Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





giovedì 30 settembre 2010



Bernard Schwartz, in arte Tony Curtis (New York, 3 giugno 1925 – Las Vegas, 29 settembre 2010), è stato un attore statunitense

Nato nel Bronx in una modesta famiglia ebrea di origini ungheresi, debutta nel cinema nella parte di un fatuo ballerino in Doppio gioco di Robert Siodmak.

Negli anni cinquanta alterna ruoli leggeri, in cui mette a frutto il fisico prestante e la morbida bellezza virile, con ruoli in parti drammatiche, dimostrando notevole versatilità. Fanno parte del primo gruppo Il principe ladro di Rudolph Maté, Il figlio di Ali Babà di Kurt Neumann e Il mago Houdini di George Marshall; del secondo gruppo, Furia e passione di Joseph Pevney (in cui è un pugile sordomuto), Trapezio di Carol Reed, Piombo rovente di Alexander Mackendrick (in cui è Sidney Falco, un portaborse nel mondo corrotto del giornalismo americano) e La parete di fango (in cui è un carcerato fuggiasco incatenato a Sidney Poitier).

Dopo aver dato prova delle sue virtù di commediante in coppia con Cary Grant in Operazione sottoveste di Blake Edwards, ottiene la definitiva consacrazione nel triplo ruolo di suonatore di sassofono, di magnate del petrolio e di Josephine in A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, accanto a Marilyn Monroe e Jack Lemmon.

In Spartacus di Stanley Kubrick è nuovamente accanto a Kirk Douglas, che già aveva affiancato ne I Vichinghi di Richard Fleischer. Negli anni sessanta, il suo ruolo più significativo è quello del serial killer schizofrenico ne Lo strangolatore di Boston, sempre di Fleischer.

Oltre a quella cinematografica, di un certo rilievo fu anche la sua attività televisiva, in particolare come coprotagonista nei primi anni settanta di una serie di telefilm di successo, Attenti a quei due, in cui impersona il ricco playboy americano Danny Wilde, contrapposto all'elegante e raffinato lord inglese Brett Sinclair (Roger Moore), entrambi impegnati a fronteggiare malviventi e belle donne in scanzonate avventure di intrighi e mistero.

Le sue ultime apparizioni di rilievo: Gli ultimi fuochi di Elia Kazan e La signora in bianco di Nicolas Roeg.

È morto nella sua casa di Las Vegas nella notte del 29 settembre 2010 a seguito di una lunga malattia polmonare

Vita privata


Sposato sei volte, dal suo primo matrimonio con l'attrice Janet Leigh sono nate Jamie Lee Curtis, a sua volta nota attrice, e Kelly Curtis.
Dalla seconda moglie, l'attrice austriaca Christine Kaufmann, ebbe due figlie, Alexandra (1964) e Allegra (1966).
Dal matrimonio con Leslie Allen nacquero Nicholas (1971 - morto nel 1994 per overdose di eroina) e Benjamin (1973)
Il suo ultimo matrimonio è stato con Jill Vandenbergh, di 42 anni più giovane.
Nell'agosto del 2009 Tony Curtis rivela, in uno dei suoi tanti libri di memorie, di aver avuto una relazione con l'attrice Marilyn Monroe. Queste le parole di Curtis: «Tutto era bello con lei sebbene non sapessi mai cosa pensasse la mia partner mentre eravamo a letto insieme. Scoprii solo in seguito che durante quel nostro rapporto segreto Marilyn era rimasta incinta e aveva perso il nostro bambino».

lunedì 27 settembre 2010





IERI SERA AL "TEATRO VERDI" DI SALERNO "CONCERTO BAROCCO" SU MUSICHE DI GEORG FRIEDRICH HANDEL, ANTONIO VIVALDI,JOHANN CHRISTIAN BACH,F.BERTONI/CHRISTOPH WILLIBALD GLUK

DIRETTORE: ARIEL ZUCKERMANN
CONTROTENORE MATTHIAS REXROTH
DIRETTORE ARTISTICO DEL TEATRO "GIUSEPPE VERDI "DI SALERNO: M°DANIEL OREN

BENEDETTO PAMPHILI - GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO



IL PEZZO DI HANDEL "LASCIA LA SPINA,COGLI LA ROSA" E' STATO CANTATO MAGISTRALMENTE DAL CONTROTENORE MATTHIAS REXROTH



IL CONTROTENORE
Contratenore, o controtenore è un termine che designerebbe il contralto adulto di sesso maschile

Nella prima polifonia medievale, il contratenor era una voce aggiunta al tenor, derivando il suo significato dal latino contra. Intorno alla metà del Quattrocento, con la diffusione della scrittura polifonica a quattro voci, la parte del contratenor si trovava più in alto (contratenor altus), o più in basso (contratenor bassus) rispetto al tenor, ma comunque più bassa rispetto al discantus. L'odierno contralto, così come il basso, derivano l'etimologia del termine da questa antica pratica. Il tenor non era assimilabile al tenore moderno, quanto piuttosto a una voce maschile che canti su un registro centrale, normale. L'altus (o contratenor altus) sfruttava le note acute della voce maschile molto più del tenor, ricorrendo al falsetto proporzionalmente all'altezza della parte.
Dalla polifonia rinascimentale alla monodia del periodo barocco, il contratenor modificò caratteristiche e repertorio.
Varie categorie di cantanti emersero nell'affollato panorama musicale italiano tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento; i cantanti di sesso maschile - di gran lunga più numerosi delle colleghe di sesso femminile - comprendevano nelle loro fila anche i castrati. Ognuno di questi esecutori poteva usare sia il registro di petto che quello di falsetto; inoltre non era raro il caso in cui uno stesso cantante coprisse ruoli vocali molto differenti. Il nuovo repertorio 'barocco' sfruttava sempre più le tessiture acute, rendendo il ricorso al falsetto necessario e, nel caso dei sopranisti, quasi esclusivo.
La nomenclatura delle voci era fondata su criteri diversi da quelli odierni; non esisteva nemmeno uno studio della tecnica vocale affine alle regole della moderna impostazione lirica, che invece contraddistingue gli attuali cantanti di musica colta, tra cui i contraltisti e i sopranisti, oggi convogliati ambiguamente sotto la medesima categoria 'controtenore', sia che cantino nell'estensione del contralto, che in quella del soprano. Due esempi famosi del panorama contemporaneo sono il sopranista Radu Marian, che non è un soprano 'naturale' di sesso maschile, ma un uomo che canta in falsetto usando una vocalità tipicamente sopranile, chiara, e Philippe Jaroussky, falsettista che possiede una voce più corposa e utilizza una tecnica vocale con suoni più oscurati nelle tessiture medio-basse. Il falsetto è impiegato infatti da tutti i cantanti, sia uomini che donne, che abbiano necessità di cantare su tessiture acute

Una menzione a parte riguarda i cantori evirati pontifici. I castrati usavano il registro di petto e di falsetto, come si può ascoltare nelle incisioni storiche di Alessandro Moreschi, ultimo evirato della Cappella Sistina che registrò all'inizio del Novecento sui primi supporti fonografici. Questi cantori, a causa della mutilazione a cui erano sottoposti, conservavano l'estensione acuta della voce prepuberale, senza sviluppare le note profonde del maschio adulto; cantavano perciò il soprano o il contralto (ma i termini che definivano queste due categorie erano all'epoca diversi da quelli attuali) usando normalmente il falsetto per le note acute e la voce di petto per le note medie e basse.
I contralti della Cappella Sistina erano solitamente tenori acuti, e uomini integri; «questa tesi è supportata, tra l’altro, dalle dimissioni volontarie presentate dal contralto Lorenzo Sanci. Risulta infatti dal diario della Cappella «che [il 10 dicembre 1626] il Signore Iddio lo chiamava ad altro stato essendosi risoluto di pigliar moglie». Viceversa le fonti sono prodighe di notizie su eunuchi al servizio delle cappelle musicali o presso munifiche famiglie aristocratiche, che cantavano come soprani; infine poteva darsi il caso di un cantore evirato, ad esempio Giovanni Francesco Grossi, detto ‘Siface’, che ricopriva ruoli da contralto sulle scene, pur cantando come soprano nella Cappella Sistina. Anche da particolari come questo, si capisce quanto si dovrebbe interpretare con flessibilità il termine 'soprano' o 'contralto' per questi cantori del passato.

