Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso.....

Pablo Neruda





martedì 30 giugno 2009




VIETRI DI POTENZA 16 DICEMBRE 1971 SCUOLA MEDIA "DANTE ALIGHIERI.
OGLIARA 30 GIUGNO 2009 ISTITUTO COMPRENSIVO 5°CIRCOLO SCUOLA MEDIA

NON MI SONO BASTATI 42 ANNI SI SERVIZIO PER DIRE BASTA ALLA SCUOLA MA PER ME L'HA DETTO LA "GELMINI".OGGI!!!!


lunedì 29 giugno 2009




DOMANI E' L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA........
LA LASCIO COSì COME L'HO VISSUTA











INCIPIT VTA NOVA.......E ALLORA CARPE DIEM .....

domenica 28 giugno 2009



A VOLTE UNA CANZONE........
GRANDE ZERO!!!



venerdì 26 giugno 2009




E' morto Michael Jackson

Addio al re del pop ucciso da un infarto

NEW YORK – Michael Jackson, la più grande icona del pop americano, uno dei personaggi più controversi della sua generazione, è morto improvvisamente ieri a Los Angeles, ad appena 50 anni, lasciando l'America trafitta da mille emozioni e in stato di shock. Le sue canzoni, leggendarie, sono state il punto di riferimento di tre generazioni. Il suo album più famoso "Thriller", del 1982, resta il disco più venduto del mondo: diventò il simbolo dell'America travolta dalla rivoluzione reaganiana. Un'America pervasa sul piano culturale da un senso di liberazione e di rottura che trova un precedente solo negli anni Sessanta e nell'isteria contagiosa che riuscivano a propagare i Beatles. Thriller e Jackson con il suo passo di danza al rallentatore, il Moonwalking, diventarono il punto di riferimento di una società in trasformazione e di un momento magico per la creatività artistica, per la vita notturna, per la nascita di quartieri come Soho a New York.

CON "TRILLER" HO MONTATO UN'INDIMENTICABILE COREOGRAFIA PER I MIEI ALUNNI DI SIANO E BALLAMMO INSIEME IN UNA STORICO SPETTACOLO DI FINE ANNO ......25 ANNI FA
ADDIO GIOVANE ETA'E TEMPO DI SCUOLA INDIMENTICABILE!



QUALCHE ANNO DOPO E' ANCORA LA MUSICA DI MICHAEL JACKSON A FARE DA COLONNA SONORA ALLA COREOGRAFIA DI FINE ANNO,CON IL PEZZO"BLACK OR WITE" PER I MIEI ALUNNI DI FISCIANO.CHE ENERGIA PER ME E PER LORO.CI RIPROVEREI ANCORA........

giovedì 25 giugno 2009




Colette Cacciapuoti Rosselli è stata una scrittrice illustratrice e pittrice italiana

Di madre inglese e di padre italiano, Colette Rosselli è stata una delle poche illustratrici italiane ad occuparsi di libri per l'infanzia.

I primi libri, Il primo libro di Susanna e Il secondo libro di Susanna pubblicati sotto lo pseudonimo Nicoletta durante la II Guerra Mondiale, vengono scritti e illustrati per la figlia. Per Mondadori pubblica in seguito altri volumi, tra i quali ricordiamo Prime rime, Collolungo, Questa è Margherita e Il Cavaliere Dodipetto. Illustra inoltre alcune edizioni dei primi anni cinquanta di libri di fiabe e narrativa. Nel 1951 collabora in questa veste con Franca Valeri, illustrando Il diario della signorina Snob, stampato originalmente per Mondadori e recentemente riedito da Lindau.

Nello stesso periodo collabora quale illustratrice a vari quotidiani e riviste internazionali, tra cui Vogue, Harper's Bazaar, New Yorker e altri.

Stanca di essere l'illustratrice più sottopagata, negli anni sessanta cessa l'attività di illustratrice per l'infanzia abbandonando la Mondadori in favore di altri editori per i quali scriverà soprattutto libri di galateo e di memorie.

Libri di memorie autobiografiche sono così Ma non troppo (1986), una serie di "ritratti" letterari di personaggi più o meno celebri; Case di randagia (1989), in cui traccia la propria esistenza ricordando le case in cui è vissuta, e l'ultimo C'era una volta il galateo (1996), che parte ricordando i libri di galateo posseduti per poi ricordare comportamenti tenuti in varie occasioni da persone da lei conosciute e frequentate.

A partire dagli anni settanta, all’attività di scrittrice e illustratrice affianca così quella di pittrice partecipando a numerose mostre.

Dopo una lunga relazione iniziata negli anni cinquanta, nel 1974 sposa Indro Montanelli in seconde nozze. Il cognome Rosselli infatti le rimase dalle prime nozze con Raffaello Rosselli, cugino dei perseguitati Carlo e Nello, dal quale si era separata nel 1940.
Donna Letizia
A metà anni cinquanta erano divenute di moda le rubriche di galateo tenute da redattrici con nomi altisonanti. Arnoldo Mondadori propone così a Colette Rosselli di tenere a sua volta una rubrica di bon ton sul settimanale Grazia, ma lei di nomi contenenti titoli nobiliari non ne vuole sapere e inventa così lo pseudonimo di Donna Letizia. Con questo pseudonimo tenne a lungo una popolare rubrica intitolata Il saper vivere prima su Grazia e in seguito, a partire da metà anni settanta, sul settimanale Gente.

Qui Colette rispondeva alle domande riguardanti questioni di galateo e buone maniere, con humour e pungente ironia, per dispensare quelle buone maniere che l'Italia del boom economico le chiedeva attraverso lettere indirizzate alla sua rubrica, trovandosi improvvisamente a dover fare i conti con l'etichetta, avendo ospiti blasonati e figli da istruire.

Nel 1960 esce il primo libro ispirato alla rubrica Il saper vivere di Donna Letizia (Arnoldo Mondadori Editore), di cui disegnò anche le spiritose illustrazioni. Un vero e proprio Manuale di galateo che raccoglie una vasta gamma di consigli, dall'educazione dei figli a come comportarsi in società. Il libro viene ristampato per tutti gli anni successivi e una nuova versione, aggiornata e riveduta, Il nuovo saper vivere di Donna Letizia (Arnoldo Mondadori Editore), venne dato alle stampe trent'anni dopo la prima edizione, nel 1990.

Nel 1981 Colette Rosselli raccoglie il meglio di venticinque anni di lettere indirizzate a Donna Letizia nel libro, pubblicato da Rusconi Editore, Cara Donna Letizia... Venticinque anni in confidenza, dove mette a confronto epistole che trattano temi similari nel corso degli anni, evidenziando così il contrasto tra il "prima" e il "dopo" la Rivoluzione sessuale.

