ma solo qualche anno dopo, già ricco, teme di mantenere la promessa perché lei è povera e non gli porterebbe dote. Lei lo lascia andare distrutta, ma da quel giorno Scrooge resterà solo e il suo cuore diventerà sempre più arido. Scrooge grida davanti alla visione di se stesso in preda all'egoismo, sa che sta commettendo l'errore fatale della sua vita e implora l'ombra del giovane Ebenezer di non lasciarla, di correrle dietro, ma invano: il suo alter ego non lo può udire.

Il passato non si può cambiare. Scrooge è disperato, implora il fantasma di non tormentarlo. Molto più tardi, Scrooge assiste a una cena di Natale: riconosce la sua ex ragazza ormai sposata da anni, con tanti figli, povera ma felice. Fa un sarcastico commento su Scrooge al marito. È appena arrivata la notizia che Marley è abbandonato sul letto di morte, neanche il suo amico è lì per confortarlo. Preso dal rimorso, Scrooge schiaccia il copricapo sulla testa del fantasma fino a farlo scomparire: ma la luce chiusa nel cappello inonda tutto il pavimento come un diluvio terrorizzando il vecchio.

Lo spirito del Natale Presente
Scrooge si trova improvvisamente nella sua camera da letto e dorme fino alla notte seguente.

Dopo essersi destato, incontra il secondo spirito, quello del Natale Presente, che appare come un uomo di dimensioni enormi. Questo spettro conduce Scrooge dalla famiglia di Bob Cratchit che sta consumando la cena di Natale, sono tutti felici anche il piccolo e storpio Tiny Tim sebbene vivano in condizioni misere.

Il fantasma mostra a Scrooge altre persone che passano il Natale: un gruppo di minatori che intonano un canto di Natale attorno a un focolare, due guardiani di un faro che brindando e cantando sempre attorno a un fuoco si scambiano un Buon Natale e dei marinai su un bastimento in mezzo all'oceano che si scambiano gli auguri e che dedicano un pensiero ai loro cari. Scrooge è molto stupito da ciò che ha appena visto.

Infine Scrooge e lo spettro sono nella casa di Fred, nipote di Scrooge che sta passando il Natale in allegria con i suoi amici. Fred deride suo zio perché egli insinua che il Natale sia una fesseria. Lo spettro a questo punto si congeda e Scrooge si ritrova ancora nella sua stanza da letto.

Lo Spirito del Natale Futuro
Il terzo spirito si presenta come una figura altissima, avvolta da un nero mantello e un cappuccio da cui nulla traspare se non una mano che sporge da una manica. Invano Scrooge chiede che parli, la figura è silenziosa, e lo guida solo con un dito.

Siamo ancora a Londra, e Scrooge assiste a diverse scene il cui argomento è la morte di un vecchio tirchio, deriso da tutti. Due banchieri della city parlano del suo prossimo funerale: mentre uno afferma di andarvi per puro dovere, l'altro, schernendo la tirchieria del defunto, è interessato soltanto a rifarsi a sue spese con la cena gratis del funerale. Un povero padre che era debitore al vecchio non nasconde alla famiglia il sollievo per la sua morte perché a chiunque saranno trasferiti i debiti, il futuro creditore sarà sempre più buono di lui. In un negozio di rigattiere, i servi del defunto si dividono tutto quello che hanno potuto rubare in casa sua, incluse le tende del baldacchino che ne proteggevano il corpo e la camicia sottratta dal suo abito funebre: l'ammontare totale è venduto al rigattiere tra le risate di tutti.

Intanto un profondo dolore ha colpito i Cratchit: Tiny Tim è morto di stenti. È lutto profondo, dolore immenso.

Scrooge vorrebbe sapere chi è il vecchio tanto odiato da tutti, ma quando il fantasma lo porta davanti al capezzale non osa scoprire il lenzuolo che ne ricopre interamente la salma. Scrooge vede che la sua casa è stata venduta, e pure la sua ditta, vorrebbe entrare, ma il fantasma indica invece un'altra direzione: Scrooge entra nel cimitero, dove la mano dello spettro indica una lapide con scritto: Ebenezer Scrooge! Il pentimento è completo, il messaggio è andato fino in fondo al cuore di Scrooge.

