Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





giovedì 29 aprile 2010




LA TERAPIA DEL RIDERE FA BENE ALLA SALUTE

I più avanzati esmi di laboratori confermano ciò che NORMAN COUSINS aveva intuito all'inizio degli anni '70.

Negli anni ’80, il caso di Norman Cousins fece scalpore in tutti gli Stati Uniti. Cousin, era un noto giornalista scientifico che improvvisamente venne colpito da spondilite anchilosante, una grave alterazione a carico del collagene delle articolazioni che porta progressivamente alla paralisi e alla morte. Da sempre, scettico della medicina convenzionale, Cousins decise di curarsi seguendo un’insolita terapia: il ridere (tre-quattro ore al giorno di films comici) e la vitamina C (25 g al dì, assunti per flebo). A dispetto di ogni previsione, in capo a un anno il giornalista guarì completamente. La prima reazione della comunità scientifica americana fu di incredulità e di stupore, alcuni misero addirittura in dubbio la sua malattia, ma i fatti erano incontrovertibili e dopo alcuni anni, non solo fu riconosciuta la validità scientifica della sperimentazione effettuata da Cousins su se stesso, ma gli venne offerta prima una laurea honoris causa e poi addirittura una cattedra presso l’Università di California di Los Angeles. La spettacolare guarigione di Norman Cousin ebbe come risultato indiretto la rivalutazione degli studi di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, una nuova branca della medicina che studia gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario. Di lì a poco nacque una nuova area di ricerche: la gelotologia, dedicata allo studio sistematico del ridere come rimedio psicofisico

Emozioni e sistema immunitario "La risata - spiega Leonardo Spina dell’associazione !Ridere per Vivere! - determina un miglioramento della circolazione sanguigna, delle funzioni gastriche e di quelle intestinali; una maggiore irrorazione dell’encefalo (il pensiero diventa più lucido) e soprattutto il potenziamento del sistema immunitario. Ridere è anche un ottimo sistema per fare esercizio fisico e un efficace lubrificante sociale". "L’energia psichica che si libera con la risata - aggiunge, la psicoterapeuta Donatella Branchi - riduce i livelli di ansia e dà un’iniezione di ottimismo anche ai soggetti che più soffrono di depressione". "Numerose analisi statistiche, tra cui le ricerche di David Spiegel - afferma Jacopo Fo, comicoterapeuta per nascita - documentano l’effetto positivo del ridere e di come il buon umore possa migliorare l’effetto delle terapie convenzionali". In termini più strettamente scientifici, il riso incrementa la secrezione, da parte dell’organismo, di sostanze come le catecolamine e le beta-endorfine, analgesici naturali, che migliorano il senso di benessere generale del corpo. Inoltre, grazie alla diminuzione della produzione di cortisolo, il buon umore migliora anche la risposta immunitaria e fa registrare un effetto positivo anche nei confronti di numerosi problemi cardiovascolari e respiratori, in quanto aumenta l’ossigenazione del sangue e riduce l’aria residua nei polmoni. In particolare è stato evidenziato come subito dopo una bella sghignazzata, le pulsazioni del cuore diventano più rapide e la pressione sanguigna aumenta. Dopo pochi istanti le arterie si rilassano, con la conseguente diminuzione delle pulsazioni e della pressione. Più recentemente, ricerche condotte in alcuni ospedali pediatrici americani, hanno messo in luce una diminuzione della degenza ospedaliera del 50% e una riduzione dell’uso di anestetici del 20% nei pazienti "trattati" regolarmente con la comicoterapia


Una vecchia scoperta D’altra parte, il potere curativo del buon umore, non è certo una scoperta dei nostri giorni. Già Thomas Sydenham, autorevole medico del XVII secolo, era solito affermare che "L’arrivo di un buon clown esercita, sulla salute di una città, un’influenza benefica superiore a quella di venti asini carichi di medicinali". Qualche secolo più tardi, lo stesso Freud, ritenne così rilevanti i motti di spirito da dedicarvi un intero libro, ma è solo a partire dagli anni Sessanta che sono cominciati i primi studi sistematici sulle virtù terapeutiche della risata. Studi che con il tempo




martedì 27 aprile 2010




Elisa Claps fu colpita più volte mortalmente al torace con un'arma da taglio (forse un coltello) e fu finita per soffocamento. Secondo quanto l'ANSA a Salerno da fonti qualificate, è questa la conclusione alla quale è giunto l'anatomopatologo Francesco Introna, che ha eseguito l'autopsia sul cadavere della studentessa potentina scomparsa il 12 settembre 1993 e i cui resti sono stati trovati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza lo scorso 17 marzo. Non sono noti altri dettagli dell' autopsia dal momento che la consulenza medico-legale è tuttora secretata per decisione della Procura generale di Salerno. Gli investigatori ritengono che il delitto sia avvenuto domenica 12 settembre 1993.

lunedì 26 aprile 2010




SI CONCLUDE IL PROGETTO "INNOVADIDATTICA" DELLA RETE DI SCUOLE SALERNITANE

E’ dunque giunto alla conclusione il progetto "Rifletto operando, mi esprimo relazionandomi", risultato Primo in Campania nell'ambito del Bando del Concorso Nazionale "INNOVADIDATTICA" indetto dall'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica (ANSAS, ex Indire).


La rete operativa è stata composta da tre istituti scolastici salernitani: l’Istituto Superiore I.T.C. Antonio Genovesi, capofila del progetto, e le due Scuole Medie, l’Istituto Comprensivo di Ogliara ed il “S. Tommaso d'Aquino" di Fratte, che, grazie all’impegno ed alla passione dei docenti interni e dei collaboratori esterni, hanno contribuito alla realizzazione dei tre moduli didattici, proposti sul tema di riferimento “ Io e la città” scelto dagli studenti: Costruiamo il nostro sito, Costruiamo il nostro film e Costruiamo il nostro futuro.


Gli argomenti trattati nei tre laboratori si sono rivelati di grande interesse ed attrattiva per i giovani che hanno lavorato attivamente ai progetti guidati e motivati dai docenti che sono riusciti a stimolare il loro interesse affiancando ai tradizionali insegnamenti scolastici teorici, un valido e accattivante aspetto pratico.

Gli alunni di 3 classi prime dell’Istituto Superiore e 4 classi terze delle due Scuole Medie hanno avuto modo nel corso dei mesi di lavorare su progetti concreti, integrandosi tra loro, nonostante le differenze di età e di scuole, con l’obiettivo comune di realizzare tre prodotti che rappresentano la loro realtà sociale

L’attività didattica, che ha preso l’avvio nel mese di novembre dello scorso anno, si è conclusa quindi, nel mese di Aprile 2010 con la presentazione, a cura degli alunni, dei prodotti del project work, documentazione didattica e organizzativa, nel corso di un evento aperto al pubblico che si è tenuto lunedì 26 aprile alle ore 15.00, presso l’I.T.C. Antonio Genovesi a Salerno.