Nel 1984, Colette Rosselli decide di "far morire" il personaggio di Donna Letizia, soprattutto perché i tempi erano troppo cambiati e non c'era più spazio per il suo personaggio nella società degli anni ottanta.


Note
La lunga attività di illustratrice per l'infanzia di Colette Rosselli e i problemi avuti con la Mondadori sono ampiamente documentati nel libro di Santo Alligo Colette Rosselli. Non solo "Donna Letizia", Fondazione Montanelli-Bassi - Eredi Colette Rosselli, 2007

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mercoledì 24 giugno 2009




Conoscevo già questo borgo ma mancavo da un bel pò di anni.Domenica nel palazzo di Federico II si è tenuto l 'Onaf day,ovvero l'incontro degli assaggiatori di formaggio a cui ho partecipato come ospite e inviato stampa
.
L'ONAF,ORGANIZZAZIONE NAZIONALE ASSAGGIATORI FORMAGGI è nata nel 1989 ed ha sede nel Castello di Grinzane Cavour(cn)

A Giffoni Valle Piana in Provincia di Salerno esiste un Borgo Medioevale semi abbandonato ma nello stesso tempo valorizzato molto e ristrutturato grazie all'opera del Ministero dei Beni Culturali, del Comune di Giffoni e della Comunità Montana dei Picentini (reportage fotografico) . Il Borgo è raggiungibile dal centro di Giffoni V.P. prendendo prima in direzione Sieti dalla pompa di benzina del Paese e proseguendo per l'indicazione "Terravecchia" che vi condurrà fin su al Borgo dopo 3 km di salita. Dal Borgo la visuale sui Picentini è eccezionale e da li su è possibile vedere oltre al "capoluogo" Giffoni anche Montecorvino Rovella e le Frazioni limitrofe. Il Borgo è un susseguirsi di colori antichizzati e sinceramente il tutto ricorda molto terre calde e lontane, un'essenza al quanto lontana dal continente, con piazzette contronate da Ulivi secolari e gradinate "fresche" di marmo grigastro e marrne. Terravecchia è ben indicata nei sentieri e storicamente spiegata dai cartelli segnaletici lungo i vari percorsi che si estendon per l'ex fortezza. Il primo passo che ci è sembrato opportuno effettuare è stato il sentiero naturalistico "Giustino Fortunato", un passaggio, anzi una passeggiata tra il verde dei Monti fino al Punto di ristoro fornito dalla Comunità Montana vicino alla vecchia torre di avvistamente. Ritornati nel centro del Borghetto visita al Palazzo Longobardo e al Palazzo Federico II per poi affascinarci dinanzi al Palazzo Normanno ( colore restaurato ma fedelmetne riprodotto) e al palazzo D'Avalos. Dal successivo palazzo di Sant'Egidio e la casa del Vecchio Trappeto (la più caratterstica del Borghetto) si giunge dinanzi la chiesetta sconsacrata dell'Abate Sant'Egidio...da dove inizia il sentiero naturalistico denominato "sentiero della stampella" dal quale viene voglia di immergersi nel verde e nel cuore del comprensorio picentino... A Terravecchia sulla cima della Montagna sono presenti i resti del castello per il quale ci sono ancora lavori in corso... dopo aver girato attentamente il borgo per ben due ore (è piccolo ma viene voglia di soffermarsi a guardare) ci rechiamo nella Piazzetta Principale dove notiamo il Ristorante-pizzeria "Il Castello" che consigliamo ai nostri utenti per un pranzo o una cena diversa e romantica, magari alle luci del Brogo di Sera...
Da notare che i vari Palazzi sono affittabili e spesso utilizzati per studi o convegni...il Paesello patrimopnio dell'UNESCO è ricco di storia, turismo e attrazioni naturalistiche...assolutamente da visitare...

martedì 23 giugno 2009




23 Giugno 1969 esce il primo numero del Manifesto

Il manifesto è un quotidiano di ideologia comunista fondato nel 1969.
Non è un quotidiano di partito, non avendo esso aderito a nessun partito o gruppo politico organizzato. Appartiene a una cooperativa di giornalisti e dà un notevole contributo alla riflessione politica della sinistra italiana.
Dal 6 giugno 2008 è stata rinnovata la grafica che conserva ugualmente le particolari "prime pagine", caratteristiche di questo quotidiano.

Le origini
Nasce in origine come rivista politica, diretta da Lucio Magri e da Rossana Rossanda. Alla redazione del primo numero, uscito il 23 giugno 1969 con una tiratura di 75.000 copie per le Edizioni Dedalo, partecipano Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi.

Il periodico nasce dalla componente più a sinistra del Partito Comunista Italiano (PCI) che con Pietro Ingrao aveva sostenuto nel corso dell'XI congresso alcune battaglie per la democrazia interna al partito e sollevato la questione del "modello di sviluppo" in contrapposizione alla componente più moderata del partito, capeggiata da Giorgio Amendola.

L'idea di dare vita ad una pubblicazione autonoma risale all'estate del 1968, ma viene congelata in vista del XII congresso del PCI, dove, peraltro, Pintor, Natoli e Rossanda non avevano votato in comitato centrale le tesi.

La rivista assume posizioni in contrasto con la linea maggioritaria del partito (in particolar modo rispetto all'invasione Sovietica in Cecoslovacchia, con l'editoriale uscito nel secondo numero intitolato "Praga è sola") che ne chiede la sospensione delle pubblicazioni. Il Comitato centrale del PCI del 24 novembre 1969 delibera la radiazione per Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli con l'accusa di "frazionismo". Successivamente viene adottato un provvedimento amministrativo per Lucio Magri e non vengono rinnovate le iscrizioni per Massimo Caprara, Valentino Parlato e Luciana Castellina.