Il ravvedimento
Scrooge si ritrova nel suo letto e scopre che è mattina presto,il Natale ha fatto il suo ingresso, glielo conferma un ragazzo che passa sotto la sua finestra. Forte della lezione ricevuta manda il ragazzo a comprare il più grosso tacchino in vendita al negozio lì vicino e premiandolo con una corona glielo fa portare a casa di Bob Cratchit quindi,sbarbato e ripulito, esce per strada salutando tutti con affabilità e trova la forza di presentarsi a casa di suo nipote che lo aveva invitato per Natale: accolto con calore, passa il più bel Natale della sua vita.

La mattina dopo nel suo ufficio aspetta l'arrivo di Cratchit che si presenta in ritardo e ancora ignaro del cambiamento del suo datore di lavoro, in un primo momento lo prende per pazzo ma Scrooge lo tratta da quel momento da amico, gli dà un notevole aumento di stipendio e le vacanze tanto meritate scusandosi con lui. Si prende cura della sua famiglia e soprattutto di Tiny Tim, che guarisce. Con i Cratchit si instaura un profondo legame di amicizia.

Da allora Scrooge diventa una persona molto amata, e trova finalmente la pace dell'anima





mercoledì 22 dicembre 2010



« [...] Ho «rubato» qualcosa a ciascuno dei tecnici che ho avuto. Da Parola la capacità di responsabilizzare i giovani, da Trapattoni la capacità di tenere unito lo spogliatoio, da Marchesi la serenità. E da Bearzot quella straordinaria umanità che è la base di ogni successo. »
(Gaetano Scirea, 1953-1989, ex calciatore della Juventus e campione mondiale in 1982 con la nazionale italiana. Dall'ultima intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, 15 maggio 1989.)

Enzo Bearzot (Aiello del Friuli, 26 settembre 1927 – Milano, 21 dicembre 2010) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore. Ha guidato la Nazionale italiana Campione del mondo al Campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.

Era soprannominato Vecio (vecchio).

È morto il 21 dicembre 2010 a Milano all'età di 83 anni, 42 anni esatti dopo un altro C.T. storico della Nazionale italiana: Vittorio Pozzo.

Giocatore
Dopo aver iniziato a giocare come mediano-difensore nella squadra di Aiello del Friuli, suo paese natale, nel 1946 si trasferì alla Pro Gorizia, in Serie B, per poi passare in serie A nell'Inter, tre anni in Serie B nel Catania e di nuovo in massima serie nel Torino. In totale ha disputato 251 partite nella massima serie.

Da calciatore ottenne anche una presenza in Nazionale.
Allenatore
Al termine della sua carriera, nel 1964, iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino prima come preparatore dei portieri e poi da assistente di Nereo Rocco, poi di Edmondo Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato, in Serie C, in sostituzione di Dino Ballacci da gennaio in poi.

In seguito entrò nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (Under-23 all'epoca) ma presto venne promosso ad assistente di Ferruccio Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini.

Nel 1975, dopo i Mondiali di Germania Ovest del 1974, fu nominato, grazie anche all'intervento di Gigi Peronace, commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977), fallendo le qualificazioni al Campionato europeo di calcio 1976. I primi frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi ai Mondiali del 1978, terminati al quarto posto esprimendo il miglior gioco della manifestazione (alcuni la definirono una bella incompiuta), e nell'Europeo casalingo del 1980, nel quale raggiunse la medesima posizione.


L'edizione 1982-83 dell'album Calciatori Panini rese omaggio alla vittoria Mondiale della Nazionale guidata da Bearzot
Bearzot gioca a scopone scientifico sull'aereo presidenziale di ritorno dalla Spagna, in coppia con Franco Causio e contro Dino Zoff e Sandro Pertini
Al Mondiale di Spagna nel 1982, nonostante una pesante critica da parte dei giornalisti (che lo portò a introdurre la novità del silenzio stampa),causata anche dai modesti risultati nella prima fase e da alcune scelte controverse,riuscì a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie anche a una preparazione morale, basata sulla forza del gruppo, oltre che tecnica.

