Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





giovedì 14 ottobre 2010



LA SERBIA

La Repubblica di Serbia (serbo: Република Србија, Republika Srbija) è uno stato del sud-est dell'Europa, nella regione dei Balcani. Confina con Ungheria, Romania, Bulgaria, Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Croazia; si tratta di uno stato senza sbocco al mare. La capitale è Belgrado.

La Serbia era unita al Montenegro nell'Unione Statale di Serbia e Montenegro, ma in seguito al referendum del 21 maggio 2006, il Montenegro ha votato per l'indipendenza. A seguito del referendum, la Confederazione è stata sciolta e la Serbia (così come il Montenegro) è divenuta uno Stato sovrano.

Il 17 febbraio 2008 la maggioranza albanese della Provincia serba del Kosovo ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza con una dichiarazione approvata dal Parlamento del Kosovo. Il giorno seguente (18 febbraio) il Parlamento della Serbia ha dichiarato nulla e priva di ogni effetto la predetta proclamazione.

La Repubblica di Serbia è un paese membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa е dell'Organizzazione della Cooperazione Economica del Mar Nero. L'entrata nel WTO è prevista per la fine dell'anno 2010. La Serbia è considerata dal Fondo Monetario Internazionale come un paese dallo sviluppo medio-alto con un'economia in crescita ed è stata proclamata dalla Freedom House paese libero.

I cittadini della Serbia dal 2009 possono viaggiare senza obbligo di visto nei Paesi dell'Unione Europea.

LA STORIA

Per molto tempo i serbi vissero divisi nei due patriarcali principati di Raška e Zeta. Nel 1170, Stefan Nemanja, grande zupan di Rascia dal 1159, riuscì ad estendere il suo potere sulle tribù serbe di Zeta. All'epoca del passaggio della Terza Crociata, capeggiata da Federico Barbarossa, Stefan Nemanja tentò di assicurarsi l'appoggio dei crociati; si incontrò perfino con il Barbarossa a Nich, nel 1189, e poi di nuovo l'anno seguente, ottenendo dall'imperatore di Bisanzio, Isacco II Angelo, il riconoscimento dell'indipendenza della Serbia. Dopo aver abdicato a favore di suo figlio minore Stefan (1196-1227), Stefan Nemanja si ritirò inizialmente nel monastero di Studenica e in seguito sul monte Athos, dove si trovava già un altro dei suoi figli, Rastko, più noto con il nome di San Sava. Stefan I riuscì, con difficoltà, a conservare l'indipendenza della Serbia, sia nei confronti dell'Impero Latino di Costantinopoli, formatosi dopo la Quarta Crociata, che dall'Impero Bizantino, ricostituito a Nicea. Nel 1219 Sava, riconosciuto come metropolita della Chiesa serba diventata indipendente, incoronò il fratello Stefano; di fatto si trattò di una seconda incoronazione, dal momento che il papa Onorio III aveva già inviato, nel 1217, una corona reale a Stefan, sperando invano di riunire la Chiesa Serba a Roma. Stefan I Prvovencani fu il vero fondatore della monarchia serba a vantaggio della dinastia dei Nemanjici.

Alla sua morte, nel 1227, la Serbia completò la propria riorganizzazione attorno alla Raška, che ne divenne il centro, durante il regno dei figli di Stefan I, Radoslav (1227-1233), Vladislav (1233-1243) e Uros I (1243-1276).

La dinastia dei Nemanjic era riuscita a tenere la Serbia distante dalle crisi che all'epoca devastavano i Balcani e a mantenere il Principato indipendente. Durante il regno di Stefan VI Uros II (1282-1321) e di Stefano VII Uros III (1321-1331), la Serbia estese il suo potere in Macedonia e in Bulgaria, ma fu con Stefan IX Dusan (1333-1355) che essa conobbe il suo apogeo e il massimo fiorire della sua civiltà. Stefan IX Dusan regnava all'epoca su di un "impero" che comprendeva la Rascia, la Zeta, la Macedonia, l'Albania e la Tessaglia, per giungere infine al golfo di Corinto. Fu allora che la Serbia si rese definitivamente indipendente dalla tutela del patriarca di Costantinopoli e,nel 1346, l'arcivescovo di Pec fu elevato al rango di "patriarca di tutti i serbi". Da quel momento fino ad oggi il Patriarca di Pec sarà eletto da soli vescovi serbi. D'altronde fu proprio questo patriarca a incoronare a Uskub Stefan Dusan, col titolo di "zar di tutti i serbi". La tradizione ha fatto di Dusan il "Carlo Magno della Serbia".

