Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





martedì 28 giugno 2011


TUTTE LE MIE POESIE IN TABLET


DA OGGI E' POSSIBILE LEGGERE TUTTE LE MIE POESIE, PUBBLICATE IN SEI RACCOLTE, IN UN UNICA SOLUZIONE.COME? BASTA RICOPIARE NELLA BARRA DEGLI INDIRIZZI,IL SEGUENTE LINK:

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"VERSI...NON DIVERSI"
(POESIE 1994-2005)

BUONA LETTURA,DALLA VOSTRA POETESSA PREFERITA.

lunedì 20 giugno 2011


Rimedargento” La mostra del gioiello contemporaneo a Salerno

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

“Rimedargento” è il nome dato alla la mostra del gioiello contemporaneo, esposto a Salerno, presso il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana, in Via Mercanti, nei primi due weekend di giugno. Quattro i giovani espositori: Donatello Amabile, Claudia Parrilli, Deborah Napolitano e Paola Siciliano, che con la loro creatività hanno voluto omaggiare la figura del grande Poeta Salernitano, Alfonso Gatto: “Salerno rima d’inverno, Salerno rima d’argento, o dolcissimo inverno”, si legge sulla bellissima collana creata dall’architetto- artista Donatello Amabile, ma non è l’unica traccia del poeta che si rileva nella mostra. Infatti Maria Cucciniello, nella brochure di presentazione scrive “…Una città, evocata per assonanza, tra citazioni poetiche ed ispirazioni, liberamente tratte da quelle quotidianità che il poeta salernitano ha saputo cogliere guardando alla sua terra, cantando il disincanto”. Così i gioielli dei giovani artisti, manipolati sapientemente con l’oro, l’argento e pietre, sono la sintesi di una città compiutamente marinara. Ed anche il luogo utilizzato per l’allestimento della mostra, il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana, è stato perfetto, cornice più adatta, non si poteva pretendere. Il cuore generoso della vecchia Salerno si è aperto a scrigno per contenere e nel contempo mostrare ciò che Donatello, Claudia, Deborah e Paola sono stati capaci di creare. La materia usata e addomesticata si è manifestata raffinata e solare nella creatività di Donatello, accogliente ed intima in quella di Paola, nodosa e marinara, invece, in quella di Claudia ed infine per Deborah una creatività tutta positiva, aperta al dialogo e alla tolleranza.

Alla mostra hanno partecipato: il Comune di Salerno, la Soprintendenza per i BAP di Salerno ed Avellino, la Scuola Medica Salernitana- Museo Virtuale, l’Azienda Soggiorno e Turismo di Salerno.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu

