Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





giovedì 18 giugno 2009




18 Giugno 1955:L'immigrazione cambia il Nord

Le migrazioni interne diventarono importanti negli anni '50 e '60, esse furono essenzialmente di due tipi:

Gentlemen Migration ovvero lo spostamento di giovani rampolli dalle campagne alle città per motivi di studi.
Trasferimento nelle città industriali dell'area Nord-ovest di giovani maschi, sposati o in procinto, con basso titolo di studio. Le donne, invece, emigrarono secondo il modello "catena di richiamo" ovvero partono prima gli uomini e successivamente c'è il ricongiungimento familiare

A partire dal 1995 l'istituto SVIMEZ (Istituto Sviluppo Mezzogiorno) inizia ad osservare una certa ripresa dell'emigrazione interna. L'origine dei flussi continua ad essere dalle regioni del Mezzogiorno ma la destinazione prevalente è diretta, adesso, verso il Nord-est e parte del Centro. Le regioni più attive sono la Lombardia orientale, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.

Tuttavia la figura dell'emigrante contemporaneo è in generale molto diversa dal suo omologo della generazione precedente. Infatti solo alcuni emigrano insieme alla famiglia, la maggior parte lo fa individualmente, si sottopone a lunghi spostamenti pendolari e condivide con altri, nella stessa condizione, un alloggio, spesso sovraffollato. Sull'asse dell'emigrazione sud-nord, bisogna segnalare i laureati che non trovando lavoro nelle vicinanze di casa, si spostano nelle regioni del nord, dove la richiesta di "cervelli" (insegnanti, medici, avvocati, ecc.) è costante, con una domanda spesso superiore all'offerta, in particolare per quel che concerne la scuola. Un altro filone è rappresentato da giovani arruolati nelle forze dell'ordine (Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia) che prestano servizio nelle caserme del nord

E. Dal 1951 al 1962, Milano assorbì 400 mila immigrati, attratti dalle possibilità di lavoro che la ricostruzione, prima, e il miracolo economico successivamente avevano innescato. Più si rafforzava il «boom» e più braccia e cervelli arrivavano non solo dal Mezzogiorno (il 24 per cento sul totale), ma dal Nord e dalla stessa Lombardia. Nel 1955, furono poco più di 32 mila gli immigrati, nel ' 59 furono più di 59 mila, nel ' 61 si avvicinarono ai 90 mila, nel ' 62 furono oltre 105 mila. L' ondata investì anche i paesi dell' hinterland. In «Milano dopo il miracolo - Biografia di una città» di John Foot (Feltrinelli Editore), si legge che dal ' 51 al ' 66 gli abitanti di San Donato «crebbero da 2.667 a 15.422». È ovvio che tutto questo non avvenne senza traumi.





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