Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





lunedì 11 ottobre 2010



Carlo Felice, via libera
ai contratti di solidarietàIl ministro Bondi: “Mi impegno a sostenere il piano di rilancio del teatro. Lunga telefonata del responsabile dei Beni Culturali con il sindaco Marta Vincenzi. Aperte le consultazioni con aziende pubbliche e private disponibili a finanziare il teatro. Ma gli autonomi non si arrendono Il teatro Carlo Felice
Si apre uno spiraglio nella difficile vertenza del teatro Carlo Felice a rischio chiusura per crisi finanziaria. Dopo un incontro al Ministero del Lavoro fra i rappresentanti del Consiglio d'amministrazione del teatro genovese e i sindacati nazionali confederali, prende corpo la soluzione dei contratti di solidarietà che dovrebbero durare due anni e che potrebbero far risparmiare al teatro circa otto milioni di euro.

L'accordo trova un appoggio nelle dichiarazioni del Ministro Bondi che, dopo un colloquio telefonico con il sindaco Marta Vincenzi, ha assicurato la disponibilità a sostenere un piano di risanamento per Genova "a fronte dell'approvazione da parte dei sindacati di provvedimenti di tutele dei dipendenti e dei lavoratori". A questo punto è presumibile che lunedì ci sia una nuova riunione del consiglio d'amministrazione e successivamente una convocazione dei rappresentanti sindacali per giungere a una chiusura della vertenza.

La situazione, tuttavia, non è semplice. Cgil e Cisl avevano già dato la loro disponibilità a questa soluzione, ma gli autonomi si sono sempre mostrati ostili agli ammortizzatori sociali, siano essi cassa integrazione in deroga o contratti di solidarietà. La Fials annuncia la convocazione di un'assemblea generale a Genova per prendere posizione, sottolineando come questo sia il primo passo verso l'estensione degli ammortizzatori ad altri teatri che vivono situazioni di sofferenza più o meno analoghe a quella di Genova.

E' probabile che si possa andare a referendum tra i lavoratori già nei primi giorni della settimana. Il problema è il tempo. I contratti di solidarietà hanno tempi di applicazione più lunghi. E la crisi del teatro incombe, anche se forse la chiusura della vertenza, offrendo prospettive più rosee, potrebbe spingere qualche istituto di credito a riaprire i cordoni della borsa già per la parte finale del 2010.


Il teatro Carlo Felice è il principale teatro genovese ed uno dei più noti in Italia. Vi si tengono la stagione d'Opera lirica e Balletto e la stagione Sinfonica, oltre a recital e manifestazioni varie.

Il teatro è posto appena a lato della centrale piazza De Ferrari, in pieno centro cittadino, accanto al monumento equestre a Giuseppe Garibaldi e poco distante dalla fontana che rappresenta uno dei simboli della città.

Davanti al Teatro si trova oggi anche il capolinea della linea della metropolitana di Genova.

Nel 1825 venne indetto un concorso per il disegno di un nuovo teatro dell'opera. Avevano partecipato, fra gli altri, il genovese Carlo Barabino ed il 'milanese' Luigi Canonica. Vinse il primo e, il 21 gennaio 1826, vennero pubblicati sulla Gazzetta di Genova il progetto, le norme per l'appalto del teatro e indicazione precise sull'area che doveva occupare:

« L'area del convento e della chiesa di San Domenico, edifici già ridotti fin dal 1797 a magazzini e a caserma. »


Canonica, comunque, fu chiamato in un secondo tempo come consulente per la realizzazione del palcoscenico e della parte interna della curva della sala. Egli, infatti, già architetto reale del cessato Regno d'Italia (1805-1814), si era largamente illustrato in grandi edifici teatrali: l'allargamento del palcoscenico della Scala, il completamento del teatro di Como, la costruzione del Carcano e del Teatro Fiando di Milano, dei teatri di Cremona, Brescia, fra le altre realizzazioni.

Il teatro venne inaugurato il 7 aprile 1828, alla presenza dei sovrani del Regno di Sardegna, Carlo Felice e della regina Maria Cristina di Savoia, con la rappresentazione dell'opera di Vincenzo Bellini Bianca e Fernando su libretto del genovese Felice Romani. Nella circostanza, quest'opera venne rielaborata appositamente dall'autore.

La decisione di costruire un teatro da intitolare a Carlo Felice di Savoia era stata presa appena pochi anni prima la sua edificazione, ovvero fra il 1824 e il 1825. A tale decisione i governanti dell'epoca giunsero in considerazione del fatto che i teatri allora presenti fossero decisamente insufficienti.

