Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 19 gennaio 2011



LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO

Titolo. Gorbaciof
Trama. E’ conosciuto come Gorbciof, Mariano Pacileo, a causa di una vistosa voglia sulla fronte, del tutta uguale a quella dell’ ex presidente sovietico. Fa il cassiere nel carcere di Poggioreale, ha una passione smodata per il gioco d’azzardo ed è silenziosamente innamorato di una giovane donna cinese. Lila fa la cameriera nel locale frequentato da lui e dove nel retrobottega si consuma l’insana sua passione per le carte. Schivo, chiuso e poco loquace, Gorbaciof si serve, più di sguardi, per esprimersi che di linguaggio, ma tant’è la lingua di Lila è cinese. Per mutare la triste sua esistenza, pensa di fuggire lontano, portando con sé la bella cinesina e tentare d’iniziare con lei una nuova vita. Ma prima deve sistemare alcune cose…..



Commento



Fuori concorso alla 67°mostra internazionale del cinema di Venezia, il film, quasi muto, è stato girato per la gioia della vista e dello sguardo, che dalla prima immagine all’ultima si posa sullo straordinario ed unico Toni Servillo. Negli 85 minuti di proiezione vaga un’atmosfera di attesa, di fatti e situazioni che si concludono, in una Napoli popolare, degradata ma non folcloristica, non è quella dei quartieri affollati, né quella dei “vasci” vocianti. La Napoli che fa da sfondo alla secca storia del silente personaggio è quella periferica squallida, sguarnita e solitaria, quasi non la si riconosce se non per le cime in lontananza dei palazzoni del centro direzionale e della metropolitana popolata da strani tipi e con uomini e donne dai volti consumati per la fatica. Una Napoli infelice e sola come il personaggio che l’attraversa ogni giorno, un gigante dall’apparenza insignificante ma con forza e determinazione all’occorrenza. E’ lui l’inizio e la fine di questo straordinario film di Stefano Innocenti (nouvelle vague napoletana), affiancato nella sceneggiatura da un eccezionale Diego De Silva, scrittore, giornalista e sceneggiatore prolifico salernitano (Certi bambini, La donna di scorta, Da un’altra carne, Mia suocera beve), solo per citare alcune delle sue opere.



Gli Interpreti



Uno, lui, Toni Servillo, un ciclope, di grandezza interpretativa e grazie alla sua eccezionale performance Gorbaciof, diventa una maschera nell’album dei ritratti del buon cinema. Ha poche parole a disposizione, a parlare è la sua mimica, il suo volto, le sue smorfie, le sue pose, stupende. Il personaggio è delineato nei minimi particolari, dalla giacca stretta sui fianchi, con i due spacchi laterali, alla camicia a maniche corte, sempre la stessa indossata, dalle basette lunghe ai lati del viso, ai capelli unti ed arricciati sul collo, dalla testa grossa, spianata sulla fronte, al fisico nascostamente atletico. Si muove minaccioso, nel tragitto di ogni giorno, con passo veloce e vigoroso, non interloquisce con nessuno e raramente guarda in faccia a qualcuno. Gorbagiof vive in una casa vuota, anche il frigorifero è vuoto, con mobili ridotti all’ essenziale, nessuno a fargli compagnia e nessuno con lui seduto a tavola. Mangia frettolosamente, in piedi, senza neanche scartocciare il panino comprato dal pizzicagnolo e quando s’innamora di Lila sembra che la sua vita taciturna, ordinaria, metodica ed oscura possa immediatamente accendersi di una luce diversa, quella che solo l’amore sa dare. Gli altri interpreti, pur essendo all’altezza del ruolo, sono solo utilizzati per far da corona all’unico ed impareggiabile personaggio: Gorbaciof



Il Regista



Stefano Incerti, 45 anni d’età, fa parte della nuova generazione napoletana (De Lillo, Corsicato, Martone ), con i quali ha collaborato come aiuto regista in passato ma che ora di diritto è uno di loro. Nel 1995 passa alla regia con il “Verificatore”, un lungometraggio, per il quale vinse il David di Donatello, come miglior regista esordiente. Con Gorbaciof firma la sua settima regia.



Spunti di riflessione



Anatole France “Nel giardino di Epicuro” 1895, dice: “Il gioco è un corpo a corpo con il destino”. Per Gorbaciof sarà solamente, il destino.



Regia: Stefano Incerti

Attori: Toni Servillo, Mi Yang, Geppy Gleijeses, Nello Mascia.



Giudizio

ottimo con lode

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



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