Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 27 aprile 2011


ENRICO FERMI

Enrico Fermi (Roma, 29 settembre 1901 – Chicago, 28 novembre 1954) è stato un fisico italiano, tra i più noti al mondo, principalmente per i suoi studi e contributi teorici e sperimentali nell'ambito della meccanica quantistica e più in generale in quella sottobranca della fisica atomica che è la fisica nucleare.

I suoi studi e le sperimentazioni sul nucleare lo portarono ad una morte prematura, per cancro allo stomaco, all'età di soli 53 anni.[1] Celebri sono tuttavia la sua teoria del decadimento β, la statistica quantistica di Fermi-Dirac, i risultati concernenti le interazioni nucleari.

In suo onore venne dato il nome ad un elemento della tavola periodica, il Fermio (simbolo Fm). Il sottomultiplo del metro pari a 10−15m (femtometro), che ha simbolo fm, in fisica atomica e nucleare viene comunemente chiamato fermi.

Enrico Fermi progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata. Fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan, che portò alla realizzazione della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos.
È stato inoltre il primo ad interessarsi alle potenzialità delle simulazioni numeriche in ambito scientifico, nonché l'iniziatore di una fecondissima scuola di fisici, sia in Italia, sia negli Stati Uniti d'America.

L'attività di Fermi si è manifestata in molti campi della fisica, ed egli è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi. Nel 1938 ricevette il Premio Nobel per la fisica, per la sua identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti.







martedì 26 aprile 2011


"In solidarity" reading di Jack Hirschman a Salerno



sabato 30 aprile · 20.00 - 23.00
L'Abbraccio ONLUS
Viale G. R. Pastore
Salerno (Salerno, Italy)


Sabato 30 aprile 2011 alle ore 20,00, nel giardino dell’associazione L’abbraccio Onlus, si terrà “In solidarity”, un reading concerto di Jack Hirschman, uno dei massimi poeti contemporanei ed esponente di punta della controcultura americana, accompagnato al piano da Gaspare Di Lieto.


Nel corso della serata ad ingresso libero, l’artista statunitense attraverso la lettura dei suoi componimenti poetici, guiderà gli spettatori nel suo personalissimo viaggio tra emarginazione, disagio dell’uomo, solidarietà, temi che hanno caratterizzato la sua vita di poeta che continua a gridare con forza il suo sdegno e la sua rabbia per le persistenti ingiustizie del mondo, continuando ad avere fiducia negli uomini e soprattutto nella forza trasformatrice della poesia.

Questa iniziativa dà inizio alla collaborazione tra l’associazione L’Abbraccio Onlus e Casa della Poesia, di cui Jack Hirschman è uno dei fondatori e assiduo frequentatore sin dalla seconda metà degli anni novanta. Si tratta di un interessante scambio tra le due realtà salernitane, che tende a valorizzare le risorse in campo: i giovani dell’Abbraccio onlus saranno coinvolti nella gestione della biblioteca e della casa alloggio dove sono ospitati i poeti, e Casa della Poesia organizzerà le attività culturali dell’associazione per la crescita dei giovani.

JACK HIRSCHMAN
"in solidarity"

Reading-concerto
Piano: Gaspare Di Lieto


Jack Hirschman

Jack Hirschman è nato il 13 dicembre 1933 a New York nel Bronx, figlio di Stephen Dannemark Hirschman e Nellie Keller. Mentre frequentava ancora il liceo, comincia a scrivere come reporter per il Bronx Times e il Bronx Press-Review. Tra il 1951 e il 1959 completa gli studi al City College di New York e alla Indian University (con una tesi su Joyce).
Nel 1953 Hirschman invia alcuni suoi racconti a Ernest Hemingway, che vive a Finca Vija a Cuba. Hemingway gli risponde incoraggiandolo a continuare a scrivere e gli suggerisce di leggere Stephen Crane, Guy de Maupassant, Ambrose Bierce, Gustave Flaubert e il primo Tomas Mann. Anni dopo, in seguito alla morte di Hemingway la Associated Press ne diffonde la lettera che viene pubblicata sui giornali di tutto il paese compreso il New York Times, come “Lettera a un giovane scrittore”.
Professore di inglese alla UCLA di Los Angeles dal 1961 al 1966 ha fra i suoi studenti Gary Gach, Steven Kesslerm, Max Schwartz e Jim Morrison. Fra il 1964 e il 1965 grazie a una borsa di studio della UCLA fa il suo primo viaggio in Europa nel quale visita Parigi, la Grecia e l’Inghilterra dove Asa Benveniste, della Trigram Press pubblica "Yod". È l’inizio della tendenza cabalistica nel lavoro di Hirschman che riapparirà nelle decadi successive.
La guerra del Vietnam comincia nel 1965 mentre Hirschman è in Europa. Tornato negli Stati Uniti riprende l’insegnamento alla UCLA e dà vita ad una serie di proteste e manifestazioni contro la guerra. Fra le altre cose comincia ad attribuire la “A” (corrispondente al voto più alto) a tutti gli studenti passibili di arruolamento per aiutarli a sfuggire alla guerra. Per questa attività definita “contro lo Stato” viene licenziato dalla UCLA nel 1966.
Rimane in California stabilendosi a Venice dal 1967 al 1970 dedicando tutto il suo tempo a scrivere, tradurre e dipingere. Inizia una collaborazione con David Meltzer che pubblica nella rivista Tree diverse sue traduzioni cabalistiche.
Nel 1972 traduce e pubblica "Un Arc-en-ciel pour l’Occident chrétien" di René Depestre. L’opera dello scrittore haitiano lo conduce definitivamente al marxismo.
Negli anni 1972-1980, quando ormai vive a North Beach, San Francisco, continua a scrivere e tradurre poesia contemporanea, impara il russo e – dopo un anno di traduzioni quotidiane – prende a scrivere poesie in quella lingua. Questa esperienza prosegue fino al 1987.
Dal 1980 si unisce al Communist Labor Party e lavora come attivista culturale con un gruppo di poeti fra cui Luis Rodriguez, Michael Warr, Kimiko Hahn, Sarah Menefee, Bruno Gullì, fino al volontario scioglimento del gruppo nel 1992.
Dopo un periodo di transizione, nel 1994, diventa membro della League of Revolutionaries for a New America e contribuisce al suo giornale “People’s Tribune”.
Durante gli anni ‘80, dirige "Compages", una rivista internazionale di traduzione di poesia rivoluzionaria. Poeti di tutto il mondo vengono tradotti in americano da un gruppo di poeti e traduttori, e poeti americani vengono a loro volta tradotti in altre lingue. La rivista viene spedita in 50 paesi a gruppi rivoluzionari e ad organizzazioni culturali.
È stato in contatto fin dalla metà degli anni ’50 con i poeti della beat-generation (alla quale è stato a volte associato) dai quali però si differenzia subito proprio per le sue posizioni politiche. Pur amico di Allen Ginsberg, Gregory Corso, Bob Kaufman, Martin Matz e di tutti gli altri poeti beat, dissente da quella che ritiene una rivoluzione “borghese”, fatta di droghe e misticismo orientale, mentre si sente più vicino politicamente e culturalmente ai movimenti radicali afroamericani (Black Panther Party e tra i poeti Amiri Baraka).
Nel 1972 Hirschman comincia a scrivere i suoi poemi lunghi che chiama "Arcanes". Negli ultimi 32 anni ne ha scritti più di 120 per lo più inediti. Negli ultimi anni alcuni di essi sono stati pubblicati dalla rivista "Left Curve" edita e diretta da Csaba Polony. Hirschman descrive gli "Arcanes" come la trasformazione dialettica materialistica di materiali spesso alchemici o mistici. Essi si sforzano di portare avanti il significato spirituale del pensiero e del sentimento dialettico in un senso personale e politico.
Gli "Arcani", anche quando toccano temi personali (come nell’Arcano per suo figlio David, morto a 25 anni per un linfoma nel 1982), hanno sempre a che fare con le trasformazioni politiche e sociali. Negli ultimi anni il suo impegno ci ha dato opere di struttura e coscienza politica e poetica che servono all’anima da baluardo contro l’ondata di caos e fascismo che sta divorando lo spirito umano.
Ha pubblicato più di 100 libri e opuscoli di poesia, e saggi e traduzioni da nove lingue. Fra i suoi libri di poesia più importanti: "A Correspondence of Americans" (Bloomington: Indiana University, 1960), "Black Alephs" (Trigram Books, New York/London, 1969), "Lyripol" (City Lights Books, San Francisco, 1976), "The Bottom Line" (Curbstone Press, Willimantic, 1988), "Endless Threshold" (Curbstone Press, Willimantic, 1992), "Front Lines" (City Lights Books, San Francisco, 2002), "I was Born Murdered" (Sore Dove Press, San Francisco, 2004).
Nella sua intensa opera di traduttore troviamo autori come: Majakovsky, Roque Dalton, Pier Paolo Pasolini, Rocco Scotellaro, Paul Laraque, Paul Celan, Martin Heidegger, Pablo Neruda, René Char, Stéphane Mallarmé, Alexei Kruchenykh, Ismael Ait Djafer, Alberto Masala, Ferruccio Brugnaro. È stato anche curatore e traduttore nel 1965 della prima importante antologia di Antonin Artaud pubblicata negli Stati Uniti da City Lights Books, opera che avrà un’influenza grandissima su molti intellettuali, scrittori, gruppi teatrali (su tutti il Living Theatre). Ha rivelato una sensibilità particolare traducendo e pubblicando diverse poetesse: Sarah Kirsch (Germania), Natasha Belyaeva (Russia), Anna Lombardo e Lucia Lucchesino (Italia), Katerina Gogou (Grecia), Luisa Pasamanik (Argentina), Ambar Past (Mexico).
Il rapporto di Hirschman con l’Italia è di lunga data. La poesia che dà titolo al suo primo libro, "A Correspondence of Americans", fu pubblicata nella rivista "Botteghe Oscure", a Roma nel 1958, due anni prima della sua pubblicazione negli Stati Uniti. Nel 1980 è in Sicilia per la pubblicazione bilingue della sua traduzione di "Yossyph Shyryn" del poeta siciliano, Santo Calì. Nel 1990, una versione italiana del suo libro di poesie militanti, "The Bottom Line", curata da Bruno Gullì, è pubblicata dall’Editoriale Mongolfiera di Bologna con il titolo: "Quello Che Conta". Nel 1992 comincia un tour in Italia, dando origine ad un sodalizio con la Multimedia Edizioni e la Casa della Poesia di Baronissi/Salerno, con il libro "Soglia Infinita", tradotto ancora da Bruno Gullì. Questa collaborazione continua nel 2000 con la pubblicazione della prima raccolta di "Arcani", tradotti da Raffaella Marzano (che ha anche revisionato e dato corpo unico ad altre traduzioni di Anna Lombardo e Mariella Setzu) che ha poi continuato a proporre le opere di Jack Hirschman in Italia, traducendo nel 2004 altri due volumi "12 Arcani" e "Volevo che voi lo sapeste".
Hirschman è stato tra i primi poeti di livello internazionale ad aderire al progetto di Casa della poesia, di cui è uno dei più assidui collaboratori e frequentatori, partecipando a molti dei suoi Incontri internazionali (Salerno, Napoli, Baronissi, Amalfi, Pistoia, Trieste, Sarajevo).
È spesso accompagnato da sua moglie, la poetessa e pittrice anglosvedese Agneta Falk, sposata nel 1999.
Nel 2002 la Before Columbus Foundation attribuisce a Jack Hirschman l’American Book Award for Lifetime Achievement. La motivazione del premio, scritta dal poeta e scrittore, David Meltzer, recita tra l’altro: “Jack Hirschman è una figura incredibilmente presente e tuttavia nascosta nella politica culturale e nella vita della poesia americana. Straordinariamente prolifico – ai più alti livelli dell’impegno artistico e del coinvolgimento attivo – il suo lavoro è generoso, aperto, e profondamente critico. La sua critica non è mai banale o inefficace ma ha immensa profondità. La sua opera maggiore – "Arcani" – si inserisce nella scia dell’epica moderna dei "Cantos" di Pound, di "Paterson" di William Carlos Williams, di "The Maximum Poems" di Charles Olson e delle "Letters To An Imaginary Friend" di Thomas McGrath. Instancabile lavoratore per la giustizia sociale e la libertà artistica. Noi siamo onorati nel dare riconoscimento alla sua opera e alla sua vita, ed egli onora e sfida la nostra opera e le nostre vite.”
Finalmente nel 2006 la città di San Francisco gli ha attribuito il riconoscimento di “poeta laureato” e la Multimedia Edizioni, pubblica in inglese, in un grande volume di 1000 pagine, l’intero corpus degli Arcani con il titolo "The Arcanes". Sempre nel 2006 riceve a Reggio Calabria il Premio "Città dello Stretto".
Il volume "The Arcanes" viene salutato dalla critica e dagli appassionati come un vero e proprio evento editoriale e culturale.
Nel 2007 riceve a Salerno il Premio Alfonso Gatto (sezione internazionale) ed è l'organizzatore in luglio degli Incontri internazionali di poesia di San Francisco.
Nel 2008, riceve la cittadinanza onoraria di Baronissi.
Fa parte del gruppo di poeti fondatori del progetto di Casa della poesia di cui è uno dei più assidui collaboratori.
Negli Stati Uniti ha recentemente pubblicato, in collaborazione con Casa della poesia, il volume "Magma" che raccoglie le sue traduzioni di poesie di Alfonso Gatto.
Nel 2010, Jack Hirschman è stato protagonista (insieme ad altri poeti) di una straordinaria esperienza di letture in Iraq.


