Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 27 gennaio 2010





«Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare>>

Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) è stato uno scrittore italiano autore di racconti, memorie, poesie e romanzi.

Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Il suo romanzo Se questo è un uomo, che racconta le sue esperienze nel lager nazista, è considerato un classico della letteratura mondiale.

Primo Levi venne trovato morto nell'aprile 1987 alla base della tromba delle scale di casa sua, dando adito a sospetti di suicidio


Scritto da Primo Levi fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947, dopo il suo ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz, dove l’autore era stato rinchiuso dalla fine del 1943 e pubblicato per la prima volta nel 1947, Se questo è un uomo non ottenne un successo immediato. Nel 1956 la casa editrice Einaudi, la stessa che ne aveva rifiutato la pubblicazione nove anni prima, lo accolse fra i "Saggi". Da allora Se questo è un uomo é divenuto un successo editoriale pubblicato e ristampato in tutto il mondo.



Nel libro viene descritto il periodo di prigionia compreso fra due terribili inverni nord europei, inverni durante i quali il narratore vede numerosi suoi compagni morire di stenti a causa delle proibitive condizioni ambientali, del precario stato igienico-sanitario del campo, del lavoro massacrante. Levi si trova dinnanzi a un sistema, il lager, organizzato e finalizzato all’annientamento della dignità umana. Dentro questo folle progetto di distruzione, l’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione, la speranza: si cura solo, assurdamente, di non morire e per questo lotta; combatte per mantenere in piedi quel mucchietto di ossa, senza altro scopo che non sia quello di aggiungere sofferenza alla propria condizione.

In una pagina straordinaria, eppure terribile, che sembra quasi voler ammonire il lettore, Levi narra la pubblica esecuzione di un prigioniero responsabile di una tentata ribellione; rientrato nella baracca l’uomo non riesce a guardare in faccia il suo compagno: «Quell’uomo doveva essere duro, doveva essere di un altro metallo del nostro, se questa condizione, da cui noi siamo rotti, non ha potuto piegarlo. Perché anche noi siamo stati rotti, vinti: anche se abbiamo saputo adattarci, anche se abbiamo finalmente imparato a trovare il nostro cibo e reggere alla fatica e al freddo, anche se ritorneremo. Abbiamo issato la menaschka sulla cuccetta, abbiamo fatto la ripartizione, abbiamo soddisfatto la rabbia quotidiana della fame, e ora ci opprime la vergogna». I più fortunati riescono a migliorare le proprie condizioni, i più deboli cadono sempre più in basso: ma che giovamento traggono i primi dal sopravvivere sulle spalle dei secondi, che vita sorge dallo spettacolo quotidiano dell’annientamento dei propri simili?



Il tramonto di Fossoli

Io so cosa vuol dire non tornare
A traverso il filo spinato
ho visto il sole scendere e morire;
ho sentito lacerarmi la carne
le parole del vecchio poeta:
"Possono i soli cadere e tornare:
a noi, quando la breve luce è spenta,
una notte infinita è da dormire"

Primo Levi
7 febbraio 1946

Fossoli è un piccolo paesino alle porte di Carpi, poco sopra Modena e fu l'anticamera del lager.Quello di Fossoli fu un campo di concentramento,che a differenza di un lager, non aveva camere a gas, non si era condannati ai lavori forzati e non era la morte sul posto, l'obiettivo della sua costruzione.
Il campo di Fossoli serviva a radunare persone: dapprima prigionieri alleati in una tendopoli piuttosto ampia che sorge sul retro del campo che si può visitare, successivamente fu adibito a campo di raccolta per oppositori politici e successivamente, alla fine del 1943 con l'avvento della Repubblica Sociale con la costruzione delle parti in muratura, diventò campo di concentramento per ebrei e detenuti politici. Ai primi del 1944 la gestione passò direttamente alle SS che trovarono comoda la sua posizione per far partire i convogli verso i lager in Germania. Perché le autorità italiane avessero deciso di collocare proprio lì un campo di prigionia resta un mistero indecifrabile.

Da Fossoli partirono almeno 5.000 prigionieri verso l'inferno. Fra loro anche Primo Levi.
Successivamente, alla fine della guerra le abitazioni vennero occupate da sfollati, dal '47 al '52 dalla comunità cattolica di Nomadelfia ed infine dai profughi giuliani e dalmati. Negli anni '70 si aprì il museo del deportato che indusse il Comune di Carpi a richiedere l'acquisto del territorio dall'intendenza di finanza che nel 1984 venne ceduto a titolo gratuito in base ad una legge speciale.







27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA PER NON DIMENTICARE

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