Principali firme attuali

Stefano Benni
Loris Campetti
Gianfranco Capitta
Luciana Castellina
Giulietto Chiesa
Marco D'Eramo
Manlio Dinucci
Tommaso Di Francesco
Ida Dominijanni
Daniele Luttazzi
Enzo Mazzi
Guido Moltedo
Toni Negri
Valentino Parlato
Gabriele Polo
Alessandro Portelli
Arrigo Quattrocchi
Norma Rangeri
Alessandro Robecchi
Rossana Rossanda
Vauro Senesi
Giuliana Sgrena
Roberto Tesi alias Galapagos
Adriana Zarri

Principali collaboratori storici

Stefano Benni
Alberto Burgio
Luciano Canfora
Franco Carlini
Stefano Chiarini
Erri De Luca
Umberto Eco
Marcello Flores
Franco Fortini
Eduardo Galeano
Filippo Gentiloni
K.S. Karol
Serge Latouche
Nico Perrone
Alessandro Portelli
Marco Revelli
Gianni Riotta
Osvaldo Soriano
Gianni Vattimo




lunedì 22 giugno 2009




REFERENDUM

La parola referendum riprende il gerundivo neutro latino del verbo refero ed indica lo strumento attraverso cui il corpo elettorale viene consultato direttamente su temi specifici; esso è uno strumento di democrazia diretta, consente cioè agli elettori di fornire - senza intermediari - il proprio parere su un tema oggetto di discussione

Si differenzia dal plebiscito, in quanto il suo uso è regolamentato e può anche essere di uso frequente. In Italia il referendum abrogativo è previsto dalla Costituzione

Il referendum può essere considerato uno strumento democratico, mentre la valenza democratica del plebiscito risulta dubbia

Esistono opinioni diversificate relativamente al referendum, se per alcuni (come Rensi in La democrazia diretta) si tratta dello strumento di democrazia perfetto, per altri (esempio Labriola - Contro il referendum) è uno strumento pericoloso, dato l'alto rischio di manipolazioni e derive plebiscitarie.

L'approccio adottato nella Costituzione Italiana è in qualche modo intermedio tra le due opinioni, perché il referendum è normalmente riservato all'abrogazione di leggi ordinarie. Solo in caso di modifiche alla Costituzione può essere indetto un referendum consultivo. In ambedue i casi il referendum appare orientato a proteggere l'ordinamento dello stato più che a stimolare l'innovazione legislativa

domenica 21 giugno 2009




Jean-Paul Charles Aymard Sartre (Parigi, 21 giugno 1905 – 15 aprile 1980) è stato un filosofo, scrittore e drammaturgo francese

« Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte. »
(Jean-Paul Sartre)

Nel 1964 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura, che però rifiutò: "Non voglio essere letto perché Nobel ma solo se il mio lavoro lo merita. E poi, quale tribunale può giudicare la mia opera?" Nel 1945 aveva già rifiutato la Legion d'onore e in seguito la cattedra al Collège de France

Morì nel 1980 al culmine del successo, quando ormai era diventato icona della gioventù ribelle e anticonformista del dopoguerra. Si stima che al suo funerale presenziarono cinquantamila persone. È sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi

Sartre è stato uno dei massimi esponenti dell'esistenzialismo e uno studioso le cui idee sono sempre state ispirate a un pensiero politico orientato verso la sinistra internazionale (negli anni della guerra fredda sostenne le ragioni dell'allora Unione Sovietica, pur criticandone la politica in diversi suoi scritti). Ha diviso con Simone de Beauvoir - conosciuta nel 1929 all'École Normale Supérieure - la propria vita sentimentale e professionale

Gli anni giovanili

Studiò all'École Normale Supérieure di Parigi, dove si laureò nel 1929 in filosofia, per insegnarla poi nei licei di Le Havre, di Laon e infine di Parigi. Fu qui che conobbe Simone de Beauvoir con cui condivise vita intima, lavoro e impegno politico.

Avendo vinto una borsa di studio nel 1933 ebbe l'opportunità di specializzarsi a Berlino, potendo entrare in contatto diretto con la fenomenologia di Edmund Husserl e l'ontologismo di Martin Heidegger. Venne catturato dai tedeschi e, dopo la sua liberazione, partecipò alla resistenza francese
In seguito alla Liberazione, Sartre conobbe un successo enorme e per oltre un decennio dominò il panorama letterario francese. Promuovendo l'impegno politico-culturale come fine a sé stesso, la diffusione delle sue idee avvenne specialmente attraverso la rivista che egli fondò nel 1945, Les Temps Modernes. Sartre vi condivide la sua "penna" con, tra gli altri, Simone de Beauvoir, Merleau-Ponty e Raymond Aron.

Nel lungo editoriale del primo numero, egli pose i principi di una responsabilità dell'intellettuale nel suo tempo e di una letteratura impegnata. Per lui, lo scrittore è presente «qualunque cosa faccia, segnato, compromesso fino al suo più lontano ritiro dall'attività (...) Lo scrittore è "in situazione" nella sua epoca.» Questa posizione sartriana dominerà tutti i dibattiti intellettuali della seconda metà del XX secolo. La rivista è sempre considerata come la più prestigiosa tra le riviste francesi a livello internazionale.

Simbolo di questa gloria surrealista e dell'egemonia culturale di Saint-Germain-des-Prés sul mondo, la sua celebre conferenza dell'ottobre 1945, dove una folla immensa cerca di entrare nella piccola sala che era stata riservata. La gente litiga, partono dei colpi, ci sono signore che svengono o cadono in sincope. Sartre in quell'occasione presenta una sintesi della sua filosofia, l'esistenzialismo, in questa fase già modificato da influssi del pensiero marxista, che sarà poi trascritta nell'opera L'esistenzialismo è un umanismo

Tutto il bel mondo vuole ora essere esistenzialista, vivere in modo esistenzialista. Saint-Germain-des-Prés, residenza di Sartre, diviene il quartiere parigino dell'esistenzialismo, e allo stesso tempo un alto luogo di vita culturale e notturna: nel quale si festeggia alla maniera esistenziale, nelle cantine affumicate, ascoltando del jazz, o recandosi al café-théâtre. Fenomeno raro nella storia del pensiero francese, un pensiero filosofico tecnico e austero trova purtuttavia, nel grande pubblico, una eco inaspettata. Ciò può essere spiegato con due fattori: all'inizio l'opera di Sartre è multiforme e permette a ciascuno di trovare il suo livello di lettura, successivamente l'esistenzialismo, che proclama la libertà totale, così come la responsabilità totale degli atti dell'uomo di fronte agli altri e a se stesso, si presta perfettamente a questo strano clima del dopoguerra dove si mescolano festa e memoria delle atrocità. L'esistenzialismo diventa pertanto una vera e propria moda, più o meno fedele alle idee sartriane, e di cui l'autore sembra un po' superato dall'ampiezza che prende quest'ultima



sabato 20 giugno 2009




« Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità... »
(Gilberto Mazzi, refrain della canzone Mille lire al mese

La banconota da 1000 lire è stata una delle banconote della lira italiana, stampata fino al 1998. Fu cambiata con 0,5165 € al momento dell'entrata in circolazione dell'euro.

La prima cartamoneta da 1.000 lire risale al regno di Sardegna. Ufficialmente la sua nascita viene fatta risalire nel 1745-1746, sotto Carlo Emanuele III[1]. Viene emessa per la prima volta nel 1746. Si noti che questa cartamoneta aveva le caratteristiche sia del biglietto di banca,sia dell'obbligazione.