PER GIUNGERE ALL'"ABBRACCIO-ONLUS"

Il modo più semplice di giungere al luogo del reading è di arrivare all'Ospedale di S. Leonardo di fronte all'ingresso dell'Ospedale, dall'altro lato della rotonda c'è un sottopasso, dopo averlo attraversato, girare a sinistra e seguire le indicazioni (il luogo è a poche centinaia di metri).


lunedì 25 aprile 2011


LA LIBERTA' PER I POETI



L'uomo è nato libero, e dappertutto è in catene.

Jean Jacques Rousseau - Il contratto sociale



ALLE FRONDE DEI SALICI
S. Quasimodo

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

In questi versi Quasimodo rievoca i giorni tragici dell'occupazione tedesca in Italia(1943-1945),segnati da violenza, odio, dolore, morte. In quegli anni,travolto dall'orrore della storia, il poeta non poteva far altro che tacere,che votarsi al silenzio. Cosi come al silenzio si erano votati gli Ebrei, quando, come si legge nella Bibbia, caduti schiavi dei Babilonesi cessarono di cantare le preghiere rituali e appresero i loro strumenti ai rami dei salici in segno di lutto.

LA NOSTRA PAURA PIU' GRANDE
Nelson Mandela

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?”.
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli
altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi : non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone
il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

Nelson Mandela è un politico sudafricano, primo Presidente del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid, e Premio Nobel per la Pace.

PER IL MIO CUORE
Pablo Neruda

Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.

Dalla mia bocca arriverà fino al cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

E’ in te l’illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada sulle corolle.

Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi maestri delle navi.

Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.

Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.

Neruda fu esiliato per le sue ideologie politiche che andavano contro il regime di F.Franco.



QUANDO SAPRAI CHE SONO MORTO
Che Guevara

Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lagrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio.

Ernesto Guevara De la Serna più noto come Che Guevara, è stato un rivoluzionario e guerrigliero argentino. Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro.
Dopo il 1965, lasciò Cuba per "esportare la rivoluzione", prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano. Il giorno successivo venne ucciso e mutilato ai polsi e caviglie nella scuola del villaggio.



AMA LA VITA
Madre Teresa di Calcutta

Ama la vita così com'è
Amala pienamente,senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.

Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.

Non vivere mai senza vita!

SE QUESTO E' UN UOMO
Primo Levi

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi



domenica 24 aprile 2011




« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. »

(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955)


LA RESISTENZA ITALIANA

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera.


La Resistenza italiana, comunemente chiamata Resistenza (ma detta anche Resistenza partigiana o Secondo Risorgimento) fu il fenomeno storico costituito dall'insieme dei movimenti politici e militari che dopo l'8 settembre 1943 si opposero al nazifascismo nell'ambito della guerra di liberazione italiana. Gli storici hanno evidenziato le diverse interpretazioni della Resistenza: come lotta di liberazione da un invasore straniero, come insurrezione popolare e guerra civile tra antifascisti e fascisti, come tentativo di rivoluzione da parte di alcuni gruppi partigiani socialisti e comunisti.

Il movimento della Resistenza - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione nazifascista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici), in maggioranza riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale i cui partiti componenti avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.

La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica italiana: l'Assemblea Costituente fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche ed ispirandola ai princìpi della democrazia e dell'antifascismo.

Il periodo storico individuato comunemente come Resistenza inizia, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 (il CLN fu fondato a Roma il 9 settembre) e termina alla fine del mese di aprile 1945. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fu riferito dal CLNAI con la data dell'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. La Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto periodo costituzionale transitorio, che si concluse con la nomina del primo governo Parri del 21 giugno 1945, mentre la seconda parte terminerà il 1º gennaio 1948, giorno dell'applicazione della nuova Costituzione Italiana





LA SCENA E' STATA GIRATA NELLO STADIO VESTUTI DI SALERNO




SAI BABA

« C'è una sola razza: la razza dell'umanità.
C'è una sola religione: la religione dell'Amore.
C'è un solo linguaggio: il linguaggio del cuore.
C'è un solo Dio: Egli è onnipresente. »
(Sathya Sai Baba)


Sathya Sai Baba, nato Sathya Narayana Raju Ratnakaram (Puttaparthi, 23 novembre 1926 – 24 aprile 2011), è stato un religioso e oratore indiano.

Nato in un piccolo villaggio nell'Andra Pradesh (India del sud), all'età di 14 anni affermò di essere la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi (e la seconda incarnazione di Kalki, l'avatar del Kali Yuga), prendendo quindi il suo nome. Ha milioni di devoti, a livello mondiale, molti dei quali facenti parte dell'Organizzazione Sathya Sai.

Dal 2005 manifesta evidenti difficoltà deambulatorie, apparendo la maggior parte delle volte su piccoli autoveicoli o, secondo alcuni, su una sedia a rotelle.

Dopo una lunga malattia, è morto in un ospedale in India il 24 aprile del 20


L'insegnamento di Sathya Sai Baba si fonda sul concetto che l'uomo sia essenzialmente divino e che debba quindi impegnarsi a riscoprire la propria natura divina.

