Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





domenica 26 aprile 2009





« Si tibi deficiant medici,
medici tibi fiant haec tria:
mens laeta, requies, moderata diaeta. »

« Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l'animo lieto, la quiete e la moderata dieta. »
(Scuola Medica Salernitana, Regimen Sanitatis Salernitanum)

La Scuola medica salernitana è stata la prima e più importante istituzione medica d'Europa nel Medioevo (XI secolo); come tale è considerata da molti come l'antesignana delle moderne università

La Scuola si fondava sulla sintesi della tradizione greco-latina completata da nozioni provenienti dalle culture araba ed ebraica. Essa rappresenta un momento fondamentale nella storia della medicina per le innovazioni che introduce nel metodo e nell'impostazione della profilassi

La Scuola si fondava sulla sintesi della tradizione greco-latina completata da nozioni provenienti dalle culture araba ed ebraica. Essa rappresenta un momento fondamentale nella storia della medicina per le innovazioni che introduce nel metodo e nell'impostazione della profilassi

Il curriculum studiorum era costituito da:

3 anni di logica;
5 anni di medicina (comprese chirurgia e anatomia);
1 anno di pratica con un medico anziano;
Era inoltre prevista, ogni 5 anni, l'autopsia di un corpo umano.

Da notare che nella Scuola, oltre all'insegnamento della medicina (dove le donne erano ammesse sia come insegnanti che come studenti), si tenevano anche corsi di filosofia, teologia e legge ed è per questo che alcuni la considerano anche come la prima università mai fondata. Si badi bene, però: non fu mai chiamata "università", giacché fu proprio con la scuola salernitana che nacque la parola

La leggenda della fondazione [modifica]
La fondazione della scuola risale ai secoli bui dell'Alto Medioevo e non vi è nessun documento che possa certificare con precisione una data di riferimento. La tradizione tuttavia lega la nascita della scuola all'evento narrato da questa leggenda:

La leggenda della fondazione

Si racconta che un pellegrino greco di nome Pontus si fermò nella città di Salerno e trovò rifugio per la notte sotto gli archi dell'antico acquedotto dell'Arce. Scoppiò un temporale ed un altro viandante malandato si riparò nello stesso luogo, si trattava del latino Salernus; costui era ferito ed il greco, dapprima sospettoso, si avvicinò per osservare da vicino le medicazioni che il latino praticava alla sua ferita. Nel frattempo erano giunti altri due viandanti, l'ebreo Helinus e l'arabo Abdela. Anche essi si dimostrarono interessati alla ferita ed alla fine si scoprì che tutti e quattro si occupavano di medicina. Decisero allora di creare un sodalizio e di dare vita ad una scuola dove le loro conoscenze potessero essere raccolte e divulgate.

Le origini della Scuola dovrebbero risalire al IX-X secolo, anche se su questo primo periodo la documentazione è piuttosto scarsa
Di sicuro è noto che nel X secolo la città di Salerno era già molto famosa per il clima salubre e la sapienza dei suoi medici. Di essi si racconta che «erano privi di cultura letteraria, ma forniti di grande esperienza e di un talento innato». Infatti in questo periodo la natura degli insegnamenti era fondamentalmente pratica e le nozioni venivano tramandate oralmente.

La posizione geografica ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nella crescita della Scuola: Salerno, porto al centro del Mediterraneo, subisce e metabolizza gli influssi della cultura araba e greco-bizantina. Dal mare arrivano i libri di Avicenna e Averroè, e dal mare giunge a Salerno anche il medico cartaginese Costantino l'Africano (ossia dell'Ifrīqiya) che visse nella città per diversi anni e tradusse dall'arabo molti testi.

notevole importanza ebbero i monaci: i monasteri di Salerno e della vicina Badia di Cava dovevano avere una certa importanza nella geografia benedettina, infatti notiamo nella città nell'XI secolo la presenza di tre importanti personaggi di quest'ordine: il papa Gregorio VII, l'abate di Montecassino Desiderio (futuro papa Vittore III) ed il vescovo Alfano I (personaggio eclettico: medico, architetto e poeta).

In questo contesto la Scuola di Salerno cresce e si sviluppa fino a raggiungere il massimo del suo splendore tra il X ed il XIII secolo: Salerno ottiene il titolo di "Hippocratica Civitas" (Città Ippocratica), titolo di cui ancora oggi la città si fregia.

A quell'epoca giungevano alla "Schola Salerni" persone provenienti da tutta Europa, sia ammalati che speravano di essere guariti, sia studenti che volevano apprendere l'arte della medicina. Il prestigio dei medici di Salerno è largamente testimoniato dalle cronache dell'epoca e dai numerosi manoscritti conservati nelle maggiori biblioteche europee.