venerdì 17 giugno 2011


IL CULTO RELIGIOSO PER LA MADONNA DEL CARMINE

Il 16 luglio la liturgia cattolica celebra la memoria liturgica mariana della S.S. Vergine del Carmelo. Il Monte Carmelo è un piccolo promontorio che si distende sul Mar Mediterraneo fino alla pianura di Edrelon. “Karmel” vuol dire “giardino”, “Paradiso di Dio”, un luogo ameno caratterizzato da una vegetazione rigogliosa che la siccità, rischiava di distruggere per sempre. La pioggia rappresenta la salvezza della siccità come Maria lo è dall’aridità del male. Nel I secolo , nell’anno 93 per la precisione, un ristretto gruppo di monaci innalzò una cappella in onore della Vergine, vicino al luogo dell’apparizione. Quella cappella sarebbe diventata il grande santuario Stella Maris. A partire da quella data si istituì l’Ordine dei Carmelitani, il cui fondatore è difficilmente identificabile, dato che lo stesso Elia potrebbe essere considerato tale. Chiese, cappelle, simboli eretti in nome della Vergine si sono moltiplicati nei secoli successivi in tutti i paesi del mondo: quelli legati al Carmelo sorsero in varie città italiane, come Messina e Pisa, ed europee, come Parigi e Kent. Proprio dalla regione inglese proveniva Simone Stock, che diventerà Superiore generale dell’Ordine dei Carmelitani. Quest’umile inglese, che era fuggito dalla casa paterna a soli dodici anni in preda a una crisi spirituale e aveva trovato riparo nel tronco cavo di una quercia, legherà il suo nome all’episodio prodigioso dello Scapolare, il simbolo universale dell’Ordine Carmelitano. Lo Scapolare è un abito di dimensioni ridotte: due pezzi di stoffa di saio tenuti insieme da una cordicella da appoggiare alle scapole. Su entrambi i pezzi di stoffa è rappresentata l’immagine di Maria. Non si tratta certo di un indumento decorativo, quanto di un dono che la Vergine offrì a Simone e agli uomini tutti : liberare dalle pene dell’Inferno chiunque lo indossasse. Si diventa della Confraternita dello Scapolare di Nostra Signora del Monte Carmelo ricevendo lo Scapolare, che deve necessariamente essere “imposto” (ossia posto attorno alle spalle), secondo il rituale previsto a tale fine. In casi di secondo di emergenza (pericolo di morte), e qualora fosse impossibile rintracciare un sacerdote, anche un laico può imporre, a se stesso o ad altri, recitando una preghiera alla Santa Vergine, uno Scapolare precedentemente benedetto da un prete. Qualunque sacerdote o diacono può ormai effettuare l’imposizione dello Scapolare (non è più necessario, come in passato, ottenere un’autorizzazione speciale da parte dell’Ordine dei Carmelitani scalzi). A tale scopo occorre utilizzare una delle formule di benedizione previste dal Rituale romano. Anche alcuni laici, dotati dei necessari poteri da parte dell’Ordine dei Carmelitani, possono imporlo. Lo Scapolare del Monte Carmelo è costituito da due pezzetti di lana marrone di forma rettangolare quadrata, non lavorati a maglia ma tessuti, legati fra loro da due fili, che consentono di indossarli, uno sul petto e l’altro sulla schiena. Non è necessario che ci sia l’immagine della Santa Vergine, ma averne una attaccata alla stoffa è un’abitudine pia e lodevole. Lo Scapolare deve essere indossato in maniera moralmente continuativa (quindi anche durante la notte); naturalmente, è possibile toglierlo per lavarsi, senza per questo smettere di beneficiare della promessa. Può essere nascosto sotto gli abiti. Viene benedetto una volta per tutte al momento dell’imposizione. Se lo Scapolare si sporca o si logora, si può quindi sostituirlo senza bisogno di ricorrere a una nuova cerimonia di benedizione o di imposizione (la benedizione del primo Scapolare viene trasmessa ai seguenti). Papa San Pio X ha concesso la facoltà di sostituire lo Scapolare di tessuto con una medaglia, soprattutto in ragione della rapida usura cui è sottoposta la stoffa nei paesi a clima caldo. Da allora, tale concessione è stata estesa al mondo intero. Quindi, con la medaglia dello Scapolare, si può beneficiare delle tre promesse della Santissima Vergine: preservazione dalle fiamme eterne, liberazione dal Purgatorio (privilegio sabatino) e protezione contro i pericoli dell’anima e del corpo. E’ opportuno, però, osservare che la medaglia non può essere imposta. E’ necessario, quindi, ricevere, secondo le norme riportate oltre, un primo Scapolare in stoffa, che solo in un secondo momento potrà essere sostituito dalla medaglia (precedentemente benedetta con la formula di benedizione dello Scapolare o con un semplice segno della croce). Su una faccia della medaglia dovrà essere rappresentata l’immagine di Nostro Signore che mostra il suo Cuore, sull’altra la Santa Vergine. La medaglia dello Scapolare può essere portata al collo o in altra maniera. Se si cambia medaglia, non è necessario imporvi una seconda benedizione. Bisogna, però, insistere sul fatto che la Chiesa predilige lo Scapolare di stoffa, poiché