Sathya Sai Baba ha più volte affermato di non voler fondare una nuova religione, né una setta o un nuovo credo, o di volere raccogliere proseliti; nonostante sia nato in un contesto induista, il suo messaggio vuole essere universale e si rivolge indistintamente ai fedeli di tutte le religioni a cui raccomanda la sincera adorazione di Dio nelle forme e nei mezzi propri di ciascuna religione: cardine del suo insegnamento è infatti l'unità delle religioni e delle discipline spirituali, concepite come strade differenti verso l'unico Dio. Molta importanza è data al canto devozionale (bhajan) e alla preghiera (con la ripetizione dei mantra), al servizio altruistico disinteressato (seva), e allo studio della spiritualità attraverso i testi sacri e spirituali di ogni tradizione o cultura.

Afferma inoltre che l'essere umano, per potersi definire tale, dovrebbe vivere secondo cinque valori principali, i cosiddetti valori umani, presenti – seppur in modo latente – in ogni individuo: verità, amore, pace, rettitudine e non-violenza; la cui costante e progressiva riscoperta e messa in pratica costituisce la vera essenza della ricerca spirituale

Nel 1963 è sorta l'Organizzazione Sathya Sai, organizzazione spirituale non-religiosa e senza fini di lucro o di proselitismo, attualmente attiva in 137 nazioni, fondata con lo scopo di aiutare le persone a «riscoprire la propria natura divina».

Alcune massime di Sathya Sai Baba

Ama tutti, servi tutti - Aiuta sempre, non ferire mai (Love all, serve all - Help ever, Hurt never)
Dio è dentro di te. Scoprilo!
Il servizio reso all'uomo è servizio reso a Dio.
Comincia il giorno con Amore, riempi il giorno con Amore, trascorri il giorno con Amore, termina il giorno con Amore: questa è la strada che conduce a Dio.
Se le malattie e le sofferenze non fanno distinzione tra ricchi e poveri, perché dovremmo farlo noi?
La mia vita è il mio messaggio, il mio messaggio è la mia vita.
Amate voi stessi perché incarnate Dio; amate e servite gli altri, perché incarnano Dio che parla ed agisce per mezzo loro.
La Pace è il fiore profumato che nasce dal puro amore.


Popolarità e fenomeni "sovrannaturali"

La popolarità di Sathya Sai Baba in occidente è dovuta in buona parte all'opera dei mass media, al sempre crescente interesse di questi ultimi non tanto verso il suo messaggio e le sue opere, quanto verso la presunta sovrannaturalità di numerose azioni, episodi ed eventi, che lo riguardano in modo più o meno diretto.

Migliaia di testimoni riportano di vedere Sai Baba compiere ogni giorno miracoli di varia natura, come le levitazioni, le apparizioni a distanza, le cosiddette materializzazioni di oggetti di svariate dimensioni (tra cui anelli, collane, o la sacra cenere Vibhuti), benché non esistano prove dell'esistenza di questi fenomeni, ed essi siano oggetto di controversia. Durante la festività di Mahashivarathri, dopo un lungo discorso, è solito far fuoriuscire dalla bocca uno o più Lingam, sfere d'oro (o altri materiali) dalla forma ovale.

Nonostante sia estremamente elevato il numero di persone che vengono a conoscenza di Sai Baba grazie alla popolarità di questi fenomeni, egli sostiene di non darvi importanza, raccomandando ai devoti di fare altrettanto, definendoli semplici stratagemmi per attirare l'attenzione sul reale contenuto del suo messaggio (o "Lila", cioè giochi).

Le opere sociali

L'impegno di Sathya Sai Baba nel campo del sociale si concretizza in numerosi progetti di natura umanitaria e filantropica in India, ispirati o portati avanti da egli stesso[4]. Questi progetti (definiti, a seconda della tipologia, SocioCare, EduCare e MediCare) includono:

la costruzione di campi medici e ospedali (tra cui il policlinico Puttaparthi Super Speciality Hospital), in cui gli interventi vengono eseguiti gratuitamente;
il “progetto acqua potabile”: un sistema di filtraggio, depurazione e distribuzione dell'acqua ad oltre 1000 villaggi rurali (circa due milioni di persone servite);
il progetto Sathya Sai Gange, un grande canale artificiale per portare acqua nella regione di Madras, caratterizzata dalla siccità;
l'apertura di numerosi istituti scolastici gratuiti, da elementari a università.
Altre iniziative analoghe portate avanti dall'Organizzazione Sathya Sai in tutto il mondo

Riconoscimenti
L'11 settembre 2005 in un incontro pubblico su Sathya Sai a St. Louis, Missouri, Stati Uniti d'America, Francis G. Slay (il sindaco della città) come atto di riconoscimento a Sathya Sai Baba e alle sue opere, ha emanato un proclama ufficiale in cui si dichiara questa giornata "Giorno di Sathya Sai Baba" nella città di St. Louis.
il 23 novembre 2005 (giorno dell'80º compleanno di Sai Baba), con un proclama analogo, Jim Dailey (sindaco di Little Rock, Arkansas, Stati Uniti) ha dichiarato questa giornata "Giorno di Sathya Sai Baba" nella città di Little Rock.

La Regina Elisabetta ha recentemente conferito all'Ala Giovani dell'Organizzazione Sathya Sai del Regno Unito il Premio Duca d'Edimburgo, un programma internazionale di leadership in azione, non competitivo e legato ad attività culturali e di servizio, istituito nel 1956 dal suo fondatore e patrono, il Principe Filippo, non però senza polemiche.

ControversieNumerosi critici (inclusi ex devoti, come ad esempio il pianista inglese David Bailey) sostengono che i presunti miracoli attribuitigli non sarebbero altro che trucchi e illusioni che sfruttano talvolta la destrezza manuale dello stesso Sai Baba e, in altri casi, semplici fenomeni chimico-fisici.[8], in merito sono stati anche realizzati numerosi video[9]. Per la cenere Vibhuti, Sai Baba utilizzerebbe piccole capsule contenenti polvere (o, secondo alcuni studiosi, di sterco di vacca essiccato o semplice terriccio [8]) che egli stesso disintegrerebbe nascondendole tra le dita; i Lingam, invece, sarebbero conservati all'interno di grossi fazzoletti, inseriti in bocca con abili e veloci movimenti, e rigurgitati subito dopo.

Diversi sacerdoti ed esorcisti cattolici hanno dichiarato che, qualora alcuni fenomeni paranormali di Sai Baba non fossero semplici inganni e trucchi, sarebbero (come qualunque altro prodigio compiuto da mago o stregone) di origine demoniaca. Si può segnalare a questo proposito che alcuni ex-devoti di Sai Baba abbiano dichiarato di essersi sentiti "disturbati" da una forza maligna dopo essersi allontanati da lui (tipico, secondo alcuni, di chi ha lasciato lo spiritismo, la magia o movimenti satanisti).
Vi sono anche incerte notizie riguardo ad un omicidio plurimo, avvenuto presso il suo ashram nel 1993 e mai ben chiarito, in seguito - sembra - ad un attentato nei suoi confronti.

In seguito ad accuse di molestie sessuali, l'emittente televisiva britannica BBC ha realizzato una sorta di video-documentario, fortemente critico verso Sai Baba (che raccoglieva accuse di vario tipo), che è circolato in diversi Paesi. Alaya Rahm, il giovane che ha avanzato la maggior parte di queste accuse contro Baba, e che era il protagonista d'accusa nel documentario, ha presentato una causa in California nel gennaio 2005 la cui udienza è stata stabilita per il 28 aprile 2006. Durante il procedimento sono stati identificati ed ascoltati dei testimoni che erano presenti a Prashanti Nilayam quando le molestie accampate dal querelante avrebbero avuto luogo. Uno di questi testimoni ha successivamente ritrattato e ritirato le sue affermazioni a sostegno degli accusatori. Il 19 aprile 2006 Alaya Rahm ha ritirato la querela, ed il caso è stato abbandonato con pregiudizio (il querelante, cioè, non subisce danno e la causa non può più essere presentata in alcuna corte in negli Stati Uniti o in India).



venerdì 22 aprile 2011


VIA CRUCIS ANIMATA




"VIA CRUCIS ANIMATA" A PASTORANO- SALERNO


VENERDI' 22 APRILE DALLE ORE 19.30 - ALLE ORE 23.00
PASTORANO, SALERNO

VIA CRUCIS ANIMATA

PRESSO LA VILLA MALANDRINO, ALLE ORE 19.30, PRENDE IL VIA LA VIA CRUCIS ANIMATA, PER PROSEGUIRE PER TUTTE LE STRADE DEL PAESE




STORIA DELLA VIA CRUCIS

La Via Crucis (dal latino, Via della Croce - anche detta Via Dolorosa) è un rito cristiano, della Chiesa cattolica e della Chiesa anglicana, con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. Alcuni fanno risalire la storia di questa devozione alle visite di Maria, madre di Gesù, presso i luoghi della Passione a Gerusalemme, ma la maggior parte degli storici riconosce l'inizio della specifica devozione a Francesco d'Assisi o alla tradizione francescana.

Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva.
Intorno al 1294, Rinaldo di Monte Crucis, frate domenicano, racconta la sua salita al Santo Sepolcro "per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem", per varie tappe, che chiama stationes: il luogo della condanna a morte di Gesù, l'incontro con le pie donne, la consegna della croce a Simone di Cirene, e gli altri episodi della Passione fino alla morte di Gesù sulla Croce.

Tale pratica popolare venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Inizialmente la Via Crucis come serie di quattordici "quadri" disposti nello stesso ordine (vedi il capitolo seguente) si diffonde in Spagna nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Successivamente Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituire la Via Crucis anche nelle altre chiese mantenendo il privilegio della sua istituzione al solo ordine francescano.

Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia. Al fine di limitare la diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse essere più di una Via Crucis per parrocchia.

Le Stazioni della Via Crucis che è arrivata a noi come tradizionale sono le seguenti:

1.Gesù è flagellato, deriso e condannato a morte
2.Gesù è caricato della croce
3.Gesù cade per la prima volta
4.Gesù incontra sua Madre
5.Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
6.Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
7.Gesù cade per la seconda volta
8.Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
9.Gesù cade per la terza volta
10.Gesù è spogliato delle vesti
11.Gesù è inchiodato sulla croce
12.Gesù muore in croce
13.Gesù è deposto dalla croce
14.Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

Nella Chiesa cattolica il pio esercizio della Via Crucis è connessa con l'indulgenza plenaria secondo le normali condizioni stabilite dalla Chiesa. Per ottenere l'indulgenza, i fedeli devono pregare sostando in ciascuna stazione, meditando sul mistero della Passione.






giovedì 21 aprile 2011




LE PROCESSIONI DEL VENERDI' SANTO:SIMBOLI E SIGNIFICATO
DI MARIA SERRITIELLO

Durante le processioni del Venerdì Santo sfilano, con i figuranti, alcuni

Simboli, eccone il loro significato.



I Dadi: il Simbolo dei dadi sta ad indicare l’atto dei due soldati che si giocano la tunica di Cristo

La Corona di spine: Simboleggia l’incoronazione di spine subita da Gesù.

La Lancia: Il colpo finale che i soldati infliggono a Gesù

Lo Scudiscio: E’’lo strumento con il quale Gesù viene frustato.

La Colonna: E’ l blocco al quale Gesù fu legato



La Tunica: E’ la veste indossata da Gesù

La Scala: Servì ai soldati per raggiungere l’altezza della croce ed inchiodare il Salvatore.

I Rami di ulivo: Rappresentano l’entrata di Gesù in Gerusalemme nel giorno delle palme.

La Borsa dei denari: Fu quella data a Giuda per il tradimento.

Il Cappio di Giuda: La corda con la quale Giuda s’impiccò



Il Velo della Veronica: Panno sul quale s’impresse il volto di Gesù mentre saliva il Golgota.

Il Martello, i chiodi e la tenaglia: Oggetti usati per la crocifissione

La Spugna: “Sitio” chiede Gesù e gli fu data la spugna imbevuta di aceto e di fiele



La Bacinella: Nella quale Pilato si lava le mani

Cireneo e la Croce: Gesù fu aiutato a sostenere la croce da Cireneo



Maria Serritiello
www.lapilli.eu






CRISTO MORTO

QUANDO GESU' MUORE. L’ORIGINE E LA CONSUETUDINE DEL VENERDI' SANTO
DI MARIA SERRITIELLO


Sono più di tremila i riti, che si rappresentano in Italia, il giorno del “Venerdì Santo”, eseguiti con particolarità dai fedeli e che solennizzano il passaggio di Gesù da uomo a Dio. Una morte necessaria, annunciata fin dalla nascita, che ci salva ma che fa di Cristo un “Agnello”immolato, senza via di scampo. Ovunque sparse sul nostro territorio, le sacre rappresentazioni del venerdì santo, traggono la loro origine, dopo il concilio di Trento e servono a creare nel fedele, il giusto dolore e la commossa partecipazione, per non dimenticare il sacrificio cruento alla base della nostra credenza.



Origine della processione



La processione del Cristo morto nel mondo cattolico è celebrato ovunque con solennità e commossa partecipazione. Tale processione ebbe rilievo, già nel medioevo, quando, con lo spegnersi del teatro greco e latino, sopravvisse nell’uomo l’esigenza di raffigurare scenicamente drammatizzazioni religiose. Nel tardo Medioevo e successivamente, il dramma sacro ebbe un ulteriore sviluppo ed ispirò una ricca produzione di alto valore poetico e teatrale come per esempio”Il pianto della Madonna “di Iacopone da Todi. Ai riti pagani delle antiche religioni naturalistiche, fortemente radicate nel folklore di tutti i popoli, nelle quali troviamo il significato di propiziazione ciclica e lo schema della morte e della risurrezione di un Dio, vennero a sostituirsi le cerimonie dell’Agnus Dei. Non si festeggiò più la rinascita della terra-madre, bensì il sacrificio dell’Uomo-Dio. Dopo il concilio di Trento la chiesa incrementò le rappresentazioni della processione di Cristo. Nel corso del ‘600 e del ‘700 i gesuiti organizzarono processioni di penitenza dove tutti erano invitati a partecipare, camminando scalzi, fustigandosi, portando catene al collo, corone di spine sul capo e una pesante croce sulle spalle.



La processione del Cristo morto è una devozione nata a Gerusalemme con l’intento di proporre alla meditazione dei credenti gli eventi drammatici della passione di Cristo. Molte sono le rievocazioni in tutta Italia e in Europa. Tra esse ricordiamo: la processione dei misteri a Trapani, la via crucis a Barile, il Venerdì Santo a Grassina, la “Processione” a Savona, i “Perdune” a Taranto, i flagellanti a Nocera Tirinese, le porte chiuse alla Madonna a Pagani, le addolorate di Maddaloni e tante altre piccole e grandi sparse in tutta Italia. Una menzione particolare spetta alle processioni della penisola sorrentina, suggestive ed accorate. Ad organizzare tali processioni, in tutta Italia, sono per lo più le confraternite che autonomamente o in collaborazione con altre istituzioni sia religiose che laiche, il Venerdì Santo, manifestano la penitenza e la fede.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu






mercoledì 20 aprile 2011


MARIA - 20 APRILE 2011

QUELLO CHE FARO' DA GRANDE

DANZARE PER MUOVERE I PRIMI PASSI.
DANZARE PER AGGIRARE LA VITA VORTICOSAMENTE
DANZARE PER NON MORIRE AL TRAMONTO

TCHAIKOVSKY LO SCHIACCIANOCI PAS DE DEUX









lunedì 18 aprile 2011


MECEDES SOSA


Mercedes Sosa (San Miguel de Tucumán, 9 luglio 1935 – Buenos Aires, 4 ottobre 2009) è stata una popolare cantante argentina, simbolo della sua terra e della lotta per la pace e i diritti civili contro la dittatura; si definiva una cantora popular. È conosciuta anche con il soprannome di La Negra

Nata da una famiglia povera, si appassiona fin dall'adolescenza delle danze popolari; nell’ottobre 1950 partecipa, vincendo, a una manifestazione canora radiofonica a Tucumán.

Nel 1960 fa parte del Movimiento del Nuevo Cancionero, una corrente sorta nella provincia di Mendoza, che intende rinnovare la canzone popolare, rappresentando la vita quotidiana argentina. Ne fanno parte anche Armando Tejada Gómez, Manuel Oscar Matus e Tito Francia.

Insieme col marito Manuel Oscar Matus tiene concerti all’Università e pubblica il primo disco, Canciones con fundamento.

Il maggior riconoscimento viene ottenuto nel 1965 al Festival Nacional de Folklore di Cosquín, lanciata dal Jorge Cafrune; nello stesso anno incide il disco collettivo Romance de la muerte de Juan Lavalle, con Ernesto Sábato e Eduardo Falú, cantando Palomita del valle.

Nel marzo 1966 incide Yo no canto por cantar, un LP comprendente Canción del derrumbe indio, Canción para mi América, Chayita del vidalero, Los inundados, Zamba para no morir, Tonada de Manuel Rodríguez e Zamba al zafrero. Il successo la porta a incidere l’ottobre successivo Hermano e alla fine del 1967 esce Para cantarle a mi gente.

In quell’anno si esibisce in una lunga tournée che la porta a Miami, a Lisbona, a Porto, a Roma, a Varsavia, a Leningrado, a Baku e a Tiflis. In quell’occasione conosce il musicista Ariel Ramírez che le propone l'incisione di Mujeres Argentinas, conclusa solo nel 1969, dopo l’apparizione di Zamba para no morir, una compilazione di temi di successi precedenti e di Con sabor a Mercedes Sosa, che comprende la canzone di successo Al jardín de la República.

Nel 1970 partecipa al film El Santo de la Espada, di Leopoldo Torre Nilsson, sulla vita del generale e patriota argentino Josè de San Martìn; escono anche gli album Navidad con Mercedes sosa e El grido de la tierra, che contiene il celebre inno Cancion con todos, una canzone di speranza per tutto il Sudamerica. Nel 1971 edita La voz de Mercedes Sosa e Homenaje a Violeta Parra, in cui canta numerose canzoni della famosa cantante cilena, fra cui la celeberrima Gracias a la vida. Partecipa a un altro film di Leopoldo Torre Nilsson, La tierra en armas, in cui interpreta l’eroina peruviana Juana Azurduy.

Nel 1972, nonostante gli attacchi dei militari, esce Hasta la victoria, un album con canzoni di chiaro contenuto sociale e politico e Cantata Sudamericana, con musica di Ariel Ramírez e versi di Félix Luna.

Dopo Traigo un pueblo en mi voz, del 1973 e A que florezca mi pueblo, del 1975, nel 1976 esce Mercedes Sosa con i contributi dei poeti Víctor Jara, Pablo Neruda, Alicia Maguiña e Ignacio Villa. Nel 1977 rende omaggio a uno dei maggiori cantanti popolari argentini con Mercedes Sosa interpreta a Atahualpa Yupanqui.