Carlo Broschi, detto Farinelli (Andria, 24 gennaio 1705 – Bologna, 16 settembre 1782), è considerato il più famoso cantante lirico castrato della storia

FARINELLI- FILM 1994- STEFANO DIONISI

domenica 26 settembre 2010


Compie dieci anni “Nuovi Orizzonti

di Maria Serritiello

Tre giorni di festa (10, 11 e 12 settembre), quasi una sagra, con tanto di primi piatti, panini ripieni e zeppole saporite e con stand espositivi di manufatti di pizzi merletti e di ceramica per festeggiare i dieci anni di attività dell’associazione: “Nuovi Orizzonti”, diretta da Giuseppe Giordano, a Cappelle di Salerno. L’ideatore ed il curatore di tale spazio, nella vita si occupa di tutt’altro, infatti è Sovraintendente Capo nel Corpo di Polizia di Stato ma a questa struttura dedica tutto il suo tempo libero, con amorevole cura, quasi fosse una creatura vivente. Ed è grazie a lui se la struttura, che in passato ha ospitato classi di scuola elementare ed anche una sezione di scuola materna, è diventata un centro polifunzionale ed un punto di aggregazione per tutta la zona di Cappelle. Qui è possibile frequentare varie attività, tra le quali danza, palestra, attività sportive, anche perché il complesso è dotato di capienti spazi, sia al chiuso che all’aperto, tutti tenuti con attenta cura e massima igiene. Durante l’estate, poi, nella struttura, si è anche tenuto un campo estivo per i bambini, i cui genitori erano impegnati nel lavoro, dando così una concreta risposta alle esigenze del sociale. La struttura è dotata di piscine, e di servizi per cui è stata in grado d’intrattenere in maniera completa i piccoli ospiti, che oltre al nuoto hanno partecipato a varie attività di svago e di creatività. Il complesso è andato in funzione dalla 7,30 alle 16,30, tutti i giorni dei mesi estivi, con inserite, finanche, la prima colazione, il pranzo e il riposo pomeridiano alla cifra modica di spesa, di trenta euro alla settimana. Alla festa dei tre giorni di “Nuovi Orizzonti” non sono mancati: Ermanno Guerra, Assessore alle Politiche Sociali e Francesco Picarone, Assessore alle Finanze del Comune di Salerno, i quali a turno hanno ribadito la validità del progetto, in una zona priva di ogni servizio, e assicurato l’impegno a che il complesso conservi la tenuta e l’uso attuale, sgombrando, così, il campo da notizie tendenziose circolate, circa lo smantellamento del centro. Le tre serate sono state presentate al pubblico con briosità e spigliatezza dalla presentatrice emergente Rosalia Paracuollo, mentre la musica è stata diffusa da G e D saund-duo vocalist.

Maria Serritiello:www.lapilli.eu


« Altissimu, onnipotente, bon Signore
tue so' le laudi, la gloria, l'honore et onne benedictione »
(Cantico delle Creature)

San Francesco d'Assisi, nato Francesco Giovanni di Pietro Bernardone (Assisi, 26 settembre 1182 – Assisi, 3 ottobre 1226).

E'XI stato un diacono ed un religioso italiano. Fondatore dell'ordine mendicante che da lui poi prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica (festa in Italia; solennità per la Famiglia francescana). È stato proclamato, assieme a Santa Caterina da Siena, patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII


Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è assurta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i due grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002.

Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come l'iniziatore della tradizione letteraria italiana


Francesco nacque nel 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Pica Bourlemont, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio in Provenza (Francia), aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni (dal nome dell'apostolo Giovanni) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il vescovo e martire Rufino, cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.

La sua casa, situata al centro della città, era provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procurava con i suoi frequenti viaggi in Provenza. Pietro vendeva la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto che comprendeva, all'epoca, anche la città di Assisi.

Le varie agiografie del santo[3] non parlano molto a proposito della sua infanzia e della sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia.

Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara) a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all'attività del commercio. Egli trascorreva la sua giovinezza tra le liete brigate degli aristocratici assisani e la cura degli affari paterni

Si ha memoria di una guerra che nel 1154 contrappose Assisi a Perugia: tra le due città esisteva una rivalità irriducibile, che si protrasse per secoli. L'odio aumentò con il fatto che Perugia si schierò con i guelfi, mentre Assisi parteggiò per la fazione ghibellina. Non fu una scelta felice quella degli assisiati, in quanto nel 1202 subirono una cocente sconfitta a Collestrada vicino a Perugia. Anche Francesco, come gli altri giovani, partecipò al conflitto; venne catturato e rinchiuso in carcere. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolsero a tal punto da indurlo ad un totale ripensamento della sua vita: da lì iniziò un cammino di conversione, che col tempo lo portò «a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore»[4].

La guerra terminò nel 1203 e Francesco, gravemente malato, dopo un anno di prigionia ottenne la libertà dietro il pagamento di un riscatto, a cui provvide il padre. Tornato a casa, recuperò gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Secondo Tommaso da Celano furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vedeva come opera mirabile di Dio.


Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie solo attraverso le agiografie. Pare che abbia giocato un ruolo la sua volontà frustrata di farsi cavaliere e di partire per la crociata, ma soprattutto un crescente senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i reietti, gli ammalati, gli emarginati: questa compassione si sarebbe trasformata poi in una vera e propria "febbre d'amore" verso il prossimo.

Nel 1203-1204 pensò di partecipare alla Crociata e quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere ad una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. Avrebbe raccontato in seguito di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne[6]: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi ed udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato «più utile seguire il servo o il padrone»: alla risposta: «Il padrone», la voce rispose:

« Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo? »

Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare.

Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla porta di San Pietro.

Anche il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Come racconterà lo stesso Francesco, prima di quel giorno non poteva sopportare nemmeno la vista di un lebbroso Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fecero ancora più frequenti: Francesco fece incetta di stoffe nel negozio del padre e andò a Foligno a venderle, vendette anche il cavallo, tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché riparasse quella chiesina. Pietro di Bernardone diventò furente; molti ad Assisi furono solidali con quel padre che vedeva tradite le proprie aspettative: Francesco nella sua eccessiva generosità poteva essere interpretato come uno che dava sintomi di squilibrio mentale e così sicuramente lo intese il padre.

Il padre cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua incapacità di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decise di denunciarlo ai consoli per vietarlo e privarlo, non tanto per il danno poco costoso subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione della condanna dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.

Il giovane, però, si appellò ad un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, nel palazzo del vescovo; «tutta Assisi»[7] fu presente al giudizio.

Francesco, non appena il padre finì di parlare,

« non sopportò indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente, depose tutti i vestiti e li restituì al padre [...] e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: "Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza". »


Francesco diede così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo coprì pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo a pieno quel gesto plateale). Con quest'atto di manifesta protezione si volle leggere l'accoglienza di Francesco nella Chiesa














giovedì 23 settembre 2010





MI SONO UN PO' ANTICIPATA, PER USCIRE DAL CORO DEGLI IPOCRITI E NON CERTO PER FARGLI GLI AUGURI MA PERCHE' IL 29 SETTEMBRE PER ME E' SAN MICHELE ARCANGELO,IL SANTO CHE SCHIACCIA SATANA. COSI' LO RAFFIGURA GUIDO RENI (1636).

Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, detto "il Cavaliere" in ragione dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro conferitagli nel 1977. È l'attuale presidente del Consiglio dei ministri, in carica dall'8 maggio 2008 per il suo quarto incarico.

Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1975 ha fondato la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset. Secondo la rivista americana Forbes, nel 2010 Silvio Berlusconi è il terzo uomo più ricco d'Italia e il 74º più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 9,0 miliardi di dollari USA.

Nel gennaio 1994 ha fondato il movimento politico di centro-destra Forza Italia, poi confluito nel 2009 nel Popolo della Libertà.

Da uomo politico siede alla Camera dei Deputati dal 1994, anno della sua prima elezione. Ha ottenuto quattro incarichi da presidente del Consiglio: il primo nella XII legislatura (1994), due consecutivi nella XIV (2001-2005 e 2005-2006); infine, l'attuale, nella XVI (2008). Complessivamente Silvio Berlusconi detiene il record di durata in carica come presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana e ha presieduto il gabinetto di governo più longevo della Repubblica Italiana (Berlusconi II).
Silvio Berlusconi è stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, declaratorie di prescrizione e depenalizzazioni dei reati

Note biografiche
È il primogenito di una famiglia della piccola borghesia milanese. Il padre Luigi (Saronno, 1908 – Milano, 1989) era impiegato alla Banca Rasini, della quale nel 1957 divenne procuratore generale; la madre Rosa Bossi detta Rosella (Milano, 1911 – 2008) era casalinga, e in precedenza aveva lavorato come segretaria alla Pirelli. Dal loro matrimonio, oltre a Silvio, nacquero Maria Antonietta (Milano, 1943 – 2009), ex ballerina, e Paolo (Milano, 1949), anch'egli imprenditore.