Nel 1231 l'autorità della scuola veniva sancita dall'imperatore Federico II: nella sua Costituzione di Melfi si stabiliva che l'attività di medico poteva essere svolta solo da dottori in possesso di diploma rilasciato dalla Scuola Medica Salernitana

Con la nascita dell'Università di Napoli, la Scuola cominciò a perdere via via importanza. Col tempo il suo prestigio fu oscurato da quello di università più giovani: Montpellier, Padova e Bologna in primo luogo. L'istituzione salernitana tuttavia rimase in vita per diversi secoli finché, il 29 novembre 1811, fu soppressa da Gioacchino Murat in occasione della riorganizzazione dell'istruzione pubblica nel Regno di Napoli. L'ultima sede fu il Palazzo Copeta.

Le rimanenti "Cattedre di Medicina e Diritto" della Scuola Medica Salernitana operarono nel "Convitto nazionale Tasso" di Salerno per un cinquantennio, dal 1811 fino alla loro chiusura nel 1861, avvenuta per ordine di Francesco De Sanctis, ministro del Regno d'Italia.

Il Regimen Sanitatis Salernitanum È il trattato più famoso prodotto dalla scuola; l'opera, in versi latini, risulta essere una raccolta di norme igieniche, poste a fondamento della sua dottrina

I medici celebri della scuola

Garioponto (X-XI secolo)
Pietro Clerico (X-XI secolo)
Alfano I (XI secolo)
Costantino l'Africano (XI secolo)
Trotula de Ruggero (XI secolo)
Pietro da Eboli (XII secolo)
Giovanni Afflacio
Saladino d'Ascoli (XII secolo)
Matteo Plateario (XII secolo)
Niccolò da Reggio (Nicola Deoprepio - XIII secolo)
Ruggero Frugardi (XIII secolo)
Giovanni da Procida (XIII secolo)
Abella Salernitana (XIV secolo)
Costanza Calenda (XV secolo)
Matteo Silvatico (XIV secolo)
Rebecca Guarna (XV secolo)
Mercuriade

Leggende varie: il Povero Enrico, Roberto e Sibilla

Oltre a quella già citata dell'incontro dei Fondatori, ci vorrebbe un libro intero per elencare tutte le leggende che hanno per protagonista o comparsa la Scuola o i suoi medici.

Una delle più celebri è la cosiddetta Leggenda del Povero Enrico, tramandata dai menestrelli tedeschi medievali e "riscoperta" da Longfellow nell'Ottocento. Enrico, principe di Germania, era un giovane splendido e forte, fidanzato con la giovane principessa Elsie. Un giorno, però, egli fu colpito dalla lebbra e cominciò a deperire rapidamente, tanto che i sudditi, vedendolo ormai condannato a morte certa, lo ribattezzarono "il Povero Enrico". Il principe, una notte, ebbe un sogno: il diavolo in persona gli suggerì di andare a farsi curare dai medici salernitani, e che sarebbe guarito solo se avesse fatto un bagno nel sangue di una giovane vergine che fosse morta per lui volontariamente. Nonostante Elsie si fosse da subito proposta per l'orrendo sacrificio, Enrico rifiutò sdegnato, preferendo ascoltare il parere dei medici. Dopo un lungo viaggio, tutta la corte arrivò a Salerno e, prima di presentarsi alla Scuola Medica, Enrico volle recarsi in Cattedrale per pregare sulla tomba di San Matteo. E qui, in preda ad una visione, si ritrovò miracolosamente guarito dal male, e sposò Elsie sullo stesso altare del Santo.


Altra leggenda è quella di Roberto e Sibilla da Conversano. Roberto di Normandia, durante le crociate, fu colpito da una freccia avvelenata. Poiché da subito le sue condizioni erano parse gravi, egli, di ritorno in Inghilterra, si fermò a Salerno per consultare i medici, il cui responso fu drastico: l'unico modo per salvargli la vita era quello di succhiargli via il veleno dalla ferita, ma chi l'avrebbe fatto sarebbe morto al suo posto. Roberto respinse tutti preferendo morire, ma durante la notte sua moglie Sibilla da Conversano gli succhiò il veleno, morendo così per il suo amato sposo. Questa leggenda è raffigurata in una miniatura sulla copertina del Canone di Avicenna, in cui si vede Roberto che con la sua corte, alle porte della città, saluta e ringrazia i medici, mentre sullo sfondo le navi sono pronte a partire; sulla sinistra, altri quattro medici si occupano di Sibilla, avvizzita dal veleno e riconoscibile dalla corona.

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