L'esilio e il ritorno della democraziaCon l’instaurazione della dittatura militare la sua musica di denuncia inizia ad essere invisa ai militari, dapprima è vittima della censura, poi, viene imprigionata durante un concerto a La Plata e infine nel 1979 è costretta all'esilio a Parigi e l’anno dopo a Madrid. Durante l'esilio dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come il brano Todo cambia e Solo le pido a Dios. Torna in Argentina il 18 febbraio 1982, alla vigilia della caduta del regime e si esibisce tredici volte al Teatro dell'Opera di Buenos Aires, accompagnata dai musicisti rock Leòn Gieco e Charly Garcìa; dai concerti viene tratto l’LP Mercedes Sosa en Argentina. Tutti i suoi concerti in quell'occasione iniziano con il brano Todavia cantamos, un inno alla resistenza e alla speranza. Il ritorno alla democrazia coincide con il successo discografico del live Mercedes Sosa en Argentina dallo Stadio Ferro Carril Oeste. Lo spettacolo diventerà poi parte del documentario a lei dedicato, Como un Pàjaro libre,­ che darà il nome ad un omonimo album. Mercedes Sosa diventa il simbolo della resistenza e della speranza; nel 1984 realizza lo storico spettacolo Corazòn americano, con Milton Nascimento e Leòn Gieco, che ha luogo allo stadio Velez Sarfield di Buenos Aires; l'esecuzione, con gli altri due artisti, del brano Solo le pido a Dios diventa l'inno delle nuove generazioni alla libertà riconquistata. Il concerto è inserito all'interno del film su Mercedes, Sera posible el sur?, realizzato dal regista tedesco Stefan Paul, un viaggio con Mercedes Sosa attraverso la nazione argentina, dal nord al sud, la sua gente e la sua storia[2].

Icona della libertà e simbolo del Sudamerica Nel 1988 realizza il tour Three Voices (recentemente rilasciato sull'omonimo DVD), assieme alla folksinger e attivista per i diritti civili Joan Baez e al cantautore tedesco Konstantin Wecker. In quel tour spicca l'indimenticabile interpretazione di Gracias a la vida, il brano di Violeta Parra che Mercedes e la Baez avevano già inciso separatamente e che ora interpretano, con un nuovo arrangiamento, in duetto.[3] Nel 1988 lancia Amigos mìos, una compilation nella quale compaiono brani di Milton Nascimento, Pablo Milanès, Teresa Parodi, Charly Garcìa, Fito Pàez e Raimundo Fagner Nel 1989 riceve la medaglia dell’Ordine del Cavaliere delle Arti e della Letteratura, consegnatole dal Ministro della Cultura Francese. Nel 1992, le viene conferita la carica di cittadino onorario della città di Buenos Aires, nel Salone d’Oro del Conciglio e negli Stati Uniti dove viene nominata ospite onorario del Texas e Houston, dal Sindaco e dal Governatore di Stato. Nel 1993 partecipa alla colonna sonora del film Convivencia, duettando con Pablo Milanès e Roberto Goyeneche, uno dei più grandi cantanti di tango. A novembre, sulla scia di un successo inarrestabile, esce la compilation Mercedes Sosa, 30 anos, un disco che raggiunge i vertici nelle classifiche delle vendite; l’anno successivo Gestos de amor è Disco di Platino; gli album seguenti hanno parimenti un enorme successo., Nel marzo 1997, Mercedes Sosa rappresenta l’America Latina e le isole caraibiche, in veste di Vice Presidente della Commissione per la stesura della Carta della Terra: il convegno stila un documento per la Tutela dell’Ambiente equivalente alla Carta dei Diritti Umani. Nello stesso anno, dopo l'uscita dell'album Alta fidelidad-Mercedes Sosa canta a Charly Garcìa, il suo stato di salute peggiora: più volte in pericolo di vita, si ristabilisce solo dopo mesi di sofferenza, al termine dei quali realizza un nuovo album, non a caso intitolato Al Despertar che riceverà poi il Premio Gardel come Disco dell’Anno. Riprende a cantare incidendo nuovi album (l'ultimo nel 2005).[4] Nel 2008 il documentario Sera posible el sur viene rilasciato su DVD con l'aggiunta di un'intervista a Mercedes in occasione del suo concerto a Stoccarda lo stesso anno, e parte del concerto. Il tour europeo, iniziato nel 2008, doveva proseguire nel 2009, ma il management europeo ha comunicato l'annullamento del tour internazionale di Mercedes Sosa, dovuto a motivi di salute [5]

L'ultimo album Nel 2009 esce l'album doppio Cantora - Un viaje intimo, un album-tributo di duetti in cui Mercedes è affiancata dai principali artisti del Sudamerica, fra cui Shakira, Lila Downs, Gustavo Cerati, Marcela Morelo, Jorge Drexler, Gustavo Santaolalla, Julieta Venegas, Caetano Veloso e molti altri. L'album è in corsa per i Latin Grammy Awards, i prestigiosi riconoscimenti della musica latinoamericana, che saranno consegnati il 5 novembre 2009 a Las Vegas. Mercedes Sosa ha conquistato diversi Latin Grammy sin dalla prima edizione, nel 2000, e poi nel 2003 e nel 2006. Quest'anno "Cantora 1" è candidato nelle categorie miglior album dell'anno e miglior album folk.

La morteIl 4 ottobre 2009 sul sito internet della cantora viene pubblicato un messaggio della sua famiglia che ne annuncia la morte a 74 anni. A settembre era stata ricoverata in un ospedale di Buenos Aires per una disfunzione renale. La camera ardente viene allestita nel "Salone dei passi perduti" del Congresso argentino.

Il governo argentino in occasione della scomparsa della cantora ha adottato il decreto 1402/2009 nel quale sottolinea che la carriera di Mercedes Sosa fu sempre di grande impegno sociale; il decreto ne esalta lo spirito di solidarietà, l'onestà intellettuale, l'impegno artistico e sociale, la ferrea difesa dei diritti umani e delle giuste cause che negli anni '70 le causò la persecuzione della dittatura, la prigione e l'esilio fino al suo ritorno nel 1982. Lo stesso decreto dichiara lutto nazionale in tutto il territorio della Repubblica Argentina per il periodo di tre giorni a partire dal 4 ottobre. Migliaia di persone hanno reso omaggio a Mercedes Sosa nella camera ardente e fra queste la presidente della repubblica Cristina Fernández de Kirchner, il marito, l'ex presidente Néstor Kirchner, il capo di gabinetto, il presidente della camera, il segretario generale della presidenza, 5 ministri e molti artisti quali Teresa Parodi, Luis Salinas, Marián Farías Gómez, Víctor Heredia, il calciatore Diego Armando Maradona e molti altri.

Tutto il Sudamerica ha manifestato il suo dolore. Il Perù ha proclamato il lutto nazionale, la presidentessa del Cile, Michelle Bachelet, le ha dedicato un ricordo e un lungo applauso, il presidente del Brasile, Lula da Silva, ha inviato un suo rappresentante ufficiale ai funerali, il presidente venezuelano Hugo Chavez ha pubblicato su un periodico argentino la lettera ufficiale di condoglianze inviata alla presidentessa argentina.

Lunedì 5 ottobre la salma è stata trasferita al cimitero di Chacarita per una cerimonia privata e la cremazione.

sabato 16 aprile 2011


TOTO'

FONTE:ANSA.IT

Per Totò lettere e caramelle a Napoli
A 44 anni da morte, continua omaggio dei partenopei al principe della risata


- Preghiere, ringraziamenti, richieste di aiuto. Insomma, un punto di riferimento, qualcuno a cui rivolgersi come un amico molto caro: è Totò, indimenticato principe della risata. A 44 anni esatti dalla sua morte, avvenuta nel 1967, la città lo ricorda. Le celebrazioni del Comune di Napoli, ma soprattutto l'omaggio reso da cittadini che quasi quotidianamente si recano sulla sua tomba, nel cimitero del Pianto, e gli portano un fiore, caramelle, biglietti, anche fiocchi, uno rosa e uno azzurro, lasciati lì, nella cappella sono la testimonianza del fatto che la sua memoria è sempre viva. Chiedono al principe della risata di intercedere per loro. Ci sono addirittura richiese di aiuto a guarire da qualche male. Molti, poi, i messaggi d'affetto. E non sono solo napoletani.

Ciro Borrelli, ex guardia giurata ora in pensione, raccoglie questi fogli lasciati sugli scalini della cappella, li conserva in faldoni che, dice: "Prima o poi finiranno nel Museo di Totò". La maggior parte, però, li consegna alla figlia di Totò, Liliana, perché sia lei a conservarli. "E' giusto che sia così - sottolinea - dopotutto sono dedicati al padre". Stamane, in occasione della deposizione di una corona di fiori da parte del Comune di Napoli, a Liliana ha consegnato un mazzetto di questi messaggi e tra loro uno scritto in braille. Lei, la figlia di Antonio De Curtis, li legge e sorride. "Lo amano ancora - commenta - nessuno l'ha dimenticato".