Dopo il Mondiale vinto, non riuscì a qualificarsi all'Europeo, dimettendosi infine dopo il Campionato mondiale di calcio 1986, nonostante avesse un contratto fino al 1990.

L'11 luglio 1993 festeggiò nel migliore dei modi l'undicesimo anniversario del titolo mondiale: quel giorno era alla guida della Nazionale italiana master (una rappresentativa di vecchie glorie fra cui molti campioni del 1982) che vinse il titolo mondiale di categoria a Trieste contro l'Austria, dopo aver sfidato anche il Brasile nella quinta edizione del campionato mondiale di calcio over 35.

Detiene il record di panchine azzurre: 104, davanti alle 97 di Vittorio Pozzo.
La nazionale di Bearzot è l'unica spedizione italiana priva di oriundi ad aver conquistato un mondiale.

Dal 2002 al 2005 è stato presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco

Nel luglio 2003 un gruppo di deputati della Casa delle Libertà ha proposto la nomina di Enzo Bearzot a senatore a vita in quanto "Ha sempre difeso l'etica dello sport", secondo quanto scritto nella richiesta a Carlo Azeglio Ciampi.

È citato nella canzone Nuntereggae più di Rino Gaetano







venerdì 17 dicembre 2010



Perchè il venerdì 17 è ritenuto un giorno nefasto?

In realtà, l’aura nera che circonda tale data è dovuta ad interpretazioni popolari, a credenze diffuse nella società da secoli e che sono giunte sino a noi, per lo più come note di “colore”, di cui ci ricordiamo, buttandola più o meno sullo scherzo.

Un’antica tradizione popolare racconta, ad esempio, che il Diluvio Universale iniziò proprio nel giorno 17; tale numero se scritto in cifre latine, contiene al suo interno un anagramma “VIXI”, presente nelle epigrafi funerarie romane, per indicare chi non c’era più.

Ancora il venerdì, è giorno considerato infausto sia dalla tradizione cristiana, perchè ricorda la morte di Gesù e, di conseguenza, è giorno di penitenza, sia da quella musulmana, che fa coincidere tale giorno con quello in cui Adamo ed Evo mangiarono il frutto proibito.

Stranezze della nostra cultura, perchè dando uno sguardo alle popolazioni anglosassoni e nordiche, il venerdì viene considerato un giorno dagli ottimi auspici, legato alla dea Venere; nelle antiche civiltà pagane era un giorno da dedicare agli amici, poichè terminato il lavoro si aveva del tempo libero da dedicare alle persone care; era il giorno in cui si celebravano banchetti e festeggiamenti, ci si dedicava al riposo ed alle celebrazioni di riti propiziatori di prosperità e benessere.

semplicemente perchè è una credenza popolare.
17 o XVII. Che anagrammato diventa VIXI. Che in latino è un verbo al tempo perfetto. Che tradotto in italiano vuol dire vissi (e magari ora non più). Già per questo ci sarebbe da ricorrere alla scaramanzia. Si pensi poi che il 17 se la litiga con il 13 sulla vera data di un evento storico: perché accadde un venerdì dell’Anno Domini 1307, mese di ottobre, che Filippo il Bello diede ordine di sterminare i Templari (sicuramente in quell’occasione qualche maledizione fu lanciata). A dire il vero, però, le due cifre se la litigano per mania di protagonismo e folklore popolare: la drastica fine dell’ordine ispirato da Bernardo di Chiaravalle avvenne il 13 ottobre.