Nel 1954 conseguì la maturità classica al liceo salesiano Sant'Ambrogio di Milano e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università Statale dove, nel 1961, si laureò in legge con lode discutendo una tesi in diritto commerciale con relatore il professor Remo Franceschelli. La tesi, intitolata "Il contratto di pubblicità per inserzione", fu premiata con due milioni di lire dall'agenzia pubblicitaria Manzoni di Milano.[10] Dopo la laurea, non svolse il servizio militare
Nel 1964 conobbe Carla Elvira Lucia Dall'Oglio (La Spezia, 1940), che sposò il 6 marzo 1965 e dalla quale ebbe in seguito i figli: Maria Elvira detta Marina (Milano, 10 marzo 1966) e Pier Silvio (Milano, 28 marzo 1969).[12] Nel 1980, al Teatro Manzoni di Milano conobbe l'attrice Veronica Lario, nome d'arte di Miriam Bartolini (Bologna, 1956), intraprendendo subito con lei una relazione extraconiugale, facendola trasferire a vivere insieme alla madre di lei nella sede operativa della Fininvest, presso villa Borletti di via Rovani a Milano.[10] Nel 1985 Berlusconi divorziò da Carla Dall'Oglio e ufficializzò la relazione con Veronica, che sposò con rito civile nel 1990, dopo la nascita dei figli: Barbara (1984), Eleonora (1986) e Luigi (1988). Il 2 maggio 2009 Veronica Lario ha annunciato di voler chiedere la separazione.


martedì 21 settembre 2010

I festeggiamenti di San Matteo, patrono di Salerno



FONTE:WWW.LAPILLI.EU

Ai festeggiamenti del Santo Patrono di Salerno che cadono il 21 settembre, quest’anno si è aggiunto, rinnovando una vecchia tradizione degli abitanti, l’allestimento del “Pennacchio di San Matteo”. Si tratta di una composizione artistica fatta di frutta, mirto, canne di bambù e uva Sanginella, un vitigno delle colline di Giovi. Un tempo gli agricoltori dell’assolata collina di Salerno ed i fruttivendoli della città offrivano tali cesti di uva Sanginella, che maturava proprio nella seconda metà di settembre, al santo Patrono, nei giorni che precedevano la festa. Famosi furono i pennacchi allestiti in passato da “Idarella” alla Dogana Regia di Largo Campo e “Mammela” sulle scale di via Antonio Mazza. La tradizione del Pennacchio di San Matteo, che affonda le sue radici nella tradizione della civiltà contadina, si era persa ma oggi, grazie alla Coldiretti, il Comune di Salerno, i Giardini della Minerva, l’Associazione Nemus e le indicazioni del dottor Ezio Basso, medico che vive a Giovi Bottiglieri e figlio di un coltivatore di uva sanguinella, si è potuta riscoprire quest’ antica usanza di devozione . Nel suo terreno, il dottore, possiede alcuni esemplari della preziosa vite, scampati alla distruzione degli anni ’60 del secolo scorso, per un’epidemia di filossera. Oggi si sta cercando in tutti i modi, di favorirne la coltivazione che è quanto mai difficile, quasi impossibile a riprodurla e che può essere fatto solo o per talea o nell’acqua. L’antico vitigno, trovava il suo habitat sulle colline di Giovi, sia per l’esposizione al sole che per il clima favorevole, infatti i due elementi ne facilitavano la coltivazione, che fu in passato una delle maggiori risorse per gli agricoltori del luogo. Il Pennacchio di San Matteo è stato in esposizione, per quanti hanno voluto riprendere l’antica memoria, nei meravigliosi e antichi Giardini della Minerva, situati nel centro storico, cuore della città.



Il sito: I Giardini della Minerva

Il giardino della Minerva è un orto botanico situato nel centro storico di Salerno. Durante il medioevo fu utilizzato come giardino dei semplici a fini didattici per gli studenti della Scuola medica salernitana; per tale motivo è ritenuto l'antesignano degli orti botanici, intesi nell'accezione moderna del termine. Il giardino si sviluppa a ridosso delle mura occidentali della città medioevale lungo il corso del torrente Fusandola. Fin dal XII secolo gli orti risultano di proprietà della famiglia Silvatico, ma è nel 1300 che il maestro della scuola medica Matteo Silvatico vi istituisce un giardino dei semplici. Da quanto si riferisce nel “Opus Pandectarum Medicinae” del Silvatico nell'orto furono interrate numerose piante di ogni provenienza per classificarle e studiarne le proprietà terapeutiche. Dal 2001 nel giardino sono state piantate numerose piante, anche rare, dando particolare rilevanza a quelle specie citate nel Regimen Sanitatis Salernitanum e nell’Opus Pandectarum Medicinae, che venivano usate nel medioevo come piante medicamentose. In particolare è presente nel giardino la leggendaria “Mandragora”, pianta che si riteneva avesse poteri straordinari. Il caratteristico microclima dell'orto, inoltre, consente la coltivazione di specie vegetali più disparate e di ogni provenienza. Il terrazzamento inferiore è stato disegnato per sistemare le piante secondo lo schema della teoria galenica dei quattro umori.

La festa di San Matteo per i salernitani

Il 21 settembre ogni salernitano è più salernitano degli altri giorni, perché è il giorno di San Matteo. Non è raro sentire nei commenti del popolo devoto e non solo “iamme a truvà a San Matteo”(andiamo a trovare San Matteo) come se fosse un parente da visitare, per mostrargli affetto. Lui per i salernitani ha un debole: li protegge da ogni sciagura, li rassicura, li sostiene perfino quando la salernitana perde e fa in modo che in ogni azione dei suoi fedeli ci sia. La città si risveglia diversa e attende impaziente l’ora della processione per vederlo attorniato da “e sore” (sorelle). In effetti le sorelle altro non sono che le statue dei martiri salernitani: Ante, Gaio e Fortunato, rinforzati da una poderosa statua di San Giuseppe e da San Gregorio VII, il papa che qui venne a morire in esilio. Per tutta la città l’odore della milza cotta nell’aceto è il profumo intenso che si sparge ma tant’è è l’usanza a cui nessuno vuole sottrarsi, neppure i mangiatori globalizzati di Kaibab della movida del sabato sera, nel pieno centro storico della città più trasformata d’Italia. Vivaddio !

Maria Serritiello

E'MORTA SANDRA MONDAINI

« Siamo di quella generazione in cui l'attore sapeva di entrare nelle case senza suonare il campanello, e quindi ci entrava con la cravatta e con garbo »
(Sandra Mondaini)
Sandra Mondaini (Milano, 1º settembre 1931 – Milano, 21 settembre 2010) è stata un'attrice e conduttrice televisiva italiana. Prevalentemente attrice comica, la sua carriera artistica è stata strettamente legata a quella di suo marito, Raimondo Vianello, col quale ha formato una delle coppie più celebri ed amate della televisione italiana.
L'attrice si è spenta a Milano a 79 anni. Non è riuscita a superare la scomparsa del marito Raimondo Vianello. Insieme per cinquant'anni, nella vita e nella carriera. Gli inizi nel varietà con Macario, poi tanti successi in tv, fra Rai e Mediaset.


Figlia di Giuseppina Lombardini e di Giacinto "Giaci" Mondaini, pittore e umorista della rivista satirica Il Bertoldo, all'età di sei mesi diventa già famosissima grazie al padre che la lancia come piccola modella per una campagna contro la tubercolosi; tale successo la porta all'età di due anni ad essere nuovamente protagonista della campagna antitubercolare comparendo su francobolli e manifesti murali.

Verso la metà degli anni Quaranta, dovendo aiutare la famiglia in difficoltà economiche, Sandra comincia a lavorare come modella per il settimanale femminile Mani di fata, poi per il noto fotografo Luxardo e per Borsalino, la famosa casa di cappelli

Debutta nel 1949 nella commedia Ghe pensi mi di Marcello Marchesi al Teatro Olimpia di Milano, accanto a Tino Scotti e Franca Rame. Nel 1953 inizia la carriera come attrice cinematografica e nel 1955 entra nella compagnia di rivista di Erminio Macario come soubrette. Nel 1954 Sergio Pugliese la chiama a far parte della compagnia di rivista della televisione di Stato con Febo Conti, Pietro De Vico, Elio Pandolfi, Giulio Marchetti, Erica Sandri ed Antonella Steni. Nel giorno del battesimo della televisione italiana, Sandra è già presente con il programma Settenote, accanto a Virgilio Riento; sempre nel 1954 partecipa alle trasmissioni Orchestra delle 15, L'antologia del buon umore e I cinque sensi, uno show musicale e satirico. Notevole successo lo ottiene anche nel programma televisivo Fortunatissimo al fianco di Mike Bongiorno, interpretando i personaggi di Cutolina e Pinuccia. Nello stesso anno riveste inoltre il ruolo di valletta in Attenti al fiasco, il primo quiz della televisione italiana, condotto da Dino Falconi.