NELL'AMBITO DEL PROGETTO, AL MODULO "COSTRUIRE IL FUTURO", CONCEPITO PER GLI ALLIEVI DELLA 3°A DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO DI OGLIARA E PER GLI ALLIEVI DELLA 1°B DELL'ITC "ANTONIO GENOVESI",CURATO DA ME,QUALE ESPERTA ESTERNA,SI E' DATO UN TAGLIO TURISTICO.LA CONOSCENZA DI CIò CHE CI CIRCONDA E' STAO UN OBIETTIVO IMPRESCINDIBILE PER COMPRENDERE LE POTENZIALITA'DEL TERRITORIO, PER CUI LA CONOSCENZA DELLA CITTA' E LA RICOGNIZIONE DELLE EMERGENZE STORICHE SONO STATE FAVOREVOLI ALLA STESURA DI DUE ITINERARI POSSIBILI, RIVOLTI A TURISTI IN VISITA NELLA CITTA'.lO STUDIO,NELLA FASE APPLICATIVA,HA PRODOTTO SLIDES DIMOSTRATIVE MOLTO ACCATTIVANTI E UNA MINI GUIDA TURISTICA DI COLORE ROSSO INTENSO DI UN POSSIBILE TOUR NELLA CITTA'












domenica 25 aprile 2010





A SALERNO SCOPPIA UN CASO NAZIONALE.
EDMONDO CIRIELLO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA INTERPRETA A MODO SUO LA STORIA......
UFFA, SIAMO STUFI DELLA GRASSA IGNORANZA !!!!!

Alla vigilia del 25 Aprile, festa della liberazione, Il presidente della Provincia Edmondo Cirielli (Pdl) fa affiggere manifesti in cui non si fa riferimento alla resistenza partigiana. C'è solo un elogio dell'esercito americano. Questo il testo del discorso che Cirielli terrà domani a Salerno in occasionedei festeggiamenti

Edmondo CirielliFesta della Liberazione, 25 aprile 1945-2010. Celebrazione 65° anniversario
Allocuzione del Presidente della Provincia di Salerno On. Edmondo Cirielli

La festa del 25 aprile è per noi motivo di riflessione sul valore dei diritti fondamentali dell’uomo e per la convivenza civile e democratica della nostra comunità nazionale e mondiale.

La sconfitta della Germania nazista e la riconquista della libertà, dopo l’esperienza fascista, rappresentano un fatto storico fondativo della nostra nuova comunità nazionale.

In questa circostanza, di certo, il nostro pensiero va a coloro che, nella Resistenza, militari o civili, hanno combattuto per la libertà, ma è altrettanto doveroso ricordare il sacrificio dei giovani soldati degli eserciti alleati e, in particolare, degli USA e dell’Inghilterra, che si sono immolati in Italia e in tutto il mondo per l’affermazione degli ideali di libertà e di democrazia.

L’intervento dell’America nella nostra terra ha sancito un’alleanza che ha garantito un lungo periodo di pace e di progresso economico e sociale, senza precedenti, ed ha salvato l’Italia, come l’Europa, dalla dittatura comunista.

In questo quadro è nata l’Alleanza atlantica che ancora oggi è presidio di libertà e di democrazia e di difesa delle identità nazionali.

La nuova Italia vi ha aderito, consapevole della scelta di campo che essa avrebbe comportato in termini di tensioni politiche interne, di sacrifici di risorse umane e di assunzione di responsabilità sugli scacchieri internazionali.

Ne sono testimonianza l’allargamento dell’Alleanza ad altre Nazioni che si riconoscono nei valori della democrazia e della solidarietà ed il ruolo di cooperazione e di amicizia riconosciuto alle nostre missioni all’estero.

Dopo la caduta del Muro di Berlino e l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 sono cambiati gli scenari politici nazionali ed internazionali, per l’insorgere di nuove forme di competizioni economiche e sociali, culturali e religiose.


In un mondo globalizzato di relazioni accelerate da straordinari supporti tecnologici, il paradigma di lettura della libertà e della democrazia ha in sé sia i timori dell’annullamento delle identità e della sopraffazione dei diritti dell’uomo che la proiezione di una grande speranza di progresso, di pacificazione e di giustizia sociale.

Per questo motivo riteniamo che “libertà e democrazia” sono valori sostanziali della nostra vita quotidiana e presidi irrinunciabili che abbiamo il dovere di difendere ovunque e per chiunque.
Con questo spirito e nel segno tracciato, sia dai padri costituenti che da tutti i partiti, che nel dopoguerra hanno contribuito alla rinascita dell’Italia e della Nazione, l’Amministrazione provinciale di Salerno, che mi onoro di rappresentare, intende celebrare l’anniversario del 25 aprile come pietra viva di un ricordo che ispira un nuovo progetto di unità nazionale, volto a costruire un futuro migliore per i nostri figli, nel quadro di una sostanziale alleanza delle Nazioni che si riconoscono nella cultura della democrazia e nella pratica dei valori della tradizione occidentale e cristiana.

Da Palazzo Sant’Agostino, 25 aprile 2010 (24 aprile 2010)


E SICCOME LA MADRE DGLI IMBECILLI E' SEMPRE INCINTA, ECCO COSA ACCADE DA NORD A SUD

È un 25 aprile ad alta tensione, che si trascina dietro le divisioni e gli scontri politici di questi giorni. A Roma appaiono scritte contro i partigiani e contro il sindaco Alemanno. A Milano un picchetto antifascista di una cinquantina di persone presidia i giardini dove si sarebbe dovuta svolgere una manifestazione in ricordo di Sergio Ramelli, giovane missino assassinato 35 anni fa da Avanguardia operaia. E poi ci sono i sindaci che vietano alla banda l’esecuzione di “Bella Ciao”, le locandine listate a lutto che commemorano Benito Mussolini, i manifesti dai quali sparisce la scritta Resistenza.

Un clima che il presidente del Senato Renato Schifani ha provato ieri a svelenire modificando il proprio programma per le celebrazioni palermitane. Schifani ha infatti cancellato il previsto omaggio in piazza Vittorio Veneto a tutti i caduti della guerra. Si recherà al Giardino Inglese per deporre una corona di fiori davanti alla stele del partigiano Nicolò Barbato e alla lapide dei Caduti. Reazione degli ex partigiani: «La retromarcia del presidente del Senato Renato Schifani premia l’Anpi, la Cgil e gli antifascisti che a Palermo hanno detto no fin da subito all’intollerabile tentativo di travisare e dividere la memoria patria ignorando i partigiani e con ciò i protagonisti fondamentali della Resistenza e della Liberazione per provocare un’assurda divisione tra gli italiani».

Le polemiche coinvolgono tutte le regioni. A Pordenone il Pd ha parlato di «sconcerto» di fronte alle parole del presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, secondo il quale «l’Italia è stata liberata dagli anglo-americani, aiutati dai partigiani, ma non certamente da quelli “rossi” che erano al soldo di potenze straniere per esportare il comunismo». In casa leghista mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, «stanco delle polemiche» ha paragonato l’Anpi ai Vietcong («Dopo 65 anni non sanno che la guerra è finita»), il neo sindaco di Dolo, nel veneziano, si è tassato insieme alla giunta per face celebrare «adeguatamente» la ricorrenza al suo comune visto che non erano stati stanziati fondi a sufficienza.

COME SIAMO PROVINCIALI!!!. BEH, RIVEDIAMOCI DON CAMILLO E PEPPONE, USCITI DALLA PENNA DI GUARESCHI


ASCOLTIAMO LA LEZIONE DI STORIA DEL GRANDE SANDRO PERTINI



NOI VENIAMO DA QUESTA ITALIA



DOVE ANDREMO.... MAH ...... CI AIUTINO LA POESIA ED I POETI

UOMO DEL MIO TEMPO.
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

SALVATORE QUASIMODO


E ora tocca

a voi battervi

gioventù' del mondo;

siate intransigenti

sul dovere di amare.