All'interno della cappella, sono stati deposti due fiocchi, uno azzurro, l'altro rosa. "Li ha portati mia figlia - racconta la signora Anna Russo - quando aspettava la prima bambina, ci furono delle complicazioni e lei sognò Totò che le diceva di stare tranquilla. Il travaglio, prima del parto, durò molto, ma alla fine tutto andò bene. Mia figlia ha deciso di ringraziarlo così". Anche il secondo fiocco è della stessa donna, per il maschietto che le è nato a distanza di qualche anno. C'era ancora la lira, continua nel suo racconto Borrelli, "in arte Massenzio Caravita, perché scrivo poesie e dipingo quadri", quando sulla tomba di Totò, una donna portò un bigliettino di ringraziamento. "La signora aveva giocato dei numeri al Lotto dopo aver visto 'Toto' e Peppino divisi a Berlino - spiega - e aveva centrato un terno da 680mila lire". E poi la signora delle caramelle. Si chiama Antonietta Silvestri ed è soprannominata così perché porta dolciumi a Totò, pur consapevole che non li mangerà. "E' un modo per rendergli omaggio - afferma - prima venivo tutti i giorni, ora un po' meno perché ho qualche dolore alle gambe, vista l'età"



mercoledì 13 aprile 2011


NERONE IL CANE DELLA CITTA' DI SALERNO



FONTE:FACEBOOK
DI LORENZO GIGLIOTTI



Stasera hanno sparato un anestetico al bellismo cane cittadino NERONE. Ha sparato una dose di anestetico perchè pare che nerone abbia infastidito qualche buonpensante cittadino. E' SUCCESSO UNA RIVOLUZIONE.

R I V O L U Z I O N E!!!!!!!!!!!!!!! è STATO COMMOVENTISSIMO LA GENTE ACCALCATA INTORNO LA MACCHINA DI QUESTI VETERINARI MANDATI DAL COMUNE. HANNO BLOCCATO LA MACCHINA. I VIGILI URLAVANO MENTRE LE SIRENE DELLA POLIZIA, DEI CARABINIERI E DELLA DIGOS SONO ARRIVATI PERCHè C'è STATO UN VERO E PROPRIO TUMULTO DI PIAZZA: Tutti urlavano frasi contro coloro che avevano caricato il bellissimo NERONE nel portabagagli contro ogni qualsiasi regola e decenza. Non ho mai visto tanta gente accalorarsi così. E' STATO BELLISSIMO VEDERE QUANTA EMOZIONE VIVA, FURENTE, SANGUIGNA, un cane, un povero cane vecchio e malandato, è stato capace di far scaturire. ALLORA SIAMO VIVI???!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!CHE BELLISSIMA EMIOZIONE. VIVA NERONE!!!!



NERONE
Il cane Nerone appartiene alla città di Salerno.Per tutta la sua vita è stato libero e senza padrone, adottato da tutti gli abitanti del Centro Storico. Un simbolo per la città di Salerno....ora lo si vuole rinchiudere in un canile....





martedì 12 aprile 2011


JURY GAGARIN IL PRIMO UOMO DELLO SPAZIO

« Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini. »
(Jurij Gagarin)

Jurij Alekseevič Gagarin GSS (in russo: Юрий Алексеевич Гагарин[?]; Klušino, 9 marzo 1934 – Kiržač, 27 marzo 1968) fu un cosmonauta e aviatore sovietico. Fu il primo uomo a volare nello spazio portando con successo a termine la sua missione il 12 aprile 1961


Nato a Klušino (un villaggio nell'Oblast' di Smolensk, nell'allora Unione Sovietica) il 9 marzo 1934, da padre falegname e madre contadina, crebbe in una di quelle collettività aziendali che erano sorte in Russia sul finire della rivoluzione del 1917 e si distinse a scuola per spiccate capacità nelle materie scientifiche. Tuttavia, fu costretto ad interrompere gli studi a causa dell'invasione tedesca (iniziata il 22 giugno 1941), per riprenderli dopo la guerra: frequentò l'istituto tecnico industriale di Saratov e conseguì il diploma di metalmeccanico. Fu durante i suoi studi che Gagarin iniziò ad interessarsi al volo.

Il volo, la sua vitaNel 1955 si iscrisse ad un aeroclub, dove sperimentò il primo volo della sua vita su uno Yak-18. Questa passione lo portò ad iscriversi a una scuola di aeronautica, distinguendosi per il suo talento. Nello stesso anno entrò a far parte dell'aviazione sovietica; si diplomò con grande profitto nel 1957 presso l'Accademia Aeronautica Sovietica di Orenburg. Fu proprio nel 1957 che l'URSS lanciò nello spazio lo Sputnik 1 e si gettarono le basi per i primi voli spaziali con esseri umani a bordo.

Nello stesso 1957 Gagarin scelse di frequentare scuole specializzate in aviazione in Ucraina. Anche qui le sue doti apparvero subito fuori dal comune, tanto da guadagnarsi la stima e la fiducia dei suoi superiori, che gli consentirono di collaudare sofisticate apparecchiature di volo e di approntare test altamente specializzati. La sua passione per il volo lo portò ad essere scelto nel 1959, insieme ad alcuni colleghi, per l'addestramento con l'obiettivo di diventare cosmonauta.

Gagarin nello spazioSelezionato per la missioneGagarin, dopo il soggiorno ucraino, si trasferì a Zvëzdnyj Gorodok insieme ad altri venti candidati, per superare nuovi test attitudinali, al termine dei quali venne scelto per affrontare il volo orbitale con un essere umano a bordo.

Orbita storicaIl volo dell'allora maggiore Jurij Gagarin iniziò il 12 aprile 1961, alle ore 9.07 di Mosca, all'interno della navicella Vostok 1 (Oriente 1), del peso di 4,7 t: egli pronunciò la celebre espressione - поехали! (pojechali - "siamo partiti") al decollo per il volo spaziale. Compì un'intera orbita ellittica attorno alla Terra, raggiungendo un'altitudine massima (apogeo) di 302 km e una minima (perigeo) di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400 km/h. Per tale missione Gagarin aveva scelto il soprannome Кедр "Kedr" ("cedro"), usato durante il collegamento via radio.

Quel pianeta bluDurante il volo, guardando dalla navicella ciò che nessuno aveva mai visto prima, comunicò alla base che "la Terra è blu [...] Che meraviglia. È incredibile"[2]. Dopo 88 minuti di volo intorno al nostro pianeta, senza avere il controllo della navicella spaziale, guidato da un computer controllato dalla base, la capsula frenò la sua corsa accendendo i retrorazzi, in modo da consentire il rientro nell'atmosfera terrestre. Il volo terminò alle 10.20 ora di Mosca, in un campo vicino alla città di Takhtarova. Gagarin venne espulso dall'abitacolo e paracadutato a terra. Nei resoconti ufficiali si affermò che era invece atterrato all'interno della capsula, per conformarsi alle regole internazionali sui primati di quota raggiunta in volo.

Eroe nazionaleMigliaia di russi lo attendevano al suo ritorno e la sua impresa ebbe una grande eco in tutto il mondo. Gagarin dimostrò che l'uomo era in grado di volare oltre le previsioni, diventando a soli 27 anni il primo uomo della storia a orbitare intorno alla Terra e a osservarla dallo spazio. Venne decorato da Nikita Khruščёv con l'Ordine di Lenin, la massima onorificenza sovietica, diventando Eroe dell'Unione Sovietica.

In seguito Gagarin collaborò alla preparazione di altre missioni spaziali, come quella della Vostok 6, che portò Valentina Vladimirovna Tereškova nello spazio (prima donna in assoluto a compiere una tale missione). Inoltre, collabora allo sviluppo della nuova navicella spaziale Sojuz.

Dopo il primo storico voloGagarin dopo il suo celeberrimo volo riuscì a farsi nominare, nel 1967, sostituto cosmonauta della discussa navicella spaziale Sojuz 1 che venne ribattezzata "tomba volante" ed era stata criticata dai più a causa degli evidenti errori commessi nella costruzione della stessa.[3] In quella missione morì poi in circostanze drammatiche Vladimir Komarov. Da lì in poi Gagarin ritornò a pilotare gli aerei che aveva usato prima di entrare a fare parte del progetto spaziale, i MiG.

Drammatica morteGagarin morì il 27 marzo 1968, sette anni dopo la sua grande impresa, a bordo di un piccolo caccia MiG-15UTI, schiantatosi al suolo nelle vicinanze della città di Kiržač. Sposato e padre di due bambine, al momento della morte Gagarin era in procinto di partire per una nuova missione nello spazio; lo storico volo del 1961 sarebbe invece rimasto il suo unico viaggio in orbita. Le sue ceneri riposano al Cremlino.

Le registrazioni dei fratelli Judica Cordiglia Benché sia riconosciuto come il primo uomo rientrato con successo dallo spazio, sono stati sollevati alcuni dubbi sul fatto che Gagarin sia stato effettivamente il primo ad essere lanciato: i radioamatori italiani fratelli Judica Cordiglia, infatti, avrebbero registrato, oltre ai rumori provenienti da vari satelliti sovietici, anche le ultime parole di presunti ignoti cosmonauti perduti nello spazio nel corso di missioni spaziali segrete, sia precedenti che successive a quella di Gagarin, delle quali l'Unione Sovietica non avrebbe mai rivelato nulla. Secondo alcuni sarebbero stati otto i cosmonauti lanciati prima di lui e deceduti nello spazio, di cui tre in voli suborbitali e cinque in voli orbitali



Laika (1954 - 3 novembre 1957) è uno dei nomi con cui è nota il cane femmina che il 3 novembre 1957 lasciò la Terra a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2. Il suo vero nome era Kudrjavka, anche se in ambito anglosassone viene spesso chiamata Muttnik (da mutt che in inglese significa bastardino e dal nome della capsula Sputnik).