Recitando in una trilogia di riviste di Amendola e Maccari, L'uomo si conquista la domenica (1956), E tu biondina... (1956) e Non sparate alla cicogna (1957), Sandra ottiene un successo straordinario e dimostra grande versatilità e spiccato senso dell'umorismo. Inoltre, afferma una nuova immagine di soubrette che sia soprattutto attrice brillante e che ribalti le convenzioni del lusso e del fascino alla francese della prima donna. Nel 1955 appare ancora sul piccolo schermo nell'adattamento televisivo del musical No, no, Nanette!, al quale segue, sempre in televisione, la partecipazione al varietà Lui e lei (1956) con Nino Taranto e Delia Scala. Il cinema intanto la vede impegnata in numerosi ruoli comico-brillanti, in commedie tratte da spettacoli teatrali o televisivi di successo, quali Attanasio cavallo vanesio (1953) con Renato Rascel, Il campanile d'oro (1955) e Motivo in maschera (1956).

Nel 1957 recita nel film Susanna tutta panna con Marisa Allasio e Bice Valori e in Tè per due con Ornella D'Arrigo. Nel 1958 conosce Raimondo Vianello, il quale quattro anni dopo diventerà suo marito, nonché inseparabile compagno di vita e di lavoro; con Raimondo comincia subito a lavorare in teatro, in Sayonara Butterfly, parodia dell'opera di Puccini.

Nel 1960 per il cinema gira Le olimpiadi dei mariti con Raimondo Vianello ed Ernesto Calindri e Caccia al marito raggiungendo una straordinaria notorietà; in teatro debutta invece nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Un mandarino per Teo affiancando Walter Chiari, Ave Ninchi, Riccardo Billi e Carlo Delle Piane, ottenendo grande successo sia di critica che di pubblico. Nella stessa stagione Vianello e Mondaini presentano una rivista molto tradizionale, Un juke box per Dracula, ricca di satira politica e sociale. Per la televisione è interprete dello sceneggiato televisivo Tom Jones con Pino Colizzi; Sandra da qui in poi si dedica soprattutto alla televisione, nella quale ha cominciato a lavorare nel 1953.

Il primo grande successo televisivo arriva con la conduzione di Canzonissima 1961, in cui Paolo Poli e la Mondaini interpretano i "bambini terribili" Filiberto e Arabella in sketch indimenticabili. Sandra conquista con la sua professionalità e simpatia un posto di rilievo nei cuori degli italiani. Nello stesso anno gira il film per la TV Ferragosto in bikini e per il cinema i film La ragazza sotto il lenzuolo, Le magnifiche sette, Bellezze sulla spiaggia con Joe Sentieri, Valeria Fabrizi e Walter Chiari e Scandali al mare con Gino Bramieri, Carlo Dapporto, Paola Quattrini, Bice Valori e Raimondo Vianello.


Sandra Mondaini col marito Raimondo Vianello nel giorno del loro matrimonio; seduto di fronte, è riconoscibile Ugo Tognazzi.Nel 1962 viene chiamata a condurre nuovamente Canzonissima affiancata da Tino Buazzelli e gira il film Il giorno più corto diretto dal regista Sergio Corbucci. Nello stesso anno incide anche con Walter Chiari e Lucio Flauto I dialoghi degli snob.

Nel 1963 l'umorista Marcello Marchesi, al suo esordio televisivo con Il signore di mezza età, sceglie Sandra Mondaini come interprete di Crudelia Delor, caricatura che si ispira al personaggio di Crudelia Demon della disneyana Carica dei 101; con Lina Volonghi e Marcello Marchesi, ironizzavano sul piccolo schermo, sul boom economico, sui vizi degli italiani, e sull’età che avanzava. Per la regia di Marino Girolami recita nei film Siamo tutti pomicioni, La donna degli altri è sempre più bella e nel film in quattro episodi Le motorizzate. Sempre nel 1963 compare al fianco di Raimondo Vianello, che aveva sposato un anno prima, nel varietà Il giocondo, al quale faranno seguito numerose altre trasmissioni in cui li vediamo lavorare insieme. Nel 1964 partecipa a La trottola affiancando Corrado con il quale recita i primi sketch matrimoniali; è inoltre protagonista del film Cadavere per signora di Mario Mattoli e gira il film I maniaci per la regia di Lucio Fulci. Partecipa inoltre a Biblioteca di studio Uno, nella rilettura dell'Odissea nel ruolo di Nausicaa e nel Il fornaretto di Venezia. A luglio dello stesso anno, accanto a Renzo Palmer, Enzo Garinei e Umberto D'Orsi, presenta Specialissimo, uno speciale scritto da Antonio Amurri in omaggio a sei grandi cantanti, tre stranieri e tre italiani.

Nel 1965 è protagonista di programmi televisivi come La trottola e Studio uno; inoltre recita nei film Questo pazzo, pazzo mondo della canzone e Spiaggia libera. Nello stesso anno è la protagonista dello spettacolo teatrale Crazy Show, passando dal teatro di rivista ad un lavoro teatrale all'epoca innovativo. Il 1 gennaio 1966 conduce con Raffaele Pisu lo show Accadde nel '66 scritto da Marcello Marchesi. Nel 1966 è attrice nei film Mi vedrai tornare e Veneri in collegio;affianca inoltre Renato Rascel, Antonella Steni e Alberto Lupo in Qua la mano, uno show sull'amicizia tra il serio e il faceto diretto da Fernanda Turvani. Lo stesso spettacolo viene ripreso l'anno seguente; a condurre questa volta, oltre alla Mondaini, è Raffaele Pisu, con la partecipazione di Carlo Dapporto e Oreste Lionello. Sempre nel 1967 partecipa alla conduzione della trasmissione I tappabuchi con Raimondo Vianello e Corrado presentando le candid camera di Nanni Loy con protagonista la bella Mariella Palmich; l'anno seguente è di nuovo in tv con il programma Su e giù in cui lavora ancora con il marito e Corrado.

Nel 1968 torna in radio conducendo con Lina Volonghi e con la partecipazione di Walter Chiari il programma musicale Batto Quattro. Nel 1969 è nel cast dello sceneggiato televisivo Donna di cuori per la regia di Leonardo Cortese e più volte ospite del varietà Canzonissima condotto dal marito e da Johnny Dorelli. Nel 1970 Sandra è in teatro dove prende parte ad un allestimento del Plauto insieme a Nino Taranto e Enrica Bonaccorti.


La piastrella del muretto di Alassio autografata da Sandra MondainiAlla fine degli anni Sessanta, diretta dal regista Vito Molinari, partecipa all'operetta La principessa della Czarda accanto ad Elio Pandolfi, Agostino Lezza, Edda Vincenzi e Anna Campori. Inoltre in questi anni è più volte impegnata nella conduzione del programma radiofonico Gran Varietà alternandosi con Raffaella Carrà, Walter Chiari, Paolo Villaggio e Gino Bramieri; è anche interprete in coppia con Francesco Mulè della commedia Con assoluta gratitudine scritta da Maurizio Costanzo.

Poi con Raimondo Vianello riscuote ancora grandissimo successo in televisione con numerosi spettacoli. Nel 1972 sono i protagonisti dello show Sai che ti dico; inoltre Sandra torna in teatro con Pippo Baudo nella commedia musicale L'ora della fantasia (da cui Billy Wilder trasse Baciami, stupido). Il 1973 vede Sandra impegnata ancora in televisione in Ah l'amore! assieme a Piero Parodi e Franca Valeri; il 30 dicembre 1973 partecipa allo spettacolo di fine anno 73... ma li dimostra, accanto al Quartetto Cetra, Valeria Fabrizi e Adriano Celentano. Nel 1974 la coppia torna in tv con lo spettacolo Tante scuse, seguito l'anno successivo da Di nuovo tante scuse dove Sandra incide anche la sigla del programma, basata sull'effetto di uno scioglilingua. Sandra dimostra ancora una volta di essere una grandissima attrice, presentatrice, cantante e ballerina.

Nel 1976 è di nuovo in teatro nella commedia di Garinei e Giovannini Assurdamente vostri con l'attrice Anna Miserocchi, particolarmente famosa per il suo caratteristico timbro di voce; la commedia debutta al Teatro Parioli di Roma il 6 febbraio 1976. Alla fine del 1976, Sandra e Raimondo lasciano momentaneamente da parte la televisione, per portare la loro comicità nel varietà radiofonico Più di così, che prende il posto dello storico Gran Varietà; si tratta di uno show con ospiti, sketch e canzoni, registrato con il pubblico in sala. Al fianco dei due artisti che presentano lo spettacolo, partecipano anche Ornella Vanoni, i Ricchi e Poveri e Alighiero Noschese.