Ma ci sarebbero altre ragioni per far ritenere il 17 un numero sfortunato: il diluvio universale, secondo l’Antico Testamento, iniziò il 17° giorno del secondo mese (ma si concluse lo stesso giorno del settimo mese). I pitagorici lo aborrivano perché, misero, se ne stava tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6. Luigi XVII, misero pure lui, inciampò nella Rivoluzione Francese e nel 1795, malaticcio e cagionevole, morì carcerato nella prigione del Tempio (che peraltro fu in precedenza luogo sacro dei Templari).





QUESTO E' L'ONOREVOLE SCILIPOTI E QUESTO IL SUO CURRICULUM

MEDITIAMO....

giovedì 16 dicembre 2010

La donna della mia vita


LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO

Una famiglia, quella di Leonardo e Giorgio, fratelli molto diversi tra loro, abbastanza pasticciata in quanto ad affettività. Malgrado il loro differente stile di vita, Giorgio e Leonardo, sono andati sempre molto d’accordo, fino a quando il più debole dei fratelli, Leonardo, conosce Sara, una bellissima ragazza di cui s’innamora. Per Leonardo sembra schiudersi un periodo felice, dopo che ha tentato il suicidio per una pena d’amore. La storia s’intensifica tra i due, insieme possono ricostruire una felice vita affettiva, anche Sara, infatti, ha alle spalle una storia finita male. Il tutto, però, si complica, la ragazza, si scopre in seguito, essere non altro che la relazione extra coniugale di Giorgio, che per altro dalla moglie aspetta un bambino. Intanto anche il padre dei due turbolenti fratelli abbandona il tetto coniugale, perché si invaghisce di un’efficientissima, ma non bella, segretaria. A questa ingarbugliata famiglia, solo la madre, con astuzia tutta femminile, potrà mettere ordine, sì da far celebrare il the end finale.



Commento

Certo il film non rientra nel filone dei cine panettoni natalizi ma non è neanche la commedia all’italiana. E’ un ibrido che non procura né la risata grassa, né la riflessione su come la società italiana sia diventata. Il film è gradevole, però, e ciò lo si deve alla bravura degli attori primari e comprimari, tutti in uno stato di grazia recitativo. “La donna della mia vita” è una commedia borghese, basata sugli equivoci, gli scambi, le situazioni ingarbugliate e finanche sul suicidio del più fragile della famiglia. Man mano che scorrono le immagini si è certi che la donna della vita per i tre uomini ( figli e padre compreso) sarà alla fine quella giusta. Cristina Comencini, autrice del soggetto, ha confezionata una storia familiare, dove nessuno è ciò che appare anzi è la menzogna ad essere protagonista e a riequilibrare tre famiglie allo sfascio.



Interpreti

A fare la parte del leone e ad avere in mano le sorti di tutti i personaggi è la madre- moglie Stefania Sandrelli, dall’aria fintamente svagata, ansiosa quanto lo può essere una donna che vive la vita dei suoi figli e pronta a perdonare ogni cosa, ma non per bontà, sia ben chiaro, ma per consapevole superiorità. Una caratterizzazione perfetta quella di Stefania Sandrelli, sempre più a suo agio nelle parti di donna matura dall’innegabile fascino. Ad ogni nuovo film Luca Argentero e in questo non fa eccezione, cresce professionalmente e offre prestazioni di buon livello. Alessandro Gassman, bello, bravo e vincente ogni volta, che dire di più. Valentina Lodovini , la donna contesa dai due fratelli è più vittima che bomba sexy, trasforma, nel corso d’opera, il suo personaggio da seducente ed avventizio a serioso e stabile e nonostante la storia abbia un lieto fine, nello spettatore, non lascia traccia di questa felicità.



Il Regista

Luca Lucini, milanese del ’67, ha iniziato a lavorare come regista di videoclip per vari cantanti italiani tra cui: Eduardo Bennato, Ligabue, Giorgia e Laura Pausini. Nel 2002 gira il prima cortometraggio “Il sorriso di Diana”e nel 2004 diventa famoso, grazie al lungometraggio “Tre metri sopra il cielo”, tratto dal romanzo si Federico Moccia.



Spunti di riflessione

La sola donna della vita è la madre, o no?



