Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





domenica 20 marzo 2011


LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO


Gianni è un uomo, decisamente, normale, alto, fisico asciutto e sessant’anni portati senza curare, in particolar modo, l’aspetto ed il vestiario. Da quando è andato in pensione, passa le sue giornate a servizio completo della famiglia: moglie ancora in carriera, per cui indaffaratissima, figlia, come tutte le ragazze d’oggi, defilata da ogni responsabilità casalinga e madre ultranovantenne, nobile romana, che vive, sì, per conto suo con badante, nella sua villa appena fuori Roma, ma è sempre bisognosa del figlio, chiamato ed usato a tutte le ore. Nella composizione familiare, così fatta, non manca il fidanzato della figlia, istallatosi nella casa, quasi non avesse un nucleo parentale, il gatto da accudire ed il cane da portare a passeggio. Una vita, la sua, senza particolari emozioni, se non una sommatoria di bollette da pagare, file interminabili da sopportare, commissioni varie da sbrigare, al posto della moglie e della figlia e spesa al mercato. Gianni si mostra mansueto a questa vita, la sua natura è pacifica e senza grilli per la testa, la sua famiglia ha bisogno dei suoi servigi e lui volentieri lo fa. Un giorno, però, Alfonso, un suo amico, sveglio ed impenitente don Giovanni, gli fa notare che, la tabaccaia sotto casa, ha un relazione amorosa con un loro coetaneo, malandato e per nulla avvenente, un ometto sempre in tuta. Che cosa scatena in Gianni la scoperta, si dovrà attendere la visione dell’opera cinematografica....

Commento

Il film, un gustoso spaccato sulla terza età, è stato girato con garbo, eleganza e animato, a tratti, da un dialogo divertente. La flemma di Gianni, sia verbale che fisica, crea nello spettatore, un senso d’attesa, in fondo al quale, prima o poi, ci dovrà pur essere qualcosa che rompa il monotono equilibrio della sua persona. Camicia abbondante su pantaloni larghi e spiegazzati, in una Roma estiva ed assolata, Gianni porta il suo corpo a guinzaglio, come per il cane. Confida all’amico, che ha la sensazione di essere diventato trasparente, tanto da non riuscire a rimediare neanche un sorriso dalle donne che incontra, eppure lui le ascolta, le vizia e le capisce. Il film, un piccolo cammeo di nicchia, nell’affrontare la normale quotidianità di Gianni, è perfino malinconico, ma il regista ci aveva abituato a quest’atmosfera decadente della terza età, già nel suo primo film “Il pranzo di ferragosto.” L’occhio sulla vecchiaia, sulla sua condizione, che si perde nell’efficientismo della realtà attuale, è il maggior pregio di questo piccolo film di riflessione e d’analisi.

Gli Interpreti

Se il protagonista del film è anche il regista, tutto diventa più facile. Gianni Di Gregorio è perfetto nel personaggio che interpreta, soprattutto perché è lui stesso ad essere rappresentato, la sua realtà quotidiana, i suoi pensieri trasformati in immagine. Timido, gentile, svagato, vistose borse sotto gli occhi, gira il film per le strade di Roma, città che conosce per esservi nato e i rituali che include: sosta al bar, passeggiate nei giardini sotto casa, in compagnia del suo cane e quello della vicina e puntata giornaliera al mercato rionale, sono quelli che lui compie ogni volta. In questo film, Gianni Di Gregorio, come già nell’altro, “Il pranzo di ferragosto”, ha avuto il merito di esprimere i suoi pensieri in modo chiaro e diretto senza dire molto. Più smaliziato, rispetto alla precedente esperienza, si affida all’autoironia per fare di questo film un elegante cammeo, quasi unico, nell’attuale scialbo panorama della cinematografia.

Anche Valeria Bendoni, nel ruolo della madre ultranovantenne di Gianni, interpreta con naturalezza il personaggio. L’anziana signora ha una sicurezza dinanzi alla macchina da presa che sorprende, non fosse altro per il fatto che è alla sua seconda esperienza e che la sua carriera non è che all’inizio.

Tutte le altre caratterizzazioni dei personaggi, che intervengono nel film, sono di un buon livello.

Il Regista

Gianni Di Gregorio, atto di nascita 1949, romano, è un attore regista e sceneggiatore italiano. Ha curato la sceneggiatura di numerosi film, contribuendo anche nel ruolo di attore e regista del film “Pranzo di ferragosto”, per cui ha ottenuto il David di Donatello per il miglior regista esordiente .

Tra le sceneggiature più popolari: Gomorra, Gianni e le donne e Sembra morto …. ma è solo svenuto.

Spunti di riflessione

La terza età, una condizione a cui nessuno ci prepara e si prepara.

Regia. Gianni Di Gregorio

Attori: Gianni Di Gregorio, Valeria Bendoni, Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini, Valeria Cavalli, Teresa Di Gregorio

Giudizio

Distinto

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

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