rappresenta meglio l’abito donato dalla Santa Vergine a San Simone Stock. La concessione della medaglia è solo una dispensa, e i papi San Pio IX e Benedetto XV, che l’hanno espresso anche il desiderio che i fedeli continuassero a portare, se possibile, lo Scapolare di lana. Si può ovviare al logorio del tessuto, ricoprendo lo Scapolare con una protezione di plastica oppure, semplicemente, cambiando spesso Scapolare. Lo Scapolare logorato dovrà essere bruciato o gettato in un involucro, in modo da evitare che venga profanato. Requisiti per beneficiare delle promesse sono: per la promessa principale, la preservazione dall’Inferno, non esiste alcun requisito particolare, salvo quello di ricevere lo Scapolare con un’intenzione retta, e di portarlo nell’ora della morte (se un malato in ospedale ne viene privato contro la sua volontà, si suppone che abbia continuato a portarlo. In questi casi, si può anche chiedere che lo Scapolare venga appeso al capezzale del malato ). Lo Scapolare può essere imposto a persone non cattoliche, a patto che queste ne comprendano il significato. Si sono avverati casi di conversione miracolosa di protestanti o persino di pagani, che avevano ricevuto lo Scapolare. Per beneficiare del “privilegio sabatino” (liberazione dal Purgatorio da parte della Santa Vergine nel sabato che segue la morte), occorre inoltre soddisfare tre requisiti: Portare abitualmente lo Scapolare, Conservare la castità consona alla propria condizione (totale nel celibato e coniugale nel matrimonio ); si noti che tale obbligo non aggiunge nulla ai doveri di ogni cristiano riguardo la castità , recitare quotidianamente il piccolo Ufficio della Santa Vergine. I sacerdoti, imponendo lo Scapolare, hanno il potere di commutare quest’obbligo un po’ complicato, ad esempio prescrivendo, in sostituzione, la recita quotidiana del Rosario. I laici non esitino a farne richiesta. Portare lo Scapolare non è un obbligo e il non farlo non implica un peccato. Quindi, dopo averlo ricevuto, si può decidere di non portarlo senza commettere un errore morale, ma non si beneficerà più delle promesse. Chi riprendesse ad indossarlo dopo averlo abbandonato per un certo tempo, anche per anni, non ha bisogno di farselo imporre nuovamente. Non pare affatto assennato imporre lo Scapolare senza aver spiegato alla persona interessata di cosa si tratti, o essersi accertati delle sue oneste intenzioni. Conviene invece far leggere dei documenti sullo Scapolare e , se possibile, conferire alla cerimonia di imposizione una certa solennità (è preferibile che abbia luogo in una Chiesa). Viene concessa l’indulgenza parziale (condono di una parte delle pene che dovranno soffrire al Purgatorio) a coloro che portano piamente lo Scapolare o la medaglia, ogni qualvolta mettono in atto la loro unione con la Santissime Vergine o con Dio tramite lo Scapolare, baciandolo oppure formulando intimamente un desiderio, un’ispirazione, un’invocazione; viene concessa l’indulgenza plenaria (condono di tutte le pene del Purgatorio) nel giorno in cui si riceve per la prima volta lo Scapolare, come pure nella festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, il16 luglio, del santo profeta Elia il 20 luglio, di Santa Teresa del Bambin Gesù il 1° ottobre, di tutti i Santi dell’Ordine del Carmelo il 14 novembre, di Santa Teresa di Gesù il 15 ottobre, di San Giovanni della Croce il 14 dicembre, di San Simone Stock il 16 maggio. Tale indulgenza è concessa alle seguenti condizioni : confessione, comunione, esclusione da ogni attaccamento al peccato, anche veniale ( il che significa che si preferirebbe morire piuttosto che commettere deliberatamente un peccato veniale), preghiera per il Papa (ad esempio, “Padre Nostro” ed una “ Ave Maria”); volontà di osservare gli impegni dell’Associazione dello Scapolare : ai confratelli del santo Scapolare viene raccomandato con insistenza di condursi con integrità e purezza, in modo da essere degni della materna protezione e delle promesse della Santa Vergine. E’ necessario precisare che lo Scapolare dispensa dal portare la propria croce ogni giorno dietro Gesù Cristo e sfuggire il Peccato? Certamente no. Ma questa veste, che fa di noi i servi della Santissima Vergine Maria, sarà una fonte di grazia che ci renderà più lievi i sacrifici e le rinunce imposte dall’allontanamento dal peccato e dall’imitazione del nostro Salvatore, unica via che conduce alla felicità celeste. “Per mezzo dello Scapolare, i devoti della Madonna del Carmelo esprimono la volontà do modellare la propria esistenza sull’esempio di Maria, la Madre, la Padrona, la Sorella, la Vergine purissima, accogliendo con cuore purificato la Parola di Dio e dedicandosi con zelo al servizio dei fratelli …”(Giovanni Paolo II, Osservatore Romano del 26 luglio 1988). Non dimentichiamo mai la prodigiosa promessa: “Chiunque muoia rivestito di questo abito sarà preservato dalle fiamme eterne”.


