Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





sabato 23 luglio 2011



Salerno. "I Maya, gli Ufo e i cerchi nel grano"
di Maria Serritiello

Un interessante convegno dal titolo “ I Maya, gli Ufo e i cerchi nel grano” è in programma a Salerno, il 23 luglio presso i giardini di Villa Avenia, nel centro storico della città, con inizio previsto per le ore 19.00. L’incontro avrà come relatore principale il noto documentarista, regista e ricercatore Piergiorgio Caria, già ospite di varie trasmissioni televisive su reti nazionali, tra cui “Misteri” e “Voyager”.
All’interno del convegno è prevista la proiezione di straordinari filmati sui cerchi nel grano e sugli ufo. Il costo dell'iscrizione è di 5 euro e la prenotazione va fatta presso la Libreria Aldebaran di Salerno, sita in via Porta Elina 17/19. Di che cosa si tratti, e la curiosità non è poca, è presto detto con le stesse informazioni riportate a piè pari dall’evento creato in Facebook. “ La data del 2012 lasciataci dai Maya suscita inquietudine e molte persone pensano che una catastrofe di portata planetaria cancellerà l'uomo dalla faccia della terra. Niente di più errato! La cosiddetta “profezia Maya” parla si di sofferenze, ma annuncia soprattutto un profondo cambio sociale e planetario, che porterà l'uomo a un superiore livello di coscienza, a una nuova “Età dell'Oro” in cui il contatto con civiltà evolutissime provenienti dal cosmo sarebbe stato uno degli eventi più importanti a provocare il cambio. I Maya ci hanno lasciato non solo la descrizione degli accadimenti, ma anche i consigli utili per superare questo momento di passaggio. Incredibilmente il fenomeno dei cerchi nel grano, soprattutto in Inghilterra, attraverso affascinanti figure definite “pittogrammi”, sta seguendo passo passo, spesso anticipando, lo sviluppo delle predizioni Maya per il 2012. L'energia della galassia, l'anomala attività del sole, il contatto con le civiltà cosmiche super evolute, il rinnovamento spirituale e umano dell'uomo e molto altro ancora, sono elementi che ritroviamo codificati in varie figure comparse nei campi inglesi. Conoscere questa stupefacente connessione potrebbe rivelarsi per noi di estrema importanza”.

(fonte : evento su facebook 2012)



Per saperne di più sui cerchi nel grano



I cerchi nel grano o agroglifi, sono aree di campi di cereali o di coltivazioni simili, in cui le piante appaiono appiattite in modo uniforme, formando così varie figure geometriche (talvolta indicate come "pittogrammi") ben visibili dall'alto. A seguito del numero crescente di apparizioni di queste figure (soprattutto in Inghilterra) a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo, il fenomeno è diventato oggetto d'indagine per determinare la genesi di queste figure.

“Villa Avenia”, note informative


Villa Avenia si trova in uno degli angoli più pittoreschi dell'antico cuore di Salerno. Essa affaccia sul suo splendido golfo, stendendosi ai piedi dello storico Giardino della Minerva.
Recentemente ristrutturata,Villa Avenia offre ai suoi ospiti il calore della casa e la raffinatezza semplice che solo chi possiede il gusto della tradizione e delle cose autentiche sa apprezzare.
Il benessere e la qualità della vita sono tradizione che ancora oggi rivive nello spirito e nell'ospitalità dei suoi proprietari.
Il proprietario, dott. Pino Monaco medico naturalista, coltiva personalmente l'orto di Villa Avenia e si occupa della produzione di olio biologico.
La moglie, sig.ra Paola Pagano, si prende cura di ogni suo ospite e prepara ricche e gustose colazioni.

Maria Serritiello
www.lapilli.eu



mercoledì 20 luglio 2011




Mario Plaitano,l'orologiaio di Piazza Portanova
di Maria Serritiello


Fonte:Il blog di Salerno su Virgilio
di Massimo Vecchio


MASSIMO VECCHIO MI HA INVITATA A SCRIVERE SUL BLOG DI SALERNO IN VIRGILIO

Oggi, per l'appuntamento GuestBook del Blog di Salerno, ho il piacere di ospitare la professoressa Maria Serritiello che ha raccolto l'invito di qualche settimana fa (e per questo la ringrazio) e poco più sotto ci racconterà una bella storia tutta salernitana che ha come protagonista Mario Plaitano, il noto orologiaio di Piazza Portanova, per un 'tuffo' in quella Salerno che non c'è più ma che in tanti ancora ricordano e, nel caso della Professoressa Serritiello, raccontano.
La professoressa Serritiello, profondamente innamorata della sua città, attualmente in pensione, con un amore smisurato per la danza, la musica e le poesie (ha pubblicato sei raccolte, di cui una su Salerno, la sua città nativa dal titolo "Dalla finestra fiorita"), cura un suo blog personale 'Il mio giornale', dove affronta argomenti di attualità, cultura e arte, mentre collabora con Lapilli.eu periodico culturale online. 'Solo a metà' invece è l'altro blog dove Maria racconta la parte più intima dei suoi sentimenti. Prima di lasciarvi alla lettura del Guest-post, ricordo a tutti coloro che vogliano cimentarsi con la realizzazione di un post che parli di Salerno e di salernitani, per poi vederlo pubblicato nella sezione GuestBook del Blog di Salerno, di mettersi in contatto al seguente indirizzo email: vsalernoblog@virgilio.it.

