Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





giovedì 9 luglio 2009




1760: Apre a Roma il Caffè Greco

I Caffè letterari hanno caratterizzato la vita intellettuale in molte città europee per più di tre secoli, anche se il loro periodo d'oro è stato nella seconda metà del XIX secolo.
Davanti alle tazzine fumanti di caffè si sono intrecciate discussioni filosofiche e artistiche, sono nati manifesti politici e letterari, sono stati organizzati complotti, tanto che "non si potrebbe scrivere una pagina di storia né letteraria né artistica dell'Ottocento senza citare il nome di un Caffè" (P. Bargellini

Il più famoso Caffè letterario di Roma è il Caffè Greco, in Via Condotti, poco lontano da Piazza di Spagna. È anche il più antico. Nasce ufficialmente nel 1760, quando in un documento appare il nome del suo proprietario "Nicola di Maddalena caffettiere, levantino" (e questo spiega perché si chiama Greco). Ma forse già esisteva da alcuni anni: sarebbe infatti il "Caffè di strada Condotta" citato nel 1743 da Giacomo Casanova.
Nato grazie a un levantino, diventa famoso ad opera dei tedeschi, che cominciano a frequentarlo nel 1779. Wolfgang Goethe e i suoi amici Johann Wilhelm Tischbein, Karl Philipp Moritz e Jakob Wilhelm Heinse stanno sempre lì, al punto che Heinse propone di chiamarlo "Caffè Tedesco". E agli inizi dell'Ottocento è facile incontrarci il principe Ludwig di Baviera e il gruppo di pittori da lui protetti, i Nazareni.

Col passare del tempo, la clientela diventa sempre più internazionale e sempre più variegata: qui si incontrano i personaggi più creativi e brillanti d'Europa, cosicché è quasi impossibile ricordare i nomi di tutti i 'grandi' che si sono seduti ai tavoli di questo Caffè.
Letterati e filosofi tra cui Hans Christian Andersen, George Byron, Gabriele D'Annunzio, René de Chateaubriand, Ennio Flaiano, Nicolaj Gogol, Nathaniel Hawthorne, Henry James, Giacomo Leopardi, Adam Mickiewicz, Sandro Penna, Percy B. Shelley, Arthur Schopenhauer, Stendhal, Hippolyte Tayne, Mark Twain.
Scultori e pittori come Antonio Canova, Jean Baptiste Corot, Hippolyte Delaroche, Anselm Feuerbach, Jean A. Ingres, Friederich Overbeck e i Nazareni, Giulio Aristide Sartorio, Berthel Thorvaldsen, Horace e Charles Vernet. Alcuni pittori hanno lasciato il segno della loro presenza nei numerosissimi quadri che decorano le pareti delle sale interne, trasformate in una piccola pinacoteca: tra i tanti, Ippolito Caffi, Vincenzo Camuccini, Franz Ludwig Catel, Jakob Philipp Hackert (attr.), Angelica Kauffmann, Antonio Mancini.
E musicisti, come Hector Berlioz, George Bizet, Franz Liszt, Jacob Mendelssohn, Gioacchino Rossini, Giovanni Sgambati, Arturo Toscanini, Richard Wagner. Tra i clienti, anche Buffalo Bill, Orson Welles e il cardinal Pecci, futuro papa Leone XIII (e ci perdonino gli esclusi...).

Col passare del tempo, la clientela diventa sempre più internazionale e sempre più variegata: qui si incontrano i personaggi più creativi e brillanti d'Europa, cosicché è quasi impossibile ricordare i nomi di tutti i 'grandi' che si sono seduti ai tavoli di questo Caffè.
Letterati e filosofi tra cui Hans Christian Andersen, George Byron, Gabriele D'Annunzio, René de Chateaubriand, Ennio Flaiano, Nicolaj Gogol, Nathaniel Hawthorne, Henry James, Giacomo Leopardi, Adam Mickiewicz, Sandro Penna, Percy B. Shelley, Arthur Schopenhauer, Stendhal, Hippolyte Tayne, Mark Twain.
Scultori e pittori come Antonio Canova, Jean Baptiste Corot, Hippolyte Delaroche, Anselm Feuerbach, Jean A. Ingres, Friederich Overbeck e i Nazareni, Giulio Aristide Sartorio, Berthel Thorvaldsen, Horace e Charles Vernet. Alcuni pittori hanno lasciato il segno della loro presenza nei numerosissimi quadri che decorano le pareti delle sale interne, trasformate in una piccola pinacoteca: tra i tanti, Ippolito Caffi, Vincenzo Camuccini, Franz Ludwig Catel, Jakob Philipp Hackert (attr.), Angelica Kauffmann, Antonio Mancini.
E musicisti, come Hector Berlioz, George Bizet, Franz Liszt, Jacob Mendelssohn, Gioacchino Rossini, Giovanni Sgambati, Arturo Toscanini, Richard Wagner. Tra i clienti, anche Buffalo Bill, Orson Welles e il cardinal Pecci, futuro papa Leone XIII (e ci perdonino gli esclusi...).



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