Con la sconfitta avvenuta il 15 giugno 1389, quando Murad sbaragliò le forze serbe guidate dal principe serbo Lazzaro nella storica battaglia di Kosovo Polje, ed i successivi scontri nel nord del Paese, per la Serbia è iniziato il lungo periodo di dominazione ottomana (1459-1804). I serbi della Serbia propriamente detta, ovvero la grande maggioranza del popolo serbo, furono soggetti a un rigido regime di occupazione militare, provocato oltretutto dal loro categorico rifiuto di convertirsi alla fede musulmana. Le terre dei serbi diventarono proprietà del sultano che le trasformò in feudi militari ereditari o attribuiti in vita a funzionari turchi. Come era avvenuto già in Bulgaria e in Albania, i contadini serbi diventarono fittavoli degli occupatori turchi e tutte le famiglie serbe dovettero rifornire periodicamente l'esercito di reclute per il corpo dei Giannizzeri. La Chiesa Ortodossa Serba diventò a quel punto l'anima della resistenza. All'inizio dell'occupazione turca, la tolleranza era quasi totale e il patriarcato serbo di Pec (nella regione del Kosovo) venne ristabilito nel 1557, ma, dopo il fallimento della rivolta del 1688-1690, migliaia di serbi guidati dal Patriarca di Pec Arsenije III dovettero rifugiarsi in Ungheria, dove il re Leopoldo I concesse loro terre e privilegi: questa fu l'origine della popolazione serba nelle provincie meridionali dell'Ungheria. Per rappresaglia, i turchi soppressero il patriarcato di Pec e il clero serbo rimasto in patria venne annesso alla chiesa ortodossa greca.


Le terre serbe nel IX secolo secondo il De Administrando Imperio dell'imperatore bizantino Costantino VIILa Serbia, con l'inizio del XIX secolo, sostenuta anche dall'Impero Russo, ha cercato di aumentare la sua autonomia rispetto all'Impero Ottomano e si è strutturato nel semi-indipendente Principato di Serbia (1815). Il Principato è stato caratterizzato da una lotta interna fra le due dinastie più potenti del Paese, gli Obrenović e i Karađorđević. Il risveglio dei serbi di Serbia non fu solamente politico ma anche intellettuale. L'insegnamento compì sensibili progressi: nel 1835, secondo i dati dell'epoca, vi erano in Serbia 60 scuole elementari e nessun istituto superiore; nel 1859, il numero delle scuole elementari era arrivato a 352, di cui 15 riservate alle ragazze, alle quali bisogna aggiungere l'istituto di istruzione superiore di Belgrado, aperto nel 1855. Tuttavia i serbi di Serbia erano nettamente in ritardo in questo campo in rapporto ai loro fratelli che vivevano nell'impero asburgico.


Pietro I KarađorđevićAll'indomani del Congresso di Berlino, in cui venne ufficialmente riconosciuta come Stato Sovrano, la Serbia rimaneva un piccolo paese con poco più di 50.000 km quadrati, con strutture arcaiche e una popolazione di poco inferiore ai 2 milioni di abitanti. Senza accesso al mare, priva di ferrovie, la Serbia era costituita da un'immensa società contadina di piccoli e medi proprietari, le cui attività principali consistevano nella coltivazione dei cereali, nell'arboricoltura e nell'allevamento di maiali. Le pochi industrie manifatturiere erano specializzate nella trasformazione di prodotti agricoli. La sola città importante all'epoca era Belgrado, la capitale, con circa 30.000 abitanti.

Nel 1878 il Congresso di Berlino ha riconosciuto l'indipendenza della Serbia e del vicino Montenegro.

I due Stati hanno partecipato alle Guerre Balcaniche (1912-1913) contro Turchia prima e Bulgaria poi, uscendone rafforzati e ampliati territorialmente. Il progetto di una possibile unificazione dei due Regni è stato bloccato però dall'Austria-Ungheria.

La stessa Austria-Ungheria ha dichiarato poco tempo dopo guerra (28 giugno 1914) all'ambizioso Regno di Serbia, dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando da parte di Gavrilo Princip, un nazionalista serbo.

Dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, la Serbia, che aveva sostenuto il peso della guerra dalla fine del luglio 1914 e aveva subito perdite umane pari a quelli delle potenze occidentali, uscì ingrandita dal conflitto (con l'acquisizione della Vojvodina) e divenne parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (dal 1929 Regno di Jugoslavia), sotto la dinastia dei Karađorđević.