Ridete di coloro

che vi parleranno di prudenza,

di convenienza, che

vi consiglieranno

di mantenere

il giusto equilibrio.

La più grande

disgrazia che vi

possa capitare

e' di non essere

utili a nessuno,

e che la vostra

vita non serva

a niente.

Raoul Follerau


VIVA L'ITALIA, CANTO CON FRANCESCO DE GRGORIO,PERCHE' VOGLIO ANCORA CREDERE....



GLI ERRORI QUANDO CI SONO.....




LA STORIA SIAMO NOIIIIIIIIIIIIII




BUON 25 APRILE A TUTTI GLI ITALAIANI CHE AMANO LA LIBERTA'

sabato 24 aprile 2010




Giuseppe Petrosino, detto Joe (Padula, 30 agosto 1860 – Palermo, 12 marzo 1909), è stato un poliziotto italiano naturalizzato statunitense

Nato a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta, non povera: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi; emigrò con la famiglia a New York nel 1873 e crebbe nell'ambiente di Little Italy. Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe (come ormai si chiamava) prese la cittadinanza americana, facendosi assumere l'anno dopo come spazzino dall'amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l'altra, erano incominciate ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani.

Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell'ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro: questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminose che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy, ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata (e che s'era portata appresso la propria sfiducia nell'autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita. Little Italy era il terreno ideale per la pianta crimine. Con gli emigranti ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.


Dipendente, come spazzino, dal Dipartimento di polizia, Petrosino era stato poi impiegato come informatore; nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell'uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi: in compenso, Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza: quanto, cioè, gli aveva permesso di superare la crisi derivante dal fatto di essere l'unico poliziotto italiano, e perciò dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi.

Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio, Petrosino era stato promosso detective, liberato dal servizio d'ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d'indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di cupo, rovente rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito.

Ciò non significava che egli non comprendesse le cause di quella situazione; gli era ben chiaro che oltre alle misure di ordine pubblico, occorreva agire sulle cause delle delinquenza: l'ignoranza, e la miseria. Risolti brillantemente numerosi casi (il più celebre fu il "delitto del barile" nel 1903), abile nel travestirsi, rapido nell'azione, inflessibile e quasi feroce verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, Joe Petrosino (un po' snob: abito scuro, cappello duro, camicia bianca, scarpe dal tacco alto) era stato via via assegnato ad incarichi di sempre maggiore responsabilità.

Nel 1905 gli era stata affidata l'organizzazione d'una squadra di poliziotti italiani, l'Italian Branch, e ciò aveva reso più proficua ed efficace la sua lotta senza quartiere contro la Mano Nera, una tenebrosa organizzazione a carattere mafioso, con ramificazioni in Sicilia, attraverso la quale si esprimeva il racket. E proprio seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla Mano Nera, Petrosino era giunto in Italia. Ma la Mano Nera era stata più svelta di lui a colpire.

Alle 20.45 di venerdì, 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione, e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram a capolinea di piazza Marina a Palermo. C'è un generale fuggi fuggi: solo il giovane marinaio anconetano Alberto Cardella (Regia Nave Calabria) si lancia coraggiosamente verso il giardino Garibaldi, nel centro della piazza, da dove sono giunti gli spari: in tempo per vedere un uomo cadere lentamente a terra, ed altri due fuggire scomparendo nell'ombra. Non c'è soccorso possibile, l'uomo è stato raggiunto da tre pallottole: una al volto, una alle spalle, e una terza mortale alla gola. Poco dopo si scopre che si tratta del detective Giuseppe Petrosino, il nemico irriducibile della malavita italiana trapiantata negli Stati Uniti, celebre in America come in Italia quale protagonista della lotta al racket. Il console americano a Palermo telegrafa al suo governo: Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire.

Il governo mise subito a disposizione la somma di 10.000 lire, per chi avesse fornito elementi utili a scoprire i suoi assassini ma la paura della mafia sarà più forte dell'attrazione esercitata da quella pur elevata offerta di soldi. Le bocche rimarranno chiuse. Circa 250.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America.

Si ritiene che il responsabile della sua fine sia il boss Vito Cascio Ferro di Bisacquino, tenuto d'occhio da Petrosino sin da quando questi era a New York, ed il cui nome fu trovato in cima ad una "lista di criminali" redatta dal poliziotto italoamericano e trovata nella sua stanza d'albergo il giorno della morte. Probabilmente (e questo fu un sospetto anche della polizia palermitana dell'epoca) vi è un collegamento tra la morte di Petrosino e alcuni personaggi malavitosi appartenenti alla cosca newyorkese di Giuseppe "Piddu" Morello noti per il loro presunto legame al caso del "corpo nel barile" (un famoso omicidio avvenuto a New York nel 1903). Infatti due uomini di questa cosca erano ritornati in Sicilia nello stesso periodo del viaggio di Petrosino rimanendo in contatto con il boss newyorkese.

L'ipotesi più verosimile è che Morello e Giuseppe Fontana (emigrato in America dopo l'assoluzione per l'omicidio Emanuele Notarbartolo e aggregatosi alla banda di Giuseppe Morello) si siano rivolti a Vito Cascio Ferro affinché organizzasse l'omicidio del poliziotto per loro conto. Quando Cascio Ferro venne arrestato gli fu trovata addosso una fotografia di Petrosino. Il malavitoso aveva però un alibi per conto di un deputato amico di Cascio Ferro. Quando il pugno di ferro fascista, anni più tardi, arrestò don Vito e lo condannò all'ergastolo per un omicidio imputatogli, il boss fu intervistato in prigione; dichiarò di aver ucciso un solo uomo in tutta la sua vita e disse di averlo fatto in modo disinteressato. La tesi però non è mai stata del tutto confermata.

Su Joe Petrosino sono stati scritti diversi libri, anche a fumetti: in particolare si segnala qui una biografia pubblicata negli anni ottanta dal giornalista e scrittore Arrigo Petacco.
Negli anni trenta fu molto in voga una raccolta di figurine che avevano come punto focale le avventure del poliziotto italo-americano.
Petrosino è stato al centro di diversi film



giovedì 22 aprile 2010




Louis Miguel è uscito dal coma.Nei giorni scorsi si era sparsa la voce che fosse morto.Da poco compiuto 40 anni,trovandosi ingrassato,si era deciso ad un lifthing generale.

Luis Miguel (San Juan, 19 aprile 1970) è un cantante pop messicano famoso in tutti i paesi di lingua spagnola. Il suo soprannome è El Sol de Mexico (Il sole del Messico)..

I genitori di Luis hanno lavorato entrambi nel mondo dello spettacolo: sua madre, Marcella Basteri, era italiana ed è scomparsa in circostanze misteriose parecchi anni fa, mentre suo padre, Luisito Rey, è stato un chitarrista e cantante spagnolo.

La sua carriera artistica iniziò molto presto, all'età di undici anni. In Italia ebbe un notevole successo nel 1985 quando a soli quindici anni arrivò secondo al Festival di Sanremo con una canzone scritta da Toto Cutugno, Noi ragazzi di oggi.

Oggi è considerato un vero e proprio mostro sacro della canzone messicana ed ogni suo disco è un vero successo.

mercoledì 21 aprile 2010



La data della fondazione di Roma è stata fissata al 21 aprile dell'anno 753 a.C. (Natale di Roma) dallo storico latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall'astrologo Lucio Taruzio.

