Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





lunedì 4 maggio 2009





« Dice il cappellano della Basilica: "Ho sentito un rombo, paurosamente vicino, poi un colpo, un terremoto. Poi il silenzio. E una voce di fuori "Ė caduto un apparecchio!" »
(Cinegiornale "Settimana Incom")


La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI siglato I-ELCE con a bordo l'intera squadra del "Grande Torino" si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Furono trentuno le vittime.


L'aereo stava riportando a casa la squadra da Lisbona, dove aveva disputato un incontro amichevole con il Benfica per festeggiare l'addio al calcio del capitano della squadra lusitana José Ferreira. Nell'incidente perse la vita l'intera squadra del Torino. La formazione del Torino aveva vinto cinque scudetti consecutivi, dalla stagione 1942-'43 alla stagione 1948-'49 (i campionati '43-'44 e '44-'45 non vennero disputati a causa della seconda guerra mondiale) e costituiva i 10/11 della nazionale. Insieme a Fausto Coppi e Gino Bartali, il Grande Torino aveva contribuito con le sue imprese a dare lustro a una nazione che cercava di risollevarsi dopo i terribili anni di guerra, di fascismo e di occupazione tedesca.

Nell'incidente perirono anche i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l'equipaggio e tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Stampa). A identificare le salme dei periti venne chiamato tra gli altri l'ex commissario tecnico Vittorio Pozzo, che conosceva molto bene i calciatori del Torino. Lo spezzino Sauro Tomà, infortunato al menisco, non prese parte alla trasferta portoghese scampando miracolosamente all'incidente.

L'impatto che la tragedia ebbe in Italia fu fortissimo. Il Torino fu proclamato vincitore del campionato e gli avversari di turno, così come lo stesso Torino, schierarono le formazioni giovanili nelle restanti quattro partite contro la squadra granata. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto ai campioni. Lo shock fu tale che l'anno seguente la nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave.

Alle 17:03 un boato. L’aereo si è schiantato contro il terrapieno posteriore della Basilica, in volo orizzontale e allineato, senza un accenno di riattaccata o virata e si è praticamente disintegrato. L’unica parte rimasta parzialmente intatta è l’impennaggio. Alle 17:05 Aeritalia Torre chiama I-ELCE, ma non riceve alcuna risposta. Delle 31 persone a bordo non se ne è salvata nessuna.


Vittime dell'incidente

Giocatori

Valerio Bacigalupo
Aldo Ballarin
Dino Ballarin
Emile Bongiorni
Eusebio Castigliano
Rubens Fadini
Guglielmo Gabetto
Ruggero Grava
Giuseppe Grezar
Ezio Loik
Virgilio Maroso
Danilo Martelli
Valentino Mazzola
Romeo Menti
Piero Operto
Franco Ossola
Mario Rigamonti
Julius Schubert

Dirigenti

Arnaldo Agnisetta
Ippolito Civalleri
Andrea Bonaiuti (organizzatore delle trasferte della squadra granata)

Allenatori

Egri Erbstein
Leslie Lievesley
Osvaldo Cortina (massaggiatore)

Giornalisti

Renato Casalbore
Renato Tosatti
Luigi Cavallero

Equipaggio

Pierluigi Meroni
Celeste D’Inca
Celeste Biancardi
Antonio Pangrazi



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