Regno d'Italia
Le prime banconote di questo valore emesse dallo stato italiano sono quelle stampate dalla Banca nazionale del Regno nel 1872 e nel 1873. Erano stampate su un'unica faccia, portavano una cornice con in alto gli stemmi delle città di Genova e Torino ed in basso il busto di Colombo. Lo stemma era delle due città perché la Banca Nazionale era il nuovo nome che aveva preso la vecchia Banca Nazionale degli Stati Sardi, nata dalla fusione delle banche di Genova e Torino. La filigrana recava il valore della banconota e la scritta BANCA NAZIONALE

Dopo questa prima serie ne fu stampata un'altra sempre della Banca Nazionale del Regno, emessa tra il 1878 ed il 1893, anno in cui la Banca Nazionale si fuse con altre dando vita alla Banca d'Italia.

Nello stesso periodo venivano stampate banconote di questo valore dagli altri istituti di emissione. Questi biglietti erano identici e recavano la dizione di BIGLIETTO CONSORZIALE. Furono stampati dal 1877 al 1881.

Nel 1882 furono stampati dei biglietti con caratteristiche simili ai biglietti consorziali, ma questa volta furono emessi dal neonato Ministero del Tesoro. Recavano la dicitura di BIGLIETTO GIÀ CONSORZIALE ed ebbero corso legale fino al 1888
Nel 1894 nasce la prima banconota da 1.000 lire della Banca d'Italia, che però aveva lo stesso disegno e testo della seconda serie della Banca Nazionale, che nel frattempo aveva finito di esistere

La prima banconota da 1.000 lire emessa dalla Banca d'Italia con il proprio nome vede la luce nel 1897. Fu disegnata da Rinaldo Barbetti, un artista senese. Banconote con questo disegno, con variazioni minime, furono stampate sino al 1950. Andarono fuori corso il 30 giugno 1953.Questa banconota è comunemente denominata grande "M".

Regine del mare
Dal 1930 fu stampato, accanto alla banconota grande "M", un nuovo tipo di banconota comunemente denominata "Regine del Mare". Al verso presenta tre figure allegoriche, simbolo, rispettivamente, dell'Industria, dell'Agricoltura e del Commercio. Si tratta della riproduzione di un'opera marmorea che, un tempo, decorava la facciata di Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia

La Repubblica italiana ha stampato, in otto diverse emissioni, banconote di questo valore tra il 1946 e il 2002


venerdì 19 giugno 2009




19 Giugno 1938:Gli azzurri campioni del mondo

I Mondiali di calcio Francia 1938 furono la 3a edizione campionato del mondo di calcio, torneo calcistico riservato a squadre di calcio nazionali organizzato dalla FIFA ogni quattro anni. Si disputarono dal 4 giugno al 19 giugno 1938 in Francia.

Le città che ospitarono gli incontri furono Antibes, Bordeaux, Le Havre, Lilla, Marsiglia, Parigi (due stadi), Reims, Strasburgo, Tolosa. A Lione era previsto l'ottavo di finale tra Austria e Svezia, non disputata a causa dell'Anschluss

Nel 1936, durante i Giochi Olimpici di Berlino, venne affidata alla Francia l'organizzazione del Mondiale del 1938. Fu una scelta che scatenò subito polemiche, a causa del mancato ritorno del torneo in Sud America: l'Argentina che a lungo aveva coltivato l'ambizione di ospitare la terza edizione del campionato, ritirò dalla competizione la nazionale, subito imitata dall'Uruguay. Per la prima volta, la nazionale del paese ospitante e quella Campione uscente (in questo caso, Francia e Italia), vengono ammesse di diritto alla fase finale, alla quale presero parte 13 squadre europee, due sudamericane e, per la prima volta, un'asiatica, le Indie Orientali Olandesi (oggi Indonesia). Le altre tre esordienti furono Cuba, Norvegia e Polonia, la quale diede vita a un avvincente ottavo di finale contro il Brasile.

Gli avvenimenti politici che stavano portando l'Europa verso la seconda guerra mondiale condizionarono inevitabilmente il Mondiale: la forte Austria del Commissario tecnico Hugo Meisl e di Matthias Sindelar (probabilmente, il più grande giocatore austriaco di tutti i tempi), quarta in Italia nel Mondiale del 1934 e medaglia d'argento a Berlino, dovette rinunciare, unita con l'Anschluss alla Germania nazista (che convocò i migliori giocatori austriaci); la Spagna lacerata dalla guerra civile non poté neanche prendere parte alle qualificazioni. All'esordio di Marsiglia, gli azzurri furono duramente contestati dal pubblico francese per il saluto romano

Vinse, per la seconda volta consecutiva e nonostante un calendario molto difficile, l'Italia di Vittorio Pozzo, che incontrò i problemi più grandi proprio a Marsiglia: servirono i tempi supplementari per avere la meglio sull'esordiente Norvegia

Nei quarti di finale, l'Italia finì per avere la meglio sui padroni di casa e nella semifinale superò l'ambiziosissimo Brasile, che aveva già prenotato i biglietti aerei per Parigi e aveva lasciato a riposare il suo miglior giocatore, Leônidas, proprio in vista della finale; inamovibili alle suppliche del CT italiano Pozzo, nonostante la sconfitta ad opera di Meazza, i brasiliani non vollero cedere i biglietti aerei agli italiani, costretti dunque a raggiungere Parigi in treno

L'Italia non lasciò scampo all'Ungheria e ottenne il secondo titolo consecutivo grazie alle doppiette di Silvio Piola e Gino Colaussi
Nel complesso, la Coppa del Mondo francese, giocata in stadi rimodernati, conobbe un enorme successo di pubblico, e fu grazie ad essa che il mondo ebbe l'ultima opportunità di vedere un ultimo spettacolo di fratellanza internazionale prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939: il conflitto interruppe il corso della manifestazione. L'edizione del 1942, che sarebbe stata assegnata al Brasile o alla Germania, non ebbe mai luogo: il Mondiale sarebbe tornato solamente nel 1950

I CAMPIONI DEL 1938
Italia: Olivieri; Foni, Rava; Serantoni, Andreolo, Locatelli; Biavati, Meazza, Piola, Ferrari, Colaussi. Allenatore: Pozzo



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giovedì 18 giugno 2009




18 Giugno 1955:L'immigrazione cambia il Nord

Le migrazioni interne diventarono importanti negli anni '50 e '60, esse furono essenzialmente di due tipi:

Gentlemen Migration ovvero lo spostamento di giovani rampolli dalle campagne alle città per motivi di studi.
Trasferimento nelle città industriali dell'area Nord-ovest di giovani maschi, sposati o in procinto, con basso titolo di studio. Le donne, invece, emigrarono secondo il modello "catena di richiamo" ovvero partono prima gli uomini e successivamente c'è il ricongiungimento familiare

A partire dal 1995 l'istituto SVIMEZ (Istituto Sviluppo Mezzogiorno) inizia ad osservare una certa ripresa dell'emigrazione interna. L'origine dei flussi continua ad essere dalle regioni del Mezzogiorno ma la destinazione prevalente è diretta, adesso, verso il Nord-est e parte del Centro. Le regioni più attive sono la Lombardia orientale, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.