I Romani avevano elaborato un complesso racconto mitologico sulle origini della città e dello stato, che ci è giunto attraverso le opere storiche di Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco e quelle poetiche di Virgilio e Ovidio, quasi tutti appartenenti all'età augustea. In quest'epoca le leggende riprese da testi più antichi vengono rimaneggiate e fuse in un racconto unitario, nel quale il passato mitico viene interpretato in funzione delle vicende del presente.

I moderni studi storici e archeologici, che si basano sia su queste ed altre fonti scritte, sia sugli oggetti e i resti di costruzioni rinvenuti in vari momenti negli scavi, tentano di ricostruire la realtà storica che sta dietro al racconto mitico, nel quale man mano si sono andati riconoscendo alcuni elementi di verità

Il mito racconta di una fondazione avvenuta ad opera di Romolo, discendente dalla stirpe reale di Alba Longa, che a sua volta discendeva da Silvio, figlio di Lavinia e di Enea, l'eroe troiano giunto nel Lazio dopo la caduta di Troia

Come si racconta nell'Eneide, Enea, figlio della dea Venere, fugge da Troia, ormai presa dagli Achei, con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio. Il viaggio che Enea percorre prima di raggiungere le coste del Latium vetus (antico Lazio) è lungo e periglioso. Egli, infatti, per volere di Giunone, che si era adirata con lui, è costretto ad approdare a Cartagine dove, una volta accolto dalla regina della città, Didone, se ne innamora e rimane per un intero anno a regnare al suo fianco. Ma per ordine del Fato e di Giove, Enea è costretto a ripartire, prende la via dell'antico Lazio. La disperazione di Didone, nel vedere l'amato allontanarsi la porta a suicidarsi. Dopo nuove peregrinazioni nel Mediterraneo, Enea approda finalmente nel Lazio. Qui, Enea viene favorevolmente accolto dal re Latino e da sua figlia Lavinia. Enea, innamoratosi di lei deve però affrontare Turno, re dei Rutuli, a cui il padre l'aveva promessa in moglie.

Al termine di una dura e sanguinosa lotta che vede i contendenti, Turno da una parte ed Enea dall'altra, allearsi il primo con il tiranno etrusco Mezenzio e la maggior parte delle popolazioni italiche, il secondo con alcune popolazioni greche stanziate nella città di Pallante sul Palatino. Sia Tito Livio (Ab urbe condita libri, I, 7) che Ovidio (I Fasti, I, 470 e sgg.) narrano di una migrazione dalla città greca di Argo, guidata da Evandro e con gli Etruschi ostili a Mezenzio, la vittoria arrise ad Enea, che riuscì ad uccidere Turno in combattimento. Questo permise al termine della guerra di sposare Lavinia e fondare la città di Lavinio (l'odierna Pratica di Mare).

Trent'anni più tardi dalla fondazione di Lavinio, il figlio di Enea, Ascanio fonda una nuova città, Albalonga, sulla quale regnarono i suoi discendenti per numerose generazioni (dal XII all'VIII secolo a.C.) come ci racconta Tito Livio. Molto tempo dopo il figlio e legittimo erede del re Proca di Alba Longa, Numitore, viene spodestato dal fratello Amulio, che costringe la figlia Rea Silvia a diventare vestale e a fare quindi voto di castità.

Tuttavia il dio Marte s'invaghisce della fanciulla e la rende madre di due gemelli, Romolo e Remo. Il re Amulio ordina l'uccisione dei gemelli, ma il servo incaricato di eseguire l'assassinio non ne trova il coraggio e li abbandona alla corrente del fiume Tevere. La cesta nella quale i gemelli sono stati adagiati si arena sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio in un luogo chiamato Cermalus,dove i due vengono trovati e allevati da una lupa che si era recata al fiume per abbeverarsi (probabilmente una prostituta, all'epoca chiamate anche lupae, di cui si ritrova oggi traccia nella parola lupanare), e da un picchio (animale sacro per i Latini) che li protegge, entrambi animali sacri ad Ares. Li trova poi il pastore Faustolo (porcaro di Amulio) che insieme alla moglie Acca Larenzia li cresce come suoi figli.

Una volta divenuti adulti e conosciuta la propria origine, Romolo e Remo fanno ritorno ad Albalonga, uccidono Amulio, e rimettono sul trono il nonno Numitore. Romolo e Remo, non volendo abitare ad Alba senza potervi regnare almeno fino a quando era in vita il nonno materno, ottengono il permesso di andare a fondare una nuova città, nel luogo dove sono cresciuti. Lo stesso Tito Livio aggiunge che del resto la popolazione di Albani e Latini era in eccesso, mentre Plutarco aggiunge:

« Decisero dunque di vivere per conto loro, fondando una città nei luoghi in cui erano cresciuti da piccoli. Questa risulta la spiegazione più plausibile. Ma nello stesso tempo la fondazione diventava per loro una necessità, poiché molti servi e altrettanti ribelli si erano raccolti attorno ad essi... »
(Plutarco, Vita di Romolo, 9, 1-2)

Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remora e fondarla sull'Aventino. È lo stesso Livio che riferisce le due più accreditate versioni dei fatti:
« Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli aruspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette [più probabilmente il pomerium, il solco sacro] e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura». In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore. »
(Livio, I, 7 – )

La versione raccontata da Plutarco è molto simile a quella di Livio, con la sola eccezione che Romolo potrebbe non aver avvistato alcun avvoltoio. La sua vittoria sarebbe pertanto stata per alcuni, frutto dell'inganno. Questo il motivo per cui Remo si adirò e ne nacque la rissa che portò alla morte di quest'ultimo. La città, di forma quadrata, fu quindi fondata sul Palatino e Romolo divenne il primo Re di Roma

martedì 20 aprile 2010




Islanda.Eruzione vulcano blocca traffico aereo, causa nuvole di cenere


Pesanti conseguenze per il traffico aereo per l’eruzione del Fimmvorduhals
Lo spazio aereo della Gran Bretagna è chiuso. Verso lo stop anche lo scalo di Bruxelles
Islanda, nuvole di cenere dal vulcano
Non si vola in tutto il Nord Europa

Areroporti chiusi, voli cancellati e gravi disagi per chi vola. Sono gravissime le conseguenze dell’eruzione del vulcano Fimmvorduhals, situato sul ghiacciaio Eyjafjallajokul in Islanda. Dalla Gran Bretagna alla Danimarca lo spazio aereo è diventato off limits per i rischi legati alla cenere dispersa nell’aria e trasportata dai venti, che, oltre a limitare la visibilità, può danneggiare i reattori degli aerei

L’eruzione sta facendo fondere parti del ghiacciaio”, ha confermato il responsabile della Protezione civile islandese, Rognvaldur Olafsson. L’eruzione ha provocato anche inondazioni nella parte meridionale dell’isola che non hanno provocato vittime nè danni significativi. L’area interessata dall’eruzione era stata evacuata dalle autorità, circa 800 persone sono state trasferite in luoghi più sicuri.
Un meteorologo ha detto che la nube di cenere si sta dirigendo a sud, e dovrebbe raggiungere la Scozia, Danimarca e Norvegia. ”Ma e’ impossibile dire fino a che punto andra’ a sud”, ha detto, aggiungendo che la nube ”potrebbe minacciare queste zone fino a domani”.





lunedì 19 aprile 2010



LA MIA RECENSIONE


Basilicata coast to coast

Trama
I protagonisti del film non suonano insieme da più di dieci anni, da ragazzi sono stati una band. Uno di essi, Nicola Palmieri, divenuto nel frattempo un modesto professore di matematica, ha un’idea per movimentare la sua vita e quella dei suoi amici, stazionata, ormai, su di un binario morto. L’idea è quella di rimettersi di nuovo assieme per suonare e partecipare al festival internazionale di musica-teatro di Scansano Ionico. Non contento, azzarda e chiede ai compagni di raggiungere il luogo dell’esibizione a piedi, trasformando la semplice partecipazione ad uno dei tanti festival estivi della penisola, in un viaggio. Il percorso lungo non più di 15 km si trasformerà ben presto nella metafora della vita che insegue sogni ed esprime volontà di cambiamento. Un viaggio terapeutico, non privo di imprevisti, affrontati e risolti senza l’ausilio del progresso. Il tragitto sarà scortato da una giornalista locale, che descriverà, con la macchina da presa, il percorso musicale ed umano compiuto dalla band.

