Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





domenica 4 aprile 2010


SE DOBBIAMO ESSERE 2 ITALIE,IO RIVENDICO TUTTA LA MIA MERIDIONALITA',SENZA DISCRIMINARE IL NORD,LA CULTURA HA UNA SOLA PATRIA :L'INTELLIGENZA.

Ernesto Murolo (Napoli, 4 aprile 1876 – Napoli, 30 ottobre 1939) è stato un poeta, drammaturgo e giornalista italiano. Insieme a Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio ed E. A. Mario è stato un artefice della cosiddetta epoca d'oro della canzone napoletana.

Ernesto Murolo nacque nel quartiere Montecalvario di Napoli il 4 aprile 1876 da un ricco commerciante ma voci non ufficiali dell'epoca asseriscono che il noto poeta sia frutto di una delle tante avventure extraconiugali dell'attore e commediografo Eduardo Scarpetta

Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza ma interruppe presto gli studi per dedicarsi alla carriera poetica e giornalistica, collaborando alla redazione del Pungolo e del periodico Monsignor Perrelli, nel quale iniziò a pubblicare i propri versi firmandosi spesso con lo pseudonimo di Ruber, cioè rosso, dal colore dei suoi capelli.

Nello stesso periodo ottenne i primi successi scrivendo con Edoardo Nicolardi Jett'o bbeleno (1901) ed O scuitato (1902) e presentando a Piedigrotta la canzone Pusilleco addiruso con musica di Salvatore Gambardella (1904).

Nel 1906 scrisse A furastiera con Libero Bovio.

Dopo la morte del padre e litigi con i parenti, diventò ricchissimo e decise di abbandonare il mestiere di giornalista per dedicarsi a quello di libero poeta.


Nella Napoli del primo Novecento, piena di café-concert, ebbe successo anche con le donne, sposando la giovane Lia Cavalli, figlia di un pittore toscano, con la quale ebbe sette figli, dei quali il penultimo fu il celebre Roberto, che dedicò la carriera alla riscoperta della canzone napoletana

Morì nella sua casa di via Cimarosa al Vomero, il 30 ottobre 1939.









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