'Mario Plaitano, l’orologiaio di Piazza Portanova (di Maria Serritiello)
Spostare le lancette dell’orologio per ricordare come gli è nata la passione per questo oggetto, lui lo sa fare, è un orologiaio. Una professione trasmessagli nel sangue da suo nonno, che a Giffoni sei Casale, a suo tempo, fu il bravo ed unico orologiaio del paese, ma anche perché, fin da bambino, gli piaceva smontare e rimontare tutti gli orologi che gli capitavano tra le mani. Fu per caso che nel 1956 iniziò l’attività che, ancora oggi, espleta laddove l’ha iniziata e cioè al primo piano del vecchio palazzo di Piazza Portanova e dove si ricovera l’antica chiesa di San Pietro in Vinculis. Era il lontano 1951, quando il giovane Mario si trovò, per caso, a passare al n°1 di via Mercanti, presso il minuscolo negozio di suo zio che, da un bel po’di anni, si occupava di orologi come nella migliore tradizione di famiglia. Quel giorno, il giovanotto avrebbe dovuto intraprendere la carriera lavorativa presso gli uffici delle poste e dei telegrafi della città, un’occupazione che gli avrebbe assicurato una vita tranquilla per il futuro. Lo zio, però, in cerca di un erede, tentò di dissuaderlo, prospettandogli, se avesse continuato la sua la professione che, comunque, avrebbe dovuto lasciare, la possibilità di essere unico padrone nel suo negozio e non uno dei tanti dipendente in un ufficio. Fu così che il giovane smise di pensare al lavoro delle poste, senza che la rinunzia gli procurasse alcun trauma ed iniziò a formarsi seriamente, frequentando dal ’51 al ’56, un corso a pagamento di apprendistato e tirocinio con il maestro d’arte Giovanni Carpinelli, ricordato, dopo tanto trascorrere, non senza emozione e riconoscenza. Un tempo chi voleva apprendere un mestiere, dettato da sicura passione, si preparava con serietà, andava, come si soleva dire, “a bottega”, pagava ed era riconoscente a chi gli trasmetteva il sapere, sentimenti sconosciuti, ormai, ai più dei giovani. Il lavoro, non specificatamente intellettuale, non era considerato un’avventura selvaggia nel quale riuscire alla men peggio ma un patrimonio da acquisire, un importante punto fermo, oltre al servizio militare, nella formazione di ogni uomo. Così il giovane apprendista, durante il corso, assimilò con voracità e con l’attenzione necessaria, tutti i segreti dell’orologeria, dalla precisa nomenclatura dei pezzi, alla lingua francese usata dal cantone svizzero di Neuchatel, centro di fama mondiale per gli strumenti che scandiscono il tempo. Quando approdò, a fine corso, al primo piano del n°5 di piazza sedile di Portanova, Mario iniziò il lavoro fornendo pezzi di ricambio ed eseguendo piccole riparazioni sugli orologi a corda, quelli che s’accompagnavano al possessore per tutta la vita, tanto da essere tramandati da padre in figlio, quelli dalle sfere che giravano sui numeri romani e a dargli la corda era una rotellina stretta tra l’indice e il pollice. Vero oggetto di culto di grande significato affettivo ma anche di valore materiale, l’orologio, tanto che lo si poteva lasciare in pegno, in cambio di una somma di denaro. Al giovane orologiaio, in quegli anni, la riparazione interessava molto e si dedicava alla sistemazione di essi solo quando riusciva ad essere tranquillo ed in solitudine. I gesti precisi dell’oscultare e dello smontare la macchina sembravano, piuttosto, quelli di un medico e aiutato dal monocolo che ingrandisce di quattro volte i vari pezzi, Mario riusciva, con sua grande soddisfazione, a rilevare subito il difetto. Poi gli orologi non hanno avuto più bisogno delle sue cure e quelli esposti nel banco luccicante del suo negozio, appartengono alla generazione che al polso li cambia senza curarsi di preservarli o conservarli per tutta la vita. Nulla è più come prima, lo stesso Mario, oggi, è un distinto signore dai capelli grigi, sfumati di bianco e non più neri, con tanti ricordi nella mente che ci consegnano la stessa Piazza Portanova diversa da com’è, con figure ed esercizi scomparsi il “bar sette stelle”, “il palazzo del cetrangolo”, “la farmacia Nappi” dai vetri scuri, “la Spiga di grano”, “Montefusco” con la lana esposta nei sacchi dinanzi alla vetrina, “la gelateria Buonocore”, l’acquaiola “Margarita” e la “Singer” che organizzava corsi di taglio e cucito per le tante ragazze in cerca di autonomia, il femminismo dovrà ancora venire. Il tempo da Mario Plaitano ha un suono particolare, un ticchettio insistente che viene dagli innumerevoli orologi a pendolo e a cucù attaccati al muro e che nelle giornate uggiose Mario con dolcezza, spolvera e ricarica. La passione per questo oggetto, dopo tutto il tempo trascorso è intatta e lo spinge a trasmettere ai suoi nipotini, come già per i suoi figli, lo stesso attaccamento che lui ha provato, uno in particolare , il piccolo Mario, ma anche gli altri non sono da meno, che ogni sera, come chierichetto all’altare, segue suo nonno e l’aiuta a chiudere il negozio, gettando, prima, il paletto dietro al balcone e poi infilando le chiavi nella serratura, un rituale che preannunzia la continuazione e l’amore per il nobile oggetto del tempo.

Maria Serritiello
Foto di Maria Serritiello