Commento

Il film, il primo diretto dall’ottimo Rocco Papaleo, è decisamente di pura marca meridionale, se lo si vuole vedere esclusivamente attraverso il panorama brullo della regione Basilicata, la semplicità dei personaggi, al limite del provincialismo, il gusto del cibo genuino, il senso della marcata ospitalità e la parlata tutta improntata alla sonorità dialettale, ma il film è molto di più e va naturalmente oltre, perché la metafora del “ viaggio”, come ricerca, che non ha né partenza e né arrivo, è di tutta l’umanità, per cui i quattro moschettieri, in cerca di sé stessi, siamo tutti noi. Un road-movie, il film montato da Rocco Papaleo, che ha un precedente illustre in “Easy Rider” e nel quale, bandita la macchina, fanno bella mostra di sé il cavallo e la camminata lenta a piedi. La trama è semplice e lo scambio di battute tra i protagonisti, ponderate e divertenti, sembrano uscire da un vecchio libro di proverbi e da quella sapienza imprescindibile appartenuta alle persone anziane di questa terra. Non c’è saccenteria, in quello che viene detto, tant’è che il personaggio più espressivo, Franco Cardillo (un superbo Max Gazzè), è muto e né si riscontra il piglio fastidioso del didascalico a tutti i costi, anzi è il contrario. Un film che stigmatizza l’amicizia maschile ed è ben calibrato in tutte le sue parti. La Basilicata bella e selvaggia, autentica e unica, con quel suo andare a piedi, dal mar Tirreno al mare Ionio, un’intuizione geniale, nella sua naturalezza, dell’esordiente regista Rocco Papaleo, il più bel manifesto di chi ha amato l’aspra terra di Lucania, per essere stato suo figlio e per esserle appartenuto intellettualmente.

Interpreti

Gli interpreti tutti eccellenti, tutti all’altezza di una spontanea e sicura caratterizzazione. Un cast, messo su dall’esordiente regista, di grande virtuosismo, puntando e sull’amicizia degli stessi nei suoi confronti e quella tra di loro. Circola, infatti, in modo sotteso, che nulla toglie alla bravura di tutti, un clima di allegra goliardia e di spontanea condivisione d’intenti, che fanno del film, già un successo, oltre a quello che può venire dal botteghino. Nessuno di essi, a cominciare dallo stesso Rocco Papaleo, nella duplice veste di regista e di interprete, non è stato all’altezza del ruolo richiesto dal copione. Del resto, a parte l’esordiente Max Gazzè, che se l’è cavata egregiamente, autore anche di una delicata colonna sonora, tutti sono convincenti per essere consumati attori, come Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Gassman e Paolo Briguglia. Ottima la fotografia che evidenzia la terra brulla e descrive i paesi per quelli che sono.

Chi è il regista

Antonio Rocco Papaleo, nato a Lauria (Pz) il 16 agosto 1958, è un attore e regista italiano. Dalla Basilicata si trasferisce a Roma per intraprendere gli studi universitari e qui entra in contatto con il mondo dello spettacolo. Comico, cabarettista, attore di cinema e teatro, autore e musicista, regista, l'attività di Rocco Papaleo, spazia trasversalmente tutti i campi dello spettacolo. Esordisce in teatro nel 1985 con "Sussurri rapidi" per la regia di Salvatore di Mattia.Al cinema, invece, compare per la prima volta in “ Senza pelle” di Alessandro D’Alatri. E’ molto apprezzato per le sue doti istrioniche.

La frase iniziale del film

La Basilicata non ha niente da invidiare alla depressione e alla disoccupazione giovanile della Puglia, Campania Sicilia e Calabria, solo che non c’è la mafia.

Spunti di riflessione

E se privilegiassimo il tempo lento dell’andare a piedi?

Regia Rocco Papaleo. Interpreti Rocco Papaleo, Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Valter Lupo, Claudio Potenza, Michela Andreozzi, Augusto Fornari, Gaetano Amato

Giudizio Ottimo

Maria Serritiello

da " www.lapilli.eu"


www.Cartoline.it

domenica 18 aprile 2010



La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

di HENRRY SCOTT HOLLAND

Henry Scott Holland (27 gennaio 1847-17 marzo 1918) è stato Regius Professor of Divinity al Università di Oxford. Era anche un canone di Christ Church di Oxford
Nacque a Ledbury e educato a Eton dove è stato allievo del Maestro influenti William Johnson CoryE Università di Oxford dove si è laureato prima classe in Greats. Aveva i gradi di DD Oxford, Massachusetts, e DLitt onorario.

Dopo la laurea, è stato eletto come Studente (Borsista), del Christ Church di Oxford.

Nel 1884, lasciò Oxford per St Paul's Cathedral dove è stato nominato canone.

Egli era profondamente interessato nella giustizia sociale e formata PESEK (politica, economia, socialismo, Etica e cristianesimo), che la colpa capitalista per lo sfruttamento contemporaneo povertà urbana. Nel 1889, formò il Unione Cristiano Sociale.

Nel 1910 è stato nominato Regius Professor of Divinity a Università di Oxford, Incarico che mantenne fino alla morte nel 1918. È sepolto nel cimitero della chiesa di Tutti i Santi, Cuddesdon a Oxford. Per ovvie ragioni, Maria Gladstone di cui a lui affettuosamente come "Flying Dutchman"E" Fliegende Hollander




sabato 17 aprile 2010





SETTIMANA DELLA CULTURA A SALERNO

S'inaugura l’Aula Superiore del Complesso Monumentale di San Pietro a Corte in cui sono stati rinvenuti, grazie a complessi interventi di restauro scientifico, gli elementi architettonici longobardi della Cappella Palatina, fatta erigere nel VIII sec. da Arechi II nel suo palazzo principesco. Dopo la visita del sito, nel Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana sarà presentata l’ipotesi ricostruttiva in 3D della Cappella, realizzata con l’ausilio degli elementi decorativi rinvenuti negli scavi e con i riferimenti documentari. La Cappella ricostruita dà l’avvio, nel museo virtuale, alla narrazione delle vicende della Scuola Medica Salernitana


San Pietro a Corte si trova nel cuore della Salerno longobarda, sulla via Portacatena.