La capsula Sputnik 2 era attrezzata per il supporto vitale e portava cibo ed acqua ma non prevedeva il rientro, quindi la sorte di Laika era segnata fin dall'inizio della missione. La capsula era inoltre attrezzata con sensori tali da permettere il monitoraggio dei segnali vitali del passeggero come pressione sanguigna, battiti cardiaci e frequenza respiratoria.

Fino a poco tempo fa era certo che, dopo il lancio dello Sputnik 2 dal cosmodromo di Baikonur, Laika fosse arrivata viva in orbita ma già dopo l'entrata in orbita i dettagli della sua sorte erano incerti. Esistono infatti diverse versioni dei fatti tra loro contrastanti.

Secondo alcune fonti, Laika morì poche ore dopo l'entrata in orbita mentre altre stimano che Laika sopravvisse per circa dieci giorni (ipotesi inverosimile poiché le batterie che alimentavano i sistemi dello Sputnik 2 si esaurirono dopo circa sei giorni).

La versione ufficiale dell'epoca data dal governo sovietico è che Laika sopravvisse per "oltre quattro giorni". Tuttavia, nell'ottobre 2002 furono resi noti i risultati di nuove ricerche compiute da uno scienziato russo (Dimitri Malashenkov), che rivelarono che Laika sopravvisse unicamente per un periodo compreso tra le 5 e le 7 ore dopo il decollo a causa degli sbalzi di temperatura caldo - freddo.

La presunta morte di Laika fu però anche causa di una serie di azioni di protesta nei confronti di ambasciate sovietiche in tutto il mondo, portando in primo piano la discussione sull'utilizzo di animali per scopi scientifici. Solo con la fine della Guerra Fredda alcune informazioni furono rese ufficiali. Secondo un'intervista fatta nel 1998 ad Oleg Gazenko, responsabile della missione, lui stesso avrebbe espresso rammarico per la morte dell'animale, ritenendo che il lancio di Laika fu un sacrificio inutile. Infatti ben poche informazioni poterono essere raccolte da tale missione, e la probabile morte prematura dell'animale potrebbe aver compromesso la missione dal punto di vista scientifico

La missione a bordo dello Sputnik 2 rese sicuramente Laika uno degli animali più famosi al mondo, tanto da essere ricordata tra i cosmonauti morti in missione. Nel 1997 l'istituto aerospaziale di Mosca decise infatti di aggiungere ai nomi dei cosmonauti morti anche quello di Laika, dedicando all'animale una targa apposita. Inoltre furono numerosi i francobolli dedicati a Laika e per un certo periodo persino delle sigarette e delle confezioni di cioccolato furono nominate in suo onore. Nel 1987 una rock band finlandese decise di chiamarsi Laika & The Cosmonauts.

Infine il 9 marzo 2005 un piccolo fazzoletto di suolo marziano nei pressi del cratere Wostok su Marte, sul quale la sonda Opportunity stava effettuando dei prelievi, fu nominato (seppure in modo non ufficiale) Laika




LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO

Indirizzo Sconosciuto al Teatro del Giullare di Salerno

Nel segno della dualità, tema cardine, per l’annata teatrale del Teatro del “Giullare” di Salerno, è stato rappresentato e con successo, “Indirizzo sconosciuto”, tratto da un racconto di Katerine Krussmann Taylor. La scelta è casualmente caduta sul pezzo, grazie ad Eduardo Scotti, giornalista salernitano di Repubblica, che avendo scovato il libro su di una bancarella e letto in treno, tra un viaggio e l’altro, l’ha proposto, per la versione teatrale, al “Giullare”. La storia, nel suo impianto, è semplice e conduce per mano, attraverso la lettura di alcune missive, intercorse tra i due protagonisti, dal 12 novembre 1932, al 3 marzo 1934, lo spettatore.



Trama

Due amici, il tedesco Martin Schulse e l’ebreo Max Eisenstein fanno affari insieme, nella galleria d’arte di New York. Quando Martin decide di tornare in Germania, il suo paese si sta avviando verso l’esperienza nazista. Attraverso lettere, spedite all’amico, Martin racconterà l’ascesa del Fuhrer e man mano il suo consenso. Il sentimento di amicizia, che li aveva legati un tempo, s ‘inquinerà per sempre, fino a diventare odio.



Il valore del racconto

Il racconto di Kathrine Kressmann Taylor, scritto nel 1938, racchiude in 73 pagine un vero capolavoro. 18 lettere e un cablogramma, per una corrispondenza iniziata il 1932 e che finirà nel 1934. L’epistolario ha una forza nel raccontare che non è solo ricordo degli orrori del nazismo, ma, alla luce della Storia, è monito contro tutte le intolleranze razziali, etniche e nazionaliste.



Il pensiero della scrittrice

Ma c'è un luogo in cui possiamo sempre trovare qualcosa di autentico: il focolare di un amico, dove poter condividere le nostre piccole preoccupazioni, trovare calore e comprensione, dove i meschini egoismi sono inconcepibili e dove libri, vino e chiacchiere danno un significato diverso all'esistenza. Allora sappiamo di aver conquistato qualcosa che nessuna falsità può corrompere e ci sentiamo a casa.” (Kathrine Kressmann Taylor.



Gli Interpreti e l’allestimento

Due colossi in scena: Davide Curzio ed Andrea Carraro, perfetti nel ruolo, non un cedimento, non una sbavatura, due protagonisti che si sono contesi, all’ultima battuta, la simpatia del personaggio, l’applauso, il consenso. La scena è allestita scarna, senza fronzoli di abbellimento, ma ornata da oggetti che rivelano l’identità e il lavoro dei personaggi :la scrivania, un registratore di cassa a manovella, la “Churchill”, la lampada verde, old fashion ed una vecchia poltrona, da un lato della scena, dall’altro, invece, un candelabro a sette braccia, cornici accatastate di varie misure, una cassa, qualche tappeto arrotolato. La scena è in penombra, i due personaggi si muovono quasi al buio, per rafforzare l’idea che il consenso, dato ad Hitler, è cieco. Ogni tanto, però, l’azione dei due s’illumina ed un grosso schermo, dal fondo, proietta immagini d’epoca, bellissime ed inedite, ricercate pazientemente e con grande sapienza, negli archivi russi da Vittoria Carraro



Andrea Carraro, che il pubblico è abituato ad apprezzare, più come accurato regista degli spettacoli del “Giullare”, ha, invece, giustamente interpretato il personaggio, calibrando la voce, l’immagine e la cattiveria. Martin Schulse, per ogni volta in scena, ha avuto la fisicità sovrastante di Andrea Carraro, che dello spettacolo è anche l’attento regista. Una bravura in più rilevata, tanto da chiedersi se sia stato più attore o più regista del coinvolgente pezzo della Taylor. Ma questo lui non ce lo dirà, per essere l’appassionato di sempre, di tutto ciò che fa teatro.



Davide Curzio, che del teatro salernitano ( e non solo), è la “Voce, come ogni volta, si è speso in maniera eccellente. La lettura delle missive è perfetta, l’intonazione è quella giusta, l’espressione la più adatta ed i movimenti sono accorti e lenti. La sua voce, sempre limpida, calda ed avvolgente, così accorata è nella supplica, come inespressiva e fredda nell’odio, arriva in modo diretto allo spettatore e si fissa nelle menti, anche dopo lo spettacolo. Il dialogo epistolare, ingaggiato con l’amico-nemico, è da Davide, recitato in maniera raffinata, le parole acquisiscono finanche sensualità, per il calore impresso e così il vissuto di Max – Davide, attraverso la sua recitazione, viene recepito come un’ingiustizia e ci convince che ci appartiene. Intensa e di una fisicità struggente è l’espressione di Davide, nel passaggio magistrale, quando, architettata la vendetta, capisce del successo pieno. Una bella prova, dell’inimitabile attore, che si è aggiunta a tutte le altre del suo percorso artistico.



CAST:

Max Eisenstein Davide Curzio

Martin Schulse Andrea Carraro



Costumi: Vittoria di Fluri.

Montaggio Video: Sal Labadia.

Allestimento: Bartolomeo Brancaccio.

Materiale di ricerca: Vittoria Carraro e Davide Curzio

Luci : Virna Prescenzo



Regia: Andrea Carraro


Maria Serritiello
www.lapilli.eu

domenica 10 aprile 2011


SIDNEY LUMET


FONTE:ANSA.IT
DILUCIANO CLERICO

E' morto Sidney Lumet
Il regista di Serpico e Quinto Potere aveva 86 anni

Non poteva che morire a New York. Sidney Lumet, universalmente considerato il regista dei classici moderni del cinema americano, riteneva New York non solo la sua Hollywood, ma uno dei personaggi costanti dei suoi film. E' morto oggi a Manhattan, all'eta' di 86 anni. Nato a Filadelfia, in Pennsylvania, il 25 giugno del 1924, in carriera non amo' mai Hollywood in modo particolare, preferendo alle strade di Beverly Hills quelle forse piu' affollate ma a lui piu' congeniali di New York. Figlio dell'attore Baruch Lumet e della ballerina Eugenia Wermus, aveva infatti cominciato la sua carriera a Broadway, per poi ricoprire per alcuni anni l'incarico di direttore televisivo e forse fu proprio per questa esperienza che il suo primo film nel 1957 fu subito un successo: 'La parola ai giurati' (titolo originale '12 Angry Men', protagonista Henry Fonda).

La pellicola, volutamente claustrofobica, racconta la camera di consiglio newyorkese di 12 giurati americani alle prese non solo con un difficile caso giudiziario, ma anche con i loro pregiudizi di stampo razzista. Il film ottenne una nomination agli Oscar e vinse l'Orso d'Oro al Festival di Berlino. ''Mentre l'obiettivo di tutti i film e' quello di intrattenere - scrisse una volta - il mio modo di fare cinema punta a qualcosa di diverso, che io credo vada un passo piu' in la'. Obbliga lo spettatore ad esaminare una faccia o l'altra della sua coscienza. Stimola la riflessione e consente ai succhi mentali di mettersi in moto''. Il cinema di Lumet, e in particolare proprio 'La parola ai giurati', ha avuto questo effetto niente meno che sulla giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Sonia Sotomayor. La giudice, cresciuta a New York da famiglia portoricana e nominata alla Corte Suprema da Barack Obama, ha ammesso in una recente intervista di essere stata molto influenzata nelle sue scelte proprio dalla visione di quel film.

Per il pubblico italiano restano indimenticabili film come 'Quel tipo di donna', del 1959, protagonista Sofia Loren, o 'Pelle di serpente', del 1960, con Anna Magnani a fianco di Marlon Brando. Ma sono soprattutto alcuni capolavori degli anni Settanta a 'firmare' in modo definitivo il cinema di Sidney Lumet. Due su tutti: 'Serpico', del 1973, e 'Quel pomeriggio di un giorno da cani', del 1975, film che hanno consacrato Al Pacino tra i grandissimi di Hollywood. Nel 1976 Lumet usci' con la sua opera piu' celebrata dalla critica non solo americana: 'Quinto potere' (titolo originale, 'Network'). E' una critica esplicita del sistema televisivo e degli effetti che quel tipo di comunicazione puo' avere sul pubblico. Protagonisti sono William Holden, Faye Dunaway, Peter Finch, e del cast fa parte anche Robert Duvall.

L'interpretazione dei due protagonisti della storia, una giovane e rampante responsabile dei palinsesti e un anchorman ormai sfiduciato e in calo di ascolti, valse rispettivamente a Faye Dunaway e a Peter Finch l'Oscar nel 1977, e il film vinse anche la statuetta per la miglior sceneggiatura. Nonostante questo, Sidney Lumet non arrivo' mai all'Oscar. Fino al 2005, quando l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences gli riconobbe una statuetta alla carriera (forse per ''lavarsi la coscienza'' scrisse il New York Times). Lumet due anni dopo confido' allo stesso critico: ''La volevo da morire. E in cuor mio penso di essermela meritata''. Secondo i critici Usa, il sistema di Hollywood non lo premio' perche' lui si rifiuto' in modo sistematico di andare a vivere a Los Angeles. Preferi' New York. Solo a Manhattan o a Brooklyn Sidney Lumet si sentiva ''davvero a casa''. ''Le locations sono uno dei personaggi dei miei film. E' questa citta' e' l'unica capace di dare l'atmosfera, il tono che cerco''.



giovedì 7 aprile 2011


KORA SERRITIELLO

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale

testo della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI
DIRITTI DELL'ANIMALE è stato adottato dalla Lega
Internazionale dei Diritti dell'Animale e dalle Leghe
Nazionali affiliate nel corso della Riunione Internazionale
sui Diritti dell'Animale tenutasi a Londra dal 21 al 23 settembre. 1977



Preambolo

Considerato che ogni animale ha dei diritti;

considerato che il disconoscimento e il disprezzo di questi diritti hanno
portato e continuano
a portare l'uomo a commettere crimini contro la natura e contro gli animali;

considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto
all'esistenza delle
altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza delle
specie nel mondo;

considerato che genocidi sono perpetrati dall'uomo e altri ancora se ne
minacciano;

considerato che il rispetto degli animali da parte degli uomini è legato al
rispetto degli
uomini tra loro;

considerato che l'educazione deve insegnare sin dall'infanzia a osservare,
comprendere,
rispettare e amare gli animali.

Si proclama:

Art. 1 - Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli
stessi diritti
all'esistenza.

Art. 2 - a) Ogni animale ha diritto al rispetto; b) L'uomo, in quanto specie
animale, non può
attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli
violando questo diritto.
Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali; c)
Ogni animale ha
diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell'uomo.

Art. 3 - Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti
crudeli; b) se la
soppressione di un animale è necessaria, deve essere instantanea, senza
dolore, nè angoscia

Art. 4 - a) Ogni animale che appartiene a una specie selvaggia ha diritto a
vivere libero nel
suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di
riprodursi; b) Ogni
privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contraria a questo
diritto.

Art. 5 - a) Ogni animale appartenente ad una specie che vive abitualmente
nell'ambiente
dell'uomo ha diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle
condizioni di vita e di
libertà che sono proprie della sua specie; b) Ogni modifica di questo ritmo
e di queste
condizioni imposta dall'uomo a fini mercantili è contraria a questo diritto.

Art. 6 - a) Ogni animale che l'uomo ha scelto per compagno ha diritto ad una
durata della vita
conforme alla sua naturale longevità; b) L'abbandono di un animale è un atto
crudele e
degradante.

Art. 7 - Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitazioni di
durata e intensità di
lavoro, ad un'alimentazione adeguata e al riposo.

Art. 8 - a) La sperimentazione animale che implica una sofferenza fisica o
psichica è
incompatibile con i diritti dell'animale sia che si tratti di una
sperimentazione medica,
scientifica, commerciale, sia di ogni altra forma di sperimentazione; b) Le
tecniche
sostitutive devono essere utilizzate e sviluppate.

Art. 9 - Nel caso che l'animale sia allevato per l'alimentazione deve essere
nutrito,
alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e
dolore.

Art. 10 - a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell'uomo;
b) Le esibizioni
di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili
con la dignità
dell'animale.

Art. 11 - Ogni atto che comporti l'uccisione di un animale senza necessità è
un biocidio, cioè
un delitto contro la vita.

Art. 12 - Ogni atto che comporti l'uccisione di un gran numero di animali
selvaggi è un
genocidio, cioè un delitto contro la specie; b) L'inquinamento e la
distruzione dell'ambiente
naturale portano al genocidio.

Art. 13 - a) L'animale morto deve essere trattato con rispetto; b) Le scene
di violenza di cui
gli animali sono vittime devono essere proibite al cinema e alla televisione
a meno che non
abbiano come fine di mostrare un attentato ai diritti dell'animale.

Art. 14 - a) Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli animali
devono essere
rappresentate a livello governativo; b) I diritti dell'animale devono essere
difesi dalla legge
come i diritti dell'uomo.




mercoledì 6 aprile 2011


Addio a Gianni Brezza, marito di Loretta Goggi

Il ballerino, coreografo, regista e attore, era nato alla Spezia e aveva quasi 69 anni

E' morto oggi a Roma dopo una lunga malattia Gianni Brezza ballerino, coreografo, regista e attore. Era il marito di Loretta Goggi ed aveva quasi 69 anni. Nato a La Spezia il 9 novembre del 1942, si era trasferito a Roma dove aveva iniziato l'attività negli anni sessanta. Diventato primo ballerino del corpo di ballo della Rai, aveva lavorato nei principali programmi di Viale Mazzini degli anni sessanta e settanta, tra cui Canzonissima, Studio Uno e Milleluci. Successivamente è stato coreografo, attore al fianco di Rita Pavone e regista. Dopo aver lasciato la professione di ballerino, si è dedicato alla regia e alla collaborazione in progetti teatrali e televisivi con Loretta Goggi, che ha sposato nel 2008 dopo una relazione trentennale. E lei stessa aveva recentemente definito il suo legame con Brezza con queste parole: "Io e Gianni siamo come Sandra e Raimondo nella vita, con ironia e voglia di divertirsi". Ultimamente, proprio a causa della malattia del marito, la Goggi aveva annullato le tappe del suo tour tra cui quella romana.



Gianni Brezza (La Spezia, 9 novembre 1942 – Roma, 5 aprile 2011) è stato un ballerino, coreografo, regista e attore italiano
Originario di La Spezia, si è trasferito a Roma dove ha iniziato l'attività negli anni sessanta. Divenuto primo ballerino del corpo di ballo della RAI, ha lavorato nei principali programmi RAI degli anni sessanta e settanta, tra cui Canzonissima, Studio Uno e Milleluci.

Successivamente è stato coreografo, attore [1] al fianco di Rita Pavone e regista.

Dopo aver lasciato la professione di ballerino per problemi di salute e la sopraggiunta età, si è dedicato alla regia e alla collaborazione in progetti teatrali e televisivi con Loretta Goggi, che ha sposato nel 2008 dopo una relazione trentennale




venerdì 1 aprile 2011


I GRANDI SCENEGGIATI

"LA CITTADELLA"ARCHIBALD JOSEPH CRONIN

La cittadella è uno sceneggiato televisivo tratto dall'omonimo romanzo La cittadella (The Citadel) di Archibald Joseph Cronin. Fu prodotto dalla RAI nel 1964 riscosse uno straordinario successo di pubblico.

Raccontava le commoventi avventure di un medico di provincia, il dottor Andrew Manson, interpretato da Alberto Lupo, che operava in un piccolo villaggio minerario del Galles. 7 Puntate in bianco ed in nero per la regia di Anton Giulio Maiano

Il cast

Oltre a Alberto Lupo, Anna Maria Guarnieri, Laura Efrikian, Eleonora Rossi Drago, Loretta Goggi e Nando Gazzolo, il cast comprendeva altri famosi attori