Nel 1977 la coppia Mondaini-Vianello torna in tv con lo spettacolo Noi... no! dove Sandra incide la mitica sigla del programma Ma quant'è forte Tarzan ottenendo un successo inaspettato. L'anno seguente sono i protagonisti del varietà abbinato alla Lotteria di Capodanno Io e la Befana con la partecipazione di Gigi Sammarchi e Andrea Roncato. Sandra in questa occasione interpreta per la prima volta il clown Sbirulino ottenendo grande successo tra il pubblico, specialmente tra i bambini.

Nel 1978 Erminio Macario la vuole al suo fianco insieme a Marisa Del Frate e Rita Pavone in Macario più, lo show televisivo del sabato sera realizzato per festeggiare i suoi cinquant'anni di carriera; le tre soubrette recitano accanto all'artista torinese nelle sue commedie e ripropongono le riviste di cui sono state protagoniste. Nello stesso anno, Sandra presenta uno spettacolo su Telemontecarlo dal titolo Stasera mi sento milionaria. La domenica pomeriggio su Raiuno è protagonista della serie Tre camere e cucina con Ave Ninchi e Tullio Solenghi. Inoltre con Raimondo incide il singolo Argentina my love. Nel 1980 è nel cast della trasmissione Domenica in condotta da Pippo Baudo. Nel 1980, dalla Bussola di Marina di Pietrasanta in Versilia, i Vianello presentano insieme a Delia Scala lo spettacolo Una rosa per la vita, uno dei primi esempi di iniziativa televisiva destinata a raccogliere fondi per la ricerca sul canrco; il galà, che vede la partecipazione di numerosi personaggi del mondo dello spettacolo, viene riproposto per altri due anni con la stessa formula e gli stessi presentatori.

Nel 1981 Sandra e Raimondo conducono, con la partecipazione di Heather Parisi, lo show del sabato sera Stasera niente di nuovo, ultimo loro spettacolo in Rai; inoltre Sandra incide la sigla della trasmissione Si chiama Zorro e canta e balla la sigla finale Occhi rosa per te con Heather Parisi. Sempre nello stesso anno il suo personaggio Sbirulino è il protagonista della sigla del programma Fantastico bis. L'anno seguente Sandra torna sul set con Gianni Agus e gira il film Sbirulino diretto da Flavio Mogherini.

Sia da sola che in coppia con Raimondo Vianello, la Mondaini è stata testimonial pubblicitaria di decine di prodotti negli sketch di Carosello. Tra i prodotti reclamizzati ricordiamo la crema Venus Bertelli, il brandy Stock 84, i materassi Permaflex, la camomilla Montania.

Il grande successo nella televisione commerciale
Nel 1982, sempre insieme al marito, è tra i primissimi artisti di grande popolarità a lasciare la RAI per approdare sul neonato network televisivo privato della Fininvest, con lo show Attenti a noi due, in onda su Canale 5, cui faranno seguito diversi altri spettacoli di intrattenimento insieme all'inseparabile Raimondo, tra cui ricordiamo Attenti a noi due 2 nel 1983 e Sandra e Raimondo Show del 1987 con Cinzia Lenzi e Steve Lachance. Nel 1987 partecipa inoltre alla trasmissione La giostra condotta da Enrica Bonaccorti curando la rubrica Ok bimbi e incidendo la sigla dal titolo Quanto costa sognare. Nel 1982 e nel 1984 è autrice e presentatrice della trasmissione tv Il circo di Sbirulino a cui partecipa anche Tonino Micheluzzi e dove Sandra è protagonista assoluta con il suo Sbirulino. Nel 1983 partecipa alla puntata del sabato del game show Zig zag condotto da Raimondo, fino a diventare presenza fissa e co-conduttrice nelle seguenti edizioni, dal 1984 al 1986. Dal 1988 al 1990 è ospite fissa su Canale 5 del quiz televisivo Il Gioco dei 9, anch'esso condotto dal marito Raimondo.

A dieci anni dalla nascita della televisione commerciale, nel 1990 la coppia Vianello Mondaini viene chiamata a condurre una puntata del varietà Buon compleanno Canale 5 con Heather Parisi, presenza fissa del programma; insieme a Mike Bongiorno, Corrado e Marco Columbro, l'11 gennaio 1991 tornano a presentare la puntata finale della trasmissione. Dal 1991 al 1993 riporta in scena il pagliaccio Sbirulino affiancando Marco Columbro e Lorella Cuccarini nella conduzione di Buona Domenica, prima diretta della televisione commerciale.

Dal 1988 al 2007 Sandra e Raimondo sono i protagonisti di Casa Vianello, la sit-com più famosa e longeva prodotta dalla televisione italiana: vengono infatti realizzate 16 serie per un totale di 343 episodi mantenendo negli anni l'impianto classico del programma, che ne ha reso il grande e costante successo. Assieme alla coppia Mondaini-Vianello, anche l'attrice Giorgia Trasselli nei panni della famosa Tata.

Tra il 1996 e il 1997 la serie si è trasferita in campagna, con cinque film per la tv intitolati Cascina Vianello, a cui partecipa anche Paola Barale, e altri cinque dal titolo I misteri di Cascina Vianello: in questi ultimi la coppia si cimenta in una insolita attività di investigazione per scoprire gli autori di delitti o furti, ma sempre in chiave umoristica. In questi due anni è inoltre nel cast della fiction tv Caro maestro con Marco Columbro ed Elena Sofia Ricci.

Nel 1998 conduce con Enrico Papi il programma Sapore d'estate. Nel 2001 Sandra incide un cd di canzoni dedicate a Gorni Kramer, arrangiate dal maestro Giampiero Boneschi. Nel 2003 Sandra e Raimondo partecipano al programma La fabbrica del sorriso, il primo progetto televisivo promosso da Mediafriends Onlus, condotto da Gerry Scotti e Claudio Bisio; oltre ai comici di Zelig e ad altri personaggi dello spettacolo, anche loro hanno aderito all'iniziativa con questo evento di solidarietà a favore dell'infanzia disagiata.

Nel 2004 è conduttrice, insieme al marito, del programma Sandra e Raimondo Supershow, che ripercorre in 13 puntate le tappe della carriera della coppia attraverso filmati di vecchi programmi Mediaset.

Nel 2007 Sandra viene scelta da Arturo Brachetti nel suo spettacolo teatrale L'uomo dai 1000 volti, come voce narrante della mamma del protagonista (interpretato da lui stesso). Nello stesso anno la casa discografica Rhino Records pubblica un cd dal titolo Le più belle canzoni di Sandra Mondaini, contente le migliori sigle e canzoni da lei interpretate.

"Crociera Vianello" e il ritiro dalle scene per motivi di salute
A giugno 2008, Sandra e Raimondo tornano sul set e sono i protagonisti del film tv Crociera Vianello, in onda sabato 13 dicembre 2008 in prima serata su Canale 5; nel cast anche Tosca D'Aquino, Massimo Wertmuller, Fabio Fulco e Sabina Began. Il 10 dicembre 2008, durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo lavoro televisivo, Crociera Vianello, ha annunciato commossa la sua decisione di lasciare il mondo dello spettacolo a causa delle sue sempre più precarie condizioni di salute che non le consentono di stare in piedi con facilità e la costringono su una sedia a rotelle[1]. L'attrice è infatti affetta da vasculite, una malattia dei vasi sanguigni che le procura dolori lancinanti ad ogni movimento. Nonostante ciò, sempre nel mese di dicembre, partecipa come da tradizione allo spot natalizio Mediaset che augura a tutti buon Natale e un felice anno nuovo. A gennaio 2009 torna in tv come ospite d'onore della prima puntata del serale del talent show Amici condotto da Maria De Filippi.

Molto provata e malata, nel settembre 2009 non rinuncia a partecipare ai funerali di Stato di Mike Bongiorno; la Mondaini concede interviste in ricordo del caro amico e collega scomparso e si presenta alle esequie sulla sedia a rotelle, ricevendo l'applauso del pubblico che non la vedeva da diverso tempo.

Anche a seguito di esperienze personali (lei stessa e Raimondo Vianello sono stati affetti dal cancro[2]), Sandra Mondaini è impegnata da anni in innumerevoli iniziative per la raccolta di fondi per la ricerca contro il cancro.

Il 15 aprile 2010 muore all'età di 87 anni il marito Raimondo Vianello.

Successivamente, visto lo stato piuttosto compromesso, viene ricoverata per tre settimane nella casa di cura San Rossore di Pisa assistita dal Professor Giovanni Battista Cassano, lo psichiatra che già in passato guarì l'attrice da una grave depressione.

Il 6 luglio 2010 viene nuovamente ricoverata nella clinica San Rossore a causa di gravi problemi respiratori in terapia subintensiva[3]; successivamente le sue condizioni migliorano tanto da concedere un'intervista telefonica al TG5 e al settimanale di Canale 5 Bikini (vedere nota a seguire) dove rassicura tutti i suoi fan ringraziandoli per il grande sostegno che le danno.