Tuttavia la figura dell'emigrante contemporaneo è in generale molto diversa dal suo omologo della generazione precedente. Infatti solo alcuni emigrano insieme alla famiglia, la maggior parte lo fa individualmente, si sottopone a lunghi spostamenti pendolari e condivide con altri, nella stessa condizione, un alloggio, spesso sovraffollato. Sull'asse dell'emigrazione sud-nord, bisogna segnalare i laureati che non trovando lavoro nelle vicinanze di casa, si spostano nelle regioni del nord, dove la richiesta di "cervelli" (insegnanti, medici, avvocati, ecc.) è costante, con una domanda spesso superiore all'offerta, in particolare per quel che concerne la scuola. Un altro filone è rappresentato da giovani arruolati nelle forze dell'ordine (Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia) che prestano servizio nelle caserme del nord

E. Dal 1951 al 1962, Milano assorbì 400 mila immigrati, attratti dalle possibilità di lavoro che la ricostruzione, prima, e il miracolo economico successivamente avevano innescato. Più si rafforzava il «boom» e più braccia e cervelli arrivavano non solo dal Mezzogiorno (il 24 per cento sul totale), ma dal Nord e dalla stessa Lombardia. Nel 1955, furono poco più di 32 mila gli immigrati, nel ' 59 furono più di 59 mila, nel ' 61 si avvicinarono ai 90 mila, nel ' 62 furono oltre 105 mila. L' ondata investì anche i paesi dell' hinterland. In «Milano dopo il miracolo - Biografia di una città» di John Foot (Feltrinelli Editore), si legge che dal ' 51 al ' 66 gli abitanti di San Donato «crebbero da 2.667 a 15.422». È ovvio che tutto questo non avvenne senza traumi.





mercoledì 17 giugno 2009



La bella 'mbriana, nella credenza popolare del popolo napoletano, è lo spirito della casa.

Di aspetto avvenente regna, controlla e consiglia gli abitanti. Nel corso dei secoli, e ancora oggi, è l'antagonista del munaciello. Viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare. In genere si tratta di uno spirito buono, ma mai offendere la bella 'mbriana perché può addirittura provocare la morte di uno dei familiari. In antico, si metteva a tavola un posto in più per lei.

Alla bella 'mbriana piace l'ordine e la pulizia e per questo una casa trascurata la rende irascibile. Quando si decideva un trasloco, si cercava di parlarne fuori casa, in modo da non farla ascoltare per non tirarsi addosso le sue ire. La bella mbriana, insieme al munaciello e alla janara, era l'argomento principe di racconti, nelle serate d'inverno quando si riunivano le donne davanti al braciere (vrasier) a discutere.

Secondo la tradizione popolare si manifesta in forma di geco o si fa vedere tra le tende mosse dal vento in una giornata di sole (se è corretta la derivazione del nome dal latino Meridiana, il nome stesso allude ad uno spirito diurno, che si intravvede alla controra) e se si ristruttura l'appartamento si può offendere e e per ripicca si viene colpiti dalla morte di un caro, c'è a proposito un proverbio che recita:Casa accunciata morte apparicchiata

martedì 16 giugno 2009




'O munaciello, in napoletano, significa il piccolo monaco. È uno spiritello leggendario che pare abbia le fattezze fisiche di un ragazzino deforme (o di una persona di bassa statura), abbigliato con un saio e fibbie argentate sulle scarpe; sarebbe anche dispettoso (ma non sempre) e tenderebbe ad esprimersi (nei confronti degli abitanti della casa dove si appalesa) con tipiche manifestazioni:

di simpatia (lasciando monete e soldi nascosti dentro l'abitazione, oppure facendo scherzi innocui che possono essere trasformati in numeri da giocare al lotto);
di antipatia (nascondendo oggetti, rompendo piatti e altre stoviglie, soffiando nelle orecchie dei dormienti);
di apprezzamento (sfiorando con palpeggiamenti le belle donne

Un proverbio napoletano recita: «‘o munaciello : a chi arricchisce e a chi appezzentisce», significando che il 'munaciello o arricchisce o manda in miseria.
In nessuno dei tre casi suddetti bisogna però rivelare la presenza del munaciello: secondo il folklore napoletano, possono capitare disgrazie e sfortuna a chi rivela una visita del munaciello

Le origini
La leggenda del munaciello ha origini plurisecolari; due sono le ipotesi più accreditate dagli studiosi delle tradizioni popolari.


Secondo una prima ipotesi, il munaciello sarebbe realmente il figlio di Caterinella, una signorina di buona famiglia rinchiusa in convento dopo che il suo fidanzato (sgradito alla famiglia di lei) fu assassinato nel 1445. Il bambino fu cresciuto nel convento, dove le suore mascherarono le sue deformità con un abitino da monaco (da cui il diminutivo munaciello), fino a quando egli morì in circostanze misteriose. Dopo la sua morte, il popolo napoletano continuò a vederlo nei posti più disparati, ed iniziò ad attribuirgli poteri magici connessi al fatto che dalle sue apparizioni potevano ricavarsi dei numeri fortunati da giocare al lotto.


Altra leggenda invece vuole che il munaciello sia stato l'antico gestore dei pozzi d'acqua, il quale riusciva (per la sua statura piccola) ad entrare nelle case passando attraverso i canali che servivano a calare il secchio.

Vi è anche una terza ipotesi, che descrive il munaciello come piccolo demone, dispettoso perché cattivo, anche quando lascia monete (in tal caso, il denaro sarebbe un'offerta ai vivi per attirarli dalla sua parte).

La leggenda popolare vuole che uno dei vari rifugi del munaciello si trovi a Marina del Cantone, nella torre di Montalto, località di Sant'Agata sui Due Golfi (Massa Lubrense


lunedì 15 giugno 2009




15 Giugno 1215 a Runnymede,il re d'Inghilterra Giovanni senza terra firma la Magna charta libertatum

La Magna Charta (Magna Charta Libertatum) è un documento, scritto in latino, che il re inglese Giovanni Senzaterra fu costretto a concedere, dai baroni.