Essa fu costruita da Arechi II nell'VIII secolo, dopo la discesa di Carlo Magno a Pavia e la resa di Desiderio (fine della longobardia maior); cioè quando Arechi fece diventare Salerno il nuovo centro della Longobardia minor.
San Pietro venne fondata su un frigidarium d'età medio-imperiale. Il frigidarium, di fine I inizio II secolo, faceva parte di una struttura termale di vaste dimensioni, che venne abbandonata probabilmente a causa di un'alluvione, nel IV secolo. Le terme vennero riutilizzate nel V secolo da una confraternita di cristiani che le adibirono a chiesa e cimitero. Una delle prime tombe databili è quella di un certo Socrates. Egli era probabilmente una personalità molto importante poiché sulla sua lapide v'è scritto "VIR SPECTABILIS". La sua tomba si trova sotto uno degli archi d'ingresso del frigidarium, chiuso formando un arcosolio (di tradizione paleocristiana).
Questa e altre tombe (databili fino al VII secolo) ci fanno pensare ad una popolazione mista, testimoniata dall'analisi dei vari nomi che compaiono sulle epigrafi (es. origini gote e bizantine).
Nell'VIII secolo, con i longobardi, il piano stradale s'era alzato e quindi Arechi fu costretto ad elevare dei pilastri ed un muro che potessero reggere il pavimento del suo nuovo palazzo. Ciò fece sì che la fase paleocristiana rimanesse intatta.
I primi studi hanno fatto pensare che questa struttura fosse la Cappella di Palazzo. Oggi,invece, si pensa che fosse la sala del trono a causa della presenza di alcuni elementi come il Titulus, che cantava le lodi di Arechi, e la presenza di un pulpito da cui probabilmente s'affacciava il Princeps per parlare al popolo. Questa loggia oggi non esiste più poiché nel '500 è stata demolita per costruire un'imponente scalinata dalla famiglia Caracciolo.

La storia di San Pietro a Corte ci è pervenuta soprattutto grazie a fonti tra cui il Chronicon Salernitanum del X secolo e Paolo Diacono. Mentre la prima fonte ci dà una brillante descrizione dell'arrivo dell'ambasceria di Carlo Magno nel palazzo (787), la seconda fonte, con l' Historia Langobardorum, ci dà un panorama completo della storia dei longobardi, dal mito alla sconfitta.

Anticamente il palazzo arechiano doveva essere caratterizzato da una pavimentazione in opus sectile, da due titulus e da pareti decorate con splendidi marmi.

Una caratteristica peculiare di San Pietro è il suo campanile "rimpicciolito" nella parte terminale del tetto, durante la sua costruzione nell'anno 1000, per via di uno sprofondamento del terreno sottostante. Il campanile si trova di fronte al Palazzo Fruscione, vicino all'antico Forum romano; a due piani più il basamento, chiuso da una copertura appuntita, è costruito con pietrame misto, piuttosto rozzo. Studi recenti hanno appurato che esso non è l'originale del X secolo (rovinato quasi sicuramente da un terremoto), ma un rifacimento di poco posteriore.

In epoca normanna la struttura venne ripresa per uso religioso e ciò ci viene testimoniato dai meravigliosi resti di pitture murarie del XII-XIII secolo che evidenziano influenze bizantineggianti. Le pitture più antiche, del XII secolo, raffigurano la Madonna col bambino e Santa Caterina d'Alessandria, mentre le pitture del XIII secolo raffigurano la Madonna Eleusa con teoria di Santi.

L'edificio, secondo documenti del secolo XV, era il luogo dove si svolgeva la cerimonia della consegna delle lauree in medicina della Scuola Medica Salernitana.

Gli scavi, cominciati negli anni '70 dalla Soprintendenza di Avellino e Benevento, sono stati condotti in seguito (dagli anni '80 ad oggi) dal Dipartimento di Latinità e Medioevo dell'Università di Salerno. La struttura è oggi sede del Gruppo Archeologico Salernitano

venerdì 16 aprile 2010




Sui platani c’era lo stormo

Sui platani c’era lo stormo
e vaga
e cerca.
Il sole,
la luce filtrava
e il mare
la brezza.
Pieno di foglie
lo sguardo
e verde di ombra
la veste.
Sotto il tetto,
il girotondo bambino,
l’amore nuovo
e la radice lenta
del tempo che invecchia.
L’ultimo sguardo,
il mare,
solitaria risacca,
e orme colme,
la spiaggia.
Senza più foglie,
il ruvido cemento
è largo
e ampia la pianura.
La terra,oggi,
la morte
ha sgravato!
15 -4-2010 Maria Serritiello




VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA


Gli abbattimenti
Addio ai grandi platani con una fiaccolata
Legambiente si ribella contro la decisione
Saranno usati per creare un parco giochi a Mercatello
Celano (Pdl): «Un’idea di pessimo gusto che sa di morte»


SALERNO - Sono terminati ieri, mercoledì, nel primo pomeriggio, i lavori per l’abbattimento dei cinque platani di via Alvarez. Poco meno di una giornata di lavoro per segare i tronchi e caricarli su dei grossi camion. Questa mattina alle sei, i cinque tronchi con un trasporto eccezionale hanno definitivamente lasciato il cantiere di Piazza della Libertà per arrivare al Parco del Mercatello. Non è stata un’operazione semplice, vista la mole degli alberi. Il più grande ha un peso di circa 110 quintali e un ingombro di 7 metri. A seguire l’intervento c’erano anche i carabinieri del Noe ai quali, nei giorni scorsi, era pervenuta la denuncia di Legambiente contro l’amministrazione comunale «per danno morale e ambientale alla collettività».

Dopo il summit di martedì mattina coi i vertici del settore Verde Pubblico, il Comune di Salerno ha deciso di accettare la proposta di realizzare, con i tronchi delle piante, un parco giochi per bimbi dedicato alla memoria dei platani. «Il sindaco di Salerno ha accettato la nostra richiesta - spiega Biagio Scanniello - a Mercatello sorgerà un parco ludico per i bambini. È il primo esperimento del genere che si tenta in Italia. Potrebbe diventare un’attrazione e in parte mi consola: l’abbattimento delle piante è stato uno degli episodi più tristi della mia vita professionale». Nelle prossime settimane, quindi, i tronchi dei cinque platani resteranno nel Parco del Mercatello. Occorrerà circa un mese prima di poter partire con i lavori di realizzazione del parco giochi. Le piante sono ancora piene di acqua e, attualmente, non è possibile utilizzarle. A giorni arriveranno anche gli esperti tedeschi che hanno realizzato il progetto.

Intanto Legambiente Salerno, attraverso il presidente del circolo Orizzonte Gianluca De Martino, ha organizzato una fiaccolata in memoria dei cinque platani abbattuti. «La tentazione di ostacolare il lavoro degli operai è stata forte ma sappiamo che sarebbe stato tutto inutile - si legge nella nota diffusa da Legambiente - per domenica 25 aprile alle 19.30 abbiamo organizzato una fiaccolata in via Alvarez dove rimarranno per sempre le radici dei cinque platani». Polemico sull’abbattimento Roberto Celano, consigliere comunale del Pdl. «È una giornata di lutto per l’ambientalismo salernitano e per tutti i cittadini animati da sensibilità per la natura - spiega in una nota - la furia devastatrice del sindaco si è abbattuta sui 5 platani secolari di Santa Teresa. Spacciata in un primo momento come operazione di potatura alla fine si è rivelata per quello che realmente era: una mattanza ambientale». Celano, inoltre, non è d’accordo con la creazione del parco giochi per i bambini. «Un’idea di pessimo gusto, un’idea che sa di morte>>

giovedì 15 aprile 2010




Con Raimondo Vianello scompare uno dei padri della televisione italiana. Attore di cinema e teatro, autore, presentatore, un grande professionista

Raimondo Vianello (Roma, 7 maggio 1922 – Milano, 15 aprile 2010)
Di origini venete, trascorse la giovinezza a Spalato, dove si era trasferito il padre Guido, ammiraglio della Marina militare, che era al comando della famosa accademia navale già austro-ungarica e in Dalmazia, sempre per motivi di servizio durante la Seconda guerra mondiale. Successivamente Raimondo si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ove conseguì la laurea senza peraltro mai esercitare alcuna professione forense. A seguito della sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana[1] come bersagliere, nel 1945 venne detenuto dagli alleati nel campo di concentramento di Coltano assieme ad altri personaggi famosi (il poeta americano Ezra Pound, gli attori Dario Fo, Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, l'olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce e il politico Mirko Tremaglia).

Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, insieme al fratello Roberto, fu atleta e dirigente del Centro Nazionale Sportivo Fiamma. Partecipò alla rivista Cantachiaro N°2 di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, in cui ebbe grande successo: negli anni cinquanta dopo il teatro di rivista, passò al cinema, come caratterista, e al teatro. Il grande successo giunse in televisione, assieme a Ugo Tognazzi nel programma Un due tre. Partecipò allo spettacolo del sabato sera Il Tappabuchi, in qualità - secondo l'ironica definizione dei titoli di testa del programma - di "aiuto presentatore" di Corrado.

Nel 1962 si sposò con Sandra Mondaini conosciuta sul set nel 1958, con la quale ha lavorato in coppia per quasi cinquant'anni. Negli anni Settanta ha partecipato a diversi varietà trasmessi dalla RAI, come Sai che ti dico?, Tante scuse, Di nuovo tante scuse, Noi... no, Io e la befana, per poi proseguire fino all'inizio degli anni Ottanta con il quiz Sette e mezzo e Stasera niente di nuovo, prima di passare alle reti Fininvest con la moglie.

Su Canale 5 la coppia ha condotto i varietà Attenti a noi due, Attenti a noi due 2 e Sandra e Raimondo Show, ed ha interpreto la sit-com Casa Vianello (1988-2007). Tra il 1996 e il 1997 la serie si trasferì in campagna, con cinque film per la tv intitolati Cascina Vianello (a cui partecipò anche Paola Barale) e altri cinque intitolati I misteri di Cascina Vianello: in questi ultimi la coppia si cimentava in una insolita attività di investigazione per scoprire gli autori di delitti o furti, sempre in chiave umoristica. Dopo l'omaggio alla loro carriera in Mediaset di Sandra e Raimondo Supershow (2004), con Crociera Vianello (2008) la coppia ha invece dato l'addio alle scene, anche se Vianello si è ironicamente dichiarato disponibile a essere ospitato, specie in trasmissioni sportive, come «ospite un po' dormiente».

Da solo, sempre su Canale 5 ha presentato le trasmissioni Zig zag (1983-1986) e Il gioco dei 9 (1988-1990), quella sportiva di Italia 1 Pressing (1991-1999), Studio tappa (1996). Nel 1984 partecipa come concorrente (gareggiando con Lino Banfi) alla 500° puntata de Il pranzo è servito.

In occasione della discesa in campo politico di Silvio Berlusconi, nel 1994, durante la trasmissione Pressing Vianello mise in scena un dialogo con Antonella Elia in cui dichiarò l'intenzione di votare per il proprio editore alle imminenti elezioni politiche.

Divenuto ormai un'icona del "buon presentatore", per la capacità di trasmettere un'atmosfera cordiale, Raimondo Vianello fu chiamato nel 1998 a presentare il Festival di Sanremo: la sua conduzione venne generalmente considerata elegante e distaccata. Nel 2004 Biagio Antonacci, in occasione della pubblicazione del suo nuovo disco Convivendo, chiese a Raimondo Vianello e a sua moglie Sandra Mondaini di posare per la copertina dell'album; i due però preferirono rifiutare l'offerta.

Muore alle ore 6:52 del 15 aprile 2010 all'età di 87 anni, all'Ospedale San Raffaele di Milano,dopo 11 giorni di ricovero, senza perdere la sua vena ironica. Pippo Baudo riferisce: «Negli ultimi tempi non parlava più, si era come assopito, ma recentemente ero riuscito a parlarci: "se mi chiami per le condoglianze anticipate hai sbagliato numero" era stata la sua ironica risposta». Sarà sepolto a Roma nel Cimitero del Verano, nella tomba di famiglia





mercoledì 14 aprile 2010



IL 12 APRILE SCORSO E'SCOMPARSO CARMINE RINALDI,MEGLIO CONOSCIUTO A SALERNO CON IL NOME DI SIEBERIANO,STORICO TIFOSO DELLA SQUADRA LOCALE

LUTTO IN CURVA SUD
Muore «il Siberiano»: una delle ultime leggende del tifo storico salernitano
È stato colto da infarto mentre lavorava con un collega all'interno del lido «Nuovo Mercatello». Aveva 46 anni

SALERNO - In un anno fallimentare per il calcio salernitano, la tifoseria perde una delle sue colonne storiche. Carmine Rinaldi, alias «il Siberiano» è venuto a mancare all'età di 46 anni mentre si trovava all'interno dello stabilimento balneare «Il Nuovo Mercatello». Con un amico stava lavorando sulle strutture interne del lido salernitano quando all'improvviso si è accasciato al suolo. Sul posto sono intervenuti gli operatori dell'Humanitas che hanno provato a rianimarlo disperatamente. Ogni tentativo, però, è risultato vano, il suo cuore aveva smesso di battere. Il corpo de «Il Siberiano» è stato trasportato all'obitorio dell'ospedale di San Leonardo. In tanti si sono precipitati a porgergli l'ultimo saluto appena appresa la notizia.


Carmine era una leggenda del vero tifo salernitano. Fisico da granatiere, biondo, occhi azzurri, era chiamato da tutta la città sportiva «Il Siberiano» perchè allo stadio era solito presentarsi ogni domenica con la sua maglietta numero 15 a maniche corte (sponsor Antonio Amato) con qualsiasi temperatura. È stato tra i fondatori del club Gsf (Granata South Force). Coadiuvato dai suoi amici inseparabili in curva e fuori, Toni Gioia e Ciccio Rocco, ha disegnato pagine indelebile della storia della Salernitana. Un esempio per tutto il resto della tifoseria che ammirava la sua fede incondizionata alla casacca

Prima del rito funebre il feretro del 46enne sarà portato al vecchio stadio comunale «Vestuti», la sua seconda casa. Ad accoglierlo ci saranno migliaia di tifosi della Salernitana che riunitisi su siti e blog ultras, si sono dati appuntamento con sciarpa e maglia granata nel vecchio impianto di piazza Casalbore.

martedì 13 aprile 2010




NERONE E' IL CANE DI EMMA,UNA MIA COMPAGNA DI SCUOLA,MA NINI' E IOLE,ANCHE LORO MIEI AMICI, SE NE SONO OCCUPATI AMOREVOLMENTE.ORA,LUI, SI E' AVVIATO VERSO L'ORIZZONTE INFINITO.MI PIACE RICORDARLO.