Il 1 agosto 2010 la trasmissione di Canale 5 Bikini trasmette un'intervista, concessa al giornalista Fabio Marchese Ragona in solo audio, in cui Sandra Mondaini, appena rientrata a casa dal ricovero, ringrazia con sentito affetto tutti coloro che si sono interessati di lei e della sua salute nelle settimane successive alla dolorosa perdita di Raimondo e durante il suo ricovero a Pisa nel mese di luglio.

Si spegne il 21 settembre 2010 all'età di 79 anni,in seguito ad un' insufficienza respiratoria, dopo tre giorni di coma, all'Ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverata da circa 10 giorni, dopo cinque mesi dalla morte del marito Raimondo Vianello.

Sbirulino
Nel corso della trasmissione RAI del 1978 Io e la Befana, abbinata alla Lotteria di Capodanno, Sandra interpreta per la prima volta il personaggio di Sbirulino, con le sembianze di un pagliaccio, una maschera trasformata in marionetta dallo scultore e scenografo Giancamillo Rossi, con similitudini al personaggio Scaramacai, interpretato molti anni prima dalla soubrette Pinuccia Nava

sabato 18 settembre 2010





« Il blues è facile da suonare, ma difficile da sentirsi dentro »

James Marshall "Jimi" Hendrix (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970)

E' stato un chitarrista e cantante statunitense. È considerato uno dei più grandi chitarristi della storia della musica, oltre che uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock (come ad esempio l'heavy metal) attraverso un'inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock, psichedelia e funky.

Secondo la classifica stilata nel 2003 dal Rolling Stone Magazine è il più grande chitarrista di tutti i tempi.
La sua esibizione in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è divenuta un vero e proprio simbolo: l'immagine del chitarrista che, con dissacrante visionarietà artistica, suona l'inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto è entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo musicale come uno dei punti di svolta nella storia del rock.

Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

Nacque come Johnny Allen Hendrix al King County Hospital di Seattle, nello Stato di Washington, USA, da madre di origini cheyenne e padre afroamericano. Fu in seguito ribattezzato James Marshall dal padre. Il piccolo Jimi passò l'infanzia in un quartiere disagiato ed ebbe l'infanzia funestata dal divorzio dei suoi genitori, avvenuto quando aveva appena 9 anni: a seguito di ciò fu affidato alla nonna paterna, Nora Rose Moore, in quel momento l'unica persona in grado di garantirgli un minimo di stabilità. Nel 1958 sua madre morì: fu proprio in quel periodo che Jimi ebbe la sua prima chitarra. Curioso è il fatto che la prima chitarra del giovane Hendrix fu una chitarra per destri, mentre lui fosse mancino. Tuttavia imparò notevolmente in fretta a suonare la chitarra per destri girata al contrario, cosa che si porterà dietro per tutta la sua carriera artistica.

La scoperta dello strumento fu per lui come un'illuminazione.

Poco interessato alla scuola, che lascerà prima del diploma, Jimi iniziò a dedicarsi alacremente alla musica: i suoi punti di riferimento furono chitarristi della scena blues di Chicago come Elmore James, Muddy Waters, Buddy Guy ed Albert King, nonché leggende del più risalente delta blues, come Robert Johnson e Leadbelly, e del rock and roll, come Chuck Berry.
All'inizio degli anni sessanta, a causa di alcuni problemi con la legge, si trovò a dover scegliere tra un periodo di reclusione e l'arruolamento: scelta la seconda opzione, Jimi venne arruolato il 31 maggio 1961 nella 101st Airborne Division e inviato di stanza a Fort Campbell, nel Kentucky, dopo un breve addestramento. Ad ogni modo, la sua avventura nei ranghi militari durò molto poco: frustrato dalla rigidità dell'ambiente e intenzionato a dedicarsi alla musica, Jimi decise di porre fine al suo periodo sotto le armi facendosi visitare più volte dallo psicologo dell'esercito dichiarando di essere omosessuale.[8] Stando ad alcune interviste rilasciate da Hendrix a proposito, invece, pare che al fine di ottenere la dispensa abbia addotto problemi alla schiena conseguenti a un lancio col paracadute.


Il 1966 fu l'anno della svolta per Hendrix. Durante una serata al Cheetah Club, sulla West 21st Street, il chitarrista fece la conoscenza della ragazza di Keith Richards, Linda Keith: i due strinsero subito amicizia e Linda si prodigò per fargli conoscere Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, ed il produttore Seymour Stein. Nessuno dei due ricavò alcuna impressione positiva dall'incontro e - con grande delusione di Hendrix - ogni prospettiva di inserimento sfumò. Senza perdersi d'animo la ragazza insistette per presentarlo a Chas Chandler, all'epoca ancora bassista degli Animals. L'incontro, stavolta, fu fruttuoso. In quel periodo Chandler si trovava prossimo a concludere il suo sodalizio con gli Animals ed era in cerca di spunti per ridefinire la propria posizione come produttore e manager: dopo un breve confronto, Chandler realizzò che Hendrix aveva floride prospettive davanti a sé e si convinse del fatto che una versione di un blues di Billy Roberts, Hey Joe, proposta secondo il piglio aggressivo che il chitarrista gli aveva illustrato, poteva diventare un ottimo singolo di lancio.


Nel 1967 Hendrix si adoperò di buon grado per elaborare una sua versione di Hey Joe; risultato entusiasmò Chandler al punto da indurlo a trascinare il chitarrista a Londra per metterlo sotto contratto con il supporto del manager uscente degli Animals, Michael Jeffery. Il passo successivo doveva essere quello di affiancargli dei musicisti adeguati al nuovo sound che aveva in mente: dopo alcune audizioni si decise di strutturare la formazione sul modello del power-trio (all'epoca molto in auge, visto anche il successo dei neonati Cream) e gli strumentisti scelti allo scopo, entrambi inglesi, furono il chitarrista Noel Redding, delegato al basso, e l'estroso batterista Mitch Mitchell.

Era nata la Jimi Hendrix Experience

Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l'intero immaginario collettivo correlato alla musica degli anni sessanta ed al movimento flower power. In tale contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. L'esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a causa però dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata all'alba del giorno successivo. L'enorme folla dei tre giorni precedenti (oltre 500.000 spettatori paganti) si era considerevolmente ridotta ed Hendrix chiuse il festival davanti ad un pubblico di dimensioni certo notevoli, ma decisamente inferiori alle aspettative: circa 200.000 spettatori, in larga parte esausti e storditi dopo tre giorni di kermesse ininterrotta.


Nel 1967Il chitarrista si presentò sul palco con una formazione espansa, introdotta dallo speaker come Jimi Hendrix Experience, ma prontamente ripresentata dallo stesso Hendrix come Gipsy Sun And Rainbows: ne seguì un'esibizione di due ore - tra le più lunghe in assoluto della sua carriera - buona ma non eccellente, anche a causa dell'ancora scarsa armonia con il resto della band, dell'insufficiente soundcheck e di alcuni problemi tecnici connessi all'impianto microfonico

Quello che più rilevò, ad ogni modo, in quella storica esibizione, fu la celeberrima trasfigurazione chitarristica operata sul tema di The Star-Spangled Banner, inno degli Stati Uniti d'America: Hendrix si accanì sul tema dell'inno in maniera selvaggia, intervallandolo con feroci simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi della sua sola chitarra.


Il 30 agosto 1970 Hendrix si esibì in un'arrancante performance allo storico Festival dell'Isola di Wight: i nastri dell'esibizione sarebbero stati pubblicati ufficialmente soltanto trent'anni dopo.[32]

Subito dopo vennero programmate diverse date lungo l'Europa per poter giustificare le consistenti spese sostenute dal chitarrista per mettere in sesto il suo avveniristico studio di registrazione e per le programmate registrazioni del suo nuovo album, provvisoriamente intitolato First Rays Of New Rising Sun. Il bisogno economico alla base del tour non depose bene per l'atmosfera generale: a peggiorare le cose si aggiunse il crescente stato di alterazione di Hendrix, spesso pregiudizievole per la qualità delle sue esibizioni live, e la crescente conflittualità col pubblico, raramente appagato dalle oniriche proiezioni musicali che il chitarrista operava durante le sue esibizioni.

Il 6 settembre 1970 al Festival di Fehmarn in Germania, nella sua ultima esibizione dal vivo, Hendrix venne accolto da una selva di fischi e contestazioni da parte del pubblico[33]: deluso e confuso, si ritirò in riflessione a Londra dove venne raggiunto da molti dei suoi amici - tra cui Chas Chandler ed Eric Burdon - che tentarono per l'ennesima volta di dissuaderlo dal suo sodalizio col manager Michael Jeffery.