Regia: Luca Lucini



Attori:Luca Argentero, Alessandro Gassman, Stefania Sandrelli,Valentina Lodovini, Giorgio Colangeli, Lella Costa, Sonia Bergamasco, Gaia Bermani Amaral, Franco Bracciaroli.



Giudizio

Sufficiente



Maria Serritiello
www.lapilli.eu

mercoledì 15 dicembre 2010


CALZONCELLI

Il calzoncello è un dolce tipico della Regione Campania a forma di mezza luna. Gli ingredenti per prepararlo sono: farina, uova, zucchero, castagne, vino, cioccolato, cacaco e liquore.

lunedì 13 dicembre 2010

Natale 2010 a Salerno


MERCATINO DI NATALE A SALERNO

Dolci di Natale


ZEPPOLE

Le zeppole sono tipici dolci della penisola sorrentina. Gli ingredienti sono: acqua, farina, latte, sale, anice e scorza di limone. Sono ricoperti con miele, buccia d’arancio, buccia di limone e anice.

domenica 12 dicembre 2010

Dolci di natale


SRUFFOLI

Gli struffoli sono dolci di Natale tipici della Regione Campania. Gli ingredienti pre prepare gli struffoli sono: farina, uova, zucchero, burro, 1 bicchierino di limoncello o rum, scorza di mezzo limone grattuggiata, sale, olio. Gli struffoli possono essere conditi e decorati con miele, confettini colorati e confettini cannellini

venerdì 10 dicembre 2010


TUTTO GOSPEL E MUSICA NERA
















LA LEGGENDA DEL LUPINO
CONCETTA BARRA



“Il passato in sé non serve a niente,
rischia di essere il culto mortuario
di una tradizione che nessuno più conosce.
Bisogna sezionarlo, violentarlo, renderlo umoralmente vivo:
per aver forza, la tradizione deve ripassare
nel sangue vivo delle nostre vene e nella nostra carne.
Ma il fatto è che bisogna avere sangue e carne” (R. De Simone)

TESTO IN DIALETTO
La leggenda del lupino (R. de Simone, ed. EMI)

A Betlemme se iettaje lu banne
contr’a criature sott’a li dduje anne.
Fuje Maria cu nu ruosse schiante
lu figlie arravugliate rint’a lu mante.
E li giudei nun hanne riciette
a ogni mamma sbatte lu core ’mpiette.

Fuje Maria e va pe’ la campagna
ca l’angelo da ciele t’accumpagna.

Oje lloche ‘nu giudeo cu ’na brutta faccia
le vo’ levà lu figlie da li braccia.
Fuje Maria e corre senza sciate
lu Bambenielle zitte e appaurate.
E attuorne attuorne nun ce sta repare
sule ciele scupierte e tiempe amare.

Curre Maria ca viente s’avvecine
curre e annascunne a Giesù Bambine.

Quanne ’a Maronna perze se verette
a ogni fronna «aiute! aiute!» ricette.
Frutte ’e lupine mie, frutte ’e lupine
arrapete e annascunne lu mio bambino.
«Vattenne!» lu lupine rispunnette
e forte forte le fronne sbattette.

Lupine ca tu fuste amare assaje
sempe cchiù amare addeventarraje.

E doppe ca lu lupine se ’nzerraje
Maria a n’albere ’e pigne tuzzuliaje.
Frutte ’e pignuole mie, frutte ’e pignuole,
arapete e annascunne lu mio figliuolo.
E subbete lu pignuole s’arapette
e mamma e figlie ’nzine annascunnette.

Reparete reparete Maria
ca li giudei so ghiute p’ata via.

E doppe ca lu Bambine se salvaje
cu la manella santa lu carezzaje.
Pignuole tu puozz’esse beneritte
ca reparaste a Die zitto zitto.
Si ogge bbuone tu aviste lu core
de ‘ncienze sante purtarraje l’addore.

E donna e lu Bambino se salvajeno
’na mane peccerella ’nce lassajeno.
Pignuole tu che a Dio t’arapiste
‘nce purtarraje la mane ‘e Giesù Criste.