(video Maria Serritiello)

XXVII PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA "ALFONSO GATTO"
DI MARIA SERITIELLO


XXVII Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto Giovedì 16 Giugno 2011 08:24 Scritto da Maria Serritiello 0 Comments Quando fu chiesto ad Alfonso Gatto chi fosse, lui, stigmatizzando, rispose: “Io sono Salerno”. Ed al poeta, il cittadino più illustre della città, Salerno dedica, da 27 anni il Premio internazionale di Poesia, più prestigioso, in assoluto del meridione, noto in Italia e all’estero. Un premio , l’ “Alfonso Gatto”, ambito da ogni scrittore, tant’è che, nel corso delle passate edizioni, sono stati premiati nomi autorevoli della letteratura italiana, tra i quali: Eduardo Sanguineti, Maria Luisa Spaziani, Dante Maffia, Maurizio Cucchi, Raffaele Nigro, solo per citarne alcuni.



Il Galà di premiazione, come ogni anno, si è tenuto nello splendido Teatro Municipale “Giuseppe Verdi”, il 9 giugno scorso e tutta la manifestazione è stata organizzata dal Lions Club “Salerno Hippocratica Civitas, presidente:Maria Lanzara, sotto l’alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Comune di Salerno. Hanno collaborato all’evento: il Comune di Salerno, Salerno Energia, Centrale del latte.



Ha condotto la manifestazione con squisito garbo, giusta spigliatezza e confermata professionalità, Vittoriana Abate, salernitana doc, giornalista, conduttrice televisiva ed inviata Rai. Da 17 anni in carriera nel più prestigioso organo di comunicazione, anche quest’anno non è voluta mancare all’appuntamento culturale più importante della sua città. Presenti in sala: l’assessore alla cultura Ermanno Guerra, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Salerno, il Senatore Alfonso Andria, il Consigliere Regionale Gianfranco Valiante e la Presidente Onoraria del Premio Internazionale, Paola Gatto , figlia del Poeta.



L‘evento si è svolto in base a tre categorie di selezione: Premio Opera Edita, Premio Opera Prima, Premio Giuria Giovani e si è avvalso della formazione di due giurie: Giuria Giovani, Presidente Prof .re Luigi Reina con studenti del Liceo Classico F. De Sanctis - Salerno e G.B. Vico –Nocera Inferiore. Giuria Ufficiale del Premio : Prof. Walter Mauro (Presidente): scrittore, giornalista e critico letterario e musicale;
Prof. Dante Maffia, poeta, romanziere e saggista, già vincitore del Premio Gatto;
Prof. Francesco D’Episcopo, docente di letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Napoli “ Federico II”, studioso affermato dell’opera di Gatto;
Prof. Luigi Reina, docente di letteratura italiana presso l’ Università degli Studi di Salerno
Prof. Raffaele Nigro, scrittore e giornalista, autore di romanzi di grande successo, come I fuochi del Basento, vincitore del Premio Campiello nel 1987, e Diario mediterraneo, vincitore del Premio Cesare Pavese nel 2000.