La mattina del 18 settembre 1970, Hendrix venne trovato morto nell'appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel, al 22 di Lansdowne Crescent.


Il Samarkand Hotel, dove Hendrix passò la sua ultima notte. I locali dell'albergo risultano attualmente adibiti ad appartamenti privati.Fino ad oggi, non vi è una versione certa della morte del chitarrista. La versione più diffusa, messa in circolo dalla sua ragazza tedesca Monika Dannemann, presente nella stanza al momento del fatto, racconta di come Hendrix sia soffocato nel suo vomito dopo un improvvido cocktail di alcool e tranquillanti;a parte la causa della morte, le versioni fornite dalla ragazza risultano difformi da intervista ad intervista: non è chiaro se il chitarrista sia morto nottetempo, come asserito dalla polizia, o se fosse ancora vivo all'arrivo dell'ambulanza e sia soffocato durante il trasporto in ospedale a causa del sopraggiungere di vomito in assenza di un supporto sotto la sua testa[35].

Non appena la notizia della morte del chitarrista si diffuse, il suo appartamento divenne oggetto di saccheggio da parte di sciacalli in cerca di cimeli ed oggetti che gli erano appartenuti.

Il disco che aveva in preparazione venne pubblicato solo parzialmente nel 1971 con il titolo di Cry Of Love e raggiunse la terza posizione della classifica Billboard: le registrazioni resteranno in circolazione in tale forma provvisoria fino al 1997, quando tutte le tracce vennero ordinatamente ed interamente ripubblicate con il titolo originario di First Rays Of New Rising Sun.

Dopo la morte, le spoglie di Hendrix vennero riportate negli Stati Uniti e sepolte nel Greenwood Memorial Park di Renton, Washington, a sud di Seattle.[36]


Il complesso funerario della famiglia Hendrix al Memorial Park di Renton, Seattle.Sulla lapide venne fatta incidere, assieme al nome, la sagoma di quella che fu la sua chitarra-simbolo, la Fender Stratocaster. Le continue incursioni di ammiratori e curiosi - non esattamente caratterizzate da atteggiamenti discreti e civili - indussero Al Hendrix, suo padre, a ripensare la collocazione del feretro in un contesto separato dalle altre sepolture: fu così che venne progettata una sorta di cappella monumentale di proprietà della famiglia Hendrix, in una zona marginale del complesso funebre di Renton. La consegna della struttura venne inizialmente prevista per la fine del 1999: il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute di Al Hendrix, però, fu una delle ragioni connesse al ritardo nella consegna.

Al Hendrix morì nel 2002, appena due mesi prima del completamento: negli ultimi mesi dello stesso anno, il feretro di Jimi venne trasportato nel nuovo sito mortuario assieme a quelli del padre e della nonna.

CARLO VERDONE, APPASSIONATO DELLA MUSICA DI JIMY HENDRIX, NEL 1992 GIRA UN FILM IMPERNIATO SULLA MORTE DEL GRANDE ARTISTA:"MALEDETTO IL GIORNO CHE TI HO INCONTRATA"


giovedì 16 settembre 2010



Mauro De Mauro (Foggia, 6 settembre 1921 – Palermo, 16 settembre 1970) è stato un giornalista italiano, assassinato dalla mafia in seguito alle sue inchieste sull'omicidio del Presidente dell'ENI Mattei.

Milita nella Xª Flottiglia MAS del principe Junio Valerio Borghese e, dopo l'8 settembre 1943, aderisce alla Repubblica di Salò. Nel 1943-44, nella Roma occupata dai nazifascisti, è vice questore di Pubblica Sicurezza sotto il questore Caruso, informatore del capitano delle SS Erich Priebke e del colonnello Herbert Kappler e fa parte della famigerata Banda Koch, un reparto speciale del Ministero degli interni della Repubblica Sociale Italiana[senza fonte]. Alla fine della guerra è sul fronte di Trieste, di nuovo con Borghese, come corrispondente di guerra della Decima, con il grado di sottotenente.

Trasferitosi a Palermo dopo la seconda guerra mondiale, lavorò presso i giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e L'Ora rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell'Eni Enrico Mattei e nel settembre del 1970 si stava nuovamente occupando del caso, in seguito all'incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi per il suo film Il caso Mattei, che sarebbe in seguito uscito nel 1972.

Il giornalista venne rapito la sera del 16 settembre del 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo e il suo corpo non venne mai ritrovato.

Le indagini sulla sua sparizione furono seguite sia dai carabinieri, secondo i quali sarebbe stato eliminato dalla mafia in seguito a indagini giornalistiche sul traffico di droga, sia dalla polizia, che ritenne piuttosto che la sua sparizione fosse collegata alle sue ricerche sul caso Mattei (l'aereo caduto era decollato da Catania), anche in seguito, il giorno stesso del suo rapimento, alla sparizione dal cassetto del suo ufficio di alcune pagine di appunti e di un nastro registrato con l'ultimo discorso tenuto da Mattei a Gagliano Castelferrato.

La conferma della sua uccisione venne data negli anni seguenti dal resoconto di alcuni pentiti di mafia (Tommaso Buscetta, Nino Calderone, Francesco Di Carlo). A soffocarlo furono Mimmo Teresi, Emanuele D'Agostino e Stefano Giaconia. Con loro ci sarebbe stato anche Bernardo Provenzano.

Secondo le dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo, De Mauro fu ucciso perché venne a conoscenza del fatto che il principe Junio Valerio Borghese stava pianificando un colpo di stato, il cosiddetto Golpe Borghese.
Più volte si è tentato di trovare il luogo dove si presumeva fosse stato nascosto il corpo di De Mauro, ma nessuna di queste ricerche ha dato esito positivo.

Era fratello del linguista Tullio De Mauro (che sarebbe poi diventato ministro della pubblica istruzione).

Nell'aprile del 2006 è iniziato il processo per la sua morte, che vede, per ora, come unico imputato Totò Riina.

Il 20 settembre 2007 a Conflenti, in Calabria, viene riesumata una salma - la cui sepoltura risale al 1971 - che si pensava potesse essere quella di De Mauro. Ma nel marzo 2008 l'esame del DNA ha smentito l'ipotesi.
Secondo le affermazioni del pentito Francesco Marino Mannoia il corpo di De Mauro sarebbe stato sciolto nell'acido




BLU NOTTE MAURO DE MAURO,PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE IL CASO, SI RIMANDA A YOU TUBEE E AD ALTRI NOVE VIDEO


A TUTTI COLORO CHE AL LAVORO HANNO OFFERTO LA VITA
A FRANCESCA(MA A TUTTE LE VITTIME PASSATE E DI QUESTI GIORNI) LAUREATA DI ATRANI UCCISA DAL FIUME DRAGONE

martedì 14 settembre 2010



GIORGIO NAPOLITANO IN VISITA A SALERNO

E' IL SETTIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN VISITA NELLA CITTA'
GLI ALTRI SONO STATI :ENRICO DE NICOLA,LUIGI ENAUDI,GIOVANNI GRONCHI,SANDRO PERTINI OSCAR LUIGI SCALFARO(2 VOLTE),CARLO AZEGLIO CIAMPI.

domenica 12 settembre 2010

E' il mio onomastico



TERSO E' IL MIO CIELO

TERSO E' IL MIO CIELO
CON LE TEMPESTE
SEMPRE IN AGGUATO,
CON LA MANO CHE MAI
SI PROTENDE
E CON IL FREDDO CHE AVVOLGERE VUOLE LE MEMBRA.
TERSO E' IL MIO CIELO,
CHE IL MONDO GUARDA
E COMPRENDE
E SENZA SCEGLIERE,
SCEGLIE.
QUEL CIELO,
IO,
OGNI MATTINA,PATINO
CON GESTI LENTI
E CURA DI SPEZIALE.
IO SOLA SO COME FARE,
IO SOLA SO COME IL CIELO LUSTRO
PRESERVARE...

MARIA SERRITIELLO
12 SETTEMBRE 2010

sabato 11 settembre 2010

Buon compleanno Kora





KORA E' NATA L'11-9-2004

AUGURIIIIIIIIIIIIIII



BLAAAAAAAAAA !!!!!KORA NON L'AVREBBE MAI MANGIATA

venerdì 10 settembre 2010




ATRANI:BORGO MARINARO DELLA COSTIERA AMALFITANA

Sono continuate tutta la notte le ricerche di Francesca Mansi, la barista di 25 anni, dispersa nella serata di ieri ad Atrani (Salerno), in seguito alla frana provocata dall'esondazione del fiume Dragone. La giovane donna residente nel vicino comune di Minori, al momento dell'invasione di acqua e detriti, era all'interno del locale che si affaccia sulla piazzetta del paese della Costiera amalfitana. Il titolare del bar 'La risacca' è riuscito a salvarsi, mentre della ragazza non si hanno notizie. In azione non solo le ruspe per portare via il fango, ma anche i cani della polizia e i sommozzatori dei vigili del fuoco. Una perlustrazione sia via mare che via terra effettuata anche dagli operatori della Protezione civile, dai carabinieri della Compagnia di Amalfi che dai militari della Guardia Costiera di Salerno. "Qui è il finimondo" ha detto il sindaco di Atrani, Nicola Carrano, ad Apcom. "La furia del torrente Dragone esondato ha portato con sè detriti, fango e auto in sosta". Le immagini diffuse da una agenzia napoletana sono impressionanti: un torrente di fango che si scarica in mare invadendo la spiaggia e le stradine del paese salernitano, trascinando le automobili come fossero macchinine giocattolo.