SINTESI DEL TESTO IN LINGUA ITALIANA

L'EDITTO DI ERODE COLPISCE I BAMBINI AL DI SOTTO I DUE ANNI. LA MADONNA FUGGE E CHIEDE AIUTO ALLA PIANTA DI LUPINO MA QUESTA RIFIUTA. DI GUSTO AMARO SARA' PER SEMPRE.CONTINUA LA FUGA E CHIEDE RIPARO AL PINO CHE NASCONDE NELLA SUA PIGNA LA MADONNA ED IL BAMBINO. COME RICOMPENSA AVRA' IL PROFUMO DELL'INCENSO E LA MANINA DEL BMBINO GESU' NEL PIGNOLO.

QUESTA LEGGENDA MI VENIVA RACCONTATA DA PICCOLA OGNI VOLTA A NATALE,QUANDO PER DEVOZIONE, ALLA FRUTTA SECCA IN TAVOLA, NON DOVEVA MANCARE LA PIGNA.VENIVA COTTA NEL FUOCO VIVO DEL FOCOLARE,PER CASA SI SPARGEVA IL PROFUMO D'INCENSO ED IO ASPETTAVO CON ANSIA CHE MIO PADRE MI DESSE LA MANINA DI GESU,'DOPO AVER APERTO LA PIGNA E TRATTA DA ESSA IL PIGNOLO.

LA STORIA E' SEMPRE COSI' AFFASCINANTE...

mercoledì 8 dicembre 2010



LA RADICE MATERNA


« L'AIDS non porta necessariamente alla morte, specialmente se si eliminano i co-fattori che supportano la malattia. È molto importante farlo presente a chi è malato. Penso che dovremmo dare a questi co-fattori lo stesso peso che diamo all'HIV. I fattori psicologici sono di vitale importanza per sostenere il sistema immunitario. E se si elimina questo sostegno, dicendo a chi è malato che è condannato a morire, basteranno queste parole a condannarlo. »
(Luc Montagnier)

Luc Montagnier
Nobel per la medicina 2008

Luc Montagnier (Chabris, 18 agosto 1932) è un medico, biologo e virologo francese.

Professore presso l'Istituto Pasteur di Parigi, presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell'AIDS, ha scoperto nel 1983 il virus dell'HIV e ha vinto il Premio Nobel per la medicina 2008.


Si laurea nel 1955 in Scienze Naturali ma dopo la morte del padre di tumore decide di iscriversi in Medicina dove si specializza in Oncologia. Dopo aver completato il dottorato di ricerca in medicina all'Università di Poitiers, nel 1967 cominciò le prime ricerche nell'ambito della virologia, dedicandosi in particolar modo allo studio dei meccanismi di replicazione dei virus a RNA e successivamente dei virus a RNA oncogeni (capaci di indurre tumore), analizzando in particolar modo i cambiamenti biochimici che avvengono all’interno delle cellule da essi infettate. Nel 1972 fu quindi nominato capo dell'Unità Oncologica Virale dell'Istituto Pasteur e, nel 1974, direttore del CNRS (Centro nazionale di ricerca scientifica).

Nel 1982 il dottor Willy Rozenbaum, medico dell'Hôpital Bichat di Parigi, gli chiese di mettere la propria competenza al servizio di una ricerca sulla possibile causa retrovirale di una nuova, misteriosa sindrome: l'AIDS.

Attraverso una biopsia al linfonodo di uno dei pazienti di Rozenbaum nel 1983 il gruppo di ricercatori guidato da Montagnier fu in grado di scoprire il virus, a cui fu dato il nome di LAV (lymphadenopathy-associated virus, ovvero virus associato a linfoadenopatia).

L'anno successivo un gruppo di studiosi americani guidato dal dottor Robert Gallo, capolaboratorio all'Istituto Nazionale del Cancro (NCI), confermò la scoperta del virus, ma ne modificò il nome in virus T-linfotropico umano di tipo III (HTLV-III).