Quando Enrico II d'Inghilterra morì il 6 luglio 1189, gli succedette il figlio terzogenito Riccardo Cuor di Leone e alla morte di questi salì al trono il fratello minore Giovanni Senzaterra (John Lackland), chiamato così perché, alla morte del padre, non aveva ereditato alcun territorio. Giovanni, per difendere e poi riconquistare i possedimenti dei Plantageneti in Francia, dovette combattere il regno di Francia con conseguente richiesta di denaro tramite una forte tassazione dei suoi baroni
Facendo ciò però creò un grave malcontento generale e i baroni, che si ribellarono specialmente contro lo scutagium,

***(Scutage o scutagium era il termine che si usava per definire l'ammontare che era necessario per equipaggiare e mantenere il soldato o i soldati che il feudo doveva mettere a disposizione del suo re. Chi non forniva i militari al re doveva in cambio pagare lo Scutagium.)

Essi costrinser il re a firmare la Magna Carta, in cui re Giovanni proclamava alcuni diritti, pertinenti ai baroni, si impegnava a rispettare alcune procedure legali e accettava che lo stesso re era soggetto alle leggi, cioè uno Stato di diritto. In pratica i sudditi del re non potevano più essere imprigionati senza essere prima giudicati (writ del habeas corpus).

La Magna Charta Libertatum rappresenta il primo documento fondamentale per la concessione dei diritti dei cittadini.

Tra i suoi articoli ricordiamo:

il divieto per il sovrano di imporre nuove tasse senza il previo consenso del parlamento, comunque tutti coloro che erano convocati all'assemblea dovevano mantenere l'impegno preso col re, anche se non erano presenti all'assemblea stessa.
la garanzia per tutti gli uomini di non poter essere imprigionati senza prima aver sostenuto un regolare processo, da parte di una corte di pari, se nobili, o dai tribunali regi, se contadini (principio del "habeas corpus integrum"), letteralmente <>.
la riduzione del potere arbitrario del re in termini di arresto preventivo e detenzione.
Il comportamento del re era controllato da una commissione di 25 baroni, che, nel caso che il re avesse infranto i suoi solenni impegni, doveva fargli guerra, chiedendo la partecipazione di tutti i sudditi.

Benché la Magna Carta nel corso dei secoli sia stata ripetutamente modificata da leggi ordinarie emanate dal parlamento, conserva tuttora lo status di Carta fondamentale della monarchia britannica.

Una copia ben conservata si trova nella cattedrale di Salisbury.

Il documento, nella sua forma definitiva, fu redatto, dopo la morte di Giovanni, dal legato pontificio, Guala Bicchieri, dal Gran Giustiziere, Uberto di Burgh, e dal reggente di Enrico III d'Inghilterra, Guglielmo il Maresciallo



domenica 14 giugno 2009




Il 14 giugno 1928 nasce a Rosario,in Argentina,Ernesto Guevara,detto il Che

« Hasta la victoria siempre. » « Fino alla vittoria sempre. »
(Ernesto Che Guevara da scritti, discorsi e diari di guerriglia)

Il Che o più semplicemente Che (Rosario, 14 giugno 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967) è stato un rivoluzionario e guerrigliero argentino. Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro.
Dopo il 1965, lasciò Cuba per attuare la Rivoluzione comunista in altri Paesi, prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano - assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA - a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato ai polsi e caviglie nella scuola del villaggio. Il suo cadavere - dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande - fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba.

Il soprannome di "Che" venne attribuito a Guevara dai compagni di lotta cubani in Guatemala, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso l'allocuzione "che". La parola deriva dalla lingua mapuche e significa "uomo" o "persona", e venne ripresa nello spagnolo parlato in Argentina ed Uruguay, per chiamare l'attenzione di un interlocutore, o più in generale, come un'esclamazione simile a "hey"

Ernesto Guevara de la Serna nacque da una famiglia borghese benestante di origini spagnole, basche ed irlandesi. I genitori erano Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna.Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), sebbene il padre avrà da un secondo matrimonio con la pittrice argentina Ana Maria Erra altri 4 figli, Ramon, Maria, Victoria e Ramiro.

Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Córdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.
Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di 12 anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda.Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud e Carl Jung ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi.

Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma, probabilmente, non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica

Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton Model 18 di 500 cc del 1939, cui Granado aveva dato il soprannome di "La Poderosa". La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film I diari della motocicletta e nel 1997 i Modena City Ramblers ne scrissero un canzone intitolata Transamerika contenuta nel loro album Terra e libertà[5].

Dopo aver visto la povertà di massa ed esser stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina



sabato 13 giugno 2009




13 Giugno 1946:La bomba di Bikini

Sull'atollo di Bikini,nelle isole di Marshall,in pieno Oceano Pacifico,Gli Stati Uniti fanno scoppiare la loro quarta bomba atomica.Esploderà in mare,per vedere che tipo di espansione ha questa terribile arma nucleare nella distesa oceanica.
Le radiazioni danneggeranno irreparabilmente la salute dei soldati e dei marinai,civili e militari che si trovano nella zona,e che moriranno di cancro e di leucemia nell'arco di pochi anni.

Per addolcire l'immagine della bomba,sarà lanciato un costume da bagno,in due pezzi,che ancora oggi si chiama con tale nome

Sulla bomba i soldati americani scrissero il nome di Gilda,in onore del più famoso film che l'attrice Rita Hayworth interpretò e che per tale ruolo fu definita atomica

venerdì 12 giugno 2009




12- giugno-1921:Entra in scena Wanda Osiris

A Roma sale sul palcoscenico,appena quindicenne,la prorompente Anna Menzio,che diventerà popolarissima col nome d'arte di Wanda Osiris.

Wanda Osiris - nome d’arte di Anna Menzio (Roma, 3 giugno 1905 – Milano, 11 novembre 1994) è stata un'attrice, cantante e soubrette italiana del teatro di rivista nel periodo anni trenta-anni cinquanta.

Suo padre era palafreniere del Re, sin da piccola aveva un evidente talento nel canto e nella musica. Lasciata la famiglia, e gli studi di violino per seguire la passione teatrale, arrivò a Milano dove debuttò nel 1923 al cinema Eden.