FINO AD IERI ATRANI ERA COSI'

giovedì 9 settembre 2010




La proposta: una colletta per aiutare Maradona col fisco.
Maradona ha guai col Fisco e la senatrice del Pdl Ombretta Colli scuote il popolo napoletano: "Per avere Diego a Napoli per il suo compleanno, non sareste disposti a un piccolo sacrificio?"


Rivedere Diego a Fuorigrotta varrebbe un piccolo sacrificio collettivo, insomma, in barba alla crisi imperante e al piccolo particolare che l’argentino ha guadagnato fior di milioni, nei suoi anni di militanza in azzurro. "Consiglio ai napoletani di organizzare una colletta per ripianare il debito, se lo fanno mi unirò anch'io insieme a loro – ha dichiarato la Colli, che ha intrapreso la carriera politica dopo un fortunato percorso artistico -. Forse - prosegue - così persino Maradona sarebbe invogliato ad assolvere i suoi compiti di onesto contribuente. Pur di rivedere la bella Napoli finalmente felice di riabbracciare il suo piccolo grande re sarei disposta ad un piccolo sacrificio".

CONFESSO PER L'UOMO MARADONA NON HO UNA GRANDE STIMA MA COME GIOCATORE E'STATO UNICO PERCIO' CONSIDERO LA PROPOSTA DI ombretta colli UNA PROVOCAZIONE IRRIGUARDOSA NEI RIGUARDI DEL POPOLO NAPOLETANO.
MARADONA PER NAPOLI E'STATO UN VALORE OLTRE IL GIOCO DEL PALLONE E CHI NON E' NAPOLETANO FAREBBE BENE A ZITTIRE O ALMENO A NON SUGGERIRE C.....

MARADONA E NAPOLI

E' praticamente impossibile spiegare a parole ciò che Diego ha significato e tuttora significa per Napoli: è stato il simbolo degli anni ottanta e se non avete visitato Napoli negli anni dal 1984 al 1991 non potete immaginare cosa Diego significasse per tutti i napoletani.
Già dal suo arrivo a Napoli tutti iniziarono ad amarlo come un proprio figlio, ma soprattutto come un eroe: quell'eroe che avrebbe potuto far conoscere Napoli e il Napoli in tutto il mondo, quell'eroe che avrebbe potuto stravolgere gli equilibri del calcio italiano portando al sud la capitale del calcio. La squadra, fondata nel 1926, non aveva mai vinto uno scudetto: 60 anni di attesa erano davvero troppi... Napoli aveva bisogno di qualcuno che potesse portare la squadra ai vertici del calcio italiano e mondiale. Quest'uomo era Diego Armando Maradona. La sua importanza sociale fu enorme: nessuna squadra del sud aveva mai vinto uno scudetto e il Napoli fu la prima squadra a battere le ricche società del nord come Juventus, Milan e Inter.
Gli anni dal 1984 al 1991 rappresentano un periodo irripetibile: Maradona era presente in ogni parte di Napoli. Quando arrivò da Barcellona nell'estate del 1984 tutta Napoli si riempì di striscioni, immagini di Maradona, e quanto altro si possa immaginare. A Napoli tutti festeggiarono l'arrivo di un uomo, quell'uomo in cui molti avevano riposto tutta la loro fiducia come se fosse un liberatore mandato dal cielo. Si potevano vedere persone vestite con la maglia numero 10 di Maradona, con bandiere del Napoli, con sciarpe e così via. Ovunque c'era una Diego-mania.

Diego aveva un'enorme importanza sociale: diventò l'idolo della gente, molte persone che vivevano in condizioni di povertà trovarono in lui un modo per non pensare sempre alla realtà. Probabilmente conoscete i napoletani: siamo famosi per la nostra spontaneità, per il nostro ottimismo. Potete quindi immaginare come la gente a Napoli impazzì per Diego. Se nel futuro un archeologo troverà degli oggetti "antichi" di Maradona, penserà probabilmente che era una specie di idolo, qualcosa per cui valesse la pena vivere e soffrire.
Maradona era presente quasi dappertutto a Napoli: da murales per le strade della città, ai fuochi d'artificio chiamati "Il pallone di Maradona", da ogni tipo di gadget e souvenir alla torta con Maradona, da poesie su di lui fino alle statue. Era ovunque: se vi era antipatico, avreste fatto meglio ad andare via da Napoli... Ma nessun napoletano poteva odiarlo: era un eroe per tutti, colui che ha dato la gioia del primo scudetto e che, come detto, avrebbe portato nel mondo il nome di Napoli.
Ci sono molte persone che, quando pensano a Napoli, subito pensano a Maradona: un amico mi ha raccontato che un uomo in Tanzania (!), appena sentì la parola Italia, disse "Cos' è l'Italia?", ma appena sentì "Io sono di Napoli", disse subito "Ah, Napoli: Diego Armando Maradona". Ancora oggi, a distanza di tanti anni, parlando di calcio con persone all'estero e dicendo "Sono tifoso del Napoli", la risposta immediata è "Napoli, Maradona". Probabilmente è stato il più grande calciatore di tutti i tempi, ma non si può dire con certezza che non nascerà più nessuno come lui. Quello che invece si può affermare senza dubbio è che non ci sarà mai più un calciatore in grado di dar vita a un vero fenomeno di costume, a trascinare le masse e a fare impazzire così tanto di gioia la gente in tutto il mondo.
Poter dire "Io l'ho visto giocare" o "Io c'ero" è un motivo di orgoglio per qualsiasi appassionato di calcio, tifoso del Napoli o anche soltanto amante del calcio. E aver partecipato alla gioia della città di Napoli è stata per tutti un'esperienza meravigliosa.
GRAZIE, DIEGO.

ECCO BASTAVA CHE LA SIGNORA DI MILANO SFOGLIASSE INTERNET COME HO FATTO IO PER TROVARE LA PAGINA PRECEDENTE E TENTARE DI CAPIRE CHI E' STATO MARADONA PER I NAPOLETANI

ALLORA, A LEI E A TUTTI COLORO CHE NON CAPIRANNO MAI IL SUD PERCHE' SPROVVISTI DI MEZZI INTELLETTIVI, DEDICO DI VERO CUORE, QUESTI VIDEO CHE VANNO A SEGUIRE.
DUE GRANDI MAESTRI TOTO' ED EDUARDO DANNO LEZIONI AD UNA QUALSIASI SIGNORA CHE RISPONDE AL NOME DI ombretta colli.



mercoledì 8 settembre 2010


BAMBINI GIOCANO

di Bertold Brecht

I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi

LA GUERRA CHE VERRA'
di Bertolt Brecht

Non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente ugualmente.


Eugen Berthold Friedrich Brecht detto Bertolt (Augusta, 10 febbraio 1898 – Berlino, 14 agosto 1956) è considerato il più influente drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco del XX secolo





Il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che fece seguito a quello del generale Dwight D. Eisenhower delle 18.30,[1] trasmesso dai microfoni di radio Algeri, fu il discorso letto alle 19.42 dai microfoni dell'EIAR da parte del Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio con il quale si annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.

Il proclama letto alla radio

« Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza

L'abbandono della Capitale da parte dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono. [2][3] Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive. Più del 50% dei soldati abbandonarono le armi ed in abiti civili tornarono alle loro case. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani[4] avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata "l'operazione Achse" (asse), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana, il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente fu ordinato assieme a tutta la flotta della Regia Marina di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno

Nelle stesse ore una parte delle forze armate decise di rimanere fedele al Re Vittorio Emanuele III, dando vita alla resistenza italiana di cui uno dei primi esempi terminò con l'annientamento dell'intera Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia, in Grecia, una parte si diede alla macchia dando vita assieme a liberi individui, partiti e movimenti alle formazioni partigiane come la Brigata Maiella ed altre. Altre branche, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS, decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo, sino alla fine. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione dei POW italiani fedeli al Regno del Sud, questo per evitare un possibile ricongiungimento con le forze armate fasciste presenti nel nord Italia.