Nerone

Prima di ogni temporale,
di tutte le notti oscure
e del vecchio selciato
che infiora.
Prima della scodella piena,
del richiamo, alla cuccia, disteso,
della corda tarda sbrogliata
eppure al collo.
Prima di qualunque carezza,
di solitari pensieri,
di occhi umani appassiti,
e della massa ondula e nera.
Prima dell’ultimo giro,
della coda che scodinzola
dell’abbaio sommesso,
un respiro più lungo….
Più soli,
senza l’amico
che ti viene incontro!
13-4-2010 Maria Serritiello


domenica 11 aprile 2010



LA DOMENICA SUCCESSIVA A QUELLA DI PASQUA A PAGANI (SA) SI SVOLGE LA PROCESSIONE DELLA MADONNA DELLE GALLINE

Parallelamente alla processione un gran numero di persone si riunisce nel paese per danzare e suonare fino a notte inoltrata.Questo curiosa festa religiosa, dal nome insolito, si rifà ad un episodio leggendario: un'effigie della Madonna, sotterrata anticamente per sottrarla alla temperie iconoclasta o alle scorribande saracene, fu rinvenuta grazie al 'raspare' di alcune galline. In realtà, si hanno notizie che già dal VII secolo i contadini Paganesi offrissero in dono delle galline come devozione alla Vergine. Al culto dell'immagine dette n forte impulso la guarigione di uno storpio avvenuta agli inizi del secolo XVII e attribuita all'intervento della Madonna delle Galline'.

La processione attuale rinnova questo particolare connubio tra una civiltà fortemente agricola e la sua religiosità






FRANCO TIANO CANTANTE ATTORE SIMBOLO DELLA CITTA' DI PAGANI MORTO DI RECENTE




11 APRILE 1945 LE FORZE STATUNITENSILIBERANO IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI BUCHENWALD


Buchenwald è una località della Turingia nella Germania orientale situata su una collina boscosa (Buchenwald significa letteralmente Bosco di faggi) a circa otto chilometri da Weimar nota come campo di concentramento e di sterminio nazista. Esso venne istituito nell'estate del 1937 come luogo di punizione per detenuti politici. Durante la Seconda guerra mondiale divenne uno dei più vasti campi di concentramento della Germania nazista, raggiungendo il massimo affollamento nel 1944 con oltre centomila internati
Con il legname della vicina foresta di Ettesberg un gruppo di deportati costruì le prime baracche di Buchenwald, nelle vicinanze di Weimar in un luogo lontano da tutto e da tutti. Furono costruite cinquanta baracche, circondate da filo spinato, guardate da SS armate di mitragliatrici e dominate dai camini dei forni crematori

Buchenwald è stato uno dei campi affidati alla autogestione da parte dei "triangoli verdi" cioè dei delinquenti comuni e fu il campo dove maggiormente fu sperimentato l'annientamento per mezzo del lavoro. Oltre che nella costruzione del campo i deportati furono utilizzati in ben 130 campi e sottocampi esterni. Alcuni detenuti vennero utilizzati come manodopera per gli stabilimenti della BMW, in particolare quello di Eisenach e Abteroda. I "benificiari" privati del lavoro forzato dei denutriti "uomini a strisce blu" non opponevano mai né resistenza né vincoli morali alle pratiche terroristiche delle SS e dei Kapos, rendendosi complici e, talvolta, anche diretti responsabili.
Nel block 50 i medici nazisti facevano esperimenti di ogni genere, la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi, dopo l'uccisione, veniva conciata e si diceva servisse per fare copertine di libri e paralumi per Ilse Koch [senza fonte]. I presunti manufatti in pelle umana sono stati analizzati nel 1948 da un laboratorio [1], secondo il quale gli stessi sarebbero costituiti di pelle di capra.

sabato 10 aprile 2010




Caterina Caselli Sugar (Modena, 10 aprile 1946) è una cantante e produttrice discografica italiana, popolare soprattutto negli anni sessanta. È conosciuta anche come Casco d'oro per la particolare acconciatura che la distingueva nel periodo di maggior successo

Dopo un lungo periodo di gavetta trascorso suonando il basso nei primi complessi che si esibivano nelle balere emiliane, ad appena diciassette anni partecipa alla rassegna "Voci Nuove" di Castrocaro, arrivando in semifinale. Viene notata dal discografico Alberto Carisch e scritturata dalla milanese MRC, etichetta fondata da Carisch qualche anno prima. Così incide il primo singolo Sciocca/Ti telefono tutte le sere (quest'ultima presentata ad una puntata della trasmissione televisiva La fiera dei sogni di Mike Bongiorno), un 45 giri che non ebbe successo.

L'anno successivo, dopo aver firmato per la CGD della famiglia Sugar, si mette in mostra al Cantagiro con Sono qui con voi, versione italiana di Baby please don't go, incisa nel 1964 dai Them.


Ma il colpo di fortuna arriva nel 1966, quando Celentano si presenta al "XVI Festival della Canzone Italiana" con Il ragazzo della Via Gluck, scartando il brano Nessuno mi può giudicare, già confezionato per lui e che viene affidato alla giovane cantante modenese, che lo canterà in coppia con Gene Pitney. È in quell'occasione che Caterina Caselli si presenta con un'acconciatura bionda a caschetto meritandosi il soprannome "casco d'oro" che l'accompagnerà per tutta la carriera. Il taglio a caschetto - ideato appositamente per lei dagli stilisti Vergottini - era un omaggio alla moda dilagante del taglio di capelli in stile Beatles.

Il Festival viene vinto da Domenico Modugno e da Gigliola Cinquetti con Dio, come ti amo, ma le maggiori vendite di dischi verranno fatte registrare proprio da Celentano e Caterina, con più di un milione di copie, mentre la canzone vincitrice si ferma a 300.000 copie.

Nessuno mi può giudicare resta al primo posto della classifica per 9 settimane consecutive. Sull'onda di questo successo discografico il regista Ettore Maria Fizzarotti la chiama per girare l'omonima pellicola sentimentale, con Laura Efrikian, Nino Taranto e Gino Bramieri.

Nessuno mi può giudicare in Spagna diventa Ninguno me puede juzgar mentre in Francia è conosciuta con il titolo Baisse un peu la radio, incisa oltre che dalla Caselli anche da Dalida; tra gli altri successi di quell'anno va segnalata anche una cover della canzone Paint It Black dei Rolling Stones, tradotta con il titolo Tutto nero.

Nel 1966 la Caselli trionfa al Festivalbar con Perdono, mentre con l'altro lato del 45 giri, L'uomo d'oro, si classifica al 4º posto ad Un disco per l'estate.

Nel 1967 partecipa di nuovo al Festival della canzone italiana presentando in coppia a Sonny & Cher Il cammino di ogni speranza, che non riesce ad entrare in finale, anche se venderà un buon numero di dischi. Ancora meglio vende quello stesso anno Sono bugiarda, versione italiana di I'm a Believer, scritta da Neil Diamond e incisa dai Monkees nel 1966.

Sempre nel 1967, in concomitanza con la trasmissione omonima da lei condotta insieme a Giorgio Gaber, pubblica il 3º album, Diamoci del tu ed è anche protagonista del film musicale di Ferdinando Baldi Io non protesto, io amo con Livio Lorenzon, Tiberio Murgia e Mario Girotti, non ancora Terence Hill. Inoltre appare nel film musicale di Giorgio Bianchi Quando dico che ti amo in cui sono presenti anche altri cantanti: Tony Renis, Lola Falana, Enzo Jannacci, Anna Rita Spinaci, Lucio Dalla e Jimmy Fontana

Nel 2009 ha partecipato con altri 56 artisti italiani, riuniti nel progetto Artisti uniti per l'Abruzzo, all'incisione del brano benefico Domani 21/04.09 per l'Abruzzo colpito dal terremoto