Durante la Seconda guerra mondiale, a seguito dello smembramento del Regno di Jugoslavia, la Serbia è divenuta uno Stato fantoccio della Germania nazista affidato da Hitler al generale Milan Nedić, lo stesso che nel 1918 ha fatto firmare la resa agli Imperi Centrali, in modo simile al generale Pétain in Francia, ed al nazista serbo Dimitrije Ljotić. Il Governo filonazista di Nedić ha collaborato pienamente con la Germania sino alla liberazione congiunta della capitale da parte dell'Armata Rossa e dei partigiani jugoslavi nell'ottobre 1944.

Tito in quell'occasione ha abbandonato l'isola di Lissa dove era sotto protezione inglese, e si è trasferito a Belgrado dove, per rendersi accettabile dalla città ostile al comunismo, ha proceduto ad ampie amnistie ai collaborazionisti integrandoli nella Armata Popolare di Liberazione.


Bandiera della Repubblica Socialista di Serbia
La fortezza di GolubacDopo la Seconda guerra mondiale, la Serbia ha costituito una delle sei Repubbliche della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (1945-1991), guidata per un lungo periodo da Tito. Immediatamente dopo la morte del maresciallo i nazionalismi e i particolarismi etnici e religiosi, imbavagliati da quasi 40 anni di comunismo si risvegliarono. In Serbia ciò avvenne con l'ascesa al potere di Slobodan Milošević, in Croazia con la fondazione dell'Unione Democratica Croata di Franjo Tuđman e l'aria di secessione invase ben presto il territorio jugoslavo. Le struttura statale della Jugoslavia si bloccò definitivamente agli inizi degli anni 90, con l'ennesima crisi nella provincia meridionale del Kosovo, ormai a maggioranza albanese, che chiedeva apertamente la definitiva indipendenza dalla Serbia. La Repubblica Socialista di Serbia, che considerava il Kosovo già sufficientemente autonomo rispetto a Belgrado e preoccupata per gli effetti della formazione di un secondo stato albanese nei Balcani, respinse le richieste albanesi e chiese aiuto a Slovenia e Croazia. Tuttavia i rappresentanti sloveni e croati guardavano con preoccupazione la nuova ondata di nazionalismo in Serbia e negarono l'aiuto. Il 25 giugno 1991 gli Sloveni, incuranti dei moniti di Belgrado,proclamarono l'indipendenza della Slovenia. La tensione si acuì e si trasformò in guerra civile dopo la proclamazione di indipendenza della Croazia.Lo scontro tra la minoranza serba che aveva fondato uno stato autonomo sostenuto più o meno apertamente da Belgrado e le autorità croate culminò nel 1995 con l'Operazione Lampo. Al termine di questa impresa militare la Croazia aveva allontanato dal suo territorio più di 200.000 serbi che si rifugiarono in Serbia e in Bosnia riportando il proprio controllo su tutte le zone occupate dall'Esercito Jugoslavo. Il 29 febbraio e il 1 marzo si tenne dunque nel territorio della Bosnia-Erzegovina il referendum sulla secessione dalla Jugoslavia. Il 64% dei cittadini si espresse a favore. I Serbi boicottarono però le urne e bloccarono con barricate Sarajevo.La guerra si concluse ufficialmente con gli Accordi di Dayton. Da ciò derivò una guerra civile che devastò il territorio della Bosnia e che ebbe il suo apice nel massacro di Srebrenica, un massacro che il governo di Belgrado solo di recente ha condannato. Nel 1992, in seguito allo scioglimento della RSFJ, Serbia e Montenegro si sono associati nella Repubblica Federale di Jugoslavia (1992-2003), divenuta Unione di Serbia e Montenegro nel 2003.

Con il referendum che si è svolto in Montenegro il 21 maggio 2006, il Montenegro ha deciso di uscire dall'Unione e di ottenere il riconoscimento internazionale e la piena indipendenza. La Serbia ha ottenuto così, indirettamente, la ricostituzione di un'entità statale nazionale autonoma dopo circa 90 anni in cui aveva sperimentato progetti di Federazione e Confederazione con le altre Regioni abitate dagli Slavi del Sud. Come stabilito dalla Carta Costituzionale della Confederazione, la Serbia è stata riconosciuta come diretto successore dell'Unione Statale, ereditando il seggio della Confederazione all'ONU, le associazioni alle organizzazioni internazionali e tutti i trattati bilaterali stipulati con gli altri paesi.

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