Genova non aveva ancora un vero e proprio teatro per il melodramma, al tempo molto in auge, e fu così che la città decise di dotarsene di uno che potesse competere, sul piano dell'eleganza, con quelli allora presenti in tutta Italia. Fino ad allora in Genova il teatro più frequentato era stato quello di S.Agostino, dei Marchesi Durazzo, in legno, del secolo precedente ed ormai non più adatto ai tempi. La costruzione avvenne su un terreno che in passato aveva ospitato un convento che era stato successivamente abbattuto.

Nel Nuovo teatro Carlo Felice nel 1852 viene inaugurata l'illuminazione a gas, e nel 1892, per il centenario Colombiano, l'illuminazione elettrica.

Durante la seconda guerra mondiale il Carlo Felice - come viene comunemente chiamato - venne colpito due volte rimanendo parzialmente distrutto.

Da allora - e per diverse decadi - le rappresentazioni teatrali di rivista e d'opera si tennero nel vicino "Cinema Teatro Margherita" di via XX Settembre (oggi non più esistente e rimpiazzato da un grande magazzino

I bombardamenti della seconda guerra mondiale avevano distrutto i solai e le parti in carpenteria del teatro (palchi, soffittature, etc.). Erano rimasti i muri perimetrali, e con qualche accorgimento da improvvisata, lo si era ancora riuscito a utilizzare per alcune rappresentazioni (in una delle quali aveva cantato Maria Callas).

Era stato quindi deciso, dalla municipalità, che la città dovesse rifare in toto il suo teatro, per cui, nel 1946, venne bandito un concorso di architettura. A questo concorso parteciparono diversi architetti liguri, tra cui spicca il nome di Luigi Carlo Daneri, che vinse il secondo premio. Il primo premio fu, invece, assegnato, nel 1950, al progetto del gruppo di Paolo Antonio Chessa. Nel 1951 questi consegnò il progetto esecutivo. Tale progetto non fu mai eseguito e, nel 1963 fu definitivamente accantonato, affidando l'incarico a Carlo Scarpa, architetto di fama internazionale.

Scarpa portò avanti un progetto nell'arco di molti anni, elaborando diverse soluzioni e giungendo ad un progetto definitivo nel 1977, ma morì accidentalmente nel 1978 e, anche se il suo progetto fu approvato nel 1979, la sua idea non giunse mai alla realizzazione. Nel frattempo ciò che rimaneva dell'antico teatro venne demolito, lasciando in piedi il pronao neoclassico ed i portici del perimetro esterno; tali elementi sono stati in seguito preservati.

Nel 1981 fu bandito un altro concorso-appalto a due fasi. Il concorso si concluse nel 1984 e fu vinto dalla ditta Mario Valle s.p.a. di Arenzano, con il progetto degli architetti Aldo Rossi, Ignazio Gardella, Fabio Reinhart e Angelo Sibilla.

Il progetto prevedeva, come imposto dal bando di gara:

il mantenimento il pronao dorico ed il portico in pietra di promontorio, decorato con i bassorilievi originali;
la trasformazione in piazza coperta della zona dietro al pronao (dove era posizionato il foyer del vecchio teatro). Tale spazio sarebbe dovuto essere il punto di continuità viaria tra la Piazza De Ferrari e la retrostante Galleria Mazzini.
Inoltre, il progetto proponeva la ricostruzione, quasi letterale, del volume esterno prospiciente la piazza, mentre ipotizzava una immensa torre, quasi il doppio del volume barabiniano, nel lato posteriore. Tale torre doveva contenere il palco, e le relative macchine di scena, i camerini e le sale di prova. La scena era pensata per allestire quattro scenografie contemporaneamente, con una piattaforma mobile. La sala era a cavea (diversamente dal teatro barabiniano e da altri progetti di concorso).

Questa volta il progetto, che venne sviluppato al livello esecutivo, ebbe corso ed il 7 aprile 1987 fu posata la prima pietra del nuovo teatro. Nel 1991 la struttura (recuperata appieno attraverso una quasi totale riedificazione) è stata nuovamente inaugurata. Il nuovo teatro recupera, come su indicato, ciò che allora rimaneva delle antiche strutture mentre risulta del tutto nuovo negli interni.

La statua posta alla sommità del pronao, opera dello scultore Giuseppe Gaggini, venne sostituita da un calco mentre l'originale, dopo essere stato restaurato, venne collocato all'interno della Chiesa di Sant'Agostino in Sarzano.

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