
Titano di potenza e di audacia. Il Napoleone d’un'epoca musicale. »
(Giuseppe Mazzini, Filosofia della musica)
Oggi è il 29 febbraio, accade ogni 4 anni che ci sia il giorno 29. Dovra'passare tutto questo tempo per postare una notizia, in questo giorno nel mio blog. Per oggi ho scelto Gioacchino Rossini nato a Pesaro, 29 febbraio 1792.
Gioachino Rossini, o Gioacchino, all'anagrafe Giovacchino Antonio Rossini(Pesaro, 29 febbraio 1792 – Parigi, 13 novembre 1868), è stato un compositore italiano.
La sua attività ha spaziato attraverso vari generi musicali, ma è ricordato soprattutto come uno dei grandi operisti della storia, autore di spartiti famosissimi e celebrati quali Il barbiere di Siviglia e Guillaume Tell.
La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere
Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il Cigno di Pesaro - come fu definito [2] - impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie.
Un uomo da invidiare, parola di Stendhal
Gioachino Rossini è stato ed è molto amato anche all'estero; sulla sua figura sono stati scritti numerosi libri e biografie. Celeberrima, anche se - a detta di molti critici - del tutto inattendibile, è la Vita di Rossini scritta da Stendhal, quando il compositore aveva trentadue anni.
Si legge nella prefazione:
« È difficile scrivere la storia di un uomo ancora vivo ... Lo invidio più di chiunque abbia vinto il primo premio in denaro alla lotteria della natura ... A differenza di quello, egli ha vinto un nome imperituro, il genio e, soprattutto, la felicità."
Rossini, uomo dalle mille sfaccettature, è stato descritto dai numerosi biografi in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant amante della buona tavola e delle belle donne; spesso è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la sua produzione musicale, alla fine, si rivelerà incomparabile (sebbene arricchita da numerosi centoni, brani musicati precedentemente e riutilizzati per nuove opere che il compositore prestava a se stesso in una sorta di auto-plagio). Il 15 marzo 1847 Rossini ottenne dalla Repubblica di San Marino il titolo di nobile e venne altresì proposto, il 10 dicembre 1857, per l’ascrizione al patriziato della città di Lugo.
Le ricette del Rossini bon vivantRossini era un amante della buona cucina. Sin da bambino - secondo i suoi biografi - avrebbe fatto il chierichetto essenzialmente per poter bere qualche ultima goccia del vino contenuto nelle ampolline della Messa. Ma, lo si capisce facilmente, questa asserzione - pure riportata in passato - ha il sapore della leggenda che, nel tempo, si è costruita attorno ad un personaggio sicuramente dalle molte sfaccettature e ricco di ironica originalità.
Una delle frasi che gli vengono attribuite e che, per questo aspetto, meglio lo definiscono è quella secondo cui l'appetito è per lo stomaco quello che l'amore è per il cuore. Non conosco - soleva aggiungere - un lavoro migliore del mangiare.
Il compositore era spesso alla ricerca di prodotti di ottima qualità che faceva giungere da diversi luoghi: da Gorgonzola l'omonimo formaggio, da Milano il panettone, ecc.
Era anche grande amico di Antonin Carême, uno dei più famosi chef dell'epoca, il quale gli dedicò parecchie delle sue ricette, e Rossini, viceversa, creò arie per piano intitolate ad antipasti e dessert.[9]
Una delle ricette che Rossini amava di più è l'insalata che aveva personalmente ideato, composta da mostarda, limone, pepe, sale, olio d'oliva e tartufo.
Nel libro "Con sette note", di Edoardo Mottini, è scritto che un ammiratore - vedendolo così ilare e pacifico - chiese al maestro se egli non avesse mai pianto in vita sua: "Sì", gli rispose, "una sera, in barca, sul lago di Como. Si stava per cenare e io maneggiavo uno stupendo tacchino farcito di tartufi. Quella volta ho pianto proprio di gusto: il tacchino mi è sfuggito ed è caduto nel lago!"
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