Si adattò con facilità agli orari notturni degli spettacoli. Famosa per la sua religiosità cristiana cattolica, per la sua avversione contro il viola e gli uccelli neanche di stoffa, per la sua generosità, così nella vita, come sul palcoscenico per il suo pubblico, che adorava all'inverosimile. I suoi spettacoli sfarzosi erano caratterizzati da una continua ricerca del bello e del coinvolgimento dei più importanti talenti dello spettacolo. Amava discendere scale hollywoodiane e di riproduzioni famose come Trinità dei Monti, attorniata da giovani ballerini che sceglieva lei stessa

Le venne coniato l’appellativo di Wandissima e di Divina. Le interpretazioni canore personalissime, con quel birignao a vocali estese, le apparizioni sempre più sorprendenti, il trucco tipicamente ocra, il capello ossigenato, le piume, i tacchi, le pailette, i fiumi di profumo Arpege, le rose, i ricchi costumi, il lusso soave la consegnarono alla leggenda presentandosi come un sogno di felicità, di ricchezza, di spensieratezza, in un'Italia stravolta dalle cause e dagli effetti della 2a guerra. E' stata la prima Diva dello spettacolo leggero italiano. Involontariamente è stata la prima icona gay per un mondo che non poteva rappresentarsi socialmente se non tramite queste manifestazioni composte da un pubblico molto eterogeneo. Era un pubblico genuino e attivo che partecipava dalla platea con battute e considerazioni immediate su quanto avveniva sul palcoscenico

Nel 1937 fu scritturata da Macario per mettere in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo giallo.










giovedì 11 giugno 2009




11 Giugno 1979 muore a Los Angeles l'attore John Wayne

John Wayne, pseudonimo di Marion Robert Morrison (Winterset, 26 maggio 1907 – Los Angeles, 11 giugno 1979), è stato un attore statunitense.

Soprannominato Duke (Duca), cominciò la carriera con il cinema muto negli anni venti, diventando poi, dagli anni quaranta agli anni settanta, l'attore più famoso al mondo, celebre soprattutto per i suoi film western, ma anche per molti altri ruoli in generi differenti. Fu lo stereotipo di un ruvido maschilismo individualista ed è a tutt'oggi considerato una leggenda del cinema

La famiglia si spostò a Glendale (California) nel 1911; in quel periodo i vicini cominciarono a chiamare il ragazzo Big Duke, per la sua abitudine di farsi accompagnare ovunque dal suo cane Airedale Terrier di nome Little Duke. Il soprannome Duke gli piaceva più del nome Marion e gli rimase per tutta la vita.

Da adolescente Duke lavorò in una gelateria per un uomo che produceva ferri di cavallo per Hollywood. Era anche un appassionato di football americano

Duke fu un buon studente e, mentre frequentava l'Università della California del Sud, cominciò a lavorare negli studi cinematografici, rimediando alcune particine grazie al leggendario Tom Mix, in cambio di biglietti per le partite di football americano (Wayne giocava nella squadra dell'università). Per Tom Mix, John lavorava come allenatore. A quegli anni risale l'inizio della sua amicizia con il regista John Ford. In questo periodo iniziò così a girare i suoi primi film assieme alla sua squadra di football americano

Il suo primo ruolo importante fu nel western Il grande sentiero (1930). Raoul Walsh, il regista del film, dapprima gli suggerì il nome d'arte "Anthony Wayne" ma, dato che secondo il capo della Fox Studios Winfield Sheehan suonava "troppo italiano", alla fine Walsh suggerì il nome John Wayne

Dopo il fallimento di Il grande sentiero, Wayne venne relegato a piccoli ruoli, apparendo principalmente in western di poco rilievo

Il primo film a colori di Duke fu Il grande tormento (1941), nel quale lavorò con il suo amico Harry Carey. L'anno successivo apparve nel film Vento selvaggio accanto a Ray Milland e Paulette Goddard

Uno dei suoi ruoli più popolari fu quello nel film Prigionieri del cielo (1954), diretto da William Wellman e basato su un romanzo di Ernest K. Gann. Qui Duke recitò nel ruolo di un eroico co-pilota

L'interpretazione del personaggio di Ethan Edwards in Sentieri selvaggi (1956) viene considerata una delle migliori mai offerte da Wayne, che diede il nome di Ethan a uno dei suoi figli.

Nonostante il numero notevole di film girati, l'attore vinse solo un premio Oscar per Il grinta (1969), mentre nel passato aveva ricevuto una candidatura quale migliore attore per Iwo Jima, deserto di fuoco (1950) e una come produttore per La battaglia di Alamo (1960).

In due occasioni passò dall'altra parte della cinepresa, firmando la regia de La battaglia di Alamo e di Berretti verdi, film che decise di girare dopo essere stato nel 1966 in Vietnam, in un giro tra le truppe americane. I berretti verdi gli costò accuse di militarismo: il suo aperto sostegno alla guerra in Vietnam procurò a Wayne una certa impopolarità politica, soprattutto tra le giovani generazioni

La sua ultima interpretazione risale al 1976 nel film Il pistolero di Don Siegel, con la partecipazione di Ron Howard, dove Wayne veste i panni di un anziano pistolero di grande fama, affetto da cancro incurabile, che decide di ritornare a Carson City per regolare alcuni conti in sospeso prima di morire.

John Wayne morì per un tumore allo stomaco l'11 giugno 1979 e venne sepolto nel cimitero di Corona del Mar in California. Già nel 1964 aveva subito con successo l'asportazione di un cancro al polmone, probabilmente causato dall'esposizione alle radiazioni prodotte da esperimenti nucleari nello stato del Nevada, proprio accanto al deserto dello Utah, dove nel 1955 erano state effettuate le riprese del film Il conquistatore. In seguito, fra i membri della troupe, si registrarono casi superiori alla media di neoplasie, tanto che molti ipotizzano una correlazione fra l'ubicazione del set e la successiva malattia dell'attore





mercoledì 10 giugno 2009





Garland, pseudonimo di Frances Ethel Gumm, (Grand Rapids, 10 giugno 1922 – Londra, 22 giugno 1969), è stata un'attrice, cantante e ballerina statunitense.

Dotata di una grande presenza scenica e di una voce profonda, intensa e duttile, Judy Garland è stata una un'importante artista del XX secolo, dimostrando di eccellere sia come cantante che come ballerina e attrice. La sua vita privata fu costellata da diversi matrimoni conclusi con il divorzio e da un grave abuso di farmaci.

Figlia d'arte, Frances Gumm debuttò sulle scene ancora bambina,nel 1934, Frances venne notata da un talent-scout della Metro Goldwyn Mayer, il quale, d'accordo con la madre della ragazza, le procurò un vantaggioso contratto cinematografico con il nome d'arte di Judy Garland.

