Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





lunedì 13 aprile 2009




Il lunedì dell'Angelo (detto anche lunedì di Pasqua oppure Pasquetta)Prende il nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l'incontro dell'angelo con le donne giunte al sepolcro. Popolarmente si usa maggiormente il termine Pasquetta.

Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salome andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l'accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto" (Mt 28,5-6). E aggiunse: "Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli", e si precipitarono a raccontare l'accaduto agli altri.

Civilmente il lunedì di Pasqua è un giorno festivo, introdotto dallo Stato italiano nel dopoguerra, e che è stato creato per allungare la festa della Pasqua, così come è avvenuto per il 26 dicembre, indomani di Natale.

Il lunedì dell'Angelo, in Italia, è un giorno di festa che generalmente si trascorre insieme a parenti o amici con una tradizionale gita o scampagnata, pic-nic sull'erba e attività all'aperto. Una interpretazione di questa tradizione potrebbe essere che si voglia ricordare i discepoli diretti ad Emmaus. Infatti, lo stesso giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus a pochi chilometri da Gerusalemme: per ricordare quel viaggio dei due discepoli si trascorrerebbe, dunque, il giorno di Pasquetta facendo una passeggiata o una scampagnata "fuori le mura" o "fuori porta

Nota
In generale il termine "Pasquetta" indica il lunedì dopo la Pasqua, ma in alcune località italiane non ha lo stesso significato: per esempio, la "Pasquêta", per i genovesi e i bergamaschi, è il 6 gennaio e non il lunedì dell'Angelo, mentre "Paschixedda" per i sardi corrisponde al Natale, quindi il 25 dicembre.


NEL GIORNO DI PASQUETTA,E' TRADIZIONE, IN TUTTO IL NAPOLETANO, LA CELEBRAZIONE DELLA MADONNA DELL'ARCO.

Molto bella e coinvolgente è la leggenda che ci ricorda la storia della Madonna dell’Arco.

Il lunedì di Pasqua del 1450, avvenne un prodigio che richiamò su quell’immagine l’attenzione di tutti i fedeli delle terre circonvicine. Presso l’edicola, tra le altre cose, si giocava a palla-maglio; il gioco consisteva nel colpire una palla di legno con un maglio, e vinceva colui che faceva andare più lontano la propria palla. Tirò il suo colpo il primo giocatore, poi l’altro tirò il suo con più energia e abilità tanto da poter esser certo della vittoria se questo tiro non fosse stato fermato dal tronco di un albero di tiglio, che era sulla direzione e vicino all’edicola della sacra immagine.Indispettito e fuor di sé dalla collera, questi bestemmiò più volte la Santa Vergine, poi, raccolta la palla, al colmo dell’ira, la scagliò contro l’effige, colpendola alla guancia sinistra, che subito, quasi fosse stata carne viva, rosseggiò e diede copioso sangue. Riavutisi dallo stupore, i presenti presero il disgraziato, e gridando ad un tempo miracolo e giustizia, ne avrebbero fatto scempio, se non fosse giunto opportuno a liberarlo dalle loro mani il conte di Sarno, gran giustiziere del Regno di Napoli, comandante la compagnia contro i banditi.Sparsasi intorno la fama dell’accaduto, fu un accorrere quotidiano di fedeli. Per venire incontro a questi fedeli, proteggere la sacra immagine e celebrare la liturgia, fu costruito prima un tempietto, con un altare dinanzi, poi, più tardi, una chiesetta.

La festività che si descrive ha luogo in Arnone,ma ogni paese dell'area vesuviana ha la sua processione e vede la sfilata dei “battenti” per le strade del paese nella prima mattinata, mentre nelle prime ore del pomeriggio c’è la processione religiosa della Madonna dell’Arco.
I “Battenti” sono pellegrini, vestiti di bianco con fasce e sciarpe colorate, che avanzano a passo di corsa e che partecipano generalmente per un voto o per tradizione di famiglia.
“I battenti” che in dialetto sono “’e vattiente”, detti anche “fujente” proprio per il voto che fanno di correre sempre, oggi appartengono a due tendenze, l’una a carattere più semplicemente per compiere a piedi scalzi il pellegrinaggio all’immagine…., mentre all’altra tendenza appartengono quei gruppi che portano in processione l’immagine della Madonna dell’Arco su baldacchini di varie forme e dimensioni chiamati “toselli”..
Nel pellegrinaggio dei “battenti” è facile individuare episodi di una cultura contadina arcaica, vecchie tradizioni miste a riti religiosi

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