Di lì a poco nacque un'accesa disputa internazionale tra Montagnier e Gallo su chi dei due potesse fregiarsi della paternità della scoperta, disputa che finì a favore dello studioso francese.

Nel 1986 Montagnier è riuscito a isolare un secondo ceppo del virus HIV, chiamato HIV2 e maggiormente diffuso in Africa, ed è stato insignito del premio Albert Lasker per la ricerca medica.

Attualmente Montagnier è attivo nei progetti di prevenzione dell’AIDS, e nella ricerca di un vaccino efficace contro questa patologia, collaborando con diversi virologi, tra cui l'italiano Vittorio Colizzi. Gli ultimi studi di Montagnier evidenziano quanto un buon sistema immunitario(tipico della maggioranza delle popolazioni occidentali)sia fondamentale per evitare di contrarre virus, HIV incluso, e di quanto sia invece fragile il sistema immunitario delle popolazioni con problemi nutritivi, esposte per questo ad una maggior possibilità di contagio.

Dopo la sua intervista a LE IENE (Italia 1), dove affermava che anche un bacio profondo poteva essere causa di trasmissione dell'HIV, o anche uno starnuto, molte associazioni si sono lamentate del servizio trasmesso in TV, e Alessandra Cerioli, Presidente della Lega italiana per la lotta contro l'AIDS la settimana successiva è stata intervista in risposta al precedente video








KORA NATALIAZIA

NICOLA ARIGLIANO



CHECCO ZALONNE



BUON NATALE CARTONI ANIMATI


BABBO NATALE



BABBO NATALE CONTAMINATO DAI BENI SUPERFLUI

martedì 7 dicembre 2010


IL CUORE MI BATTE ANCORA FORTE PER L'MOZIONE.IL RICORDO DELL'INFANZIA, ECCOLO IN QUESTO E IN TANTI ALTRI FILM DELLA WALT DISNEY.SONO IN POLTRONA, A CINEMA, CON MIA MADRE ACCANTO E LA MIA VITA ERA INVIDIABILMENTE FELICE. "I SOGNI SON DESIDERI DI FELICITA'....."


lunedì 6 dicembre 2010


NATALE 2010

Antonio Giordano e le zampogne "Daltrocanto" Salerno

LE ZAMPOGNE SONO LA MIA PASSIONE, LE SUONEREI SEMPRE, HANNO UN SUONO MERAVIGLIOSO. FORTUNA CHE HO TROVATO DAGLI AMICI MERAVIGLIOSI CON CUI SUONARE, E' UNA COMPAGNIA CHE SI CHIAMA DALTROCANTO
http://.daltrocanto.org


KORA NATALIZIA


CANTATA DEI PASTORI

La Cantata dei Pastori è un'opera di teatro religioso che rappresenta la nascita di Gesù

La prima edizione fu pubblicata da Andrea Perrucci (1651-1706) nel 1698 con il titolo: Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato, usando lo pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone.

Trama
La trama narra il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme e delle insidie che i Diavoli frappongono loro per impedire la nascita di Gesù. I Diavoli saranno infine sconfitti ad opera degli Angeli e, al termine, vi sarà l’adorazione dei vari e classici personaggi del presepe: pastori, cacciatori e pescatori.

Tra i protagonisti della sacra rappresentazione viene inserito Razzullo, uno scrivano inviato in Palestina per il censimento, un personaggio comico di popolano perennemente affamato.

Fortuna dell'opera

Fu successivamente rivista in numerose riedizioni e, alla fine del ‘700, venne introdotto un altro personaggio comico, Sarchiapone, un barbiere in fuga per aver commesso due omicidi.

Col tempo il tono dell'opera virò sempre più verso il comico ed il profano, tanto che nel 1889 la sua rappresentazione fu temporaneamente sospesa.

Oggi viene messa in scena durante il periodo natalizio dalla compagnia teatrale di Peppe Barra.























KORA NATALIZIA

CONTINUAZIONE.....