Grazie anche a un gradevole aspetto fisico e a un viso dolce e accattivante, Judy iniziò a farsi le ossa in musical di medio livello, fino a quando, nel 1939, ebbe l'occasione di interpretare la protagonista del musical Il mago di Oz (The Wizard of Oz, 1939) diretto da Victor Fleming, in cui conquistò pubblico e critica nel ruolo della dolce e sognatrice Dorothy, lanciando la canzone Over the Rainbow

Il successo fu straordinario ma, per sopportare i ritmi di lavorazione e per evitare di aumentare di peso, si dice che sia stata spinta dal boss della MGM, Louis B. Mayer, ad assumere consistenti dosi di farmaci, dai quali rimarrà dipendente per tutta la vita

Judy continuò a mietere successi nella commedia musicale, talvolta al fianco dell'amico Mickey Rooney. Nel 1944 interpretò il musical in costume Incontriamoci a Saint-Louis (Meet Me in St. Louis), in cui lanciò canzoni come "Meet Me in St. Louis", "The Trolley Song" e "Have yourself a merry little Christmas"; durante le riprese instaurò una relazione col regista del film, il celebre Vincente Minnelli, che sposò nel 1945, dopo il divorzio dal primo marito, il musicista David Rose. Dal matrimonio con Minnelli, durato sei anni, nel 1946 nacque la futura star Liza.





martedì 9 giugno 2009




9 Giugno 1870 muore a Rochester lo scrittore Charles Dickens

Charles John Huffam Dickens (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Gadshill, 9 giugno 1870) è stato uno scrittore britannico

È considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi soprattutto per i suoi romanzi sociali come Oliver Twist e David Copperfield.

David Copperfield è uno dei primi romanzi di Charles Dickens (1812-1870), visto che all'epoca della pubblicazione aveva 38 anni.

Come quasi tutti i lavori di Dickens il romanzo è stato pubblicato a puntate mensili su un giornale di proprietà dello scrittore [1] riscuotendo un successo enorme. Molti elementi del romanzo si ispirano ad eventi accaduti all'autore; questo romanzo infatti si può considerare l'autobiografia romanzata della vita del grande scrittore ottocentesco. L'opera inoltre viene considerata una industrial novel, perché in essa si riflette la miseria vissuta durante la Rivoluzione Industriale, quando era molto diffuso lo sfruttamento delle donne e dei bambini nelle fabbriche.

Trama

Il padre di David muore prima della sua nascita e quindi David è costretto a trascorrere l'infanzia senza la presenza di una figura paterna. Trova quindi un valido appoggio nella madre e nella governante Peggotty. La madre di David tuttavia sente la necessità di avere un marito e quindi si sposa con Mr. Murdstone, un uomo severo e insensibile e accoglie in casa la sorella di quest'ultimo che si dimostra essere addirittura più insensibile del fratello. Entrambi cercano di allontanare David dalla famiglia mandandolo in collegio. Qui David conosce Steerforth, che stimerà e sarà il suo più grande amico, il compagno Taddles e il severo preside Creakle. Tornato dal college David trova un fratellino nuovo e una madre oppressa dal marito, questa sua condizione la porterà alla morte e David quindi verrà spedito ai lavori forzati. Durante questo periodo alloggia presso la famiglia Micawber e stringe una profonda amicizia con i suoi componenti. Mr. Micawber non è in grado di badare alle spese di casa e si indebita; a questo punto David decide di scappare via da Londra. Raggiunge dopo mille avventure Dover, dove risiede una sua zia, Betsie Trotwood. La zia lo accoglie insieme con il coinquilino Mr. Dick e insieme gli pagano gli studi presso Canterbury e l'affitto di una stanza presso l'avvocato Wickfield dove David stringe un'amicizia sincera con la figlia di quest'ultimo, Agnes, una dolce e buona consolatrice. Terminati gli studi David incomincia il tirocinio presso lo studio legale Spanlow e Jorkins dove conosce la figlia di Spenlow, Miss Dora, finendo per innamorarsene. Rivede intanto Steerforth, il quale si rivelerà un traditore infido e amorale prima di morire. David diventa cronista parlamentare e in questo periodo sposa Dora Spenlow; la vita coniugale si rivela felice e David inizia ad essere apprezzato come scrittore per alcune sue opere, ma dopo qualche anno la moglie muore, fatto che causa un gran dolore nel giovane, il quale si rivolge ad Agnes, suo bastone nei momenti di dolore. Nel far questo, David scopre le virtù di Agnes, che aveva sempre ignorate, e comincia a provare un affetto più forte per lei. Tuttavia, anche al viscido ed infido Uriah Heep, amministratore di Wickfield, Agnes piace e per raggiungere il suo scopo di sposarla riesce quasi a mandare Wickfield in rovina, sperando che egli gli si sottometta, ma viene smascherato, grazie al costante aiuto di Micawber, che David ha incontrato nel frattempo e il quale nutre anch'egli un odio implacabile verso Uriah, e all'impegno di Traddles, diventato avvocato dopo la fine degli studi. Alla fine del libro, David sposa Agnes, che è sempre stata segretamente innamorata di lui.


lunedì 8 giugno 2009




8 Giugno 1894 De Coubertin fa rinascere le olimpiadi

« L'importante è partecipare »
(Pierre de Coubertin, citando il vescovo anglicano Ethelbert Talbot)

Pierre de Frédy, barone di Coubertin (Parigi, 1º gennaio 1863 – Ginevra, 2 settembre 1937), è stato un pedagogo e storico francese, conosciuto per essere stato il fondatore dei moderni Giochi olimpici.

Nato da una famiglia aristocratica, venne ispirato da una sua visita ai college e alle università inglesi e americane, e si impegnò nel miglioramento del sistema educativo. Parte di questo miglioramento sarebbe stata affidata all'educazione sportiva, che pensava sarebbe stata una parte importante dello sviluppo personale dei giovani.

Concepì una competizione internazionale per promuovere l'atletica e, grazie al crescente interesse mondiale per le olimpiadi antiche, nutrito dalla recenti scoperte archeologiche di Olimpia, escogitò una strategia per riportare in vita i Giochi Olimpici

Per pubblicizzare il suo progetto, de Coubertin organizzò un congresso internazionale, il 23 giugno 1894 alla Sorbona di Parigi, dove annunciò per la prima volta l'idea di recuperare gli antichi Giochi Olimpici. Il congresso portò all'istituzione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), del quale de Coubertin divenne segretario generale. Presidente fu nominato il greco Demetrius Vikelas. Il congresso inoltre decise che la prima Olimpiade moderna si sarebbe svolta in Grecia, ad Atene. I primi Giochi si rivelarono un successo, il che convinse de Coubertin ad assumere in prima persona la guida del CIO, succedendo allo stesso Vikelas

Nonostante il successo iniziale, il movimento olimpico affrontò tempi duri, quando i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all'interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione.

Questa situazione cambiò in meglio dopo le Olimpiadi estive del 1906, e i giochi olimpici crebbero fino a diventare il più importante evento sportivo del mondo, all'interno del quale il nobile francese aggiunse dei particolari importanti come i 5 cerchi e il giuramento olimpico. De Coubertin mantenne la presidenza del CIO fino ai Giochi del 1924 di Parigi, che si rivelarono un grande successo rispetto al primo tentativo del 1900. Successivamente cedette la presidenza al belga Henri de Baillet-Latour e si ritirò a vita privata.