Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 3 febbraio 2010




« Io non ho nome. - Io son la rozza figlia / dell'umida stamberga; / plebe triste e dannata è la mia famiglia, / ma un'indomita fiamma in me s'alberga. »
(Ada Negri, da Senza Nome, Fatalità 1892)

Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945) è stata una poetessa e scrittrice italiana. È ricordata inoltre per essere stata la prima donna ad essere ammessa tra gli Accademici d'Italia.

Le sue origini erano umili: suo padre Giuseppe era vetturino e sua madre, Vittoria Cornalba, tessitrice; passò l'infanzia nella portineria del palazzo dove la nonna, Peppina Panni, lavorava come custode presso la nobile famiglia Barni

In portineria Ada passava molto tempo sola, osservando il passaggio delle persone, come descritto nel romanzo autobiografico Stella Mattutina (1921).

Ad appena un anno dalla nascita era rimasta orfana del padre, avvinazzato e avvezzo al canto, considerato, dunque, un peso dalla madre Vittoria: fu grazie ai sacrifici di questa, la quale cercò un guadagno sicuro in fabbrica, che Ada poté frequentare la Scuola Normale femminile di Lodi, ottenendo il diploma di insegnante elementare

suo primo impiego fu al Collegio Femminile di Codogno, nel 1887. La vera esperienza d'insegnamento che segnò la sua vita e la produzione artistica, però, fu intrapresa a partire dal 1888, nella scuola elementare di Motta Visconti, paesotto in provincia di Milano nel quale Ada passò il periodo più felice della sua vita; al mestiere di maestra è legata e contemporanea l'attività di poetessa: fu in questo periodo iniziò a pubblicare i suoi scritti su un giornale lombardo, il Fanfulla di Lodi.


A Milano entrò in contatto con i membri del Partito socialista italiano, anche grazie agli apprezzamenti ricevuti da alcuni di essi per la propria produzione poetica, nella quale è molto sentita la questione sociale. Tra essi ebbe fondamentale ruolo il giornalista Ettore Patrizi, col quale ebbe intense relazioni epistolari; conobbe poi Filippo Turati, Benito Mussolini e Anna Kuliscioff (della quale ebbe a dire di sentirsi sorella ideale).

Nel 1894 vinse il Premio Milli per la poesia

Il 1896 fu l'anno di uno sbrigativo e presto fallimentare matrimonio con Giovanni Garlanda, industriale tessile di Biella, dal quale ebbe la figlia Bianca, ispiratrice di molte poesie, e un'altra bambina, Vittoria, che morì a un mese di vita. Da questo periodo le sue vicende personali modificarono fortemente la sua poetica e le sue opere divennero fortemente introspettive e autobiografiche

Nel 1931 fu insignita del Premio Mussolini per la carriera; erano gli anni in cui Benito Mussolini ancora utilizzava i rapporti nati nel suo periodo socialista. Il premio consacrò Ada Negri come intellettuale di regime, tanto che nel 1940 fu la prima donna membro dell'Accademia d'Italia. Non rinnegò mai la sua adesione al regime

Morì nel 1945.

Ferma al quadrivio, mentre piove e spiove sotto l'aspro alternar delle ventate schioccanti come fruste sulle facce di chi va, di chi viene, una vecchietta vende rami di pèsco.

O Primavera per pochi soldi!
O riso, o tremolìo di stelle rosee su bagnate pietre!

Scompare agli occhi miei la strada urbana con fango e folla e strider di convogli sulle rotaie, e saettar nemico
d'automobili in corsa.

Ecco, e in un campo mi trovo:
è verde, di frumento a pena sorto dal suolo:pioppi e gelsi intorno
con la promessa delle fronde al sommo
dei rami avvolti in una nebbia d'oro:
e pèschi: oh, lievi, oh, gracili, d'un rosa che non è della terra: ch'è di tuniche d'angeli, scesi a benedire i primi germogli, e pronti, a un alito di brezza,a rivolar da nube a nube in cielo
Ada Negri



Soffro. Lontan lontano
Le nebbie sonnolente
Salgono dal tacente
Piano.

Alto gracchiando, i corvi,
Fidati all'ali nere,
Traversan le brughiere
Torvi.

Dell'aere ai morsi crudi
Gli addolorati tronchi
Offron, pregando, i bronchi
Nudi.

Come ho freddo!... Son solo;
Pel grigio ciel sospinto
Un gemito d'estinto
Vola;

E mi ripete: Vieni,
È buia la vallata.
O triste, o disamato,
Vieni!...

ADA NEGRI

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