Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





mercoledì 23 febbraio 2011


N.AFRICA E M.ORIENTE

FONTE.ANSA.IT


La rivolta contro i regimi
Tutto e' cominciato con il 'sacrificio' di un venditore di frutta in Tunisia


Il giovane ambulante Mohamed Bouzizi, che si e' dato fuoco lo scorso 17 dicembre a Sidi Bouzid in segno di protesta per le condizioni di vita, la poverta', la frustrazione cui il regime dell'ex presidente Ben Ali aveva costretto i tunisini. E quello sguardo troppo poco convincente del dittatore giunto al suo capezzale aveva fatto il resto. La 'rivolta del gelsomino' era partita cosi'. Ma subito si era parlato di potenziale effetto
domino , gia' con le prime emulazioni: in Algeria, in Marocco, in Mauritania e in Egitto, giorno dopo giorno uomini si davano fuoco per protesta. Poi le proteste in Giordania e fino ai 'confini' del mondo arabo, nello Yemen, dove dimostranti hanno invocato le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da trent'anni, che ha infine promesso di non ricandidarsi.

La conferma che non si torna piu' indietro era giunta poco dopo, il 25 aprile. Mentre i tunisini, senza piu' il presidente-dittatore, urlavano ancora in piazza ''Degage'', ovvero ''fuori'' dal governo provvisorio tutti gli uomini legati al vecchio regime, anche le strade del Cairo, di Alessandria, di Suez, si riempivano di manifestanti. Improvvisamente, lo sguardo del mondo dalla Tunisia si e' allargato a tutta l'area: l'impensabile era accaduto quando Ben Ali, che per 23 anni aveva 'regnato' con il pugno di ferro, circondato dall'odiata famiglia della moglie Leila Trabelsi, era stato costretto alla fuga il 14 gennaio.

Una 'rivoluzione', ''la prima del mondo arabo'', aveva detto qualcuno. Un augurio o una profezia? Sta di fatto che a poco meno di un mese di distanza, sotto la pressione della piazza, oggi e' caduto anche un altro rais, quello ritenuto il piu' solido di tutti. L'idea che la loro piccola Tunisia, 10 milioni di abitanti in tutto, sia stata ''imitata'' dal grande Egitto, con i suoi 80 milioni di abitanti e il suo peso geopolitico nel cuore del Medio Oriente, inorgoglisce il popolo tunisino: ''Abbiamo dato loro il coraggio, l'iniziativa, la motivazione'', commentano commossi oggi a Tunisi in festa. ''La caduta di Mubarak e' il successo della nostra rivoluzione''.





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