Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





martedì 10 febbraio 2009

Abramo è riuscito ad uccidere Isacco,alle 8,10 del 9 febbraio di un giorno come tanti,uno già uguale.
Isacco(Eluana) muore perché Abramo(Beppino Inglaro) vuole restituire dignità alla fanciulla,ormai fatta donna nella malattia,che da 17 lunghi anni vive in stato vegetativo,senza possibilità di soluzione alcuna e di rispettarne la sua ultima volontà, cioè di morire piuttosto che vivere nella sua condizione.
Questi i fatti nella loro crudezza,con i quali mass-media e politica hanno pasteggiato!
Io nel dire addio a “Lei”voglio riflettere sulla solitudine dei tre protagonisti di questa tristissima storia,passati nel silenzio in 17 lunghi anni e vissuti nel clamore,negli ultimi istanti. E’ solo il padre nella scelta,è sola la madre nel dolore,è sola Eluana nel trapasso. Tutti e tre chiusi in un bozzolo di freddo,tutti e tre distanti se pur uniti dal vincolo di un grande amore e tutti e tre a consumati da un dolore non umano.
Beata,allora la morte dell’area mediterranea,mutuata dai riti degli antichi greci e latini,quando il trapasso dell’uno apparteneva a tutta la comunità nella quale era vissuto. I lai e le prefiche tutte vestite di nero intorno al feretro confortavano il dolore dei parenti stretti nel lutto più cupo.
Ho voglia di credere in una morte giusta,in una morte uguale,in una morte voluta da Dio,che ci prende quando e come senza che si sappia. Non voglio sulla mia agenda apporre l’appuntamento della mia fine.
Non voglio essere Dio,voglio con Totò ripetere
“La morte o sai ch rè
é’ na livella."





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