Sia la giuria Giovani, che la giuria del Premio sono stati concordi nella votazione e nell’individuare i vincitori, così hanno vinto la XXVII Edizione del Premio Internazionale di Poesia:

Premio Alfonso Gatto Giuria dei Giovani a:
Vincenzo Incenzo per la raccolta
Cinema Mundi (Edizioni Lieto colle)





Premio Opera Prima a:
Vincenzo Incenzo per la raccolta
Cinema Mundi (Edizioni Lieto colle)





Premio Opera di Poesia a:
Luciano Luisi per la raccolta
L’ombra e la luce (Poesie 2004-2010)
(Collana “Labirinti” dell’editore Carabba)



E’ stata assegnata, nel corso della cerimonia, la Menzione d’Onore a Giuseppe Liuccio, scrittore e giornalista, per la profonda amicizia che l’ha legato al poeta e di cui nel tempo ha coltivato la memoria e alla poetessa Ninì Di Stefano Busà, per “Quella luce che tocca il mondo” (Edizioni Bastogi)

Gli intermezzi musicali sono stati eseguiti dal M. Valerio Celentano(chitarra) e dal M. Domenico Farina (flauto), del Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, mentre la Compagnia dell’Eclisse di Salerno con Felice Avella, Marianna Esposito, Roberto Lombardi e Flavia Palumbo, hanno letto poesie e prose ispirate alle città di Alfonso Gatto.



Cenni biografici dei vincitori

Vincenzo Incenzo è nato a Roma da una famiglia di musicisti (suo padre è stato orchestrale dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia) ed è egli stesso musicista: ha iniziato giovanissimo a studiare pianoforte e chitarra; ha conseguito il diploma di solfeggio al Conservatorio di Santa Cecilia e si è laureato al DAMS di Bologna. Innamorato dell'arte in tutte le sue espressioni, si divide tra la musica, i libri, il teatro e la pittura. È stato paroliere di grandi nomi della musica pop italiana: da Renato Zero ad Antonello Venditti, da Lucio Dalla a Sergio Endrigo, da Patty Pravo a Ornella Vanoni, Michele Zarrillo, Tosca, la PFM e tanti altri. Per la sua attività di autore ha ricevuto due volte il Premio Lunezia e il Premio SIAE Autori.



Luciano Luisi è nato a Livorno da madre toscana e padre pugliese; ha trascorso l'infanzia in Lombardia e a Parma. Attualmente vive a Roma, dove per diversi anni è stato una figura preminente della vita artistica italiana sullo schermo televisivo.
Ha insegnato giornalismo televisivo all’Università Pro Deo di Roma e Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Foggia; ha diretto “L’Informatore Librario”.
È autore di racconti, romanzi e raccolte di poesie, oltre a traduzioni e monografie su Mario Luzi, Vasco Pratolini, Leonardo Sciascia e, fra quelle per artisti figurativi, su Emilio Greco, Renato Guttuso, Renzo Vespignani e tanti altri, ricevendo importanti riconoscimenti. Ha vinto numerosi premi letterari.
Fra i suoi maggiori riconoscimenti: il Premio Chianciano nel 1968 per Un pugno di tempo; il Premio Pandolfo nel 1980 per La vita che non muta; Premio Sanpellegrino, Premio Marradi, Premio Ceva, Premio Fregene, Premio Oggi e Domani nel 1986 per La sapienza del cuore; Premio Nazionale Letterario Pisa nel 2004 per Poesie d’amore nel 2005.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu